Non conosci Papicha

Papicha cioè “ragazza che rifiuta il velo e indossa i jeans”, ma anche, per i giovani algerini, “ragazza inappropriata e discinta”. Papicha è il soprannome della protagonista, Nejima (interpretata da una fantastica Lyna Khoudri), che ha e segue la vocazione di fare la stilista nell’Algeria degli anni Novanta, Paese devastato dalla guerra civile dove le bande del Fronte Islamico uccidono in dieci anni 150.000 persone. Nedjima, studentessa universitaria, ha uno spirito ribelle e anticonformista, lotta contro tutti gli ostacoli istituzionali e religiosi per realizzare una sfilata di moda all’Università, dove vive, un luogo che in pochi giorni viene separato dal mondo esterno da un muro di recinzione. Il sogno della ragazza trova il pieno sostegno e l’alleanza di cinque amiche con cui si stabilisce un rapporto di vera e propria sorellanza: un legame dove la voglia e la gioia di vivere appieno l’età e i desideri della giovinezza mostrano un continente femminile arabo a noi del tutto sconosciuto, come sconosciute ci sono le condizioni dell’Algeria in quegli anni, in preda al fanatismo politico e religioso. La regista Mounia Meddour, che dal suo Paese è venuta via con la famiglia per sfuggire alle persecuzioni nei confronti del padre scrittore,
racconta in questo film (premiato al Cesar come miglior opera prima e per la miglior attrice emergente) un’esperienza vissuta da vicino e sulla propria pelle. Papicha non ha nessuna intenzione di lasciare Algeri, vuole vivere dove è nata e dove ha la sua famiglia e le sue amicizie. Il film è toccante, i primi piani aiutano a comprendere gli stati d’animo dei protagonisti, il film oscilla fra genere drammatico e thriller, è impossibile restare indifferenti. Lo spettatore è preso per mano e invitato a essere dentro quel Paese in un periodo così nero, così vicino a noi e così ignorato.