fabio
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venerdì 2 settembre 2005
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nella penombra...
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Un film tragico,disturbante,angosciante.Tre personaggi:Peppino,l'imbalsamatore,un nano,personaggio commovente nella ricerca di un rapporto (d'amicizia,d'amore) ma allo stesso tempo viscido e subdolo nel carpire l'affetto e la fiducia del suo aiutante per poterlo possedere e portare via con se in un ambigua relazione di amore/amicizia;Valerio,il suo aiutante,un ragazzo indeciso,immaturo ma senza scrupoli nell'abbandonare a suo piacimento il nano o la sua ragazza e infine quest'ultima,la ragazza,Deborah,decisa a rimanere con Valerio ad ogni costo e in qualunque modo.Tutti e 3 si muovono e agiscono in una provincia meridionale squallida e desertica dove il sole è quasi sempre oscurato,i colori sono spenti,scuri,il mare agitato e opaco.
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Un film tragico,disturbante,angosciante.Tre personaggi:Peppino,l'imbalsamatore,un nano,personaggio commovente nella ricerca di un rapporto (d'amicizia,d'amore) ma allo stesso tempo viscido e subdolo nel carpire l'affetto e la fiducia del suo aiutante per poterlo possedere e portare via con se in un ambigua relazione di amore/amicizia;Valerio,il suo aiutante,un ragazzo indeciso,immaturo ma senza scrupoli nell'abbandonare a suo piacimento il nano o la sua ragazza e infine quest'ultima,la ragazza,Deborah,decisa a rimanere con Valerio ad ogni costo e in qualunque modo.Tutti e 3 si muovono e agiscono in una provincia meridionale squallida e desertica dove il sole è quasi sempre oscurato,i colori sono spenti,scuri,il mare agitato e opaco.Sono personaggi borderline,soli fisicamente e psicologicamente,egoisti e senza scrupoli nella disperata ricerca di un legame affettivo durevole e profondo.I loro rapporti che caratterizzano lo svolgersi del film e la loro psicologia sono malsani,morbosi.Ernesto Mathieux interpreta perfettamente un personaggio,l’imbalsamatore,che incute nello spettatore dall'inizio alla fine commozione ma soprattutto inquietitudine,una sensazione che fa presagire immediatamente uno svolgersi drammatico degli eventi.Un film,appunto,tutto permeato ad esprimere angoscia e morbosità sin dalle scene iniziali anche grazie a musiche evocative,ad una suggestiva ambientazione e una fotografia a volte spiazzante (altamente suggestiva la visione di Peppino,Valerio e dei suoi famigliari dall'occhio dell'avvoltoio,quasi a profetizzare da subito il dramma).Il finale è la logica conclusione dei loro rapporti.Ma l'ultima inquadratura ci pone un interrogativo poichè la storia naturalmente non finisce con il film:Valerio e Deborah riusciranno,nella loro psicologica morbosità,a condurre una vita assurdamente normale aiutati dal clima di miseria morale e fisica in cui vivono oppure ciò che è successo segnerà drammaticamente la loro relazione e le loro vite?
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rugvito
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mercoledì 4 aprile 2012
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il decadentismo di garrone
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"L'imbalsamatore" è un cupo film decadentista sulle miserie di un tassidermista omosessuale. Il personaggio principale, Peppino, è un fosco individuo di piccola statura, ben tratteggiato in tutta la sua natura ambigua e subdola. Peppino è un personaggio che ha un profondo slancio verso la bellezza, di cui è evidentemente privo. Il mestiere di tassidermista lo porta a girare negli zoo in cerca di animali da imbalsamare e conservare nel naturale splendore. Ed è in uno zoo che egli si imbatte in una giovane e attraente creatura: Valerio. Il ragazzo diventa subito oggetto delle attenzioni di Peppino, che lo assume in poco tempo a lavorare con lui.
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"L'imbalsamatore" è un cupo film decadentista sulle miserie di un tassidermista omosessuale. Il personaggio principale, Peppino, è un fosco individuo di piccola statura, ben tratteggiato in tutta la sua natura ambigua e subdola. Peppino è un personaggio che ha un profondo slancio verso la bellezza, di cui è evidentemente privo. Il mestiere di tassidermista lo porta a girare negli zoo in cerca di animali da imbalsamare e conservare nel naturale splendore. Ed è in uno zoo che egli si imbatte in una giovane e attraente creatura: Valerio. Il ragazzo diventa subito oggetto delle attenzioni di Peppino, che lo assume in poco tempo a lavorare con lui. Tra i due si instaurerà un rapporto ambiguo,morboso e malato, che li condurrà inevitabilmente su una china drammatica.
