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Strana accoppiata quella tra Mastoianni e Troisi.Così strana da non essere molto credibile. Capisco che in quegli anni Troisi era una sicura garanzia per il botteghino, ma sinceramente i due personaggi sono un pò come l'olio e l'acqua: impossibili da amalagamarsi.Uno dei due avrebbe dovuto almeno cambiare idioma, ma si sa che il grande Marcello non era affatto portato per le "lingue" di casa nostra. E Troisi cresciuto in una famiglia dell'alta borghesia romana che parla napoletano è una nota stonata.
Nonostante tutto, il film non mi è dispiaciuto. Scola è talmente bravo da mettere insieme Diavolo e acqua santa. Così i due attori che comunque sono all'altezza dei propri ruoli. Mastroianni sopra le righe. La storia è carina. Troisi sta terminando il servizio militare a Civitavecchia e in quella cittadina si è creata una "vita" molto diversa da quella sognata dal padre, ricco avvocato della capitale. Mastoianni annuncia al suo arrivo di aver regalato al figlio una splendida auto e un superattico, ma Troisi rimane quasi indifferente.
Il solo regalo che apprezza è un vecchio orologio da taschino adottato dalle Ferrovie. Quello a cui si chiedeva "Che ora è"- Appartenuto al nonno.
Mastroianni è deluso dalla mancanza di ambizioni del figlio che vive giorno per giorno la propia vita, fatta di amicizia e solidarietà con la gente semplice del posto.
Il padre pur vedendo il figlio felice, preferisce tornarsene a Roma sbattendo la porta, ma...
Il soldatino riconciliatosi col padre che in fondo ama e che ha sempre amato pur temendolo, si imbarca sul treno del ritorno e non scende mentre i due giocano col vecchio cipollone "Che ora è"... "Che ora è"
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