carloalberto
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domenica 15 agosto 2021
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b-movie datato e tedioso, si salva cucciolla
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Non è il tempo a rendere quasi inguardabile una pellicola perché inattuale e datata. Già quando uscì, nel lontano 1974, Cani arrabbiati era un b-movie destinato ad un pubblico dalla bocca buona. Basti pensare che sei anni prima, nel ’68, Lizzani aveva girato, con ben altro stile, Banditi a Milano, documentando la ferocia delle bande criminali che imperversavano nelle città italiane in quel periodo con esiti diversi.
Quello che, dopotutto, salva il film non è la sorpresa finale, che in qualche modo si intuisce fin dall’inizio, bensì il cast, formato da ottimi caratteristi dell’epoca ed impreziosito da un grandissimo attore italiano, Riccardo Cucciolla, interprete indimenticato di Sacco e Vanzetti di Montaldo, che fa meraviglia ritrovare in questo poliziesco semi splatter degli anni ’70.
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Non è il tempo a rendere quasi inguardabile una pellicola perché inattuale e datata. Già quando uscì, nel lontano 1974, Cani arrabbiati era un b-movie destinato ad un pubblico dalla bocca buona. Basti pensare che sei anni prima, nel ’68, Lizzani aveva girato, con ben altro stile, Banditi a Milano, documentando la ferocia delle bande criminali che imperversavano nelle città italiane in quel periodo con esiti diversi.
Quello che, dopotutto, salva il film non è la sorpresa finale, che in qualche modo si intuisce fin dall’inizio, bensì il cast, formato da ottimi caratteristi dell’epoca ed impreziosito da un grandissimo attore italiano, Riccardo Cucciolla, interprete indimenticato di Sacco e Vanzetti di Montaldo, che fa meraviglia ritrovare in questo poliziesco semi splatter degli anni ’70.
Un film oggi divenuto un cult per i cinefili di professione che riscoprono in questi prodotti a basso costo e girati allora senza alcuna pretesa, se non quella di fare incassi al botteghino sufficienti almeno a coprire le spese, chissà quali collegamenti straordinari e genealogie impensate con la filmografia di genere successiva, arrivando a tirare in ballo addirittura Tarantino.
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ralphscott
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venerdì 9 aprile 2021
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come...criceti in gabbia
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Come topi in gabbia o, meglio, come criceti (per chi non li conoscesse, animali che si scannano con inaspettato vigore). Una folle giornata magistralmente descritta dal re dell'horror Bava, qui cimentatosi in un genere per lui inconsueto, ma di consueto esito: un film che non si dimentica. Il cast é ben amalgamato e di alto livello: dal serafico Cucciolla al divo, gigantesco Eastman. Sorprende la bravura di Don Backy che ci regala una straordinaria interpretazione: sembra nato per recitare e si cala nella parte con verosimiglianza quasi imbarazzante. Finale inaspettato.
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venerdì 26 agosto 2016
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un road movie violentissimo e inusuale
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Un road movie davvero claustrofobico: non riesco a trovare termine migliore per descriverlo. Un film di un'ora e 36 minuti circa al 90% ambientato dentro una vecchia berlina della Opel. Ovviamente si riallaccia al grande, grandissimo genere "Poliziesco/Poliziottesco in voga in quegli anni, ma il mitico Bava (gran maestro dell'Horror italiano e di alcuni gialli interessanti) si diletta nel creare un'opera particolare che si differenzia dalle altre, in questo misto appunto tra trhiller e poliziesco.
Un film davvero violento, dove il sadismo è alla portata di Bisturi e 32, due personaggi di una cattiveria spropositata e irreale. 3 Uomini scappano dopo una rapina prendendo ostaggio una ragazza e introducendosi nell'auto di un uomo molto particolare che porta un bambino in una coperta ordinandogli dove andare e cosa fare per arrivare alla loro auto di riserva per scappare.
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Un road movie davvero claustrofobico: non riesco a trovare termine migliore per descriverlo. Un film di un'ora e 36 minuti circa al 90% ambientato dentro una vecchia berlina della Opel. Ovviamente si riallaccia al grande, grandissimo genere "Poliziesco/Poliziottesco in voga in quegli anni, ma il mitico Bava (gran maestro dell'Horror italiano e di alcuni gialli interessanti) si diletta nel creare un'opera particolare che si differenzia dalle altre, in questo misto appunto tra trhiller e poliziesco.
