"L'estate del mio primo bacio" una tredicenne in cerca d'amore
di Roberto Nepoti La Repubblica
Dalla serie "Sapore di mare" in giù, ogni generazione ha diritto al suo filone adolescenzial-rétro, con cui esercitarsi nell'arte della nostalgia (che il poeta paragona alla custodia di un cimitero). Da un po' ci risiamo: vedi il fortunatissimo La notte prima degli esami e questo L'estate del mio primo bacio, debutto di Carlo Virzì, fratello minore di Paolo, ambientato - come l'altro - alla fine degli anni '80.
La storiella, tratta da un romanzo di Teresa Ciabatti, racconta l'estate a Orbetello della tredicenne Camilla, petulante narratrice in voice-over dei fatti propri. Così, apprendiamo le sue intenzioni (vedi titolo) e ne seguiamo le ambasce di teenager ricca, sola e incompresa. Papà non va mai al mare perché occupato a tradire mamma (Laura Morante, una volta di più nella parte della borghese nevrotica), che si è lanciata nel progetto di scrivere l'autobiografia e ignora del tutto i turbamenti della rampolla.
Tra coetanei stronzetti e adulti assenti, Camilla s'incapriccia di Adelmo, giovane proletario addetto alla manutenzione della piscina di casa. Ci costruisce intorno una storia tutta di testa, salvo poi rinnegarlo come San Pietro alla presenza dei ragazzini ricchi. Frattanto mamma, inconsapevole, eccita le fantasie dell'ingenuo medico Neri Marcoré.
Girato con buona competenza grammaticale e sintattica, "L'estate del mio primo bacio" è un film esile fin quasi all'insignificanza. In filigrana, fa trasparire un'opposizione di classe a intonazione populista (i poveri sono meglio dei ricchi); ma anche questa flebile e di pura convenzione.
Da La Repubblica, 2 giugno 2006
di Roberto Nepoti, 2 giugno 2006