Garrone riesce con grande bravura a rendere il clima di miseria che circonda i personaggi. Tutto concorre a creare questa atmosfera decadente: le ambientazioni, la fotografia e la colonna sonora. La location scelta dal regista è Villaggio Coppola, una frazione di Castel Volturno (in provincia di Caserta), un luogo di una desolante bruttezza legato all'abusivismo. La fotografia, di Marco Onorato (con cui Garrone stringerà un sodalizio artistico), ci restituisce delle immagini dalle tonalità torbide, con un frequente ricorso a tagli di luce drammatici. Anche nelle scene girate in esterni la luce risulta sempre appropriata. La colonna sonora è invece della Banda Osiris, gruppo di Vercelli che aveva già collaborato con Garrone in alcuni precedenti lungometraggi: "Estate romana" e "Ospiti". Sulla regia invece è senz'altro da segnalare il frequente uso delle soggettive dei vari personaggi, che restituiscono allo spettatore un preciso quadro psicologico. Su tutte spicca la premonitrice soggettiva dell'avvoltoio nelle prime scene del film.
Il personaggio di Peppino ricorda un altro personaggio del recente cinema nostrano: Geremia de'Geremei de "L'amico di famiglia". Rispetto a quest'ultimo però è maggiore la compassione suscitata, essendo quella di Peppino una condizione di miseria esistenziale che si discosta dalla miseria morale del personaggio di Sorrentino. Un altro paragone che viene in mente è con "Morte a Venezia", in entrambi i film infatti i personaggi principali andranno incontro ad un tragico destino per perseguire un amore impossibile per dei giovani ragazzi che incarnano un ideale di bellezza.
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emanuel
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quando i valeri diventano dieghi
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Si tratta di un film interessante e molto ben equilibrato, anche se, forse, è rovinato un tantino dall'accento napoletano, che dà sempre un'impressione di caratterizzazione locale di altri tempi, mentre si tratta di una storia modernissima. Sarebbe però interessante sapere chi ha detto al recensore ufficiale di questo sito che il ragazzo si chiama Diego: dal momento che il nome è Valerio (lo stesso dell'attore che lo interpreta), c'è da supporre che neanche abbia visto il film...
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(di piero)
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popefucker
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mercoledì 19 gennaio 2011
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e' una storia vera
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Si è dimenticato di dire che il film si ispira ad un fatto vero. Un imbalsamatore nano di Roma fu trovato dentro un sacco della spazzatura. Si trattava di Domenico Semeraro innamoratosi dell'efebico assistente che lo eliminò strangolandolo con uno dei costosi foulard che solitamente portava il cosiddetto "Nano di Termini".
Film molto ben fatto... ottimo il protagonista.
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reservoir dogs
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venerdì 8 aprile 2011
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osservatori nell'ombra
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Ispirato a fatti di cronaca: Caserta, Peppino Profeta (Mahieux), un nano imbalsamatore, conosce ad uno zoo Valerio (Foglia Manzillo), ragazzo alto e bello con la passione per gli animali. Peppino colpito dal ragazzo offre lui un lavoro da collaboratore imbalsamatore molto più remunerativo.
Il rapporto tra i due sempre più ambiguo entra in crisi quando durante una trasferta per lavoro a Cremona, Valerio conosce Deborah (Rocchetti) e se ne innamora decidendo così di trasferirsi a vivere con lei.
Rapporto triangolare in bilico tra ammirazione, amore e invidia. Garrone dirige un trittico di attori in due città: Caserta e Cremona, distanti geograficamente ma similari per le ombre che le sorreggono; la prima priva di sole e la seconda costantemente nebulosa.
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Ispirato a fatti di cronaca: Caserta, Peppino Profeta (Mahieux), un nano imbalsamatore, conosce ad uno zoo Valerio (Foglia Manzillo), ragazzo alto e bello con la passione per gli animali. Peppino colpito dal ragazzo offre lui un lavoro da collaboratore imbalsamatore molto più remunerativo.
Il rapporto tra i due sempre più ambiguo entra in crisi quando durante una trasferta per lavoro a Cremona, Valerio conosce Deborah (Rocchetti) e se ne innamora decidendo così di trasferirsi a vivere con lei.
Rapporto triangolare in bilico tra ammirazione, amore e invidia. Garrone dirige un trittico di attori in due città: Caserta e Cremona, distanti geograficamente ma similari per le ombre che le sorreggono; la prima priva di sole e la seconda costantemente nebulosa.
