The most dangerous man in America: Daniel Ellsberg and the Pentagon Papers

   
   
   

confessioni kaufmaniane Valutazione 3 stelle su cinque

di saramarini2002


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giovedì 10 giugno 2010

Confessions of a dangerous mind comincia dalla fine: siamo a New York, è il 1981, Charlie (Sam Rockwell) è asserragliato in una stanza d’albergo dove cerca protezione dal mondo circostante, nudo (vulnerabile), provato. Aldilà della porta, la presunta donna della sua vita gli ricorda che lo ama mentre lui le ricorda che è molto impegnato. Certo, impegnato a cercare di rimettere insieme i tasselli della sua esistenza cui fungerà da collante la stesura delle sue memorie. Attraverso una serie di flashback facciamo la sua conoscenza, quella di un ragazzo affamato di sesso e affetto che incappa in una collezione interminabile di grotteschi rifiuti sino a che, a Philadelphia, nel 1961, non incontra la ragazza giusta, Penny (una radiosa Julienne Moore). Charlie ha già composto una hit che imperversa alla radio tuttavia insegue il sogno di inventare il format di successo con cui sfondare nel mondo della televisione. Lo farà con "La corrida", "Il gioco delle coppie" e "Appuntamento al buio”, partoriti dalla sua fertile mente in concomitanza con lo svolgimento dell’attività di agente segreto della CIA. Solo l’eliminazione del lato oscuro maschile e femminile, emersi a causa della frustrazione per aver grossolanamente banalizzato i contenuti mediatici della televisione americana, riuscirà a far ricongiungere Charlie alla donna amata, chiudendo felicemente il cerchio della sua vita fino ad allora resa instabile dalla sua voracità di riconoscimento sociale. In questa falsa autobiografia, diretto da George Clooney e basato sulla biografia 'non autorizzata' di Chuck Hirsch Barris, produttore televisivo e insospettabile agente CIA, rientra la pratica dell’inserire personaggi reali in situazioni fittizie, attività per la quale lo sceneggiatore Charles Kaufman sembra avere una naturale e feconda predisposizione. I suoi continui capovolgimenti di identità, finzione e realtà continuano a stupire e a incantare sfiorando l’assurdo e il paradosso. George Clooney dirige la storia riservandosi il ruolo di agente capo del protagonista e arricchendo la storia con camei di Brad Pitt e Matt Damon e con una Julia Roberts declinata in chiave dark cui fa’ da contrappunto il più umano killer Rutger Hauer. Una fotografia a tratti livida a tratti satura accompagna angolazioni di ripresa sghembe e stranianti che ricordano l’amico Soderbergh. Bello. Spiazzante. Kaufmananiano.

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