elgatoloco
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lunedì 23 novembre 2020
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landru et la guerre
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Che Claude Chabrol fosse un grande regista e autore filmico lo si sapeva, ma rivedere(per alcuni; vedere, per altri, come chi scrive) oggi questo suo"Landru"(CHabrol, sceneggiatura di Françoise Sagan, scrittrice di nptevle valore, anche se molto criticata, come avviene sempre per i personaggi anche"di moda"in un certo tempo, 1963)conferma tutto. Ispirato dalla figura storica di questo serial-killer di donne sole e vedove, che poi le bruciava in una stufa a legna(il periodo è quello della Prima Guerra Mondiale, 1914-1918 e il film si chiude -o meglio nel sottolfinale vediamo- con la grande scritta"Paix"(pace), dopo la vittoria sui"Boches"(espressione irriguardosa dei Francesi verso i Tedeschi), dove bisogna rilevare come Landru avesse moglie e figli e fosse di condizione socale non certo"sottoproletaria".
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Che Claude Chabrol fosse un grande regista e autore filmico lo si sapeva, ma rivedere(per alcuni; vedere, per altri, come chi scrive) oggi questo suo"Landru"(CHabrol, sceneggiatura di Françoise Sagan, scrittrice di nptevle valore, anche se molto criticata, come avviene sempre per i personaggi anche"di moda"in un certo tempo, 1963)conferma tutto. Ispirato dalla figura storica di questo serial-killer di donne sole e vedove, che poi le bruciava in una stufa a legna(il periodo è quello della Prima Guerra Mondiale, 1914-1918 e il film si chiude -o meglio nel sottolfinale vediamo- con la grande scritta"Paix"(pace), dopo la vittoria sui"Boches"(espressione irriguardosa dei Francesi verso i Tedeschi), dove bisogna rilevare come Landru avesse moglie e figli e fosse di condizione socale non certo"sottoproletaria". Con questa vicenda, che era stata trattata in altro modo da Charlie Chaplin in"MOnsieur Verdoux"(1947)e segnatamente nel film di Chabrol si sottolinea quanto dirà anche Jacques Brel nella sua composizione.chanson"Jaurès"(1977)dedicata al grande leader socialista Jean Jaurès, ossia che migliaia anzi centinaia di migliaia di soldati(francesi ma di tutta Europa, anzi poi del mondo)venivano mandati in guerra a morire per"nulla"(per gli interessi della borghesia, dico da marxista quale sono)quando Landru, certo assassino seriale veniva mandato al patibolo essendo responsabile"solo"dell'omiciido, certo perpetrato a freddo, di undici donne. Straordinaria la sceta della sequenza fissa delle donne uccise, il riferimento al camino, l'alternanza tra primi piani e piani americani per cogliere le diversità di piano tra momenti della storia ma anche tra i vari personaggi che si alternano. Accentuata la barba nera di Landru, reso straordinariamente da Charles Denner, allora interprete giovane o quasi, con interpreti femminili di grande livello come Danielle Darieux, Michéle Morgan, la tedesca Hildegard Knef, mentre quali interpreti maschili vi sono lo strittore Raymond Queneau, che rende l'allora primo ministro(certo discuibile politicamente ma non certo uno sciocco: si trattava di Georges Clemenceau)e il regista Jean.Pierre Meiville, in un altro"cameo". Uno di quei film, con l'uso intelligente della fotrografia a colori, che all'epoca era quasi un"novum"almeno in Europa, con la scelta di inserire Landru nel"ductus"storico in maniera oltremodo opportuna, con varie interpretazioni felici di una vicenda, interpretazioni che perà vengono lasciate a chi guarda e non solo vede(sperabilmnete è così)il film e necessariamente(se ha un po'di coscienza storica)si interroga su quanto era avvenuto e stava avvenendo. Decisamente, vedendo e/o rivedendo i classici, anche la coscienza storica(se già presente almeno in parte)necessariamente si ri-.attiva, divenendo parte di una consapevolezza che ogni persona dovrebbe possedere o almeno acquisire porgressivamente rispetto a ciò che avviene...Se poi ci si limita all'aspetto"meramente"(ma così è difficile che sia)filmico, è impossibile non riconoscere l'uso magistale della m.d.p.(macchina da presa)da parte di CHabrol, non solo sceneggiatore e regista, ma anche studioso di cnema, cultore dell'opera di Hitchcock e non solo. El Gato
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carloalberto
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lunedì 23 novembre 2020
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sintesi espressiva di realismo ed estetismo
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Per il suo Landrù Chabrol si ispira alle gesta dell’omonimo serial killer protagonista delle cronache nere francesi di inizi novecento, già soggetto cinematografico per il Monsieur Verdoux di Chaplin del 1947, affidandone la sceneggiatura a Françoise Sagan.
