paolp78
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domenica 20 agosto 2023
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torbido e intrigante
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Con questa pellicola il grande regista William Friedkin si cimenta ancora una volta nel genere poliziesco, di cui è maestro, senza però riuscire a toccare quelle vette raggiunte in passato con capolavori come “Il braccio violento della legge” e “Vivere e morire a Los Angeles”.
In questo caso Friedkin introduce l’elemento erotico-sessuale, collegandolo alle relazioni sentimentali esistenti tra i tre personaggi principali, nel tentativo di creare una sorta di triangolo torbido, fatto di tradimenti, segreti, bugie e personaggi misteriosi.
La storia funziona bene; man mano che il film procede lo spettatore resta sempre più coinvolto ed interessato agli sviluppi, sebbene la scoperta di alcuni elementi fondamentali della trama avvenga forse troppo presto, lasciando l’impressione che si potesse far meglio.
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Con questa pellicola il grande regista William Friedkin si cimenta ancora una volta nel genere poliziesco, di cui è maestro, senza però riuscire a toccare quelle vette raggiunte in passato con capolavori come “Il braccio violento della legge” e “Vivere e morire a Los Angeles”.
In questo caso Friedkin introduce l’elemento erotico-sessuale, collegandolo alle relazioni sentimentali esistenti tra i tre personaggi principali, nel tentativo di creare una sorta di triangolo torbido, fatto di tradimenti, segreti, bugie e personaggi misteriosi.
La storia funziona bene; man mano che il film procede lo spettatore resta sempre più coinvolto ed interessato agli sviluppi, sebbene la scoperta di alcuni elementi fondamentali della trama avvenga forse troppo presto, lasciando l’impressione che si potesse far meglio.
La parte erotica della pellicola non soddisfa pienamente.
La scena iniziale dell’omicidio, da cui prende corpo tutta la storia, è girata in modo mirabilmente suggestivo da Friedkin, tanto da far presumere che nel resto della pellicola ci si debbano attendere altre sequenze ad alta tensione, con effetti thrilling e suspense, ma in realtà si resta delusi; solo nel finale viene proposta una scena che potrebbe avere queste caratteristiche, ma la riuscita non è assolutamente all’altezza.
Buone alcune scene di inseguimenti, tipiche dei polizieschi, ma anche in questo caso deve dirsi che Friedkin aveva fatto decisamente meglio in passato.
Le tre parti principali sono interpretati da David Caruso, Linda Fiorentino e Chazz Palminteri, tutti e tre nel momento migliore delle rispettive carriere; i tre attori, tutti curiosamente di origini italiane, non lasciano particolarmente il segno, risultando in definitiva autori di prove non certo memorabili.
Oltre ai tre si ricorda la partecipazione di Richard Crenna (anche lui con origini italiane), impegnato in appena un paio di scena, ma comunque molto bravo, nonché quella della supermodella Angie Everhart che al contrario proprio non sa recitare e si vede, oltre a risultare palesemente non credibile nella parte della shampista e prostituta con la foto segnaletica che pare presa da un book fotografico.
Il finale un po’ amaro, che lascia un senso di giustizia non compiuta, è sicuramente una costante per il regista americano.
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cianoz
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lunedì 18 novembre 2013
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insipido
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Come ha già scritto qualcuno questo Jade sa tanto di rimpasto di quanto già visto in Basic Instinct. Ma se già quest'ultimo non era definibile capolavoro (l'accavallamento delle gambe di Sharon Stone è l'unica cosa che tutti ricordiamo) questa brutta copia passa ancora più in sordina.
La trama è piuttosto intricata, e benché questo in alcuni casi possa essere un ingrediente gustoso non è questo il caso, perché qui rende alquanto difficoltoso seguire la storia che già di suo non è granché interessante. I personaggi, benché qualcuno non sia male caratterizzato, non sono granché carismatici.
