Occhio alla Perestrojka |
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Un film di Giuseppe Moccia, Franco Castellano.
Con Jerry Calà, Ezio Greggio, Corinne Cléry, Franco Diogene.
continua»
Commedia,
durata 90 min.
- Italia 1990.
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commediola sin nada de seriviciodi elgatolocoFeedback: 257582 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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sabato 16 gennaio 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Occhio alla Perestrojka"(Castellano e Pipolo, da u soggetto di Jerry Calà e Stefano Sudrié, sceneggiatura di Castellano e pipolo con Jerry Calà, 1990)è forse il peggior film della "preimata"coppia, con un soggetto "morivato dai tempi"(perestroka, glasnost, poco dopo la caduta del Muro di Berlino, 1989, prima della caduta dell'URSS, ma comunque a crollo dei regimi dell'Est europeo avvenuto), che non sa per nulla traudrsi in sceneggiatura, perdendosi nella solita storiella deli due (anzi tre, c'è anche il romano Fillippo, reso da Rodolfo Laganà)che, quando lavoravano, per una ditta italiana di trattori, in Buldaria, avevano promesso grandi cose(matrimonio)a tre ragazze bulgare, mentre poi, tornati in Italia, segnatamente a Crema, hanno da fare con le proprie mogli e con il posto di lavoro che, magari, rischia di rievelarsi"precario".... C'è poco, per non dire nulla, in questo film, salvo forse il duetto tra Ezio GreggioMarco)e Jerry Calà(Fulvio), i due colleghi che fanno le scenette insieme, che arriverebbero al"metafilmico"se fossero Jerry Lewis e Dean Martin o al limite Cochi e Renato o anche Frnaco e Ciccio, ma con la loro bravura"limitata"(meglio Greggio, comunque, dato che Calà, al massimo, va bene per recite parrocchiali o da"circo in crisi"-chi scrive questa nota anni fa l'ha visto in una perfrormance teatrale molto scarsa, dove avrebbe potutot emergere la sua bravura, se essa ci fosse), mentre Laganà, meno amico nella storia, è quasi una sorta di "terzo incomodo". La simpatia di Greggio non basta, l'avvenenza dlele ragezze neppure(una delle quali, tale Jeanette Vandreveld, non ha un cognome precisamente bulgaro, ma, sempre a partire dal cognome sembra piuttusoto olandese o fiamminga...), la storiella mostra la corda dopo meno di dieci minuti, gli equivoci e gli scambi di luoghi e personaggi, che derivano dalla lunga tradizione comica già presnete in Aristofane e in Plauto e Terenzio francamente non reggono e anzi si"elidono"a vicenda, in complesso tutto il resto non c'è... Perccato, ma francamente è difficile trovare una coimmediola filmica sia dell'epoca(piùdi trent'anni fa, ormai)sia successiva o anche anteriore più banale e insulsa. Sceneggiatura scritta troppo in fretta, per"cavalacre la trigre monentanea", per dare a vedere quanto non c'è, per co^ dire, dove l'unico momento interessante-ma poco sviluppato-è la eprfomrance diPippo Santonastaso, un picoclo truffatore che si finge fratello perduto(rapito dagli zingari molti anni prima)del capo, con conseguenze facilmente prevedibili e dunque autopunentesi, diciamo coì... Per il resto Corinne Clery, Marina Giulia Cavalli e Mattia Sbragia, che altrimenti sono interpreti di rango, sacrificate/e in ruoli quasi insignificanti, di poco momento, desinati a non dire nulla o quasi. dal punto di vista della significazione spettacolare. Ecco come un evento comnque epocale)anche se la sua importanza è staa spesso sopravvalutata)diventa un"nulla"in un filmetto che"studiato"un po'meglio, avrebbe persino diventare piacevole, ma on eisce minimanene a"decollalre", Certo anche varie analisi storico-sociologcihe-politologiche del fenommeno non hanno colto nel segno, ma alamneo là c'era ed era ben visibile lo sforzo, cosa che non si può dire per questo"film". El Gato
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