Rispetto aChaplin il suo modo di narrare la medesima vicenda è del tutto diverso. Chabrol racconta soprattutto per immagini. A differenza della sproloquiante enfasi retorica di Verdoux, che diviene, in una delle scene più famose di quel film,mero portavoce e megafono delle idee pacifiste dell’autore, l’eloquenza di Landrù è ridotta all’essenziale, è un tratto della sua personalità, tra i tanti, che concorre alla sua rappresentazione realistica, insieme alla somiglianza fisica con il vero Landrù, ottenuta grazie alla camaleontica trasformazione di Charles Denner, ai particolari intimi della sua vita privata, che lo rivelano amorevole con i figli e passionale con l’amante.
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Per il suo Landrù Chabrol si ispira alle gesta dell’omonimo serial killer protagonista delle cronache nere francesi di inizi novecento, già soggetto cinematografico per il Monsieur Verdoux di Chaplin del 1947, affidandone la sceneggiatura a Françoise Sagan.
Rispetto aChaplin il suo modo di narrare la medesima vicenda è del tutto diverso. Chabrol racconta soprattutto per immagini. A differenza della sproloquiante enfasi retorica di Verdoux, che diviene, in una delle scene più famose di quel film,mero portavoce e megafono delle idee pacifiste dell’autore, l’eloquenza di Landrù è ridotta all’essenziale, è un tratto della sua personalità, tra i tanti, che concorre alla sua rappresentazione realistica, insieme alla somiglianza fisica con il vero Landrù, ottenuta grazie alla camaleontica trasformazione di Charles Denner, ai particolari intimi della sua vita privata, che lo rivelano amorevole con i figli e passionale con l’amante.
L’estetismo del cineasta e la scrittura realistica della Sagan, in perfetto equilibrio simbiotico, si coniugano armonicamente, pur prevalendo talvolta l’uso del mezzo espressivo del regista. L’utilizzo dei colori, della luce e del movimento, inteso come puro fluire della vita, risulta evidente nella sequenza in cui Landrù, con la folta barba nera in primo piano, passeggia in controluce con una delle signore a cui ha dato appuntamento al parco. Il contrasto tra il nero pece della peluria dell’uomo ed il biancore dell’abito della donna e dello sfavillio della luce del sole, riflessa dalle acque del laghetto, ricrea metaforicamente, con la sola luce, in modo suggestivo e quasi subliminale, la lotta tra il bene ed il male, preannunciando, nel prevalere inevitabile di quest’ultimo, l’esito fatale dell’incontro con la vittima prescelta, ancora ignara del suo destino. Interessante anche l’uso del fermo immagine, che immortalando le malcapitate un attimo prima di essere finite, acquista il significato simbolico della morte, cosicché cristallizzandosi in quel fotogramma che inquadra il volto della vittima in primo piano, il movimento, il succedersi delle immagini in sequenza, assurge viceversa al ruolo di custode e titolare del diritto all’esistenza di quelle donne.
Attraverso la riproposizione esasperante di scene quasi identiche, alla biglietteria della stazione, sul treno e nella villa albergo, dalla quale due anziani ospiti sentono il puzzo nauseabondo che si leva dal camino della casa di Landrù, Chabrol esterna, materializzandole nella ripetitività delle immagini, le ossessioni maniacali e la pignoleria, da contabile del crimine, del suo personaggio.
Il realismo, nelle sequenze finali, storicizzante, si allarga dal quadretto rassicurante della vita familiare dell’uomo Landrù e dalle aberranti nefandezze del Landrù criminale alla società dell’epoca, che nella sua corrispondente doppiezza restituisce una parvenza di normalità al mostro, non più belva sanguinaria da mostrare al processo come al circo, ma a buon diritto esponente seppure sui generis dell’umanità, non tanto per le scene esplicite in cui è dipinto come un affettuoso e premuroso padre di famiglia, quanto per il confondersi degli orrori di cui è artefice consapevole con lo sfondo delle carneficine della prima guerra mondiale, della sua freddezza nel raggirare il prossimo con il cinismo calcolante dei politici, della sua falsa bonomia e facilità di parola con lo sguardo interessato dei giornalisti, servile verso il potere e ammaliante con l’opinione pubblica. Tutti questi elementi diventano, indirettamente, un alibi per Landrù, non più eccezione in un mondo in cui regna bontà e giustizia, ma soltanto una delle tante punte di un iceberg immenso fatto di malvagità malcelata.
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