Un film davvero violento, dove il sadismo è alla portata di Bisturi e 32, due personaggi di una cattiveria spropositata e irreale. 3 Uomini scappano dopo una rapina prendendo ostaggio una ragazza e introducendosi nell'auto di un uomo molto particolare che porta un bambino in una coperta ordinandogli dove andare e cosa fare per arrivare alla loro auto di riserva per scappare... il finale è tutto da vedere!!
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noia1
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venerdì 3 giugno 2016
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tutto il talento di un maestro
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Quattro delinquenti, dopo una rapina, si ritrovano la polizia ai calcagni. Con due ostaggi ed una macchina sequestrata poi faranno di tutto per far perdere le proprie tracce.
Come poter mescolare thriller da camera, on the road ed analisi sociale in un film da quattro soldi, dove a far da padrone sono le distanze dei vari personaggi, caratteri tanto diversi da creare attriti dalle conseguenze inaspettate.
La cosa assurda sta nel fatto che, pur essendoci tante sequenze anche in esterni, la tensione maggiore si sente quando i protagonisti stanno chiusi in macchina, proprio quando in teoria succedono meno cose, invece è proprio nella claustrofobia delle quattro porte di ferro che tutto si sente di più.
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Quattro delinquenti, dopo una rapina, si ritrovano la polizia ai calcagni. Con due ostaggi ed una macchina sequestrata poi faranno di tutto per far perdere le proprie tracce.
Come poter mescolare thriller da camera, on the road ed analisi sociale in un film da quattro soldi, dove a far da padrone sono le distanze dei vari personaggi, caratteri tanto diversi da creare attriti dalle conseguenze inaspettate.
La cosa assurda sta nel fatto che, pur essendoci tante sequenze anche in esterni, la tensione maggiore si sente quando i protagonisti stanno chiusi in macchina, proprio quando in teoria succedono meno cose, invece è proprio nella claustrofobia delle quattro porte di ferro che tutto si sente di più. Tra i personaggi non ci sono solo dialoghi ma veri e propri confronti, sprazzi di follia, ogni secondo sembra tutti si debbano sgozzare.
Ecco a voi uno degli esempi massimi del maestro del cinema Mario Bava, un regista tanto bravo a tenere i tempi da rendere credibile una vicenda che si svolge quasi totalmente in una macchina riempiendola di idee, un regista capace di fruttare tutto della sequenza iniziale dove una rapina dura dieci minuti buoni ed è tesissima.
La cosa più bella è che non c’è nessun intento di film d’autore, al di là della rozzezza generale, il movimento mai fluido della macchina come a voler rendere a tutti i costi quel nodo alla gola tipico – più che dei thriller – degli horror rende, più che la bellezza, l’intento di arrivarti addosso come un treno, di farti divertire a tutti i costi come qualsiasi altro regista commerciale pur con una dose di qualità infinitamente maggiore.
Un film che si lascia andare a cadute di stile che ci stanno perfettamente, a partire dalle personalità stesse dei malviventi, passando poi alla sequenza centrale dove la ragazza prova a scappare sfoderando tutto il sadismo dei pazzoidi nel modo più inquietante e sudicio possibile, finendo poi alle sevizie psicologiche e fisiche che gli ostaggi subiscono a priori e che rende il tutto una specie di prova di forza tra lo spettatore ed il film stesso.
Una vicenda tesa, idee tanto assurde da cascare nell’ironico, sadismo e tutto quasi completamente in una macchina, un film unico.
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isin89
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venerdì 17 luglio 2015
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bava arrabbiato
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Mario Bava firma il suo ennesimo capolavoro regalandoci un noir poliziesco dalle tinte pulp, un'opera geniale e alternativa avanti di almeno venti anni rispetto all'epoca in cui fu concepita. È scioccante pensare come un film così innovativo e all'avanguardia abbia subito il nefasto destino di una produzione stroncata ancor prima che la pellicola fosse ultimata, e di come sia rimasta nel dimenticatoio fino all'inizio degli anni 2000. Non parliamo di un semplice film di intrattenimento o di uno qualsiasi dei numerosi poliziotteschi che negli anni '70 l'Italia era solita sfornare. Si tratta di uno dei più importanti capisaldi della filmografia del regista e di uno dei massimi esempi di cinema di genere italiano che purtroppo non ha potuto godere del riconoscimento e del prestigio che gli spetterebbe di diritto.
