Roma |
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Un film di Federico Fellini.
Con Alvaro Vitali, Fiona Florence, Britta Barnes, Pia De Doses, Renato Giovannoli.
continua»
Commedia,
durata 120 min.
- Italia 1972.
MYMONETRO
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1) l'alterità, la donna, il sesso in Fellini
di Francesco Di BenedettoFeedback: 0 |
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mercoledì 17 maggio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mai come in Fellini ho visto rappresentata in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica maschile nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio Casanova è stato considerato un film squisitamente cerebrale in relazione alla presa di distanza critica e demistificatoria dell’autore nei confronti del protagonista; prescindendo però dall’universo sessuale meramente asettico e meccanicistico del personaggio concreto l’atteggiamento dell’autore nell’esplorazione del femminile mi sembra di segno del tutto opposto; e il film diventa allora un viaggio nel sesso, un viaggio all’interno del corpo, fra tessuti, umori e micro-particelle organiche in perenne, sfibrante movimento; un viaggio nella donna, all’interno della donna la cui immagine così autenticamente intima, profonda e viscerale potrà anche repellere per l’estremità e la forza delle tinte. Perchè escludere la dimensione più direttamente sessuale dall’universo felliniano? E aggiungo, a costo di cadere nel banale e nel già sentito, dimensione che costituisce il centro nevralgico e simbolico nella poetica felliniana o comunque la scintilla salutifera di catarsi: lo stupore, l’emozione, il desiderio viscerale e triviale di fusione e al contempo lo sguardo satirico e penetrante di fronte all’altro da sè, così imponente e pregnante nella nostra esperienza individuale da rischiare anche di esserne travolti. Nella diversità dunque, nella bellezza, nel mistero, nel vigore espressivo, nei richiami del mondo che ci circonda l’autore pare trovare la valvola più significativa di salvezza dai propri demoni interiori: la possibilità di convogliare la propria irrequietudine, questo surplus di energie altrimenti rinserrato corrosivamente dentro di sè, verso l’esterno, sublimandolo in sentimento d’amore e d’ironia, vissuti ed esperiti anche e soprattutto tramite le pulsioni primarie della propria corporeità. Potrà poi infastidire o intimorire l’immaginario di quei donnoni; io preferisco invece leggerlo come Truffaut come “esaltazione” energica e incontenibile “della vita” da parte di un artista innamorato di una vita che ci possa coinvolgere in tutta la sua irrefrenabile e inesauribile dirompenza espressiva. Vorrei poi spendere due parole sulla supposta chiave onirica di leggere detta alterità; sento personalmente l’autore così immerso nella concretezza dell’esperienza da comunicare, da risultare tutt’altro che “sognatore”; le sue opere conservano qualcosa in più e qualcosa in meno rispetto ai sogni che siamo abituati a fare; innanzitutto c’è lo spettacolo, l’ipertrofia, la celebrazione, l’apoteosi dello spettacolo, questo rendere spumeggiante tutto il mondo rappresentato, questo travolgerci nello stupore, costringerci al magone, lasciarci a bocca aperta nel presentarlo; questo senso di costruzione e di artificio, di forzatura della realtà delle nostre percezioni più immediate nel senso di un eccesso di stimolazione del proprio corpo; i sogni cui siamo abituati potranno pure stupirci razionalmente a posteriori ma, vivendoli, scorrono molto più naturalmente e si colorano di routine; d’altro lato quel senso pacato e rigenerante di abbandono, di rilassamento fisico-muscolare che si esperimenta dormendo e dunque sognando si rintraccerà a fatica nei film dell’autore, carichi tutti di tensioni atte a destarci, sconvolgerci, farci vivere l’esperienza filmica assaporandone goccia dopo goccia, fino ad esaurimento di ogni energia. (continua nella seconda parte)
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