Titolo originale Outlander.
Azione,
durata 115 min.
- USA, Germania 2008.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 3luglio 2009.
MYMONETROOutlander - L'ultimo vichingo
valutazione media:
2,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
film dalla trama semplice ma nello stesso tempo efficace, che non si propone certo di lasciare un segno ma che affronta lievemente la tradizionale questione dell' "uomo invasore". Non è certo il tema di fondo a voler lasciare un segno, ma è più la commistione tra l'ambientazione antica e Kainan, un guerriero del futuro (o meglio di una civiltà aliena) che s'integra nel villaggio vichingo per la presenza di un nemico comune: il Morween. I buoni effetti speciali accompagnano una trama essenzialmente povera, mentre è degna di nota l'interpretazione di James Caviezel e degli attori nel complesso. In conclusione un discreto film da vedere piacevolmente sulla poltrona di casa!
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Un film deludente. L'unico dettgalio degno di nota è il 'drago' alieno, che è stato ideato con una certa fantasia (cosa non semplice di questi tempi, visto il pressochè infinito bestiario offerto dal cinema contemporaneo).
La sceneggiatura è praticamente inesistente, tanto che per tutta la durata della pellicola si ha l'impressione di sapere già ciò che sta per accadere... e purtroppo raramente ci si sbaglia. I dialoghi sono ridotti all'osso, i personaggi tutti stereotipati e monodiemnsionali, e il regista sembra non avere nemmeno tentato un accenno di approfondimento psicologico.
E' superfluo a questo punto lamentarsi della superficilaità con cui si sorvola su alcuni dettagli (dove ha imparato l'eroe, che proviene da un mondo ipertecnologico, a usare lo spadone a due mani e l'arco? Com'è che la moglie, vittima di una bestia che ha l'abitudine di squartare tutte le sue prede, giace perfettamente intatta nella sua bara subacquea? Come può il fuoco di una fornace "forgiare" il metallo dello scafo di una navetta spaziale, che si presume debba resistere al calore generato dall'attrito di un'atterraggio nell'atmosfera?).
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Un film deludente. L'unico dettgalio degno di nota è il 'drago' alieno, che è stato ideato con una certa fantasia (cosa non semplice di questi tempi, visto il pressochè infinito bestiario offerto dal cinema contemporaneo).
La sceneggiatura è praticamente inesistente, tanto che per tutta la durata della pellicola si ha l'impressione di sapere già ciò che sta per accadere... e purtroppo raramente ci si sbaglia. I dialoghi sono ridotti all'osso, i personaggi tutti stereotipati e monodiemnsionali, e il regista sembra non avere nemmeno tentato un accenno di approfondimento psicologico.
E' superfluo a questo punto lamentarsi della superficilaità con cui si sorvola su alcuni dettagli (dove ha imparato l'eroe, che proviene da un mondo ipertecnologico, a usare lo spadone a due mani e l'arco? Com'è che la moglie, vittima di una bestia che ha l'abitudine di squartare tutte le sue prede, giace perfettamente intatta nella sua bara subacquea? Come può il fuoco di una fornace "forgiare" il metallo dello scafo di una navetta spaziale, che si presume debba resistere al calore generato dall'attrito di un'atterraggio nell'atmosfera?).
Due ore di noia.
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Nell’anno 709, l’astronave di Kainan precipita in un lago norvegese.
Resosi conto di essere l’unico sopravvissuto, l’uomo viene ben presto fatto prigioniero dai Vichinghi di Re Rothgar, che lo conducono ad Herot per interrogarlo, sospettandolo di aver preso parte alla distruzione di un vicino villaggio.
Sull’astronave era infatti presente anche un Moorwen, una creatura proveniente da un altro pianeta, che, libera sulla terra, inizia a mietere morte e distruzione.
Vinta l’iniziale diffidenza reciproca, Kainan si unirà ai Vichinghi per sconfiggere il mostro.
L’idea di un virtuale crossover tra “Beowulf” ed “Alien”, dove si mette in scena uno scontro all’ultimo sangue tra nerboruti vichinghi e alieni dallo sviluppato istinto predatorio, era suscettibile di risolversi in un sottoprodotto alla Uwe Boll, destinato ad un rapido oblio.
