flaviomarco
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martedì 25 marzo 2014
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controverso ma affascinante
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Ci vuole coraggio o follia a mettere in discussione il capolavoro assoluto del più grande musicista dell'Ottocento? Si può parlare con leggerezza del "Titano" degli artisti? C'è Dio o c'è solo Beethoven nella Nona?
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ontherocks
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domenica 27 novembre 2011
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un film sinfonia che incanta
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Non ingannatevi:non è un film sul rapporto tra professore e studenti,ma un viaggio nell'anima di ognuno di noi.
Sicuramente un pò metafisico,ma mai cervellotico nè intellettualistico.Per la maggior parte del tempo la pellicola si fa fiaba attraverso un bianco che abbaglia e che rifulge e che purifica,che crea un vuoto dentro di noi per renderci pronti ad accogliere a mente aperta qualsiasi cosa ci riserva lo svolgimento della trama (è quasi riduttivo chiamarla trama).Le inquadrature,che rendono bene la solitudine del paesaggio,non sono mai gratuiti preziosismi,ma sono finalizzate a trasmettere un messaggio che la musica (non è affatto necessario amare la classica per amare questo film) concorre a trasmettere e insieme a confondere.
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Non ingannatevi:non è un film sul rapporto tra professore e studenti,ma un viaggio nell'anima di ognuno di noi.
Sicuramente un pò metafisico,ma mai cervellotico nè intellettualistico.Per la maggior parte del tempo la pellicola si fa fiaba attraverso un bianco che abbaglia e che rifulge e che purifica,che crea un vuoto dentro di noi per renderci pronti ad accogliere a mente aperta qualsiasi cosa ci riserva lo svolgimento della trama (è quasi riduttivo chiamarla trama).Le inquadrature,che rendono bene la solitudine del paesaggio,non sono mai gratuiti preziosismi,ma sono finalizzate a trasmettere un messaggio che la musica (non è affatto necessario amare la classica per amare questo film) concorre a trasmettere e insieme a confondere.
Indimenticabili i personaggi del "villaggio",particolari e quantomai poetici.
La sceneggiatura è da 5 stelle,la regia invece è un pò più piatta anche se non annoia mai.Interpretazioni decisamente buone.
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kronos
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domenica 13 giugno 2010
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pedante e noioso
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Forse, considerando anche il buon budget a disposizione, era lecito aspettarsi di più dall'esordio alla regia di Baricco: questo suo "Lezione 21" risulta essere un pedante, confuso, noioso pasticciaccio.
Già in partenza si avverte la sensazione che il soggetto fosse più adatto a un documentario piuttosto che a un film per la sala. E comunque Baricco non riesce in alcun modo a vivificarlo, consegnando una pellicola intrisa dei peggiori vezzi che gli si attribuiscono in ambito letterario: supponenza in primis.
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the lady on the hot tin roof
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domenica 24 gennaio 2010
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film presuntuoso ed egocentrico
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Non mi piace rivelare "spoilers", tuttavia mi premuro di dire che la scena che sto per descrivere è tra quelle iniziali del film...chi vuole può continuare a leggere. L'ambientazione è notturna, lo scenario una piana ghiacciata: al tempo di musica entrano nell'inquadratura delle figure completamente vestite di nero, con lunghi manti che celano completamente le forme del corpo, che sembrano uscite dal carnevale veneziano e, volteggiando sul ghiaccio, portano sulle spalle una bara illuminata al centro da una serie di candele disposte a cerchio, unica fonte di luce della brevissima scena. La forza evocativa di tale immagine è indescrivibile a parole e fa auspicare la visione di un film in cui sia la musica a parlare ed a materializzarsi attraverso le immagini sullo schermo, un po' come nel capolavoro della Disney "Fantasia" o, per citare un esempio appena più calzante, l'ultima parte dello splendido "Amadeus" di Milos Forman.