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Come ha già scritto qualcuno questo Jade sa tanto di rimpasto di quanto già visto in Basic Instinct. Ma se già quest'ultimo non era definibile capolavoro (l'accavallamento delle gambe di Sharon Stone è l'unica cosa che tutti ricordiamo) questa brutta copia passa ancora più in sordina.
La trama è piuttosto intricata, e benché questo in alcuni casi possa essere un ingrediente gustoso non è questo il caso, perché qui rende alquanto difficoltoso seguire la storia che già di suo non è granché interessante. I personaggi, benché qualcuno non sia male caratterizzato, non sono granché carismatici. Uno di quei film che si allontani dalla TV per prenderti qualcosa da mangiare e ti perdi qualche minuto non stai li a preoccuparti di cosa di sei perso. Insipido.
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nick castle
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venerdì 4 marzo 2011
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salve a tutti...
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Salve a tutti voi, vorrei inserire questa recensione che non ho scritto io, ma che penso intepreti il film in maniera diversa e davvero poco convenzionale. A voi il commento di Mauro Lanari:
Per i teologi la condizione diviniforme è contraddistinta dall'onnipotenza, dall'onniscienza e dal sommo benessere univocamente positivi, “la via, la verità e la vita” di Gv 14, 6. Nell’ora e mezzo di “Jade”, Friedkin demolisce l’ipotetico sussistere, l'“incarnazione”, di questo triplice assunto: il pragmatismo, il veritativismo e il vitalismo massimali presenti all'inizio della pellicola si dissolvono ed evaporano col procedere delle immagini.
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Salve a tutti voi, vorrei inserire questa recensione che non ho scritto io, ma che penso intepreti il film in maniera diversa e davvero poco convenzionale. A voi il commento di Mauro Lanari:
Per i teologi la condizione diviniforme è contraddistinta dall'onnipotenza, dall'onniscienza e dal sommo benessere univocamente positivi, “la via, la verità e la vita” di Gv 14, 6. Nell’ora e mezzo di “Jade”, Friedkin demolisce l’ipotetico sussistere, l'“incarnazione”, di questo triplice assunto: il pragmatismo, il veritativismo e il vitalismo massimali presenti all'inizio della pellicola si dissolvono ed evaporano col procedere delle immagini. Il colpevole, evidente già dal principio, resta impunito a causa della correità di tutti i protagonisti. Ogni attività cinetica, filmica e profilmica, tracolla dallo sfrenato al frenato estinguendosi nella stanzialità, nell'impantanamento e nel ristagno. L'investigatore Corelli, salvo dopo un incidente, sente dirsi da un collega: "Ce l'hai fatta. Lassù qualcuno ti ama." Invece no, “Lassù” non c'è Nessuno che ami: le torride pulsioni d'Eros precipitano in Thanatos e nei cascami d'una pornofilia letale, Trina (come la Trinity di “Matrix”?) “ha fatto vedere il paradiso” a numerosi potenti con la sua insaziabile disponibilità sessuale; ma in realtà era l'inferno, la discesa agl'inferi sino alla morte, e stavolta non c'è margine per alcuna salvezza. Friedkin ha smesso di credere nelle possibilità de "L'esorcista". Con un anno d'anticipo rispetto alle stesse conclusioni dell'Abel Ferrara di "Fratelli"/"The Funeral", nell'uomo restano irredente la natura e la psiche, sì, ma soprattutto l’idea cristiana di Dio, quel rapporto a tre infratrinitario che è solo luttuoso. Nei termini agostiniani dell'Amante (il marito), l'Amore (la moglie) e l'Amato (l'investigatore), quest'ultimo, figura cristica e presunto esponente della Legge benigna, nulla può contro il primo, figura del funesto demiurgo ed esponente della Legge maligna, e non può nulla per via del proprio legame mortifero con la figura mediana dell'altrettanto presunta Dea dell'Amore. Morte di Dio, del cinema, dell'arte: non sopravvive più niente. Da “Vivere e morire a Los Angeles” a “Crepare a Frisco” (san Francesco, Assisi).
