luca scial�
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lunedì 8 giugno 2015
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il peso intollerabile della vita
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Forse il film più riuscito di Louis Malle, cantore dei malesseri esistenziali della borghesia del boom economico, paranoica, annoiata e perennemente insoddisfatta.
La dipinge attraverso l'esistenza grama di Alain, uomo piacente appena uscito dal tunnel dell'alcolismo, ma che non vuole lasciare la clinica per benestanti che lo tiene in cura. Ha paura di riaffrontare la vita. Infatti, di nuovo fuori, fa i conti con un contesto sociale nel quale vive male, circondato da ipocrisia e comportamenti di circostanza. La scelta finale sembra inevitabile per alleggerire il peso dell'insofferenza.
Leone d'Oro a Venezia.
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molenga
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giovedì 4 agosto 2011
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assolo finale
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Malle porta sul grande schermo un libro di drieu de la rochelle cambiandone un paio di particolari ma non il fulcro; alain esce dalla sua casa di cura per morire, muore perché non può fare altrimenti. Ha chiuso con tutto e tutti e non riesce ad essere se stesso, perché chi era prima di divenire un viveur non esiste neanche nella sua memoria. Un ultimo viaggio nel passato non potrà che rafforzare la scelta suicida.
Un terribile presagio per Ronet, qui da oscar, belle le musiche- poi abusate- di satie.
Uno dei miglior malle in assoluto
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anonimo
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lunedì 16 marzo 2009
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il suicidio dell'intellettuale
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Alain Leroy vuole morire; così ha deciso. Si sparerà con una pistola. Per un po' ha rimandato, ma ora ha seriamente preso la decisione. Si è convinto che non c'è altro da fare. NESSUNA delle persone che inconterà, nelle ore prima di morire, riuscirà a fargli cambiare idea: s'ammazzerà nel pudico finale.
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pep82
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mercoledì 27 febbraio 2008
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il film che ogni regista sogna di realizzare
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Difficile vedere film in cui ad un rigore formale impeccabile, corrisponda una carica emotiva tanto struggente e transitiva.
Maurice Ronet interpreta il suo miglior personaggio di sempre, senza appesantirlo in maniera patetica, cosa non facile da evitare considerato il pathos insito in tale ruolo.
Probabilmente il miglior film di sempre sul tema delicato del male di vivere.
Quando si parla di suicidio, spesso si rischia di scadere nel mellifluo, se non nel ridicolo, o peggio ancora in un decadentismo insulso. In Fuoco fatuo invece si pizzicano le corde del sublime, pur rimanendo la rappresentazione sul livello di un realismo poetico, che non cede mai al tragico gratuito.
Le musiche di erik satie fanno il resto, costituendo l'ideale commento lirico alle scene.
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Difficile vedere film in cui ad un rigore formale impeccabile, corrisponda una carica emotiva tanto struggente e transitiva.
Maurice Ronet interpreta il suo miglior personaggio di sempre, senza appesantirlo in maniera patetica, cosa non facile da evitare considerato il pathos insito in tale ruolo.
Probabilmente il miglior film di sempre sul tema delicato del male di vivere.
Quando si parla di suicidio, spesso si rischia di scadere nel mellifluo, se non nel ridicolo, o peggio ancora in un decadentismo insulso. In Fuoco fatuo invece si pizzicano le corde del sublime, pur rimanendo la rappresentazione sul livello di un realismo poetico, che non cede mai al tragico gratuito.
Le musiche di erik satie fanno il resto, costituendo l'ideale commento lirico alle scene.
Che dire di più? Sui grandi capolavori del cinema c'è sempre poco da dire e molto da guardare.
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caruso pascoski
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mercoledì 2 gennaio 2008
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il manifesto della rassegnazione, capolavoro
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il film piu lucido e cinico sulla rassegnazione, la caoticità della disperazione, l'insensatezza e l'inconsistenza di ogni nostra azione.
film da vedere e rivedere, splendide immagini, splendidi dialoghi (quello con l'amico egittologo simbolo di un contrasto tra due concezioni della vita e della "maturità") e monologhi, finale agghiacciante.
film esistenziale, manifesto di una certa concezione della vita, del mondo, delle persone
"continuo a cercare di non capire"
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rob
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sabato 9 ottobre 2004
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il senso
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e' un brutto periodo:io lo guardo un po' ogni mattina,appena sveglio,cercando di trovare lo stesso coraggio del bravissimo protagonista!Satie,bianco e nero,donne raffinate,e molte domande....Senza risposta?...Non direi.
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rob
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sabato 9 ottobre 2004
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il senso
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e' un brutto periodo:io lo guardo un po' ogni mattina,appena sveglio,cercando di trovare lo stesso coraggio del bravissimo protagonista!Satie,bianco e nero,donne raffinate,e molte domande....Senza risposta?...Non direi.
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ellenio mischi
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lunedì 25 giugno 2001
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cinema e vita
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Un Ronet straordinario, le battute e la fotografia impeccabili, la storia ti rimane nella pelle per tutta la vita.
La prima volta l'ho visto nel 1964, avevo 19 anni, ogni tanto lo rivedo e provo le stesse sensazioni di allora.
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