samn97
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sabato 10 gennaio 2015
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amabile commedia con grandi hepburn e tracy
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Sullo strascico della screwball comedy americana degli anni 30, ossia di quelle commedie raffinate tipicamente incentrate su situazioni buffe che fanno da sfondo alla guerra dei sessi, La donna del giorno (o meglio, La donna dell'anno, facendo fede al titolo originale), ci offre un gioiello di sceneggiatura che ci terrà vivacemente coinvolti per tutta la sua durata: sceneggiatura che viene sfruttata prontamente e nel miglior modo possibile dalla coppia Katharine Hepburn e Spencer Tracy, destinata ad un grande successo insieme (gireranno infatti diversi film insieme con grande affiatamento e risultati sempre più che eccellenti). Le due interpretazioni offerte, specialmente quella della Hepburn, sono caratterizzate da una vivacità esplosiva che incalza con tempi comici perfetti, e ad esse si affianca anche il nome preziosissimo della grande attrice Fay Bainter nel ruolo (sua incontrastata specialità che le fruttò un meritatissimo Oscar nel '39 con "La Figlia del Vento", assieme a Bette Davis) della zia amorevole e pronta a mettersi in gioco per sè stessa e per l'amata nipote.
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Sullo strascico della screwball comedy americana degli anni 30, ossia di quelle commedie raffinate tipicamente incentrate su situazioni buffe che fanno da sfondo alla guerra dei sessi, La donna del giorno (o meglio, La donna dell'anno, facendo fede al titolo originale), ci offre un gioiello di sceneggiatura che ci terrà vivacemente coinvolti per tutta la sua durata: sceneggiatura che viene sfruttata prontamente e nel miglior modo possibile dalla coppia Katharine Hepburn e Spencer Tracy, destinata ad un grande successo insieme (gireranno infatti diversi film insieme con grande affiatamento e risultati sempre più che eccellenti). Le due interpretazioni offerte, specialmente quella della Hepburn, sono caratterizzate da una vivacità esplosiva che incalza con tempi comici perfetti, e ad esse si affianca anche il nome preziosissimo della grande attrice Fay Bainter nel ruolo (sua incontrastata specialità che le fruttò un meritatissimo Oscar nel '39 con "La Figlia del Vento", assieme a Bette Davis) della zia amorevole e pronta a mettersi in gioco per sè stessa e per l'amata nipote.
Il film rappresenta sicuramente una delle migliori commedie statunitensi di sempre. La lotta esplosiva e brillante tra i due giornalisti, prima solo in ambito professionale e poi, giustamente, di cuore, ci strappa più di un sorriso e ci da l'opportunità non banale di riflettere sul costo del successo. Una vera perla rara è la scena dell'improvvisata serata di ricevimento dopo il matrimonio, dove i due giovani sposi in camicia da notte si ritrovano in casa una sfilza di amici di Tess che arrivano dalle più svariate parti del mondo, ai quali si uniscono ben presto anche gli amici più alla buona di Sam: e tra dottori e incontri di box, sarà una delle amiche di lui a sistemare finalmente la situazione e lasciare i due finalmente soli invitando tutti quanti gli ospiti ad una bevuta al bar del di lei fidanzato Pinky (migliore amico di Sam) con la storica battuta "é la loro prima notte di nozze!".
Il film ottenne un meritatissimo Premio Oscar (1943) per la Miglior Sceneggiatura e un'altrettanto meritata candidatura come Miglior Attrice a Katharine Hepburn.
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arnaco
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giovedì 26 giugno 2014
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In genere le quattro stelle Morandini sui film d'annata sono, almeno per me, una garanzia di un buon film; salvo qualche eccezione, come questo. Certo più divertente de Il Gigante o di Un Posto al Sole lo è, ma è anche meno delizioso di molte commedie di altri registi più o meno della stessa epoca. Direi che è una commediola banale, del tutto scontata e con dialoghi che non valgno certo un Oscar per la sceneggiatura (per quanto possa valere). Un Oscar per l'idiozia lo merita invece il traduttore del titolo, ma questo è un discorso che ho già fatto altre volte e, ripetendomi, non vorrei annoiare i miei tre lettori, come diceva Manzoni.
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In genere le quattro stelle Morandini sui film d'annata sono, almeno per me, una garanzia di un buon film; salvo qualche eccezione, come questo. Certo più divertente de Il Gigante o di Un Posto al Sole lo è, ma è anche meno delizioso di molte commedie di altri registi più o meno della stessa epoca. Direi che è una commediola banale, del tutto scontata e con dialoghi che non valgno certo un Oscar per la sceneggiatura (per quanto possa valere). Un Oscar per l'idiozia lo merita invece il traduttore del titolo, ma questo è un discorso che ho già fatto altre volte e, ripetendomi, non vorrei annoiare i miei tre lettori, come diceva Manzoni. La Hepburn l'ho trovata più pimpante e sexy ne La Regina d'Africa.
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