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Nell’anno 709, l’astronave di Kainan precipita in un lago norvegese.
Resosi conto di essere l’unico sopravvissuto, l’uomo viene ben presto fatto prigioniero dai Vichinghi di Re Rothgar, che lo conducono ad Herot per interrogarlo, sospettandolo di aver preso parte alla distruzione di un vicino villaggio.
Sull’astronave era infatti presente anche un Moorwen, una creatura proveniente da un altro pianeta, che, libera sulla terra, inizia a mietere morte e distruzione.
Vinta l’iniziale diffidenza reciproca, Kainan si unirà ai Vichinghi per sconfiggere il mostro.
L’idea di un virtuale crossover tra “Beowulf” ed “Alien”, dove si mette in scena uno scontro all’ultimo sangue tra nerboruti vichinghi e alieni dallo sviluppato istinto predatorio, era suscettibile di risolversi in un sottoprodotto alla Uwe Boll, destinato ad un rapido oblio.
E invece questo “Outlander” è una spanna sopra rispetto a consimile immondizia, come il “Pathfinder” di Marcus Nispel, il tremendo “Wolfhound” del russo Nikolai Lebedev, e persino del ridicolissimo “Beowulf” di Zemeckis, nefasto trionfo di kitsch digitale.
Sembra che l’idea del film sia venuta al regista Howard McCain, autore di un paio di Tv-movie negli anni ’90 e in seguito sceneggiatore del discutibilissimo “Underworld: Rise of the Lycans”, proprio dopo la lettura del “Beowulf”, ma che soltanto dopo l’incontro con lo sceneggiatore Dirk Blackman, che si è premurato di inserire elementi fantascientifici, lo script abbia assunto una forma definitiva.
Una volta ridimensionate le ambizioni iniziali (locations in Nuova Zelanda, effetti speciali della Weta Workshop), McCain si è dovuto accontentare del Canada (Halifax e Nuova Scozia) e del character design di Patrick Tatopolous (I Am Legend, Silent Hill), che qui appare meno ispirato del solito.
Sul versante strettamente teratologico, infatti, il Moorwen appare derivativo: una sorta di parente povero delle prodigiose cucciolate xenomorfe di H.R.Giger. Nonostante questo, la creatura svolge dignitosamente il suo compito, anche nella sua versione notturna, policroma e luminescente, e dimostra un’invidiabile competenza quando si tratta di predare esseri umani. Senza contare che il Moorwen riscuote anche una certa simpatia, essendo l’ultimo superstite della sua razza dopo uno sconsiderato genocidio ad opera degli uomini, in cerca dell’ennesimo pianeta da colonizzare.
Il cotè fantascientifico, oltre a giustificare la presenza del mostro nella Norvegia dell’VIII secolo e a donare al tutto il giusto grado di eccentricità, offre anche alcuni vantaggi non disprezzabili: per esempio, complici ordigni cibernetici alla “Matrix”, Kainan non deve sopportare l’incombenza di apprendere la lingua norrena in 24 ore, come faceva l’improbabile Banderas de “Il 13° Guerriero”.
L’impianto della sceneggiatura è di una rassicurante banalità: Kainan è in competizione con Wulfric, l’erede designato di Re Rothgar, non solo perché quest’ultimo vede nello straniero una minaccia alla sua supremazia di maschio dominante, ma anche per l’amore di Freya, unica figlia del Re.
Non è certo l’imprevedibilità il pregio di “Outlander”, ma è proprio il volgere i luoghi comuni a proprio vantaggio e l’adagiarsi con una certa grazia su una struttura consolidata, senza annoiare o provocare ripulsa.
Lo spettatore accorto potrà infatti indovinare tutte le svolte di sceneggiatura, finale compreso, senza timore di essere smentito. L’inaspettato triangolo pseudo-fantasy sarà vivacizzato da gustose sfide (la corsa sugli scudi), intermezzi romantici, lacrimosi flashback, acerrimi scontri tra tribù nemiche, una buona dose di amicizia virile e eroici sacrifici con la benedizione di Odino, il tutto inseguendo un respiro epico che non viene mai raggiunto, se non a buon mercato.
