luca scial�
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giovedì 14 novembre 2013
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la generazione dei bruciati in 3 paesi
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Film diviso in 3 episodi, legati a 3 Paesi diversi. In Francia un gruppo di amici va in gita ma ha in mente un colpo, più fantasioso che concretizzabile. Ma due fratelli meditano di uccidere uno di loro, benestante e bordelaine, per rubargli dei soldi. In Italia un giovane di famiglia benestante si da' al contrabbando di sigarette per guadagnarsi soldi da solo. In Inghilterra un giovane farebbe di tutto per la notorietà, anche un omicidio.
Secondo lungometraggio per Michelangelo Antonioni, che bissa l'ottimo esordio con un film nero avente come protagonista la borghesia. In particolare i giovani, che sociologicamente furono definiti "gioventù dei bruciati", perché vissero il periodo della ripresa e in modo più spensierato di quella precedente, che visse il dramma della guerra.
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Film diviso in 3 episodi, legati a 3 Paesi diversi. In Francia un gruppo di amici va in gita ma ha in mente un colpo, più fantasioso che concretizzabile. Ma due fratelli meditano di uccidere uno di loro, benestante e bordelaine, per rubargli dei soldi. In Italia un giovane di famiglia benestante si da' al contrabbando di sigarette per guadagnarsi soldi da solo. In Inghilterra un giovane farebbe di tutto per la notorietà, anche un omicidio.
Secondo lungometraggio per Michelangelo Antonioni, che bissa l'ottimo esordio con un film nero avente come protagonista la borghesia. In particolare i giovani, che sociologicamente furono definiti "gioventù dei bruciati", perché vissero il periodo della ripresa e in modo più spensierato di quella precedente, che visse il dramma della guerra. Giovani paranoici, superficiali, privi di valori. Che anticiperanno un trend che si acuirà sempre più nei decenni successivi, con l'espandersi del benessere. Antonioni prende in esame 3 Paesi diversi e li accomuna con tre storie tanto diverse quanto simili. Un'analisi sociologica di livello europeo che mostra quando questo regista sia già maturo e da considerarsi tra i grandi del cinema italiano.
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fedeleto
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lunedì 11 marzo 2013
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i vinti dalla vita
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Dopo l'ottimo esordio di Cronaca di un Amore,Antonioni dirige la sua seconda opera,incentrata su un film denuncia riguardo la delinquenza giovanile nell'immediato dopoguerra.Dviso in 3 episodi e 3 nazioni differenti,la storia e' tratta dal soggetto di Antonioni,Vasile,Fabbri e Cecchi D'amico,e la sceneggiatura di Antonioni,Vasile,Cecchi D'amico,Fabbri,Bassani,Nimier.La storia si apre con una sorta di cinegiornale,ove un cronista parla della delinquenza giovanile,e nel frattempo scorrono immagini della guerra e degli articoli di criminalita' giovanile presenti nei titoli dei giornali e nelle riviste,questi personaggi pertanto non sono solo vittime e dunque vinti,ma anche persone spinte da qualcosa di diverso poiche' sono tutti borghesi,e il male sta nell'imitarli.
