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Kim Jee-Won, ovvero la sintesi di quanto di bello il c "inema coreano ci ha offerto negli ultimi tre lustri: cari spettatori, ancora una volta non rimarrete delusi. Certo, se siete facilmente impressionabili lasciate perdere, prima almeno preparatevi guardando la trilogia della vendetta e, di questo stesso autore, "bittersweet life", ma sappiatelo, in "i saw the devil non c'è posto per la malinconia elegante di un assassino, la vendetta non è neanche lontanamente eticizzata. Un violentatore assassino di ragazze commette un grave errore, quello di eliminare la moglie incinta di un agente: l'agente èLee Hyung-Bun, e l'idea di catturare il colpevole( l'onnipresente volto del cinema coreano, Choi min-sik) non gli sfiora l'anticamera del cervello: lo rovina pezzo per pezzo, come a ppezzi ha ritrovato la moglie.
Un film incredibilmente bello dove il dolore diventa spettacolo angosciante d'alto ritmo, una fotografia eccezionale e una scelta stilistica nel montaggio oltre le possibili citazioni da altri film( su tutto la scena del doppio omicidio in taxi): Caro tarantino, non vada a copiare dagli anni '60 e '70, c'è carne macellata di fresco di Corea
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