McCain, considerati gli evidenti limiti di budget, fa miracoli senza mai cadere nella cialtroneria, anche grazie alle convincenti scenografie di David Hackl, povere senza essere raffazzonate, e ai credibilissimi costumi di Debra Hanson (Beowulf & Grendel). Certo, la regia inanella una serie di citazioni con fervore enciclopedico, da “Alien” a “Predator” passando per “The Descent” e per il “Rogue” di Greg McLean, ma le scene di azione risultano tutto sommato convincenti e McCain riesce a mantenere un minimo di tensione, anche nell’ovvietà generale.
Jim Caviezel (il famigerato Cristo di Mel Gibson) è un Kainan eccessivamente granitico e sofferente, mentre più persuasivi sono Jack Huston (Wulfric) e Sophia Myles (Freya).
Ron Perlman appare sprecato nel breve ruolo di Gunnar, nemico giurato di Rothgar, ma naturalmente è proprio John Hurt, nei panni del re, a mangiarsi tutti a colazione.
Considerato il livello non eccelso dei dialoghi, Hurt riesce nell’arduo compito di vivacizzarli, dando mostra di classe sopraffina.
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Giunto nell'antica Norvegia dei Vichinghi da un pianeta futuristico lontano, l'umano Kainan(James Caviezel) viene catturato da Wolfrich(Jack Huston), membro di una tribù locale governata dal re Rothgar(John Hurt). Durante la notte, il suo villaggio viene attaccato da una misteriosa creatura che secondo Kainan è uno degli alieni che ha ucciso i suoi connazionali. Ma i vichinghi credono sia opera o di un orso, oppure del rozzo combattente Gunnar(Ron Perlman) a sua volta però attaccato dalla vera e feroce creatura aliena. Gli uomini di Gunnar e di Rothgar si uniscono così insieme a Kainan per catturare e uccidere il mostro, ma la battaglia è più complicata del previsto. Esordio alla regia di Howard McCain giocato su ricostruzione storica, omaggi a film come 300 e qualche fusione horror/fantasy con La Leggenda di Beouwulf e Alien.
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Giunto nell'antica Norvegia dei Vichinghi da un pianeta futuristico lontano, l'umano Kainan(James Caviezel) viene catturato da Wolfrich(Jack Huston), membro di una tribù locale governata dal re Rothgar(John Hurt). Durante la notte, il suo villaggio viene attaccato da una misteriosa creatura che secondo Kainan è uno degli alieni che ha ucciso i suoi connazionali. Ma i vichinghi credono sia opera o di un orso, oppure del rozzo combattente Gunnar(Ron Perlman) a sua volta però attaccato dalla vera e feroce creatura aliena. Gli uomini di Gunnar e di Rothgar si uniscono così insieme a Kainan per catturare e uccidere il mostro, ma la battaglia è più complicata del previsto. Esordio alla regia di Howard McCain giocato su ricostruzione storica, omaggi a film come 300 e qualche fusione horror/fantasy con La Leggenda di Beouwulf e Alien. Il risultato del suo film, è una strana ma affascinante pellicola di vera e propria fantascienza che, con un budget molto ristretto, è riuscita a ricreare ambienti, battaglie e mostri vari con grande stile e personalità; anche se la computer graphic(specialmente nella sequenza finale) è più che visibile. L'inizio è veloce: si ha l'atterraggio d'emergenza di Kainan(bravo James Caviezel), il suo successivo rapimento, la rappresentazione locale del villaggio vichingo, qualche informazione caratteriale sui personaggi principali ed infine le tanto attese battaglie(una, ma efficace) contro i nemici vichinghi e per la cattura/uccisione del mostro alieno, una sorta di Godzilla/Alien/orso computerizzato al massimo(il suo creatore è appunto il responsabile dei film Godzilla e Independence Day) che per attirare la sua preda utilizza una luce rossastra da lui emanata. Ciò che potrebbe prevalere in un film del genere(per alcuni spettatori) è la noia, ma McCain gioca tutto sulle scene dialogo/effetto speciale/colpo di scena per ingannare l'attesa della possibile sequenza adrenalinica. Una bella storia(accettabile sceneggiatura) che 'strizza l'occhio' all'universo ecologista e al racconto mitologico riguardo ai Vichinghi. Buono il cast da John Hurt nelle vesti di un perfetto re fino al possente vichingo Gunnar, interpretato da Ron Perlman e fatto morire(come succede di recente nelle sue pellicole) nei modi più improbabili possibili(qui gli viene mozzata la testa dalla coda del mostro). Tra gli altri, brava anche la figura femminile interpretata da Sophia Myles. Spiace vedere però, che come altri 'avanzi' del 2008(vedi l'altro film odiernamente nelle sale Crossing Over) questo Outlander venga distribuito così in ritardo e su ristretta scala(nei cinema) proprio nel periodo estivo e con l'imminente uscita di Harry Potter. Flop anche negli USA, dove il film non ha raggiunto neanche il milione. Peccato, perchè come pellicola merita davvero.