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nick castle
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martedì 1 febbraio 2011
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l'ultimo thriller...
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Non è un film definito nel suo genere, un po' thriller, un po' giallo, un po' poliziesco e un po' noir come se già il tutto non bastasse. Al centro della vicenda una donna, Jade, inizialmente ignota, la cui identità allo scorrere della pellicola viene resa sempre più palese, coinvolta nell' omicidio di un collezionista. Il tutto sullo sfondo dell'amicizia tra un potente avvocato e il vice-procuratore distrettuale Corelli, infatuato dalla moglie dell'amico. Le due storie sembrano parallele, una storia romantica (più sessuale in conclusione) e un omicidio, ma niente è quel che sembra e le due vicende iniziano a sembrar collegate.
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Non è un film definito nel suo genere, un po' thriller, un po' giallo, un po' poliziesco e un po' noir come se già il tutto non bastasse. Al centro della vicenda una donna, Jade, inizialmente ignota, la cui identità allo scorrere della pellicola viene resa sempre più palese, coinvolta nell' omicidio di un collezionista. Il tutto sullo sfondo dell'amicizia tra un potente avvocato e il vice-procuratore distrettuale Corelli, infatuato dalla moglie dell'amico. Le due storie sembrano parallele, una storia romantica (più sessuale in conclusione) e un omicidio, ma niente è quel che sembra e le due vicende iniziano a sembrar collegate. La mano di Friedkin si sente e parecchio, mentre Barktoviak, mago della luce, ci mette del suo, sia nello studio delle inqudrature che nell'illuminazione, utilizando obbiettivi soft-focus, che danno un leggero effetto sfuocato tipo pastello, in più le musiche di James Horner fanno da ottimo sottofondo al film, con un sapiente uso del pizzicato negli archi e del sintetizzatore, e qualche buon ri-arrangiamento di temi tradizionnali cinesi, ottimo anche l'utilizzo de "La sagra di primavera" di Stravinsky nella prima scena. Insomma, "Jade" ha tutte le caratteristiche per diventare l'ultimo grande thriller di sempre, i successivi thriller dal 1995 a oggi hanno fatto per la maggior parte pena. Ultimo segno positivo: i due superbi inseguimenti (diretti da Friedkin stesso e non da una seconda unità) che anticipano quelli di "Ronin".
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dany101
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domenica 2 maggio 2010
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pregevole
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Siamo daccordo che non si tratta di un capolavoro.Troppo banale la sceneggiatura,banali i personaggi,lo spunto e anche i colpi di scena...senonchè il regista offre una lezione di cinema dal primo all'ultimo minuto,con una messa in scena elegante,tipicamente anni 90,e molto disinvolta.I punti chiave del thriller sono affrontati in modo diligente e allo stesso tempo stanchi,ma messi sotto la forma con cui li plasma Friedkin diventano l'aggiornamento a tutto quello che c'era stato in precedenza.Montaggio e regia lavorano con l'eleganza di un pittore barocco,e ritagliano sequenze eccezionali,di una liricità unica.Invece,storia ,intreccio e colpi di scena ,fanno parte del solito repertorio di ezterhas,senza la minima variazione.
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Siamo daccordo che non si tratta di un capolavoro.Troppo banale la sceneggiatura,banali i personaggi,lo spunto e anche i colpi di scena...senonchè il regista offre una lezione di cinema dal primo all'ultimo minuto,con una messa in scena elegante,tipicamente anni 90,e molto disinvolta.I punti chiave del thriller sono affrontati in modo diligente e allo stesso tempo stanchi,ma messi sotto la forma con cui li plasma Friedkin diventano l'aggiornamento a tutto quello che c'era stato in precedenza.Montaggio e regia lavorano con l'eleganza di un pittore barocco,e ritagliano sequenze eccezionali,di una liricità unica.Invece,storia ,intreccio e colpi di scena ,fanno parte del solito repertorio di ezterhas,senza la minima variazione.Quindi di contrasti interni ce n'è a volontà.diciamo che una mente brillante come quella di Friedkin,non si capisce perchè si sia fatta ammaliare da una storia così insapore,perdipù,dopo che-di basic istinct-ce n'era già stato uno..
