Parliamo delle mie donne |
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Un film di Claude Lelouch.
Con Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irène Jacob.
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Titolo originale Salaud, on t'aime.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 124 min.
- Francia 2014.
- Altre Storie
uscita giovedì 22 giugno 2017.
MYMONETRO
Parliamo delle mie donne
valutazione media:
2,76
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Accontentarsi di questo Lelouchdi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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domenica 19 aprile 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono passati oltre vent anni da La cena, uno degli ultimi film di Scola, opera che impegnava -ma forse neanche troppo, volendo essere cattivelli- svariate personalita del cinema . Sempre volendo essere cattivelli -e neanche troppo- qualcuno poteva obiettare che il regista di C eravamo tanto amati avesse realizzato un film privo di ispirazione autentica, desideroso soprattutto di ritrovare vecchi amici, inevitabilmente in-vecchi-ati dal tempo
Sarebbe stata una considerazione parzialmente gratuita, probabilmente, come lo sarebbe -sostanzialmente, ma non del tutto- verso quest opera di Lelouch, uscita in Italia con tre anni di ritardo, e con un titolo completamente diverso.
Parliamo delle mie donne sostituisce, infatti, l originale Porco, ti amo. Ecco dunque un vecchio volpone - chi, se non Johnny Halliday-, che si vede piombare in casa le quattro figlie, avute da matrimoni diversi, attirate da una bugia. Con al seguito, s intende, la rispettiva prole.
Nonostante la drammaticita della menzogna in questione, il clima -intervallato da una malinconia tipicamente transalpina e da una misteriosa aquila addomesticata -sic- appare frequentemente quello di una rimpatriata, vuoi per personaggi che scadono nel puro bozzettismo - i ragazzini, per esempio- , vuoi per interpretazioni sottotono -la Bonnaire su tutti, raramente cosi anonima- o altri come la Jacob, forse mai interprete nel senso piu autentico, ma nota ai cinefili per aver lavorato con quel genio del cinema che fu Kieszlowski.
Quali siano i capricci del caso, o del destino secondo i convincimenti personali, Lelouch l aveva mostrato con tutt altra efficacia, anche se non senza manierismi. Ma anche questo piccolo film in cui la leggerezza scade nella faciloneria -avviene anche il contrario, ma meno spesso- restituisce la decadenza di quello che scompare per sempre. E che, in questo caso specifico, i protagonisti non hanno vissuto, alla luce del rapporto, perennemente discontinuo, tra questo anziano padre e le proprie figlie.
Allora, possiamo perdonare a Lelouch tutti gli errori, miscasting compreso, il finale iperdidascalico -tagliato, oltretutto, rispetto alla versione originale- ed assaporiamo questo film come le protagoniste fanno con il vino finale, senza entusiasmarci -ma neanche deprimerci- troppo.
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