Il mio miglior nemico |
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Un film di Carlo Verdone.
Con Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana Caterina Morariu, Agnese Nano, Corinne Jiga.
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Commedia,
durata 100 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 10 marzo 2006.
MYMONETRO
Il mio miglior nemico
valutazione media:
3,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sette volte sono troppe
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| giovedì 23 marzo 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Probabilmente Verdone avrebbe fatto bene a tenere per sé il dettaglio della sceneggiatura riscritta ben sette volte. Se c'è una cosa che fa acqua in questo film è proprio la sceneggiatura, che sembra scritta senza mai riuscire a vedere l'insieme della storia. Cosa c'entra il rockettaro inglese? Come fa a trovare Orfeo a Roma? Cosa c'entra l'ex professore di Cecilia, che nemmeno si vede mai? Cosa c'entra la scena in cui Muccino casca dalla finestra: scena che sembra scritta solo per fare un primo piano al display Vodafone del cellulare? Perché Orfeo non si stupisce che Cecilia abbia una casa al mare che lévati? Come si può prima far innamorare Orfeo per portarlo a ridiscutere tutta la sua vita e poi ricatapultarlo senza transizioni nell'odio grottesco e smodato alla festa d'anniversario di Verdone? E fra parentesi: come avrà fatto Orfeo a intrufolarsi alla festa? Come riesce a recuperare l'auto seppure scassata di Verdone? E, se non è troppo banale, chi gli dà i soldi per pagarsi le ricariche telefoniche (l'espediente trionfale -per Vodafone, non per Verdone purtroppo- di beccare Cecilia navigando in internet col telefonino è il punto più basso forse della principale sponsorizzazione del film)? Troppi buchi anche per sette stesure. Perché tutto quel che molti spettatori ci trovano di buono, il ritratto amaro di una società, la distanza drammatica figli-genitori, la vis comica, l'affiatamento (effettivamente ben funzionante) Verdone-Muccino, tutto naufraga in una storia che molto semplicemente non sta in piedi, alla quale non si crede che per affetto di antica data verso il regista. E, personalmente, trovo che Verdone, nel suo solito personaggio di borghese nevrotico-cialtrone-patetico non sia nemmeno qui all'altezza del compito. Gli scappano smorfie e tic in sovrabbondanza e fuori controllo, come se sgusciassero fuori proprio da una o dall'altra di quelle felicissime, geniali maschere e macchiette che lo hanno davvero reso Verdone. Alla fine ci si trova a guardare l'interminabile sfilata di marchi commerciali in coda ai titoli con poche immagini e battute riuscite in testa, come quelle dei portantini al pronto soccorso. E un po' ammaccati ci sentiamo anche noi.
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