Il caso Pisciotta

Quando lo vidi all'Arlecchino di Bologna nella primavera credo del 73 rimasi impressionato dalla scena di violenza a Placido ... nei manifesti c'era il disegno di un uomo nudo attorniato da altri detenuti...
sul Giorno non raggiunse i tre °°° ch'erano il film buono, per fare un film di valore non serviva di più, bastava non rimanere sulle °° il 'discreto', allora meglio una *, il film, seppure al ribasso, aveva una sua personalità, due ** lo pigliavano sordi, manfredi, la monica vitti ...la medietà la cosa peggiore, la massa acritica,
tre *** denotavano l'originalità, non importa che il film sia perfetto, non importa niente, è un film, rimarrà lo stesso nella storia del cinema, chi lo ha amato non lo dimenticherà, non è un libro non deve diventare un capolavoro,
ma Visconti Eriprando non divenne mai nemmeno un buon regista, non si può appartenere a una famiglia che affonda le radici della nobità a prima dell'anno mille e poi sperare di fare un lavoro, zio Luchino era un'altra cosa,
era corretto abbastanza sì ma gli mancava, io credo, quell'umanità che può avere soltanto chi ha almeno un pò sofferto, chi a cui le cose non sono andate molto bene almeno per un pò,
eppure il film era l'ideale per diventare uno dei film di quegl'anni, drammatico, su temi sociali, specie la mafia, ricalcando la struttura dei film americani su materie italiane, come fece Damiani nella 'Confessione',
lo ricordo molto male, c'era la morte di Pisciotta ma poteva essere chiunque altro, V.E. no si cura della storicità della vicenda, e la storia è noiosa, ripete 'il giono della civetta' ma in modo piatto, un pò noioso, abbastanza ben condotto ma senza 'urgency' osservava P. Bianchi,
sino a che s'arriva alla sequenza della violenza in carcere...questa sì notevole,
Saro Urzì ordina al povero Michele di spogliarsi, 'ti sei comportato come una donnetta e come una donna ora ti trattiamo ... per quanto vorremo'...
non avrei voluto essere al suo posto !!!
P. nudo col suo ... gli altri detenuti che si sbottonano i pantaloni ... le urla tremende ... l'anziano detenuto che si volta dall'altra parte e si copre gli occhi...
neanche 'in disgrazia alle fortune e agli occhi degli uomini'...
scene possenti ... rappresentazione impietosa del carcere, della crudeltà cui s'abbassa l'uomo
'dal dì che nozze tribunali ed are diero alle umane belve esser pietose di sè stesse e d'altrui'...
ma per condurre bene un film come questo ci voleva ben altro regista, magari americano, un Martin Ritt, un Coppola, un Don Siegel, un Aldrich, un Altman ...
ne sarebbe risultato un grande film.