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henry
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lunedì 5 gennaio 2009
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appena nella media del genere
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S.Francisco: un miliardario sporcaccione collezionista di peli pubici viene ammazzato a colpi d'ascia nel suo villone. Il sostituto procuratore Corelli indaga e i sospetti cadono sulla sua ex fiamma Trina, moglie ninfomane di un avvocato di grido. Intanto l'assassino fa piazza pulita dei testimoni. Alternando un pò di sangue (senza però mai esagerare, per carità) a qualche perversione da fumettaccio (con Linda Fiorentino, alquanto ridicola, che se lo fa schiantare ripetutamente nelle retrovie) Friedkin si cimenta in un thriller dal sapore ambiguo e volutamente morboso ma interessante solo per metà. La sceneggiatura di Joe Estherazs infatti (meno pacchiana del solito comunque) è ingarbugliata, macchinosa e non riesce a dosare bene la suspense (concentrata tutta nel finale che è tutto fuorchè sorprendente).
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S.Francisco: un miliardario sporcaccione collezionista di peli pubici viene ammazzato a colpi d'ascia nel suo villone. Il sostituto procuratore Corelli indaga e i sospetti cadono sulla sua ex fiamma Trina, moglie ninfomane di un avvocato di grido. Intanto l'assassino fa piazza pulita dei testimoni. Alternando un pò di sangue (senza però mai esagerare, per carità) a qualche perversione da fumettaccio (con Linda Fiorentino, alquanto ridicola, che se lo fa schiantare ripetutamente nelle retrovie) Friedkin si cimenta in un thriller dal sapore ambiguo e volutamente morboso ma interessante solo per metà. La sceneggiatura di Joe Estherazs infatti (meno pacchiana del solito comunque) è ingarbugliata, macchinosa e non riesce a dosare bene la suspense (concentrata tutta nel finale che è tutto fuorchè sorprendente). I personaggi poi sono piatti e le interpretazioni rasentano la catalessi (Caruso compreso). Nonostante tutto il film è salvato (in parte) dall'ottima tecnica di Friedkin: lo stile molto elegante e il bellissimo senso dei luoghi (presente sia nella ripresa dell'inseguimento automobilistico -lussuosamente fotografato- che nelle sequenze prefinali nella villa -in cui gioca bene lo spaesamento geografico-) limitano i danni del copione e portano il film a un livello sufficiente. Peccato comunque perchè, dati i presupposti e il budget, era doveroso lavorare meglio: così invece l'occasione è sfumata e il risultato resta al di sotto della somma delle parti. Non per tutti i gusti comunque, ma non disprezzabile; il voto corretto sarebbe 2 stelle e mezzo.
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jd
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sabato 3 gennaio 2009
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decisamente alimentare.
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Friedkin si limita a ricalcare la formula di "Basic instinct"(lo sceneggiatore è lo stesso e persino uno dei personaggi di contorno si chiamava Corelli),onorandone tutti i già strarisaputi ingrdienti( a cominciare dalla trama supercontorta),e mettendoci in più una scena di insegiumento automobilistico tipica delle sue.Detto tutto.La Fiorentino riesce a non far rimpiangere la Stone,mentre il futuro Horatio Caine Caruso è visibilmente spaesato.Insomma non è indispensabile,specie se avete già visto il film di Veroheven.
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rebecca
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sabato 27 dicembre 2008
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non sarà un capolavoro hitchcockiano...
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Invece io lo consiglio perché è un giallo che val la pena vedere, anche se non sarà un capolavoro.
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gec
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lunedì 21 aprile 2008
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molto al di sotto
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inferiore alla media di friedkin,appare slegato,con poco ritmo,situazioni al limite del ridicolo:sarà mica stato censurato?io lo sconsiglio.
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