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Film che mi ha lasciato perplesso, sinceramente. L'idea generativa della narrazione non è insoddisfacente, e mira a fondere il genere storico con quello di avventura e fantascienza. Gli attori sono in genere molto preparati, e sinceri nell'intenzione recitativa e nell'espressione dei sentimenti. Ottima la prova dei due protagonisti, più o meno allo stesso livello, Sophia Myles e Jim Caviezel. Ottima, come al solito, la prova del grande attore John Hurt, che interpreta il re dei Vichinghi. Molto ben congegnati e diretti gli effetti speciali, ed in genere la parte tecnico-realizzativa.
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Film che mi ha lasciato perplesso, sinceramente. L'idea generativa della narrazione non è insoddisfacente, e mira a fondere il genere storico con quello di avventura e fantascienza. Gli attori sono in genere molto preparati, e sinceri nell'intenzione recitativa e nell'espressione dei sentimenti. Ottima la prova dei due protagonisti, più o meno allo stesso livello, Sophia Myles e Jim Caviezel. Ottima, come al solito, la prova del grande attore John Hurt, che interpreta il re dei Vichinghi. Molto ben congegnati e diretti gli effetti speciali, ed in genere la parte tecnico-realizzativa. Ciò detto, il film poi delude in quello che è proprio l'andamento narrativo, la costruzione dell'intreccio. Le battaglie con i 'mostri', ad esempio, non mi hanno convinto né emozionato, come non mi ha convinto la storia del protagonista alieno, la sua psicologia. La regia sembra attardarsi nel dipingere scene drammatiche che però rivelano tutto il loro carattere artificioso, e piuttosto prevedibile. In definitiva, definirei ottima la parte tecnico-realizzativa e quella recitativa, ma insufficiente la sceneggiatura, i dialoghi, e la tensione drammatica. 2 Stelline
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Si chiama Kainen, non si sa chi sia, né da dove venga. All'inizio del film, la sua vita privata è un autentico mistero. Si sa solo che a sua disposizione ha una tecnologia avanzata, futuristica. Porta con sé il corpo ormai senza vita di un compagno che ha cercato di salvare, è giunto in quello che sembra un luogo ostile e selvaggio, a lui sconosciuto. L'uomo attiva un processo tecnologico per cui apprende istantaneamente la lingua e le usanze degli "indigeni" del posto. Dopo aver dato una sepoltura decente al compagno, prende con sé un'arma e comincia a esplorare il posto con molta attenzione, quasi aspettasse uno scontro diretto con qualcuno o.
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Si chiama Kainen, non si sa chi sia, né da dove venga. All'inizio del film, la sua vita privata è un autentico mistero. Si sa solo che a sua disposizione ha una tecnologia avanzata, futuristica. Porta con sé il corpo ormai senza vita di un compagno che ha cercato di salvare, è giunto in quello che sembra un luogo ostile e selvaggio, a lui sconosciuto. L'uomo attiva un processo tecnologico per cui apprende istantaneamente la lingua e le usanze degli "indigeni" del posto. Dopo aver dato una sepoltura decente al compagno, prende con sé un'arma e comincia a esplorare il posto con molta attenzione, quasi aspettasse uno scontro diretto con qualcuno o... qualcosa. Si trova a vagare fra la fitta vegetazione di quella che sembra una foresta secolare, finché non giunge presso le macerie di un villaggio deserto, distrutto da un qualcosa la cui furia sembra non aver risparmiato niente e nessuno. Kainen sembra saperne qualcosa, ma non ha il tempo di verificare che viene fatto prigioniero da un misterioso guerriero.
