samanta
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mercoledì 20 marzo 2024
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scusa il numero è sbagliato
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E' un film uscito nel 1948, un noir ambientato a Manhattan nella stanza di una grande villa, ebbe a suo tempo un grande successo commerciale, la regia è di Anatole Litvak bravo regista di Hollywood che nel periodo 1939-1970 diresse molti film tra cui: La fossa dei serpenti, Anastasia (Oscar come migliore attrice a Ingrid Bergman, Le piace Brahms?, La notte dei generali).
Lena (Barbara Stanwick) figlia di un ricchissimo imprenditore del settore farmaceutico Cotterelll (Ed Begley il giurato n. 10 ne La parola ai giurati), ha sposato da 3 anni Henry Stevenson (Burt Lancaster) giovane intelligente ma povero, commesso in una farmacia, Lena lo ha "soffiato" per capriccio alla sua amica Doris (Ann Richards) fidanzata con lui, Lena negli ultimi tempi passa il suo tempo a letto nella sua camera per presunti attacchi di cuore.
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E' un film uscito nel 1948, un noir ambientato a Manhattan nella stanza di una grande villa, ebbe a suo tempo un grande successo commerciale, la regia è di Anatole Litvak bravo regista di Hollywood che nel periodo 1939-1970 diresse molti film tra cui: La fossa dei serpenti, Anastasia (Oscar come migliore attrice a Ingrid Bergman, Le piace Brahms?, La notte dei generali).
Lena (Barbara Stanwick) figlia di un ricchissimo imprenditore del settore farmaceutico Cotterelll (Ed Begley il giurato n. 10 ne La parola ai giurati), ha sposato da 3 anni Henry Stevenson (Burt Lancaster) giovane intelligente ma povero, commesso in una farmacia, Lena lo ha "soffiato" per capriccio alla sua amica Doris (Ann Richards) fidanzata con lui, Lena negli ultimi tempi passa il suo tempo a letto nella sua camera per presunti attacchi di cuore. Una sera per caso mentre cerca di telefonare ad Henry sente per caso una telefonata tra 2 sconosciuti che si mettono d'accordo per l'uccisione di una donna alle h 11,15 p.m., avvisa la polizia che però non la prende in considerazione. Di qui incomincia la donna a rievocare, tramite flashback, la sua vita e quella del marito che ha un incarico importante nella ditta del padre, che però non avendo fiducia in lui non gli fa fare nulla. Attraverso poi varie telefonate Lena scopre la verità: il marito vendeva stupefacenti sottratti dal laboratorio farmaceutico dell'impresa con la complicità del direttore Waldo Evans (Harold Vernileya) e consegnati au malavitoso Moran (William Conrad). Henry che vuole avere più profitti esclude Moran dal traffico quest'ultimo vuole vendicarsi ucccidendo Lena, che atterrita non riesce ad allontanrsi dal letto malgrado l'avvertimento di Henry, che telefona di nuovo ma gli risponde il Killer "Scusa il numero è sbagliato".
Il film è un classico noir, con trama intricata e piena di misteri alcuni dei quali rimangono insoluti come è frequente in questo genere di film, Litvak sa dare al film un ritmo risoluto, una suspense forte in cui la vicenda si snoda rivelando poco alla volta la realtà o almeno gran parte di essa in un crescendo di ansia e di terrore della povera Lena che, ammalata, (ma lo era poi veramente?) cerca disperatamente di sottrarsi alla morte. Il film si dipana in un'unità di tempo (le poche ore dallle 6 del pomeriggio alle 11,15) e di luogo (la camera da letto (salvo i flashback) coinvolgendo in un clima di trepidazione lo spettatore. Certamente la protagonista assoluta del film è Barbara Stanwick (ebbe la nomination all'Oscar) che si esibisce in una performance strepitosda e convincente, interpreta perfettamente la moglie capricciosa e lagnosa che s'inventa malattie (in realtà ha disturbi psicosomatici) per tenere vincolato il marito, è una donna capricciosa che non si rassegna a perdere il giocattolo preferito. Un pò deludente Burt Lancaster all'inizio della carriera che lo vedrà diventare uno dei migliori attori di Hollywood, in questo film appare incerto a dare sostanza a un personaggio ambiguo e poco sicuro nella recitazione. Bravo Ed Begley nella parte di uno spregiudicato imprenditore e di padre padrone. Rimane il mistero di chi sia il killer di cui non si vede il volto.
