Roberto Nepoti
La Repubblica
In Trappola in fondo al mare, Samantha, detta Sam, e Jared vivono nell'isola di New Providence, si amano e campano con lavoretti. Lui vorrebbe impegnarsi come cercatore di tesori sommersi, salvo che gli mancano i soldi per avviare l'attività. Arriva Bryce, amico del cuore di Jared: ha uno yacht a nolo, una nuova ragazza, Amanda, e invita la coppia ad accompagnarlo in gita.
Immergendosi dove l'acqua è più blu, i nostri s'imbattono in un carico di cocaina, che potrebbe risolvere tutti i loro problemi economici. Sam, avveduta, persuade il suo ragazzo a rinunciare, a scanso di guai; più avida, l'altra coppia s'impossessa di nascosto del malloppo. Mettendo nelle peste anche i buoni; perché la droga è stata smarrita da un crudele boss, ben deciso a recuperarla.
La trama non brilla per originalità? Poco importa: è un puro pretesto per mostrare paesaggi e soprattutto corpi, in un filmetto d'avventure senza pretese girato per il settanta per cento sopra o sotto il pelo dell'acqua. Forse anche il regista e gli attori lo hanno usato come pretesto, ma per farsi una bella vacanza alle Bahamas.
Il primo, John Stockwell, è conosciuto solo per un film sulle avventure di un surfista; quanto all'emergentissima Jessica Alba (Sin City, I fantastici quattro), diplomata in tuffi, e a Paul Walker (quello della serie Fast&Furious), sono belli da esposizione e in costume da bagno, anche braccati, ci fanno la loro figura. È vero che, per godersi un film, non c'è bisogno di sceglierne uno che ti fa disconnettere il cervello.
da La Repubblica, 27 gennaio 2006
di Roberto Nepoti, 27 gennaio 2006