fabrizio cirnigliaro
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martedì 2 febbraio 2010
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la grammatica del film è un atto politico
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Il documentario è un omaggio a Jean Dominique, giornalista di Haiti ucciso il 3 Aprile del 2000, costretto più volte a cercare rifugio in America, a causa dei vari regimi dittatoriali.
La colpa di Jean è stata quella di aver preso a cuore la difesa dei diritti umani, di aver creato una coscienza sociale. Dopo aver vissuto diversi anni a Parigi, Jean Dominique (laureato in agraria), ritorna ad Haiti nel 1968, acquista una radio locale, diventando la voce del popolo. Jean Dominique ha una personalità forte e non parla utilizzando slogan ,non sposa nessuna ideologia politica, con il suo linguaggio e il suo carisma va dritto al nocciolo della questione, lotta per la libertà, per il bene comune del popolo di Haiti.
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Il documentario è un omaggio a Jean Dominique, giornalista di Haiti ucciso il 3 Aprile del 2000, costretto più volte a cercare rifugio in America, a causa dei vari regimi dittatoriali.
La colpa di Jean è stata quella di aver preso a cuore la difesa dei diritti umani, di aver creato una coscienza sociale. Dopo aver vissuto diversi anni a Parigi, Jean Dominique (laureato in agraria), ritorna ad Haiti nel 1968, acquista una radio locale, diventando la voce del popolo. Jean Dominique ha una personalità forte e non parla utilizzando slogan ,non sposa nessuna ideologia politica, con il suo linguaggio e il suo carisma va dritto al nocciolo della questione, lotta per la libertà, per il bene comune del popolo di Haiti.
Nel film non mancano le accuse al governo statunitense, fin troppo morbido con le dittature di Francois e Jean-Claude Dulliver, meglio conosciuti come Papa Doc e Baby Doc. La storia di Haiti e il destino della sua popolazione dipende molto dalla politica del governo statunitense. Le parole di Jean Dominuque a riguardo non possono essere più chiare
“Paesi come gli stati uniti sono sottosviluppati, nel senso umano del termine”
A lottare sempre insieme a lui c’è la moglie, Michelle Montas, anche lei giornalista. Purtroppo Michelle risulta ancora fra i dispersi dopo il terremoto che ha devastato questa nazione, ennesima catastrofe che ha devastato un paese già in ginocchio.
L’opera di Jonathan Demme è un omaggio ad una persona che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, un giornalista che non è mai sceso a compromessi con il potere. Haiti esisteva già prima del terremoto che ha causato cosi tanti morti, gli ultimi 50 anni di storia di quel piccolo paese meriterebbero di essere studiati a scuola. Il documentario di Jonathan Demme riempie un vuoto, dato che i mezzi di informazione occidentale raramente hanno raccontato cosa stava accadendo ad Haiti. A conferma di quanto sosteneva Jean Dominique
"Se si sa guardare un buon film nel modo corretto, la grammatica del film è un atto politico"
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jjj
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martedì 17 giugno 2008
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solo volontà
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Film che prende. Subito e per tutta la durata. Sembrerebbe un romanzo, e invece è "solo" un documentario d'una storia vera.
Da vedere e da fare vedere ai propri figli.
Semplicemente una persona che pensa delle cose e, in conseguenza, ...le fa!
Quanti di noi oggi dicono di volere migliorare la società, e poi non fanno niente. E' un film che "toglie gli alibi", che dimostra che non è vero che sia impossibile fare qualsiasi cosa, che quasi sempre quel che manca non è la "possibilità", ma la "volontà", certamente mettendosi in gioco con i fatti e non a parole, ed avendo lo spessore di correre dei rischi.
Forse quella era una società 'semplificata' rispetto alla nostra, ma non più di tanto: penso a tanti "grilli parlanti" (as es.
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Film che prende. Subito e per tutta la durata. Sembrerebbe un romanzo, e invece è "solo" un documentario d'una storia vera.
Da vedere e da fare vedere ai propri figli.
Semplicemente una persona che pensa delle cose e, in conseguenza, ...le fa!
Quanti di noi oggi dicono di volere migliorare la società, e poi non fanno niente. E' un film che "toglie gli alibi", che dimostra che non è vero che sia impossibile fare qualsiasi cosa, che quasi sempre quel che manca non è la "possibilità", ma la "volontà", certamente mettendosi in gioco con i fatti e non a parole, ed avendo lo spessore di correre dei rischi.
Forse quella era una società 'semplificata' rispetto alla nostra, ma non più di tanto: penso a tanti "grilli parlanti" (as es. in ambito di mafia ai Rostagno, Impastato, P.Maniaci), anche attuali: se solo avessimo la coerenza lienare e semplice di far seguire al dire il fare, se solo fossimo un 'coro' queste sonore notti d'estate cambierebbero tutto.
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[+] grilli parlanti
(di solenotturno)
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penelope
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domenica 9 settembre 2007
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rabbia e orgoglio
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Un film che rimane addosso
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antonio
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venerdì 15 aprile 2005
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bellissimo
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un documentario che emoziona più di troppi film. Davvero ben fatto, arte e passione al servizo della memoria.
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innocenzo
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lunedì 29 novembre 2004
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da vedere!!!
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