elgatoloco
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domenica 13 agosto 2017
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stephen king con alcune variazioni
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Più che una trasposizione fedelissima di"Cujo", romanzo dell'ormai(all'epoca, intendo)famoso Stephen King, 1981, questo film di Lewis Teague, buon regista in film di suspense e di "avventura", pur se la definizione è generica, "Cujo", film di due anni successivo al romanzo, è un buon film che riesce a rendere in modo convincente le atmosfere kinghiane, a partire dai terroti del bambino Tad nella sua stanzetta, senza arrivare a spiegare veramente come il cane(Cujo, appunto), un San Bernardo, in generee mitissimo, diventi aggressivo. Ma l'intento, apppunto, era quello di spaventare senza "inquietare troppo", come invece avviene pour cause nel libro, dove le"spiegazioni", seppur implicite si possono trovare-qui affiorano a tratti, nella crisi di coppia dei due protagonisti(il male nell'om bra, impliicito)e nella coppia della famiglia del meccanico(sordamente"implodente", ma più direttamente legata alla presenza del cane); le differenze si evidenziano in particolare nel finale tragico, pur se parzialmente"ricomposto"nell'epilogo(in qualche modo post-tutto)della ricomposizione familiare, mentre qui, pur se mancano radiose prospettive del"post", c'è una soprta di(pur se drammatico, in realtà)happy end.
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Più che una trasposizione fedelissima di"Cujo", romanzo dell'ormai(all'epoca, intendo)famoso Stephen King, 1981, questo film di Lewis Teague, buon regista in film di suspense e di "avventura", pur se la definizione è generica, "Cujo", film di due anni successivo al romanzo, è un buon film che riesce a rendere in modo convincente le atmosfere kinghiane, a partire dai terroti del bambino Tad nella sua stanzetta, senza arrivare a spiegare veramente come il cane(Cujo, appunto), un San Bernardo, in generee mitissimo, diventi aggressivo. Ma l'intento, apppunto, era quello di spaventare senza "inquietare troppo", come invece avviene pour cause nel libro, dove le"spiegazioni", seppur implicite si possono trovare-qui affiorano a tratti, nella crisi di coppia dei due protagonisti(il male nell'om bra, impliicito)e nella coppia della famiglia del meccanico(sordamente"implodente", ma più direttamente legata alla presenza del cane); le differenze si evidenziano in particolare nel finale tragico, pur se parzialmente"ricomposto"nell'epilogo(in qualche modo post-tutto)della ricomposizione familiare, mentre qui, pur se mancano radiose prospettive del"post", c'è una soprta di(pur se drammatico, in realtà)happy end. Possiamo dire, in complesso, che Teague assicura una rilettura abbastanza fedele(cfr.sopra)dell'opera kinghiana, nel senso della totale differenza(écat)ra scrittura letteraria e filmica, con quei margini legati alla spettacolarità tipici del cinema e che in letteratura non ci sono, pur se vi sono larghi margini alla futura trasposizione filmica, come da sempre nelle opere di King, scrittore che è stato prof di letteratura, ma da sempre formato a "pane, cinema e rock'n roll", come si evince chiaramente dalla sua autobiografia. Nulla a che vedere, per esempio, con " Shining", odve Stanley Kubrik realizza un film dell'80, che parte dal grande libro di tre anni prima di King: Là si tratta di una "libera interpretazione"qui invece il"liberamente tratto"andrebbe ampiamente virgolettato e relativizzato. Ma tra Teague e Kubrik la differenza(senza voler entrare in considerazioni di merito)è certamente abissale. El Gato
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dandy
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venerdì 12 giugno 2020
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discreto,ma non su tutta la linea.
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Dopo l'intrigante "Alligator",Teague passa all'adattamento di uno dei più celebri romanzi di Stephen King.Ed è abilissimo a sintetizzarne i punti cruciali nella prima parte(l'inizio con il contagio del cane,il confronto tra la famigliola "felice" Trenton e quella "buzzurra" dei Chambers,gli sviluppi del tradimento di Donna)in contrapposizione col progredire della mutazione di Cujo(una parola indiana che sta per forza irrefrenabile),così come a rendere con efficace tensione la seconda,con madre e figlio assediati in macchina.Ma se nel libro gli attacchi di Cujo erano sanguinosi come pure il lungo duello tra Donna e il cane,qui viene mostrato ben poco delle vittime,e Cujo viene neutralizzato piuttosto in fretta(anche se c'è il canonico ritorno del mostro).
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Dopo l'intrigante "Alligator",Teague passa all'adattamento di uno dei più celebri romanzi di Stephen King.Ed è abilissimo a sintetizzarne i punti cruciali nella prima parte(l'inizio con il contagio del cane,il confronto tra la famigliola "felice" Trenton e quella "buzzurra" dei Chambers,gli sviluppi del tradimento di Donna)in contrapposizione col progredire della mutazione di Cujo(una parola indiana che sta per forza irrefrenabile),così come a rendere con efficace tensione la seconda,con madre e figlio assediati in macchina.Ma se nel libro gli attacchi di Cujo erano sanguinosi come pure il lungo duello tra Donna e il cane,qui viene mostrato ben poco delle vittime,e Cujo viene neutralizzato piuttosto in fretta(anche se c'è il canonico ritorno del mostro).Altra scelta sbagliata a mio avviso è l'happy ending per quanto riguarda Ted.Insomma il regista (forse anche per imposizioni produttive)ha affossato quelli che sono i punti di forza del romanzo,rendendo un potenziale cult dell'horror tragico ed estremo nulla più di un buon prodotto di genere.Davvero un peccato...Per Cujo sono stati utilizzati(egregiamente)5 cani diversi(compreso un rottweiler per ovviare alla scarsa ferocia nelle espressioni del san bernardo),una testa meccanica e uno stunt in costume.Fotografia di Jan de Bont e bella musica di Charles Bernstein.
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