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Non mi piace rivelare "spoilers", tuttavia mi premuro di dire che la scena che sto per descrivere è tra quelle iniziali del film...chi vuole può continuare a leggere. L'ambientazione è notturna, lo scenario una piana ghiacciata: al tempo di musica entrano nell'inquadratura delle figure completamente vestite di nero, con lunghi manti che celano completamente le forme del corpo, che sembrano uscite dal carnevale veneziano e, volteggiando sul ghiaccio, portano sulle spalle una bara illuminata al centro da una serie di candele disposte a cerchio, unica fonte di luce della brevissima scena. La forza evocativa di tale immagine è indescrivibile a parole e fa auspicare la visione di un film in cui sia la musica a parlare ed a materializzarsi attraverso le immagini sullo schermo, un po' come nel capolavoro della Disney "Fantasia" o, per citare un esempio appena più calzante, l'ultima parte dello splendido "Amadeus" di Milos Forman. Ahimé, non è così: il film diventa quasi da subito un esercizio di stile compiaciuto ed a tratti persino retorico, sprofondando nel non senso nel disperato e ambizioso tentativo di raggiungere la perfezione intellettuale, una teoria sui massimi sistemi autoevidente erga omnes. I personaggi sono antipatici, logorroici e, cosa alquanto incomprensibile, data la parina di finta-raffinatezza che pervade il film, sboccati come fossero in un film sul Bronx. Peccato per John Hurt, la cui interpretazione nei panni dell'eccentrico professore Mondrian Kilroy è l'unica punta di genuina malinconia che la pellicola può vantare ed è tuttavia sacrificata dalle parole moraleggianti messe in bocca al suo personaggio. In fin dei conti, il tour de force filosofico di Baricco si traduce in una grande sfilata di simbolismi banali, la cui elementarità non è giustificata da un legame viscerale con la musica del maestro Beethoven che, tagliuzzata qua e là "ad effetto" alla mercé del regista, non diventa mai essa stessa un personaggio della storia, bensì rimane un accessorio fungibile. Solo nei rarissimi momenti in cui Baricco mette da parte il suo ego ed apre uno spiraglio alla musica, rendendola unica protagonista della scena, si realizza in atto quello che il film trascina in potenza per la sua ora e tre quarti di durata: pura ed incondizionata bellezza.
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stopponi riccardo
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lunedì 11 gennaio 2010
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l'ennesimo flop dell'intellighenzia frustrata...
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(Critica indirizzata ai produttori del film e a tutti coloro che lo hanno apprezzato)
Ebbene si...siete riusciti anche stavolta (voi aspiranti letterati, filosofi, opinionisti, ecc...) ad infangarvi.
Le vostre ridicole manie di sentirvi intellettuali e culturalmente onnipotenti vi danno forse il diritto di occuparvi di temi di cui non conoscete assolutamente niente?
Vi piace troppo immischiarvi in campi dove non siete assolutamente in grado di essere considerati.
Ma entriamo nei dettagli. Per smontare il mito della IX Sinfonia vi siete serviti di queste scuse:
- Scarso successo di pubblico e critica dell'epoca (il che non infligge neanche un graffio all'opera)
- Infantilità del motivo dell' "inno alla gioia" (questo permette di capire quanto non ci abbiate capito niente.
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(Critica indirizzata ai produttori del film e a tutti coloro che lo hanno apprezzato)
Ebbene si...siete riusciti anche stavolta (voi aspiranti letterati, filosofi, opinionisti, ecc...) ad infangarvi.
Le vostre ridicole manie di sentirvi intellettuali e culturalmente onnipotenti vi danno forse il diritto di occuparvi di temi di cui non conoscete assolutamente niente?
Vi piace troppo immischiarvi in campi dove non siete assolutamente in grado di essere considerati.
Ma entriamo nei dettagli. Per smontare il mito della IX Sinfonia vi siete serviti di queste scuse:
- Scarso successo di pubblico e critica dell'epoca (il che non infligge neanche un graffio all'opera)
- Infantilità del motivo dell' "inno alla gioia" (questo permette di capire quanto non ci abbiate capito niente...infatti l'estrema bellezza deriva proprio da come questo tema (non infantile ma semplicemente "puro e innocente") è stato sviluppato e orchestrato. Non tanto dal tema stesso che se preso da solo e suonato con un singolo strumento può indurre davvero a pensare che sia poco rilevante.
- Tutto il resto (escluso l'inno alla gioia) non ha minimo rilievo musicale (e qui, chi si sente in colpa di averlopensato, è già sulla buona strada per recuperare...chi invece no, aimè, rimarrà sempre un ignorante in musica).
Ma come potete pensare che gettare fango sul motivo dell' "Inno alla gioia" basti per etichettare come "sopravvalutato" un capolavoro come la IX Sinfonia di Beethoven?!
In ogni caso comunque vi capisco...a parte quel pezzetto, dubito che abbiate ascoltato tutto il resto...come credo il 98 % della popolazione dotata di raziocinio.
Infatti avete fatto leva su quella parte di pubblico che non ha mai ascoltato (anche con minimo interesse) tutto ciò che gira intorno ai trenta secondi dell'inno alla gioia...