Il tutto è ripreso attraverso continui raccordi di soggettiva (l'animale allo zoo che osserva i due, Peppino che osserva Valerio con gli occhiali di protezione); si ha quasi la sensazione di essere osservati/osservatori costanti.
Un noir in cui l'ambiguita è parte integrante dell'incomprensione umana: Peppino e Valerio sono omosessuali oppure l'attrazione che Valerio ha nei confronti di Peppino è solo dovuta al mistero "malavitoso" che aleggia sul nano?.
Ottimo Ernesto Mahieux, attore partenopeo di notevole bravura.
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gianleo67
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venerdì 21 febbraio 2014
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le ombre sinistre del noir partenopeo
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Giovane e bello, Valerio fa il cameriere ma con scarse prospettive professionali nella desolazione sociale ed economica dell'hinterland partenopeo. Inizia così a frequentare il laboratorio artigiano di Peppino, abile e mellifluo imbalsamatore di animali che intrattiene oscuri legami con la camorra ed i suoi traffici di droga e che mostra per il ragazzo un morboso interesse sentimentale e sessuale. Quando Valerio si innamora,ricambiato, di una ragazza conosciuta in seguito ad una breve trasferta cremonese, Peppino inizia a mostrare i segni di una livorosa ed allarmante gelosia. Finale tragico.
Dope le storie di emarginazione e di disagio nella soffocante calura di un'ambientazione romana dei suoi primi tre lungometraggi, Garrone si sposta in una terra di nessuno altrettanto indefinita e paradigmatica (quella napoletana) in cui ambientare le malsane pulsioni che si generano da una promiscuità sociale ed etica figlie della solidudine e dell'aberrazione umane; le contorte ramificazioni di una pianta malata che si sviluppa dai recessi putrescenti di un indicibile e sotterraneo compromesso con il male.
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Giovane e bello, Valerio fa il cameriere ma con scarse prospettive professionali nella desolazione sociale ed economica dell'hinterland partenopeo. Inizia così a frequentare il laboratorio artigiano di Peppino, abile e mellifluo imbalsamatore di animali che intrattiene oscuri legami con la camorra ed i suoi traffici di droga e che mostra per il ragazzo un morboso interesse sentimentale e sessuale. Quando Valerio si innamora,ricambiato, di una ragazza conosciuta in seguito ad una breve trasferta cremonese, Peppino inizia a mostrare i segni di una livorosa ed allarmante gelosia. Finale tragico.
Dope le storie di emarginazione e di disagio nella soffocante calura di un'ambientazione romana dei suoi primi tre lungometraggi, Garrone si sposta in una terra di nessuno altrettanto indefinita e paradigmatica (quella napoletana) in cui ambientare le malsane pulsioni che si generano da una promiscuità sociale ed etica figlie della solidudine e dell'aberrazione umane; le contorte ramificazioni di una pianta malata che si sviluppa dai recessi putrescenti di un indicibile e sotterraneo compromesso con il male. Puntando sullo sguardo obliquo nella descrizione di una realtà di edulcorazioni cromatiche e sonore, l'autore insinua il sospetto di una degenerazione dei rapporti umani che finisce per corrompere, con le inquietanti sirene del denaro e della lussuria anche le più candide e sincere aspirazioni al progresso sociale, laddove contrappone all'ingenua fiducia nel futuro di un ragazzo giovane e bello le sinistre mire di un inquietante e fiabesco 'pifferaio magico' che ha le lombrosiane fattezze del nano Peppino, essere 'curtu e malucavato' che lo stigma popolare associa inevitabilmente alla quintessenza di una perversione fisiognomica tra pregiudizio ed infelicità sociale (vedere per credere 'L'Amico di famiglia' di P.Sorrentino qualche anno dopo). Benchè il piano metaforico del racconto sia rilevante, Garrone riesce a mantenere la materia narrativa sul livello di un credibile realismo psicologico, trasfigurando l'inevitabile sottotesto simbolico negli elementi riconoscibili del dramma sociale; una sorta di personalissimo noir in salsa nostrana che precipita, con giudiziosa misura, nelle inevitabili conseguenze di un finale grottesco e amaro, affondando, con l'automobile dove giace il corpo inanimato di Peppino, le ultime tracce di una coscienza ormai definitivamente compromessa, di una innocenza irrimediabilmente perduta.
