Quartiere dei lillà

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Un film di René Clair. Con Pierre Brasseur, Henri Vidal, Dany Carrel, Georges Brassens, Raymond Bussières, Raymond Bussières Titolo originale Porte des lilas. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 96 min. - Francia 1957. Acquista »
   
   
   

il poeta cantore degli umili nella fiaba realista Valutazione 4 stelle su cinque

di carloalberto


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mercoledì 5 maggio 2021

 Già le prime immagini ci immettono in un paesaggio urbano incantato, creando un’atmosfera favolistica che stride con il degrado umano e morale dei personaggi, vite emarginate, alla deriva in un quartiere povero di Parigi, la grande periferia di Fallet, dove le giornate trascorrono uguali e monotone al bar, tra grandi bevute con gli amici di sempre, mentre i monelli in strada scorribandano felici, mimando, nell’eterno gioco di guardia e ladri, i misfatti degli adulti.
Il bandito che irrompe nel tran tran quotidiano, inseguito dai flic, diviene immediatamente l’idolo dei bambini, di Jujù e di Maria, la figlia dell’oste, tutte anime innocenti che vedono ingenuamente nell’antieroe un’occasione di riscatto da una vita squallida e senza speranze.
Brassens interpreta sé stesso, l’Artista anarchico, il poeta cantautore, ed è al contempo l’alter ego di Clair, calatosi nella storia nella parte dell’amico dei deboli, cantore di una umanità condannata all’abbrutimento dalla propria condizione sociale, che nulla può per redimere o salvare le anime perse che lo circondano se non accompagnare con la chitarra ed il suono della voce le loro tristi vicende, essere la colonna sonora di vite disgraziate e che innalza, con la poesia del racconto filmico, l’umile abitante di un quartiere periferico, l’ubriacone nullafacente, ad eroe contemporaneo.
L’amicizia tra Jujù e l’Artista rappresenta metaforicamente l’amore di Clair per il popolino, nella nuova visione del cinema europeo del secondo dopoguerra, che abbandona le grandi storie degli uomini illustri, che in Italia decreta la morte del cinema dei telefoni bianchi con la nascita del neorealismo, per guardare alla vita della gente comune, della povera gente che popola le periferie delle grandi metropoli, alimentando quel sottoproletariato urbano che sarà protagonista, qualche anno dopo, dei primi film di Pasolini, Accattone e Mamma Roma, e che Fellini aveva già reso immortale con La Strada ed Il Bidone.
L’edizione italiana risulta interessante quanto l’originale, arricchita com’è dal doppiaggio di due grandi attori italiani dell’epoca, Nando Gazzolo, la voce di Henri Vidal nella parte del bandito, e Carlo Romano quella di Pierre Brasseur alias Jujù.
 

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