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Mario Bava firma il suo ennesimo capolavoro regalandoci un noir poliziesco dalle tinte pulp, un'opera geniale e alternativa avanti di almeno venti anni rispetto all'epoca in cui fu concepita. È scioccante pensare come un film così innovativo e all'avanguardia abbia subito il nefasto destino di una produzione stroncata ancor prima che la pellicola fosse ultimata, e di come sia rimasta nel dimenticatoio fino all'inizio degli anni 2000. Non parliamo di un semplice film di intrattenimento o di uno qualsiasi dei numerosi poliziotteschi che negli anni '70 l'Italia era solita sfornare. Si tratta di uno dei più importanti capisaldi della filmografia del regista e di uno dei massimi esempi di cinema di genere italiano che purtroppo non ha potuto godere del riconoscimento e del prestigio che gli spetterebbe di diritto. Un film forse incompreso o non capito, un film non voluto e maledettamente sottovalutato tanto che ancora oggi stenta a trovare estimatori e gli risulta difficile farsi largo tra la folla di amanti del genere. Dobbiamo ringraziare Lea Kruger, la protagonista femminile del film, e il figlio Lamberto che circa venti anni fa si impegnarono in un lungo e faticoso lavoro per portare finalmente il film alla luce e dotarlo dello spirito e della freschezza che Mario Bava intendeva conferirgli al principio.
Cani Arrabbiati non è solo uno dei picchi più alti del cinema baviano ma rappresenta anche e soprattutto una preziosa fonte di ispirazione dalla quale numerosi registi hanno preso spunto, talvolta anche involontariamente. Inutile citare il grande Quentin Tarantino che nel suo primo lungometraggio omaggia e riprende molte delle atmosfere presenti in questo film. Non è un caso che la prima opera tarantiniana si chiami per l'appunto 'Reservoir Dogs' e che inizi laddove si concluda la rapina alla gioielleria, esattamente come Cani Arrabbiati comincia con la fuga a seguito del colpo della banda. Inutile del resto parlare anche della tecnica registica del grande Bava che riesce ancora una volta a creare atmosfere e situazioni di pura tensione girando un film ambientato quasi interamente all'interno di un automobile. Diversamente da moltissimi film polizieschi dell'epoca, nei quali i momenti di pathos estremo erano raggiunti in scene come le sparatorie o gli inseguimenti, Cani arrabbiati concentra tutta la suspense e la tensione nei dialoghi e nelle frasi a effetto pronunciate all'interno dell'auto, così taglienti ed efficaci da risultare palpabili e percebili sulla nostra pelle. Un film dinamico e movimentato, spinto e frenetico nonostante i cinque (sei) protagonisti siano costretti a sopportare il caldo d'agosto rinchiusi in una scottante automobile. Non esiste momento in cui ceda o dia l'impressione di annoiare o essere di troppo. Ogni inquadratura sembra studiata a puntino così come ogni dialogo è perfettamente calibrato e sapientemente inserito nel contesto giusto. Un film violento e spietato, crudo e bastardo che riesce a non far avvertire minimamente il peso degli anni ma al contrario risulta fresco e innovativo. Fosse uscito ora non ci saremmo minimamente accorti dei quarant'anni che ci separano dalla sua realizzazione. Un film dall'apparente trama semplice che rivela nel suo finale inaspettato tutta la grandezza e la genialità di un regista come Mario Bava. Uno dei colpi di scena più belli ed efficaci della storia del cinema che stupisce e inchioda lo spettatore allo schermo distruggendo tutte le convinzioni e le certezze che in precedenza aveva maturato. Discorso a parte merita la monumentale colonna sonora infarcita di sonorità fusion e jazz e contornata da un clavinet tagliente e maledettamente bello. Solo per le musiche questo film meriterebbe un posto d'onore tra le migliori opere cinematografiche che l'Italia ha sfornato nel corso della storia. Peccato solo che un capolavoro del genere sia stato snobbato e ignorato per tutti questi anni e non sia riuscito a trovare spazio all'interno del'universo del cinema. Unico.
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tarantinofan96
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giovedì 28 maggio 2015
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kidnapped
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Capolavoro pulp, fonte di ispirazione per registi del calibro di Quentin Tarantino, registicamente eccezionale nel saper gestire praticamente l'intero film nello spazio limitato di un'automobile con dentro 5 persone. Un film sporco, violento e cattivo per l'epoca in cui è stato girato, ma anche visto oggi riesce a mantenere tutto il suo fascino crudele. [+]
Capolavoro pulp, fonte di ispirazione per registi del calibro di Quentin Tarantino, registicamente eccezionale nel saper gestire praticamente l'intero film nello spazio limitato di un'automobile con dentro 5 persone. Un film sporco, violento e cattivo per l'epoca in cui è stato girato, ma anche visto oggi riesce a mantenere tutto il suo fascino crudele.
