Profondo rosso

Il cinema horror di oggi prescinde senza dubbio da profondo rosso,e non è un affermazione azzardata dire che questo film è ancora di importanza capitale per quei pochi registi che non sono stati divorati dal marketing e che hanno ancora il coraggio di "girare".Assurdo il cinema di oggi:con capolavori alle spalle come questi dovrebbe essere ancora più incentivante inventare, ed invece gli omicidi efferati, una colonna sonora da brividi ed una dimostrazione di bravura degna(qualcuno scusi il paragone un pò azzardato)di Sergio Leone rimangono tentativi incompiuti di far prosperare un cinema horror italiano ed in generale che non trova più maestri.Ma comunque ora è inutile rimpiangere i tempi passati e come qualcuno converrà inutile parlare della brutta piega che la settima arte sta prendendo diventando come la letteratura in certi casi solo ostentazione di belluria.Faccio queste considerazioni in quanto poche parole non potrebbero descrivere appieno la bellezza di profondo rosso:occorre infatti visionare con gli occhi di bambino un colosso dei quali l'italia dovrebbe andarefiera ma che spesso viene dimenticato per arcani che ancora mi sfuggono(l'autocelebrazione quando è fatta a dovere è puro amore per il proprio mestiere). Un preambolo un pò azzardato il mio, ma dovevo sfogarmi...dunque la trama ci narra di una serie di omicidi efferati, tra i quali quello di una medium che ha riportato alla memoria le atmosfere oniriche di suspiria,coinvolgeranno un musicista che ignaro persino di avere intravisto il volto dell'assassino (nel tentativo di salvare la medium di cui sopra) in una spirale di orrore che lo porterà alla scoperta di particolari orribili di un' esistenza macchiata dalla morte.Dario argento dirige con maestria e con mano saldissima un capolavoro di stile dove l'indagine psicologica dei protagonisti mostra ancora una volta la sensibilità del regista(caso analogo in opera). Come se non bastasse i Goblin impreziosiscono il tutto con un limpido e puro omaggio per le vostre orecchie, a dimostrazione che in questo film la musica conta almeno quanto tutto il resto. Insomma, un pezzo da novanta che merita di essere visto, ascoltato e riconsiderato...