Arsenico e vecchi merletti

Rivista dopo circa 60 anni la comedy di Capra del ’44, tratta da un lavoro teatrale di Kesselring, ha perso tutto il suo black e la coppia di tenebrosi figuri che ad un certo punto irrompe di notte sulla scena purtroppo non fa più paura come quando ero bambino e i due sinistri personaggi appaiono per quello che sono, ovvero, l’uno la bonaria presa in giro del Frankenstein del ’31 di James Whale, riuscita per la verità anche grazie ad un impressionante somiglianza di Raymond Massey con Karloff, e l’altro la caricatura che oramai Peter Lorre andava facendo da qualche tempo in tanti film comici del suo iconico personaggio di M il mostro di Dusseldorf, memorabile protagonista del capolavoro omonimo di Lang. Il finale farsesco, tra l’altro peggiorato da un doppiaggio a tratti andato perso e rifatto male, non rende giustizia al resto della commedia che resta ancora divertente nonostante abbia i suoi anni, molti di più di quelli delle due amabili ziette assassine. La recitazione di Grant, fin dall’inizio sopra le righe, nelle ultime sequenze diventa però insopportabilmente eccessiva. L’attore moltiplica le espressioni buffe e le mossettine, il doppiatore ci mette del suo ed esagera, così che la preziosa ironia dei dialoghi e la genialità delle trovate su cui fino a quel momento si reggeva il film, come l’irresistibile gag della carica che il cugino matto fa ogni volta che corre su per le scale, si perdono irrimediabilmente lasciando il posto ad un cacofonico frastuono di urla e strepiti accompagnati da lazzi e varie amenità che ricordano quelle di una compagnia di guitti della commedia dell’arte.