Privo di sensi, viene portato in un autentico villaggio vichingo. Gli uomini discutono del massacro subìto dal villaggio vicino, cercando di capire che cosa sia realmente successo. L'ipotesi più probabile sembra quella di un attacco da parte di un clan nemico, eppure la situazione resta comunque strana.
L'attenzione si concentra sullo straniero, gli viene chiesto per quale motivo si trovasse in quel posto. La sua risposta gli procura non pochi calci e pugni: era a caccia di draghi. Nessuno gli crede. Le ferite di Kainen vengono medicate da Freya, figlia del re, guerriera dal carattere fiero e coraggioso, contesa da Wulfric, il guerriero che aveva catturato il nuovo arrivato. Kainen si libera e, impulsivamente, colpisce la donna quando costei si accorge che il prigioniero è riuscito a slegarsi. Intanto il villaggio è messo sotto assedio: ci si aspetta una battaglia imminente contro i nemici, ma non c'è nessun esercito fuori dalle mura di cinta. La gente muore dissanguata uccisa da un qualcosa in maniera atroce. Kainen riconosce quella bestia dalle fattezze aliene, che scappa dopo essersi debitamente nutrita. Gli abitanti del villaggio esigono delle risposte a proposito del "drago", come fa lo straniero ad essere così informato a riguardo? Semplice: è stato lui a portarlo lì. La storia di Kainen è complessa, troppo strana per essere accettata da un clan di vichinghi che vive in pieno Medioevo. Proveniente da un futuro molto lontano, il compito di Kainen e di altri militari come lui era quello di sterminare gigantesche creature aliene che abitavano un pianeta ricco di materie prime, di cui gli esseri umani volevano impadronirsi. Una sete di terre e di poteri che non ha tempo. Come ricompensa per il lavoro portato a termine, gli venne data una proprietà in cui alloggiare con la propria famiglia con serenità. Serenità non duratura, poiché una delle creature era sopravvissuta e aveva ucciso molta gente, compresa la famiglia di Kainen. Costui, assieme ai suoi uomini, stava portando i corpi a seppellire quando erano stati attaccati dalla creatura che, salita sulla loro nave, era tornata indietro nel tempo.
Kainen entra a far parte della comunità, lo straniero. L'unico a sapere come fronteggiare la bestia... un film eccezionale, ricco di colpi di scena, effetti speciali e scene di lotta dalla grande dinamicità e adrenalina. Un esempio perfetto di ibrido tra il genere della fantascienza e quello storico, arricchito di ironia, comicità, di grandi sentimenti e di grande umanità. Ottima performance da parte dell'intero cast, e in particolare spiccano l'ormai celebre J. Caviezel e Jack Huston - l'immorale Royce King di Eclipse - nei panni di Wulfrick.
Tra le scene più significative la gara degli scudi, competizione fra lo straniero e Wulfrick, che mira anche a fornire uno spaccato di quello che era una società vichinga in pieno medioevo, con i suoi costumi e le sue usanze. Altrettanto significativo il flashback che racconta la vita di Kainen, intriso di profonde emozioni. Il tutto chiuso da un finale spettacolare, l'unico degno di porre la parola film a questo capolavoro cinematografico.
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Non c'e' confine alla contaminazione dei generi cinematografici.Outlander ne è un valido esempio.Nonostante la sala piena-chi si aspettava un novello Conan il barbaro(ma Swarzy è inbattibile!!!) il film non coinvolge.Caviziel sembra essersi svegliato da poco ed in attesa di un caffè cerca di immedesimarsi nel ruolo di Skywalker. Sopravvissuto ad uno schianto stellare il novello Gagarjn si trova sulla Terra all'epoca di Odino e del suo mito. Dopo un ripasso di "vichinghese" degno di Matrix si avventura nei boschi norvegesi alla ricerca di un acerrimo nemico, che ha causato per vendetta la scomparsa della sua famiglia(che tra l'altro Ian Solo si porta macabramente appresso con bara).Intercettato dai vichinghi veri, gonfiato di botte, si sbraccia per avvertirli dell'imminente pericolo ma nulla.
