Dragon Trainer |
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Un film di Dean DeBlois, Chris Sanders.
Con Jay Baruchel, Gerard Butler, Craig Ferguson, America Ferrera, Jonah Hill.
continua»
Titolo originale How to Train your Dragon.
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 98 min.
- USA 2010.
- Universal Pictures
uscita venerdì 26 marzo 2010.
MYMONETRO
Dragon Trainer
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una storia già vista ma raccontata con significatodi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 16 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
DRAGON TRAINER (USA, 2010) diretto da DEAN DEBLOIS & CHRIS SANDERS
Un villaggio di forzuti e colossali vichinghi resiste al quotidiano assalto di draghi sputafuoco che tentano di occupare il loro territorio, ma venendo sempre respinti dai prodi combattenti, che non a caso sono tutti grandi e grossi. Tutti tranne Hiccup, il pavido figlio del capotribù: insicuro e gracile, Hiccup cerca continuamente di ostacolare i giganteschi bestioni alati costruendo marchingegni che finiscono puntualmente col provocare danni, e per questo motivo attira fatalmente su di sé l’ira del padre, per nulla soddisfatto di lui, tanto più che il maldestro figlio è il peggiore nel programma scolastico di addestramento alla lotta contro i draghi. Ma per Hiccup l’occasione di riscattarsi arriverà presto: venendo infatti a contatto con la specie di drago più temuta dalla popolazione, il giovanotto si farà amico un rettile dapprima diffidente ma poi sempre più disposto a collaborare e salverà tutti gli abitanti del villaggio dal vero nemico, incarnato da un drago di dimensioni incalcolabili che si nutre insaziabilmente dei suoi simili più piccoli, e che vive rintanato nel cratere di un vulcano. La battaglia contro lo spropositato avversario coinvolgerà tanto gli adulti quanto i ragazzi, e vedrà Hiccup trionfare, salvo poi rimetterci la gamba destra che verrà sostituita da un sostegno meccanico. Ma a quel punto il ragazzo che un tempo era imbranato e sbadato, è diventato ormai l’idolo eroico dei suoi compaesani. Non è sicuramente un cartone che abbia qualcosa da insegnare ai suoi eventuali successori, anche perché la retorica nel dialogo abbonda e il buonismo è soltanto in parte attenuato da una morale più educativa che positiva fino allo stremo. Ma il discorso sull’amicizia con un essere diverso sta perfettamente in piedi, e rappresenta per l’appunto un punto di forza innegabile di questo piccolo film, tutto sommato anche intelligente e ben girato da due giovani registi, che annovera fra i suoi pregi un’avvincente storia di riscossa e la redenzione giovanile ma pur sempre significativa di un individuo dapprima sbeffeggiato all’unanimità ma poi lodato per i meriti che ha saputo conquistarsi. Non mancano, come in ogni film d’animazione che si rispetti, i momenti spassosi, e il divertimento è ben calibrato fra sequenza e sequenza, sebbene troppo concentrato nel primo tempo, a dispetto di una seconda parte che schiaccia eccessivamente il pedale del drammatico, del tragico e dell’orrorifico, causando uno squilibrio abbastanza considerevole fra due cifre narrative che comunque si completano più che decentemente l’una con l’altra, e tutto a vantaggio dell’economia del racconto. Buono il tratto grafico che disegna, con espressioni sorprendentemente reattive e cangianti, i corpi dei draghi che volano sopra le distese oceaniche, vomitano fiamme dall’immensa gola, planano sopra i boschi e si fermano a mangiucchiare volentieri la carne che gli umani offrono loro. La pellicola trasmette anche un messaggio di portata non indifferente: ci vogliono gli occhi, il cuore e la comprensione di un emarginato per afferrare davvero il senso della vita di chi è univocamente considerato diverso e per questo isolato dalla collettività, che ardisce a privarlo di ogni possibilità di reintegrarsi socialmente. Cartoons di stampo ben superiore ne sono stati girati a bizzeffe, prima e dopo (ma soprattutto prima), ma Dragon Trainer sa ritagliarsi un suo posticino inviolabile in particolar modo grazie a due spunti interessanti: la morale conclusiva che reca seco un forte monito umanitario e una sorta di destrezza al tempo stesso agile e movimentata, che abbraccia in un solo sforzo la caratura grafica e la distribuzione di una salubre comicità.
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