Da qui si vede proprio che il film è stato prodotto da individui che molto probabilmente non riescono (per incapacità naturale s'intende) a capire niente, e dico niente, di musica.
Infatti questo film può piacere solo ed esclusivamente a coloro che sono simili ai suddetti produttori.
Auguri caro Baricco & Co., spero che, dopo esservi consumati dal lavoro critico su opere che non vi appartengono, possiate trovare pace un giorno.
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des esseintes
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sabato 25 luglio 2009
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senza vergogna
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Film semplicemente assurdo.
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linus2k
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lunedì 18 maggio 2009
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giudizio difficile...
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Avviso: vedere il film solo se in cerca di una serata impegnativa di riflessione... e sinceramente non so se anche in quel caso questo film potrebbe piacervi... Sinceramente è un film che lascia perplessi e pieni di domande... prima tra tutte se siamo di fronte al Re Nudo e non abbiamo il coraggio di ammettere l'incapacità di apprezzare un film un po' spocchioso e presuntuoso, o se siamo davanti ad un film bellissimo al limite del geniale... forse tutte e 2...
La storia è di base semplice: il racconto di una lezione universitaria di critica alla IX sinfonia di Beethoven, di un Professore che ne descrive i limiti e che osserva questa celeberrima opera sotto altre luci...
Chi come me ha seguito Baricco, per la prima volta in versione regista, in programmi come "L'amore è un dardo", conosce il suo modo di raccontare e di analizzare l'Opera d'arte e nell'analisi della IX sinfonia trova tutto il suo stile.
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Avviso: vedere il film solo se in cerca di una serata impegnativa di riflessione... e sinceramente non so se anche in quel caso questo film potrebbe piacervi... Sinceramente è un film che lascia perplessi e pieni di domande... prima tra tutte se siamo di fronte al Re Nudo e non abbiamo il coraggio di ammettere l'incapacità di apprezzare un film un po' spocchioso e presuntuoso, o se siamo davanti ad un film bellissimo al limite del geniale... forse tutte e 2...
La storia è di base semplice: il racconto di una lezione universitaria di critica alla IX sinfonia di Beethoven, di un Professore che ne descrive i limiti e che osserva questa celeberrima opera sotto altre luci...
Chi come me ha seguito Baricco, per la prima volta in versione regista, in programmi come "L'amore è un dardo", conosce il suo modo di raccontare e di analizzare l'Opera d'arte e nell'analisi della IX sinfonia trova tutto il suo stile...
Ma attenzione: il film non è una classica lezione, non è il classico film in classe, tra insegnante e alunni... la lezione viene scomposta e riportata tra le parole di una marea di personaggi diversi, esplosa in un puzzle complesso ed a volte che si stenta a seguire, con reminescenze di una regia "Greenaway - Style", damine settecentesche nude, ussari nella steppa innevata che parlano di metropolitane e alieni... insomma un film complesso, sicuramente presuntuoso, cervellotico e intellualoide... ma nel complesso interessante e con momenti poetici... l'analisi poi originale ed innovativa della IX Sinfonia è affascinante... e la voglia di voler presentare un prodotto italiano meno scontato dei soliti è sicuramente da premiare...
In definitiva... Idea e trama promossa... giudizio sulla regia rimandato ad una (si spera) nuova prova di Baricco
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liuk©
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domenica 3 maggio 2009
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record!!!
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Raramento termino un film prima della sua fine ma qui non ho resistito più di 10 minuti. Schifezza immonda!
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aletckha
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giovedì 30 aprile 2009
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un film meraviglioso
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questo film racconta il coraggio di 1 uomo che dice di adorare la nona sinfonia di beetoven con un noah taylor eccellente e anche molto bravo clive russel
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paride86
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domenica 29 marzo 2009
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non ho capito dove va a parare
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All'inizio di "Lezione 21" sono rimasto affascinato dagli splendidi paesaggi e dalla vaga atmosfera poetica creata dal regista; durante la visione mi sono chiesto il perché di alcuni stratagemmi narrativi documentaristici piuttosto obsoleti (le finte interviste); alla fine del film mi sono chiesto: ma a che serve?
Mi spiego meglio: a cosa serve fare un film su una lezione che parla di Beethoven? Si vuole parlare del professore? Della sinfonia? Del diverso modo di essere artisti? E la rappresentazione trentina a cosa serviva? Non ho saputo darmi una risposta.
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