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alex41
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domenica 18 agosto 2013
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tarantino e company sono passati di qui
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"Cani Arrabbiati" è un vero e proprio CULT, un capolavoro che racchiude gran parte del genere pulp, e mischia con sapienza thriller, poliziesco all'italiana e road movie, fino a giungere a un finale da antologia. Non c'è inquadratura sbagliata, ha un ritmo perfetto, attori bravissimi, sceneggiatura credibile e sequenze memorabili. Ora capisco dove Tarantino, Rodriguez e compagnia varia si sono ispirati per i loro film.
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spike88
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domenica 16 dicembre 2012
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un gioiello dimenticato
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Forse il punto più alto della carriera di Mario Bava da regista e della sua forza innovativa e anticipatoria. Per dire, se questo film fosse stato girato negli Usa oggi sarebbe ricordato come un vero cult e un capostipite. Se credete che Tarantino avesse tratto il coniglio da cilindro, date un'occhiata a questo film: semplicemente perfetto fino al colpo di scena finale che è a dire poco magistrale. Dialoghi folli, personaggi folli, azione e spietatezza. Insomma,
un classico da riscoprire e da difendere davvero con i denti. Totale assenza di tempi morti, soglia dell'interesse sempre alta, parole gesti e azioni mai fuori luogo o di troppo. Cani arrabbiati potrebbe fare scuola.
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Forse il punto più alto della carriera di Mario Bava da regista e della sua forza innovativa e anticipatoria. Per dire, se questo film fosse stato girato negli Usa oggi sarebbe ricordato come un vero cult e un capostipite. Se credete che Tarantino avesse tratto il coniglio da cilindro, date un'occhiata a questo film: semplicemente perfetto fino al colpo di scena finale che è a dire poco magistrale. Dialoghi folli, personaggi folli, azione e spietatezza. Insomma,
un classico da riscoprire e da difendere davvero con i denti. Totale assenza di tempi morti, soglia dell'interesse sempre alta, parole gesti e azioni mai fuori luogo o di troppo. Cani arrabbiati potrebbe fare scuola.
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eliaferroli
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domenica 27 maggio 2012
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il primo film pulp
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Non c'è nulla da dire oltre che questo film è un capolavoro!
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mrbuzzino
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lunedì 11 luglio 2011
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road-movie teso e violento, da vedere
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Una vetta del B-movie, claustrofobico, iperrealista, sporco e cattivo, al quale avrebbero giovato una maggiore fantasia nei dialoghi, che alla lunga risultano ripetitivi e monocordi, e un migliore sviluppo delle situazioni di suspense. Grande prova tecnica nel girare quasi tutto il film nell'abitacolo di una macchina e bravi tutti gli attori con una menzione particolare per Don Backy (si, quello delle canzonette romantiche!) nella parte dello schizzato di turno che verso la fine rivela un lato naif che lo rende quasi simpatico. Colpo di scena finale obbligatorio, ma avrebbe dovuto essere mascherato meglio. Un peccato che Bava non abbia potuto terminare la post-produzione; da preferire comunque una versione che comprenda la scena del prologo, che fa acquistare spessore al finale del film.
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Una vetta del B-movie, claustrofobico, iperrealista, sporco e cattivo, al quale avrebbero giovato una maggiore fantasia nei dialoghi, che alla lunga risultano ripetitivi e monocordi, e un migliore sviluppo delle situazioni di suspense. Grande prova tecnica nel girare quasi tutto il film nell'abitacolo di una macchina e bravi tutti gli attori con una menzione particolare per Don Backy (si, quello delle canzonette romantiche!) nella parte dello schizzato di turno che verso la fine rivela un lato naif che lo rende quasi simpatico. Colpo di scena finale obbligatorio, ma avrebbe dovuto essere mascherato meglio. Un peccato che Bava non abbia potuto terminare la post-produzione; da preferire comunque una versione che comprenda la scena del prologo, che fa acquistare spessore al finale del film. Bello il tema portante della colonna sonora; doppiaggio (almeno nella versione che ho potuto vedere) così così.
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