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domenica 27 luglio 2025
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concordo e aggiungo a ci? che scrivi
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che la prima parte del film ? davvero faticosa, cos? come ? molto faticoso seguire e ascoltare pazienti con depressioni gravi. ma il bello di questo film (anche se ? stata la parte pi? criticata) ? proprio il fatto che ti fa immergere nella pesantezza immobile e paludosa che si d? nelle depressioni gravi e senza consolazioni nei confronti dello spettatore. Se cura si ? data (perch? il finale ? aperto) ? stata data attraverso il silenzio e pochissime parole esplicite e tanti sogni e le intemperanze potenti della natura. Il film mi ha fatto ricordare l'esperienza di Ulisse all'isola di Ogigia, un luogo che non ? mappato, un non luogo, dove Odisseo rimane per un tot di anni lontano da tutti, umani e dei.
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che la prima parte del film ? davvero faticosa, cos? come ? molto faticoso seguire e ascoltare pazienti con depressioni gravi. ma il bello di questo film (anche se ? stata la parte pi? criticata) ? proprio il fatto che ti fa immergere nella pesantezza immobile e paludosa che si d? nelle depressioni gravi e senza consolazioni nei confronti dello spettatore. Se cura si ? data (perch? il finale ? aperto) ? stata data attraverso il silenzio e pochissime parole esplicite e tanti sogni e le intemperanze potenti della natura. Il film mi ha fatto ricordare l'esperienza di Ulisse all'isola di Ogigia, un luogo che non ? mappato, un non luogo, dove Odisseo rimane per un tot di anni lontano da tutti, umani e dei. La narrazione dell'Odissea comincia proprio dall'isola di Ogigia, quando Ulisse arriva spiaggiato, senza nulla, senza barca e equipaggio.... un caro saluto e sogni d'oro
Laura
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cardclau
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venerdì 25 luglio 2025
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olocausto e nabka
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Il disagio che prova lo spettatore nell’assistere alla storia di Monir (Georges Kabbaz) nel film Yunan di Ameer Fakher Eldin è la sensazione devastante di un essere che è stato privato della sua casa. Casa nel senso di luogo tuo, della tua identità, affetti, famiglia, Storia. Rimani, sempre, uno straniero, uno senza appartenenza. Ma il film stimola a cercare le similitudini, che a mio parere sono impressionanti, tra Olocausto e Nabka fino all’ultimo conflitto Israeliano-Palestinese. L’Olocausto è proprietà privata degli Israeliani, che possono farne quello che vogliono? E i milioni di morti di civili (specie le classi dirigenti), per non parlare di circa cinque milioni di soldati russi prigionieri uccisi? Per niente! Appartiene (armeni, aborigeni australiani, aztechi, incas, indiani americani, bosniaci,…) all’umanità.
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Il disagio che prova lo spettatore nell’assistere alla storia di Monir (Georges Kabbaz) nel film Yunan di Ameer Fakher Eldin è la sensazione devastante di un essere che è stato privato della sua casa. Casa nel senso di luogo tuo, della tua identità, affetti, famiglia, Storia. Rimani, sempre, uno straniero, uno senza appartenenza. Ma il film stimola a cercare le similitudini, che a mio parere sono impressionanti, tra Olocausto e Nabka fino all’ultimo conflitto Israeliano-Palestinese. L’Olocausto è proprietà privata degli Israeliani, che possono farne quello che vogliono? E i milioni di morti di civili (specie le classi dirigenti), per non parlare di circa cinque milioni di soldati russi prigionieri uccisi? Per niente! Appartiene (armeni, aborigeni australiani, aztechi, incas, indiani americani, bosniaci,…) all’umanità. I nazisti si credevano una razza superiore, così gli Israeliani perché popolo scelto da Dio. La razza germanica doveva sopprimere gli inferiori non nordici (ebrei, slavi, italiani, ungheresi, romeni, …). Gli Israeliani sopprimono i Palestinesi (l’unico arabo buono è un arabo morto). Il consenso di Tedeschi ed Israeliani era ed è ottenuto con una propaganda estesissima e con la militarizzazione totale dello Stato (vedi Goebbels e gli interventi israeliani fin dall’asilo). Come vengono trattati i dissidenti? Uccisi dai nazisti; nemici dello Stato e ridotti allo stato di paria dagli Israeliani. Come vengono trattati gli obbedienti senza scrupoli? Portati in palmo di mano e promossi dagli uni e dagli altri, con la differenza che oggi i soldati israeliani hanno anche l’ardire di mettere sui social i crimini perpetrati. Rimane il giudizio su Hamas. Un carnefice che ha ridotto per decenni all’impotenza il nemico, lo induce a compiere atti orrendi per avere la scusa di procedere fino alla soluzione finale.
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