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Dopo l'ottimo esordio di Cronaca di un Amore,Antonioni dirige la sua seconda opera,incentrata su un film denuncia riguardo la delinquenza giovanile nell'immediato dopoguerra.Dviso in 3 episodi e 3 nazioni differenti,la storia e' tratta dal soggetto di Antonioni,Vasile,Fabbri e Cecchi D'amico,e la sceneggiatura di Antonioni,Vasile,Cecchi D'amico,Fabbri,Bassani,Nimier.La storia si apre con una sorta di cinegiornale,ove un cronista parla della delinquenza giovanile,e nel frattempo scorrono immagini della guerra e degli articoli di criminalita' giovanile presenti nei titoli dei giornali e nelle riviste,questi personaggi pertanto non sono solo vittime e dunque vinti,ma anche persone spinte da qualcosa di diverso poiche' sono tutti borghesi,e il male sta nell'imitarli.Si inizia pertanto con l'episodio francese ove un gruppo di ragazzi passa una gita in campagna,li' un ragazzo spinto dal fratello uccide un loro compagno che credono sia ricco,ma invece e' solo un ragazzo come tutti che per conquistare le ragazze dice di essere ricco.Nel secondo episodio siamo invece in Italia dove un ragazzo figlio di buona famiglia traffica per il contrabbando di sigarette.Scappato dalla finanza,uccide un uomo che gli sbarra la strada.Una brutta caduta gli procurera' un'emorragia interna e morira' la sera dopo,non prima di aver passato una notte con la persona che ama.Nell'ultimo episodio invece siamo in Inghilterra dove un ragazzo chiama un giornalista di cronaca nera per dargli la notizia del ritrovamento di un corpo ove vi e' una donna strangolata.Gradualmente il ragazzo chiedera' che venga ricompensato con la possibilita' di scrivere l'articolo per quel giornale,e poco dopo aver raggiunto il successo confessera' di essere stato lui ad ucciderla per avere la notorieta'.Antonioni dirige abilmente un piccolo capolavoro che si incentra su un tema evidente che ricollega tutti e tre gli episodi,ovvero la violenza.Nel primo episodio ,vediamo un gruppo di ragazzi mirato ad uccidere il povero Pierre,ovvero il ragazzo che si spaccia per aristocratico,il tutto avviene in una cornice naturalista come appunto la campagna,e quello sparo interrompe quel senso di tranquillita' e pace(una metafora individuabile nello straniero di Camus,artista prediletto da Antonioni),il ragazzo che commette il delitto si sente spaesato ora,diverso,ecco che capisce di essere un vinto.Nel secondo episodio invece andrebbero precisate parecchie cose,inizialmente l'episodio raccontava di un giovane con tendenze politiche evidenti,che bruciava una fabbrica e trovava rifugio dalla donna che ama,anche se i postumi lo porteranno alla morte.Invece la versione piu' trasmessa appunto racconta di questo ragazzo contrabbandiere di sigarette che uccide un uomo su un ponte(metafora del passaggio da un posto ad un altro,e quindi da contrabbandiere ad assassino),e la sua discesa nel canale fognario e' l'esempio di come adesso il povero ragazzo sia caduto in basso,la caduta inoltre che gli provoca questa emorragia lo portera' alla morte.Gli rimane solo la sua donna e la famiglia preoccupata che non lo vede tornare,buono il discorso che fa alla sua donna,ove la liberta' lo ha portato a svolgere questa vita,e lui e' pronto a fare qualunque cosa per essa.Ebbene anche lui si scopre essere un vinto quando la sua morte arriva e lo punisce ancor prima di un processo.Nell'ultimo episodio,considerato da molti il migliore,vi e' ancora una volta l'atto di violenza,ma non spinto da presupposti romantici(l'episodio francese,ove il ragazzo poco prima di uccidere gli viene chiesto dalla ragazza- lo fai per me?) oppure per motivi idealistici(la liberta' ,monologo che fa il protagonista del secondo episodio),ma dalla banalita' di voler diventare qualcuno attraverso l'omicidio,la ricerca del successo e quindi dell'avere viene portata da un uccisione della moralita' e della vita umana,e dunque dell'essere.Antonioni ha fatto un ottimo lavoro stilistico e tecnico,predilige i campi lunghi,ove non sembrano esserci veri e propri protagonisti,ogni personaggio e' principale e svolge un piccolo ruolo che e' indispensabile per completare e rifinire l'opera.La censura francese lo ha proibito in patria.Rimane un piccolo capolavoro che solo nel finale dove il cronista iniziale riprende e moralizza il film dicendo che se anche solo uno di questi episodi ha disgustato lo spettatore allora il lavoro fatto non e' stato vano.
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massimiliano riccardi
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mercoledì 18 aprile 2012
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la retorica del male
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Film diviso in tre episodi,tre diverse ambientazioni.Nell'episodio francese il male come banalità del gesto fine a se stesso. Il giovane che commette il delitto non è neanche in grado di finalizzare l'atto drammatico appena compiuto, il complice che vilmente si dissocia viene assolto da un padre specchio della società che decide chi è colpevole o chi non lo è a prescindere dalla giustizia.La morale discende dall'alto,il vile non è più vile il complice non è colpevole di nulla solo perchè una sorta di autorità ha deciso così , significativa la frase verso il ragazzo tra gli ideatori dell'efferato delitto : < vattene a casa tu,che non hai fatto niente> .