Nello squallore sociale di un paesaggio di opprimente grigiore (bellissima la fotografia di Marco Onorato) giganteggia la figura minuscola e irridente di uno straordinario e scafato teatrante come Ernesto Mahieux nel ruolo del nano Peppino, mentore e corruttore insieme di una giovinezza che ha il candore ingenuo dell'esordiente Valerio Foglia Manzillo. Tra David di Donatello,Nastri d'argento e Globi d'oro solo menzioni nostrane per una pellicola che avrebbe meritato ben altri riconoscimenti internazionali.
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fabio1957
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lunedì 29 giugno 2015
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insolito
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L'esordio di Garrone alla regia, si traduce in un film insolito, per certi versi disturbante, il rapporto tra il nano e il bello sembra malato già dall'inizio. In un certo senso l'epilogo è quasi scontato. E' comunque un'interessante incursione e riflessione sulla patologia dei rapporti interpersonali, che quando sono così sbilanciati in un senso, risultano inevitabilmente e tragicamente perversi. Sul senso di questa perversione si possono versare fiumi d'inchiostro, ma senza moralismi di sorta, è evidente che nel crescere e svilupparsi questo "feeling" diventa morboso e scivola inesorabilmente nel dramma.
Insolito
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stefano bruzzone
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martedì 29 settembre 2015
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capolavoro
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Capolavoro di Matteo Garrone di grande fascino ed atmosfera a cominciare dalle ambientazioni, sempre così vere da sembrare un documentario, sino alle musiche della Banda Osiris raffinate e assolutamente a fuoco con una fotografia da Oscar.
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Capolavoro di Matteo Garrone di grande fascino ed atmosfera a cominciare dalle ambientazioni, sempre così vere da sembrare un documentario, sino alle musiche della Banda Osiris raffinate e assolutamente a fuoco con una fotografia da Oscar. Mahieux sfodera una prestazione di livello altissimo ed insieme al resto del cast danno vita ad un elegante noir italiano imperdibile.
Voto: 8
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soter25
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lunedì 12 ottobre 2015
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le case popolari
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Sorrentino e Garrone, regista quest’ ultimo de “L’ Imbalsamatore”, sembrano appartenere alla stessa scuola di Cinema; oppure il primo si ispira fortemente all’ altro con il più recente “L’ amico di famiglia”. Molto simili nella caratterizzazione del personaggio centrale – un uomo piccolo e viscido (qui più viscoso) -, mostrano ancor più affinità nel raccontare La Strada. Oltre che oggettiva maestrìa. Le tonalità grigio-desolanti della periferia; i miasmi di gomma bruciata che s’ insinuano tra palazzoni popolari onnipresenti sullo sfondo; lo squallore delle traverse vuote, siringhe e rifiuti ai bordi.
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Sorrentino e Garrone, regista quest’ ultimo de “L’ Imbalsamatore”, sembrano appartenere alla stessa scuola di Cinema; oppure il primo si ispira fortemente all’ altro con il più recente “L’ amico di famiglia”. Molto simili nella caratterizzazione del personaggio centrale – un uomo piccolo e viscido (qui più viscoso) -, mostrano ancor più affinità nel raccontare La Strada. Oltre che oggettiva maestrìa. Le tonalità grigio-desolanti della periferia; i miasmi di gomma bruciata che s’ insinuano tra palazzoni popolari onnipresenti sullo sfondo; lo squallore delle traverse vuote, siringhe e rifiuti ai bordi.
Eppure c’è spazio per la poesia. Il protagonista di questa storia ne è un concentrato a partire dalla mole statuaria, a dispetto della quale tradisce la parte sognante e fragile della gioventù, quella che va agganciandosi alle fabulazioni di un uomo curioso, piccolo come un nano. Questi si erge alla figura paterna mancante e agnognata –latentemente – insegnandogli l’arte dell’ imbalsamatore e assumendolo con sè, anche nella sua casa, tra svaghi licenziosi ed affari poco limpidi. Ma in siffatta spirale di totalizzazione il pupillo gli verrà meno , scosso da una nuovo batticuore: la donna dell’ officina, la Modenese che gli darà un figlio. Le strade dei due uomini si dividono ma il piccoletto irriducibilmente va a trovarli a Modena, esibenedo la solita faccia tosta e i progetti di una vita avventurosa e irresponsabile, senza gavette, figli, limiti, spese... situata dall’ altra parte del mondo. In tal modo riesce a riconquistare il suo ragazzo. Ma lei non ci sta. Tanto che la contesa scadrà nella tragica selezione di un’ arma e l’esplosione di una pallottola segnerà col sangue la parola Fine.
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