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Non c'e' confine alla contaminazione dei generi cinematografici.Outlander ne è un valido esempio.Nonostante la sala piena-chi si aspettava un novello Conan il barbaro(ma Swarzy è inbattibile!!!) il film non coinvolge.Caviziel sembra essersi svegliato da poco ed in attesa di un caffè cerca di immedesimarsi nel ruolo di Skywalker. Sopravvissuto ad uno schianto stellare il novello Gagarjn si trova sulla Terra all'epoca di Odino e del suo mito. Dopo un ripasso di "vichinghese" degno di Matrix si avventura nei boschi norvegesi alla ricerca di un acerrimo nemico, che ha causato per vendetta la scomparsa della sua famiglia(che tra l'altro Ian Solo si porta macabramente appresso con bara).Intercettato dai vichinghi veri, gonfiato di botte, si sbraccia per avvertirli dell'imminente pericolo ma nulla...Il mostro-un incrocio tra Godzilla,T-rex di Jurassik park,Dragonheart ed un'insegna di un sexy shop- fa colazione con mezzo villaggio.Il film snocciola situazioni analoghe per un'altra mezz'ora. A questo punto balza nella mente dell'eroe ormai mutato da Skywalker a Conan il barbaro l'idea di una trappola micidiale con tanto di botto incendiario. Ma il male non è ma solo e Ian si trova questa volta a dover affrontare non una minaccia ma anche la sua baby prole affamata. E passa un'altra colazione nel villaggio dove scompare anche il capo tribù Hurt.La figlia del capo, novella Xena, si unisce alla caccia e arriviamo ad una spelonca zeppa di morti dove è da poco aperto un fast food dei mostri.La bella finisce nel piatto ma non ci sta!!!Caviziel a questo punto con il suo volto -che ci sto a fare e che puzza che c'e'in questo tugurio- le lancia una Narsil fatta con il super acciaio della sua navetta spaziale, con la quale Sheera fa fuori il baby mostro(tra l'altro con sangue verde da predator). La madre dei mostri alterata come un'ape fa uno spuntino con il neoeletto capotribù. Caviziel ora neo-Shinobi con il suo spadone riesce a gambizzare il mostro che tuona giù da una cascata(ma è morto???). Questa è poi la scena in cui l'uomo Solo fa un balzo evolutivo da paura ed acquista la mitica forza della formica che solleva dieci volte il proprio peso(per almeno 5 min Caviezel resta appeso con il mostro lungo una funicolare con tanto di antenne su di una rupe).I motri sono morti, la bella attende Caviziel per farsi una famiglia ibrida vichinga-spaziale ma Caviziel deve un ultimo saluto alla sua razza neoestinta. Decisamente la contaminazione non funziona. I generi a volte non dovrebbero essere mescolati. L'alba del 13esimo guerriero dove un giovane Banderas affrontava una razza di cavernicoli cannibali,fatto tra l'altro documenato a livello storico, e ben diretto non è risorta. Il mito di Conan riposa in pace e guai a chi lo tocca!!
Due ore decisamente sottratte a Dawm of War!!
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[+] lascia un commento a joker79 »[ - ] lascia un commento a joker79 »
"Mi chiamo Mork Su un uovo vengo da Ork", il famoso personaggio interpretato, in una famosissima serie tv dei tempi che furono, da Robin Williams è stato antesignano, in chiave umoristica, di Kainan (interpretato dal Gesù gibsoniano Jim Caveziel), il protagonista, l'outlander di questo film diretto dal debuttante, ben poco ispirato e molto ispiratosi, Howard McCain.
Kainan è un alieno dalle sembianze umane (questo il richiamo a Mork) che per un guasto alla sua astronave arriva sul pianeta terra nel 708 DC, nella fredda Norvegia del periodo vichingo.