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matteobettini15gennaio
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giovedì 3 agosto 2017
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un thriller superlativo
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'Il terrore corre sul filo', 'Sorry, wrong number' il titolo originale, è un film tutto da godere. E' perfetto, cioè, per chi adora spaventarsi. Ad avvalorare quanto ho appena scritto interviene un'affermazione della attrice protagonista, la bravissima Barbara Stanwick (o 'Missy', nomignolo con cui era conosciuta nell'ambiente cinematografico). La quale ebbe a sostenere che i suoi capelli divennero prematuramente grigi proprio in conseguenza dello spavento provato nel girare le scene di questa pellicola! In effetti, fin dal prologo e dalla sequenza iniziale, vediamo Leona Cotterell (la Stanwick), figlia di un ricchissimo uomo d'affari interpretato dall'attore Ed Begley, cercare di rintracciare in maniera frenetica, e grazie al telefono (strumento chiave dell'intera pellicola), suo marito, Henry Stevenson (un Burt Lancaster che, dopo il bruciante debutto, due anni prima (nel 1946) nel film 'I Gangsters', che lo rese una star overnight, stava inanellando un successo dietro l'altro).
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'Il terrore corre sul filo', 'Sorry, wrong number' il titolo originale, è un film tutto da godere. E' perfetto, cioè, per chi adora spaventarsi. Ad avvalorare quanto ho appena scritto interviene un'affermazione della attrice protagonista, la bravissima Barbara Stanwick (o 'Missy', nomignolo con cui era conosciuta nell'ambiente cinematografico). La quale ebbe a sostenere che i suoi capelli divennero prematuramente grigi proprio in conseguenza dello spavento provato nel girare le scene di questa pellicola! In effetti, fin dal prologo e dalla sequenza iniziale, vediamo Leona Cotterell (la Stanwick), figlia di un ricchissimo uomo d'affari interpretato dall'attore Ed Begley, cercare di rintracciare in maniera frenetica, e grazie al telefono (strumento chiave dell'intera pellicola), suo marito, Henry Stevenson (un Burt Lancaster che, dopo il bruciante debutto, due anni prima (nel 1946) nel film 'I Gangsters', che lo rese una star overnight, stava inanellando un successo dietro l'altro). Leona, lo si viene a sapere grazie ad un perfetto meccanismo di flash-back, col passare degli anni è costretta a rimanere quasi sempre a letto. Succube delle proprie nevrosi, è divenuta dipendente dal proprio marito (che aveva voluto a tutti i costi, sfidando il volere paterno e soffiandolo ad una sua amica, Sally (Ann Richard), con cui Henry era in precedenza fidanzato). Così, mentre è ancora al telefono, Leona inercetta una conversazione tra due sconosciuti che progettano un assassinio di una giovane donna per quella stessa sera, alle 23. E mentre Henry sembra svanito nel nulla (chissà che non sia proprio lui il mandante dell'omicidio in essere..!?), Leona, grazie a telefonate di misteriosi individui e alle parole dei due sconosciuti, comprende ben presto che la vittima designata sembrerebbe essere proprio lei...Con Henry che non si trova da nessuna parte e con il tempo a incedere inesorabilmente verso le 23. Litvak, regista di origini ucraine ma naturalizzato statunitense, conferma ancora una volta di essere un ottimo regista. Sfornando questo film elettrico. Grazie anche a soggetto e sceneggiatura a firma della brava Lucille Fletcher (in origine, il materiale era stato scritto per la radio, dover a interpretare il ruolo da protagonista era stat chiamata Agnes Moorehead; la quale in seguito, vedendosi offrire una parte di secondo piano nell'adattamento per il cinema, offesa rifiutò categoricamente). Un'ultima curiosità: quando Henry/Burt (Lancaster/Stevenson) è a pranzo con la sua ex, Sally (ora sposatasi e con un figlio piccolo) chiede al cameriere chi sia quel signore che si scorge in uno specchio del ristorante, ebbene, quel signore è proprio Anatole Litvak (in un'apparizione/cameo sulla falsariga di Hitchcock. E si può tranquillamente affermare che, considerate l'effervescenza e la sua qualità, 'Sorry, wrong number' sembra davvero essere un film del maestro del brivido).
