goruz
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martedì 31 agosto 2010
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molto intellettuale...
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Credo che il vero protagonista di "Prima della rivoluzione" sia il tempo. Nel film si alternano due concetti di tempo, quello circolare (proustiano direi), dell'immutabilità delle cose, nel quale vive la borghesia (e nel quale crede Gina), e quello lineare (alla Bergson) del proletariato e di Cesare, che è lanciato verso il cambiamento. Nel film, sempre a mio giudizio, si vuole evidenziare che si sta passando da un tempo all'altro (significativa a mio avviso la scena della rottura della collana di perle di Gina mentre sullo sfondo si vede un orologio), Fabrizio vorrebbe entrare nella corrente che avanza ma non può, è condannato in quanto borghese a limitarsi ad essere al massimo un intellettuale e vivere sempre prima della rivoluzione, non può partecipare ad essa; altro riferimento molto interessante al tempo è il testo di Giambattista Vico che troneggia dietro Cesare.
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Credo che il vero protagonista di "Prima della rivoluzione" sia il tempo. Nel film si alternano due concetti di tempo, quello circolare (proustiano direi), dell'immutabilità delle cose, nel quale vive la borghesia (e nel quale crede Gina), e quello lineare (alla Bergson) del proletariato e di Cesare, che è lanciato verso il cambiamento. Nel film, sempre a mio giudizio, si vuole evidenziare che si sta passando da un tempo all'altro (significativa a mio avviso la scena della rottura della collana di perle di Gina mentre sullo sfondo si vede un orologio), Fabrizio vorrebbe entrare nella corrente che avanza ma non può, è condannato in quanto borghese a limitarsi ad essere al massimo un intellettuale e vivere sempre prima della rivoluzione, non può partecipare ad essa; altro riferimento molto interessante al tempo è il testo di Giambattista Vico che troneggia dietro Cesare. Penso che Bertolucci voglia essere autobiografico, si rispecchia in Fabrizio, anch'egli è un borghese, e come tale appunto può limitarsi ad essere intellettuale com'è appunto in questo film ricchissimo di citazioni, e forse spaventato all'idea di finire come Puck, vecchio proprietario terriero ormai in rovina, che assiste rassegnato al cambiamento (e come presumibilmente finirà Fabrizio).
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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un film programmaticamente ideologico
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Un film programmaticamente ideologico, nei contenuti e nella forma, dove il giovane regista mostra già la capacità rappresentativa che gli sarà propria nelle opere più mature.
Emerge innanzitutto la libertà del linguaggio filmico, frutto di espliciti debiti alla Nouvelle vague di Godard, ma nel contempo quale sintesi di molteplici sollecitazioni, riassunte nelle emblematiche dichiarazioni dell’amico cinefilo del protagonista: Godard, Hitchcock, Hawks, Rossellini (“Non si può vivere senza Rossellini”, egli afferma). Nonché nella bella sequenza a colori (in una pellicola per il resto di un bellissimo bianco e nero) della camera ottica, dove scorre l’omaggio al cinema tout court.
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Un film programmaticamente ideologico, nei contenuti e nella forma, dove il giovane regista mostra già la capacità rappresentativa che gli sarà propria nelle opere più mature.
Emerge innanzitutto la libertà del linguaggio filmico, frutto di espliciti debiti alla Nouvelle vague di Godard, ma nel contempo quale sintesi di molteplici sollecitazioni, riassunte nelle emblematiche dichiarazioni dell’amico cinefilo del protagonista: Godard, Hitchcock, Hawks, Rossellini (“Non si può vivere senza Rossellini”, egli afferma). Nonché nella bella sequenza a colori (in una pellicola per il resto di un bellissimo bianco e nero) della camera ottica, dove scorre l’omaggio al cinema tout court.
Vi sono poi gli omaggi all’arte (la sequenza del pittore in riva al Po), alla tradizione del melodramma italiano (la prima del Macbeth verdiano) e alle fonti letterarie, con tanto di didascalie e voci over, che danno all’opera una solida base, qui sostanzialmente classica, in voluta giustapposizione al discorso politico.
Il tutto, quattro anni prima di quella rivoluzione del maggio francese ancora da venire. E già prefigurata come occasione mancata.
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stefano capasso
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martedì 23 aprile 2019
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l'amore forza destabilizzante
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Fabrizio è un giovane parmigiano, di classe sociale elevata e idee rivoluzionarie che lo allontanano dal conformismo borghese della sua famiglia e dalla sua fidanzata. Tenterà di vivere la sua vita fuori dagli schemi, avrà una relazione con una zia, ma non riuscirà a tenersi fuori dal suo mondo di origine verso il quale tornerà.
Film complesso di Bernardo Bertolucci, il primo, in cui emerge chiara la sua cifra stilistica che prende spunto dalle Vague francesi, con tutto il repertorio di soluzioni filmiche tipiche, e che elabora il suo discorso personale sui contenuti. Intellettuale, colmo di citazioni letterarie, il film è una spietata analisi sulle condizioni dell’alta borghesia che sembra quasi impossibilitata ad uscire dai suoi cliché e dal suo, almeno apparente, disimpegno.
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Fabrizio è un giovane parmigiano, di classe sociale elevata e idee rivoluzionarie che lo allontanano dal conformismo borghese della sua famiglia e dalla sua fidanzata. Tenterà di vivere la sua vita fuori dagli schemi, avrà una relazione con una zia, ma non riuscirà a tenersi fuori dal suo mondo di origine verso il quale tornerà.
Film complesso di Bernardo Bertolucci, il primo, in cui emerge chiara la sua cifra stilistica che prende spunto dalle Vague francesi, con tutto il repertorio di soluzioni filmiche tipiche, e che elabora il suo discorso personale sui contenuti. Intellettuale, colmo di citazioni letterarie, il film è una spietata analisi sulle condizioni dell’alta borghesia che sembra quasi impossibilitata ad uscire dai suoi cliché e dal suo, almeno apparente, disimpegno. Tra le analisi sociali e politiche sembra emergere la forza dei sentimenti amorosi, unici in grado di scuotere realmente i personaggi e pure anch’essi destinati a soccombere di fronte alle esigenze che la società impone.
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