Polisse |
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Un film di Maïwenn.
Con Karin Viard, Joey Starr, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Maïwenn.
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Titolo originale Poliss.
Drammatico,
durata 134 min.
- Francia 2011.
- Lucky Red
uscita venerdì 3 febbraio 2012.
MYMONETRO
Polisse
valutazione media:
3,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'amara realtà di troppi bambinidi osteriacinematografoFeedback: 4575 | altri commenti e recensioni di osteriacinematografo |
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martedì 6 marzo 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Polisse narra le vicende quotidiane della Sezione Minori (Brigade de Protection des Mineurs) della polizia di Parigi, fra storie d’emarginazione, sfruttamento, violenza, povertà, pedofilia, prostituzione, esuberanza sessuale adolescenziale da un lato, e le vite dei singoli componenti di una squadra di agenti dall’altro.
Nadine, Fred, Iris, Mathieu e gli altri vengono spremuti da una quotidianità logorante, da un virus che non lascia scampo: in questo contesto si inserisce Melissa (interpretata dalla stessa Le Besco), una fotografa incaricata di curare un reportage per immagini sul delicato lavoro degli agenti. La macchina fotografica della reporter è una sorta di prolunga, una succursale sul campo del punto di regia, e i suoi scatti s’intrufolano adagio nelle giornate e nell’intimità di uomini e donne legati da un sottile e profondo equilibrio, mettendo a fuoco il gioco oscillatorio di rapporti e legami fra i componenti della Sezione, in cui la stessa Melissa saprà inserirsi con la delicatezza di un clic. Il film utilizza un linguaggio documentaristico nelle ricognizioni parallele che ricostruiscono abusi di ogni genere: da un lato osserviamo l’innocenza di bambini che non sono in grado di valutare le ingiustizie subite, dall’altro l’incoscienza di adulti perduti al punto da non vedere il male irreparabile che procurano ai propri figli, nipoti, allievi. I E poi il grido di un bambino al distacco dalla madre squarcia la scena, così come il salto finale e improvviso di una donna della Sezione, che corrisponde a quello inverso di un bambino rinato e libero dallo spettro di un insegnante che ne bloccava ogni forma espressiva. “Polisse” è un film che non fa sconti, un monito che riflette l’infanzia difficile della regista, un’opera socialmente utile in questa nostra modernità che tende a nascondere, a mostrare una superficie immacolata, ipocrita, esteticamente impeccabile, in luogo del male che dilaga in fatiscenti retrobottega.
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