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matteobettini15gennaio
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giovedì 3 agosto 2017
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un thriller superlativo
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'Il terrore corre sul filo', 'Sorry, wrong number' il titolo originale, è un film tutto da godere. E' perfetto, cioè, per chi adora spaventarsi. Ad avvalorare quanto ho appena scritto interviene un'affermazione della attrice protagonista, la bravissima Barbara Stanwick (o 'Missy', nomignolo con cui era conosciuta nell'ambiente cinematografico, o ancora "la più brava attrice che non vinse mai un Oscar". con cui era conosciuta nel mondo intero: in effetti, se pur nominata per quattro volte agli Academy Awards, la Stanwyck riuscì a vincere solamente un Oscar alla carriera). La quale ebbe a sostenere che i suoi capelli divennero prematuramente grigi proprio in conseguenza dello spavento provato nel girare le scene di questa pellicola! In effetti, fin dal prologo e dalla sequenza iniziale, vediamo Leona (in italiano diventata, chissà mai perché, Lena.
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'Il terrore corre sul filo', 'Sorry, wrong number' il titolo originale, è un film tutto da godere. E' perfetto, cioè, per chi adora spaventarsi. Ad avvalorare quanto ho appena scritto interviene un'affermazione della attrice protagonista, la bravissima Barbara Stanwick (o 'Missy', nomignolo con cui era conosciuta nell'ambiente cinematografico, o ancora "la più brava attrice che non vinse mai un Oscar". con cui era conosciuta nel mondo intero: in effetti, se pur nominata per quattro volte agli Academy Awards, la Stanwyck riuscì a vincere solamente un Oscar alla carriera). La quale ebbe a sostenere che i suoi capelli divennero prematuramente grigi proprio in conseguenza dello spavento provato nel girare le scene di questa pellicola! In effetti, fin dal prologo e dalla sequenza iniziale, vediamo Leona (in italiano diventata, chissà mai perché, Lena..) Cotterell (la Stanwick), figlia di un ricchissimo uomo d'affari interpretato dall'attore Ed Begley, cercare di rintracciare in maniera frenetica, e grazie al telefono (strumento chiave dell'intera pellicola), suo marito, Henry Stevenson (un Burt Lancaster che, dopo il bruciante debutto, due anni prima (nel 1946) nel film 'I Gangsters', che lo rese una star overnight, stava inanellando un successo dietro l'altro). Leona, lo si viene a sapere grazie ad un perfetto meccanismo di flash-back, col passare degli anni, a causa di una sua particolare condizione nervosa e di un leggero vizio cardiaco, è costretta a rimanere quasi sempre a letto. Succube delle proprie nevrosi, è divenuta praticamente dipendente dal proprio marito (che aveva voluto a tutti i costi, sfidando il volere paterno e soffiandolo ad una sua amica, Sally (Ann Richard), con cui Henry era in precedenza fidanzato). Così, mentre è ancora al telefono, Leona inercetta una conversazione tra due sconosciuti che progettano un assassinio di una giovane donna per quella stessa sera, alle 23. E mentre Henry sembra svanito nel nulla (chissà che non sia proprio lui il mandante dell'omicidio in essere..!?), Leona, grazie a telefonate di misteriosi individui e alle parole dei due sconosciuti, comprende ben presto che la vittima designata sembrerebbe essere proprio lei...Con Henry che non si trova da nessuna parte e con il tempo a incedere inesorabilmente verso le 23. Litvak, regista di origini ucraine ma naturalizzato statunitense, conferma ancora una volta di essere un ottimo regista. Sfornando questo film elettrico. Grazie anche a soggetto e sceneggiatura a firma della brava Lucille Fletcher (in origine, il materiale era stato scritto per la radio, dover a interpretare il ruolo da protagonista era stat chiamata Agnes Moorehead; la quale in seguito, vedendosi offrire una parte di secondo piano nell'adattamento per il cinema, offesa rifiutò categoricamente). Un'ultima curiosità: quando Henry/Burt (Lancaster/Stevenson) è a pranzo con la sua ex, Sally (ora sposatasi e con un figlio piccolo) chiede al cameriere chi sia quel signore che si scorge in uno specchio del ristorante, ebbene, quel signore è proprio Anatole Litvak (in un'apparizione/cameo sulla falsariga di Hitchcock. E si può tranquillamente affermare che, considerate l'effervescenza e la sua qualità, 'Sorry, wrong number' sembra davvero essere un film del maestro del brivido). Da vedere.