Trovatosi solo in un mondo inospitale, con il compagno di viaggio morto, incontra la piena ostilità dei nativi del luogo, comandati da re Rothgar (John Hurt, ormai ridotto solo a fare parti secondarie di poco peso) e dal nipote Wulfric (Jack Huston, ricordate lo storditissimo amico di Adam Sandler dei racconti incantati?), mentre la figlia di Rothgar, Freya (la bella Sophia Myles), donna verace che si dedica alla lotta e alla spada, prova subito un'attrazione per l'Outlander.
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"Mi chiamo Mork Su un uovo vengo da Ork", il famoso personaggio interpretato, in una famosissima serie tv dei tempi che furono, da Robin Williams è stato antesignano, in chiave umoristica, di Kainan (interpretato dal Gesù gibsoniano Jim Caveziel), il protagonista, l'outlander di questo film diretto dal debuttante, ben poco ispirato e molto ispiratosi, Howard McCain.
Kainan è un alieno dalle sembianze umane (questo il richiamo a Mork) che per un guasto alla sua astronave arriva sul pianeta terra nel 708 DC, nella fredda Norvegia del periodo vichingo.
Trovatosi solo in un mondo inospitale, con il compagno di viaggio morto, incontra la piena ostilità dei nativi del luogo, comandati da re Rothgar (John Hurt, ormai ridotto solo a fare parti secondarie di poco peso) e dal nipote Wulfric (Jack Huston, ricordate lo storditissimo amico di Adam Sandler dei racconti incantati?), mentre la figlia di Rothgar, Freya (la bella Sophia Myles), donna verace che si dedica alla lotta e alla spada, prova subito un'attrazione per l'Outlander. Purtroppo l'alieno buono non può soffermarsi a capire bene il sentimento che gli viene offerto dall'umana, una terribile creatura denominata Morwen sta mietendo vittime a iosa e il villaggio vichingo seriamente minacciato.
Novello Roland Emmerich, McCain elabora un mondo di assoluta libertà narrativa, piena di contraddizioni di logica, senza curarsi minimamente di dover dare spiegazioni allo spettatore.
E così abbiamo un alieno che una volta imparata la lingua del posto (non gli usi e i costumi) concepisce da subito modi e stili di vita dei suoi burberi abitanti, belle principesse guerriere sentono parlare di astronavi e non domandano nulla di esse, Kainan dopo l'iniziale diffidenza partecipa a feste e balli con cui nulla ha da spartire, facendo amicizia con tutti i burberi presenti, molto dediti alla cervogia e ben poco alle buone maniere.
Ma questo sarebbe nulla, in un film di puro intrattenimento che non ha nessuna pretesa oltre a questa, possiamo ben accettare la mancata aderenza alla realtà in nome del divertimento, il vero problema è che il film non decolla mai, il design della bestia (una specie di tirannosauro rosso luminiscente, la citazione della cascata del Mondo perduto è troppo spiccata, anche se sembra che sia stata girata nella stessa dell'Ultimo dei Mohicani) è banale, gli attori sono ai minimi necessari sindacali (compreso il quasi cammeo di Ron "Hellboy" Perlman, che fa Gunnar, il re avversario) e le parti senza combattimento lunghe oltre il limite, verbose, mielose (anche lacrime sul volto dell'alieno) e monotone. Oltretutto le citazioni a manetta (Aliens, Predator e altre cose) ne minano ogni possibile originalità, lasciando chi vede decisamente poco meravigliato e sorpreso.
Fare un film di questo tipo non ha nessuna necessità di essere diverso da qualcosa, ma il mix deve essere calibrato, ritmato il giusto e con qualche piccola scintilla sorprendente (il prete ultracredente giustiziato non fa parte di questo), qualche cosa di simpatico inserito qui e là, invece abbiamo una pellicola piatta come un asse da lavare, verso la quale è difficile essere accondiscendenti perchè alla fine ha provocato in noi ampi sbadigli. Pagare come medicina un film per rimedio contro l'insonnia ci sembra davvero oltre, neppure Gesù Cristo, chiamato a protagonista, di fronte a un impegno tanto modesto di tutta la produzione ha potuto compiere il miracolo di renderlo appetibile.
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