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Film diviso in tre episodi,tre diverse ambientazioni.Nell'episodio francese il male come banalità del gesto fine a se stesso. Il giovane che commette il delitto non è neanche in grado di finalizzare l'atto drammatico appena compiuto, il complice che vilmente si dissocia viene assolto da un padre specchio della società che decide chi è colpevole o chi non lo è a prescindere dalla giustizia.La morale discende dall'alto,il vile non è più vile il complice non è colpevole di nulla solo perchè una sorta di autorità ha deciso così , significativa la frase verso il ragazzo tra gli ideatori dell'efferato delitto : < vattene a casa tu,che non hai fatto niente> .
Assoluzione,colpevolezza,banalità del male pur nella sua atrocità,questi sono gli ingredienti dell'episodio italiano, la catarsi finale con la morte del giovane assassino come monito che il delitto non paga.L'episodio inglese, forse il più originale, vede come protagonista la follia lucida e programmata,il bisogno di uscire dalla massa a qualsiasi costo.La vita umana non ha più valore, il cinismo totale.
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paride86
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martedì 14 ottobre 2008
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inutilmente moralista
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Ecco un altro film sui "giovani d'oggi", dove oggi, in questo caso, sta per gli anni '50. "I vinti" esce lo stesso anno di "Amore in città", che ha un episodio sullo stesso tema: i ragazzi della generazione 1930-1940, che dà scandalo ma a sua volta si scandalizzerà davanti agli hippies degli anni '60 e '70, i quali, a loro volta, inorridiranno davanti agli eccessi dei ragazzi negli anni '80 e '90. Insomma, un circolo senza fine: siamo stati e siamo tutti dei "giovani d'oggi", ma è difficile capirlo una volta arrivati all'età adulta, quando si è pronti solo a giudicare ripetendo le frasi sentite dai propri genitori quando si era ragazzi. Ma veniamo al film: Antonioni racconta tre episodi in cui i giovani, che cominciano a tornar tardi la sera e ad avere soldi propri, diventano ladri, assassini, contrabbandieri e sanguinari mitomani.
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Ecco un altro film sui "giovani d'oggi", dove oggi, in questo caso, sta per gli anni '50. "I vinti" esce lo stesso anno di "Amore in città", che ha un episodio sullo stesso tema: i ragazzi della generazione 1930-1940, che dà scandalo ma a sua volta si scandalizzerà davanti agli hippies degli anni '60 e '70, i quali, a loro volta, inorridiranno davanti agli eccessi dei ragazzi negli anni '80 e '90. Insomma, un circolo senza fine: siamo stati e siamo tutti dei "giovani d'oggi", ma è difficile capirlo una volta arrivati all'età adulta, quando si è pronti solo a giudicare ripetendo le frasi sentite dai propri genitori quando si era ragazzi. Ma veniamo al film: Antonioni racconta tre episodi in cui i giovani, che cominciano a tornar tardi la sera e ad avere soldi propri, diventano ladri, assassini, contrabbandieri e sanguinari mitomani. Il regista non si cura di spiegare i motivi che spingono una persona ad adottare un simile comportamento, né ad indagare nella situazione familiare, che viene appena accennata e sempre in maniera idilliaca. Di chi è allora la colpa? Lo spiega Antonioni nel prologo e nell'epilogo: sono i fumetti e le storie di gangsters che riducono in questo modo i ragazzi, affascinandoli con le loro immagini fatiscenti. Ma allora i giovani degli anni '70, dopo aver visto "Il padrino", come dovrebbero essere? E quelli degli anni '90, dopo la visione de "Le iene" e "Pulp fiction"? Dovremmo avere intere generazioni di assassini sanguinari e psicopatici, stando alle conclusioni di Antonioni. Sono queste le cose che traviano i ragazzi? I genitori, la società, le istituzioni non hanno alcun ruolo a riguardo? Mah. Comunque, a parte i contenuti, "I vinti" non è particolarmente riuscito neanche stilisticamente: nel primo episodio le motivazioni del crimine sono poco comprensibili. Insomma, un film noioso e moralista.
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