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johngarfield
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mercoledì 24 agosto 2011
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un gioiello sempreverde
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Il film è tratto da un famoso radiodramma di Lucille Fletcher, dove la protagonista era Agnes Moorehead. Il programma riscosse un grande successo e la Paramount decise di acquistarne i diritti. Il dramma durava mezz’ora e lo Studio le chiese di scrivere l’adattamento e ampliare la durata ad 80 minuti. Il dramma era un quasi monologo della Moorehead e la Fletcher si vide costretta a inventarsi i personaggi che nel dramma erano solo citati. Ma il risultato è egregio. Lancaster accettò un ruolo secondario e questo, per un tipo come lui, era davvero una cosa inaudita. Ma era un attore non ancora affermato e questo spiega tutto. Inoltre, e questo la dice lunga sulla sua professionalità, Barbara Stanwyck chiese espressamente che sul set venisse riprodotta con un registratore la performance della Moorehead per aiutarla ad entrare nella giusta atmosfera drammatica.
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Il film è tratto da un famoso radiodramma di Lucille Fletcher, dove la protagonista era Agnes Moorehead. Il programma riscosse un grande successo e la Paramount decise di acquistarne i diritti. Il dramma durava mezz’ora e lo Studio le chiese di scrivere l’adattamento e ampliare la durata ad 80 minuti. Il dramma era un quasi monologo della Moorehead e la Fletcher si vide costretta a inventarsi i personaggi che nel dramma erano solo citati. Ma il risultato è egregio. Lancaster accettò un ruolo secondario e questo, per un tipo come lui, era davvero una cosa inaudita. Ma era un attore non ancora affermato e questo spiega tutto. Inoltre, e questo la dice lunga sulla sua professionalità, Barbara Stanwyck chiese espressamente che sul set venisse riprodotta con un registratore la performance della Moorehead per aiutarla ad entrare nella giusta atmosfera drammatica.
Capolavoro della "suspense" e unico e vero gioiello dell'intera filmografia di Anatole Litvak, regista discontinuo ma sopra la media, resta godibile anche a più di sessant'anni di distanza.
L'elemento chiave del film è il telefono. E' il mezzo che permette alla protagonista, Leona Stevenson (un’ottima Barbara Stanwyck) di mantenere i contatti con il mondo esterno. Soffre di cuore e non può alzarsi. E' ricca (è figlia di un industriale farmaceutico), è sposata ad Henry, un giovanottone di umili origini di cui si è incapricciata e che ha portato all’altare. E’ viziata ed abituata ad ottenere tutto ciò che vuole, senza scrupoli (la durezza che mostra con Doris Hunt, la ragazza di Henry, quando le dice di farsi da parte perché lei ha deciso così, è eloquente). Viene perfino il dubbio che la sua malattia sia solo una finzione isterica come ultima risorsa per ottenere ciò che vuole (vedi la scena con il padre a cui “impone” il proprio matrimonio con Henry). Il suo ménage non è felice. Ella, abituata a controllare e dominare tutto e tutti, intende farlo anche con suo marito, ma non con i risultati sperati. Finisce che egli si inguaia e si indebita con la malavita e, per onorare il debito, accetta di far uccidere la moglie per riscuotere l’assicurazione sulla vita.
Di questo film, si apprezza soprattutto la tecnica con cui si ingenera la tensione e l’angoscia. Analizziamola.
Il direttore della fotografia, l’esperto Sol Polito, utilizza movimenti in orizzontale della mdp, che sembrano sostituire un occhio umano che scruta l’interno della stanza da letto in cui si trova Leona. E’ una tecnica che suggerisce la minaccia incombente di un intruso. Un altro elemento importante è l’effetto sonoro delle voci. Alcune sono volutamente tranquillizzanti (il poliziotto che risponde al telefono ed è alle prese con una bimba che ha smarrito genitori), ma, in un contesto come quello in esame, finiscono per ingenerare impazienza; altre sono spaventate, altre ancora concitate (soprattutto quella di Leona che, poco a poco capisce ciò che si sta tramando contro di lei), infine, quella del dipendente dell’obitorio, è calma ma provoca terrore. Un aspetto importantissimo di queste voci è che alcune hanno l’effetto rimbombo: il risultato è straordinariamente efficace, perché dà l’impressione che ci sia qualcuno all’ascolto. Un altro elemento, molto utilizzato nel cinema, è quello della lentezza ed incomprensione fra chi vuole chiarimenti (Leona) ed i suoi interlocutori al telefono (centralinisti ecc.). Inoltre, non va dimenticata la tecnica dell’interruzione. Avviene in due occasioni: la prima quando Doris Hunt, l’ex-fiamma di Henry, cerca di mettere sull’avviso Leona delle manovre della polizia nei confronti dello stesso Henry: la conversazione telefonica dev’essere interrotta più volte per i motivi più disparati e questo provoca ansia e impotenza. La seconda avviene al ristorante: Henry si trova con la Hunt e il loro dialogo, che aiuterebbe a chiarire i contorni della storia, viene continuamente interrotto da camerieri per motivi diversi. Lo spettatore si spazientisce ma si interessa sempre più alla trama.
Non si può non ricordare infine l’uso massiccio del flash back. Servì alla Fletcher per costruire meglio i personaggi di contorno, ma serve egregiamente anche per lo sviluppo della storia: poco a poco, lo spettatore, così come la protagonista, vengono informati del complotto che si sta ordendo. La tecnica del flash back, come si sa, è elemento base del film noir e la sua funzione è evitare il normale svolgimento cronologico, per ragioni sia drammatiche (scavando all’indietro si capiscono meglio i comportamenti e gli sviluppi) sia intrinseche alla filosofia del “noir”: un genere mai banale, volutamente provocatorio ed esteticamente (e non solo) rivoluzionario (come certe tematiche: il ruolo della donna, l’assenza della famiglia, il destino,ecc.).
La trama, in sé, potrebbe essere alquanto banale, ma l’ottimo lavoro della Fletcher e la sapiente regia di Litvak ne fanno un vero capolavoro del thriller (con qualche aggancio al noir).
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irontato
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domenica 12 dicembre 2010
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telefoni bianchi
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Visto nell'epoca dei telefoni tascabili ad un primo impatto questo film fatto di cornette bianche,di spinotti e centraliniste sembra lontano e quasi surreale ma basta avere un pò di pazienza e ci si accorge che non ha perso niente della suspence originale e anzi la difficoltà nel comunicare e nel rintracciare i vari personaggi per mettere insieme i pezzi del puzzle mettono ancora più ansia ai giorni nostri in cui tutti siamo abituati ad essere reperibili in tempo reale a qualsiasi ora del giorno.La Stanwyck è cosi odiosa che a tratti mi ha fatto odiare la pellicola ma i vari flashback intervengono sempre quando è necessario passare in secondo piano per qualche minuto un personaggio principale insopportabilmente viziato e insensibile ai problemi altrui.
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Visto nell'epoca dei telefoni tascabili ad un primo impatto questo film fatto di cornette bianche,di spinotti e centraliniste sembra lontano e quasi surreale ma basta avere un pò di pazienza e ci si accorge che non ha perso niente della suspence originale e anzi la difficoltà nel comunicare e nel rintracciare i vari personaggi per mettere insieme i pezzi del puzzle mettono ancora più ansia ai giorni nostri in cui tutti siamo abituati ad essere reperibili in tempo reale a qualsiasi ora del giorno.La Stanwyck è cosi odiosa che a tratti mi ha fatto odiare la pellicola ma i vari flashback intervengono sempre quando è necessario passare in secondo piano per qualche minuto un personaggio principale insopportabilmente viziato e insensibile ai problemi altrui.
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ralphscott
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giovedì 12 agosto 2010
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ah che film che facevano!
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Di questo film non si può che dire un gran bene,sotto ogni profilo lo si consideri. Tolta qualche digressione che può infastidire (flashback nel flashback),tutto scorre che è una meraviglia. Innanzitutto la Stanwyck,divina più che mai,capace di convincere nella disperazione cosi come nel capriccio (il racconto della conoscenza con l'umile Lancaster è uno spasso). La sceneggiatura è ad orologeria,fotografia,musiche,costumi da 10 e lode. Non scordo certo il buon Litvak,che ci ha spesso regalato grandi film,e certi,come in questo caso,anche inquietanti.
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