cardclau
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domenica 22 settembre 2024
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non c''è da stare allegri
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Fortuna per Claude Lelouch nel suo film Finalement di aver potuto avere come protagonista l’attore Kad Merad, che lo ha potuto salvare dal naufragio. Sì perché il film è pieno di contraddizioni non elaborate, che sebbene piacciano alla gente, sono un segno del declino della consapevolezza, l’evanescenza e la superficialità contemporanea, e il trionfo dell’agito senza pensiero. Vediamone un po’ di queste perle nere. Primo, ha Lino (Kad Merad, avvocato di successo) ad un certo punto il bisogno di mettere in discussione il senso della sua stessa vita, o è affetto da una seria e progressiva malattia neurologica degenerativa, la demenza fronto-temporale? Kad Merad fa del suo meglio ma lo spettatore non ne cava un ragno dal buco e rimane profondamente confuso col solo sollievo di pensare che le malattie siano un gioco, e che finché capitano agli altri, non sono poi così terribili.
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Fortuna per Claude Lelouch nel suo film Finalement di aver potuto avere come protagonista l’attore Kad Merad, che lo ha potuto salvare dal naufragio. Sì perché il film è pieno di contraddizioni non elaborate, che sebbene piacciano alla gente, sono un segno del declino della consapevolezza, l’evanescenza e la superficialità contemporanea, e il trionfo dell’agito senza pensiero. Vediamone un po’ di queste perle nere. Primo, ha Lino (Kad Merad, avvocato di successo) ad un certo punto il bisogno di mettere in discussione il senso della sua stessa vita, o è affetto da una seria e progressiva malattia neurologica degenerativa, la demenza fronto-temporale? Kad Merad fa del suo meglio ma lo spettatore non ne cava un ragno dal buco e rimane profondamente confuso col solo sollievo di pensare che le malattie siano un gioco, e che finché capitano agli altri, non sono poi così terribili. Secondo, confonde i concetti di scienza (umile) e di magia (onnipotente). Umilia la prima rimproverandola di non essere onnipotente, e porta in palma di mano la seconda: interpretando così il vissuto generale. Terzo, l’atto di amore, che non può limitarsi al meccanismo fisico, ma che richiede l’affetto per essere significativo, essere nella testa dell’altro. Ma pare che Lelouch non l’abbia compreso, anzi ingenera delle false conclusioni che si tratti solo un bisogno.
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[+] de gustibus non sputazzandum (totò)
(di fulvio wetzl)
[ - ] de gustibus non sputazzandum (totò)
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ce1973
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sabato 21 settembre 2024
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bello, un inno alla vita e al cinema
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Un film della maturità, un cerchio
Che si chiude.
Profondo ma leggero
E la musica è perfetta
Voto 7.5
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goldy
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venerdì 20 settembre 2024
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vicino al capolavoro
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Ecco un maestro che sa padroneggiare una narrazione che più complessa non si può sapendola renmdere chiara, immediata, comprensibile in ogni suo dettaglio. Una sceneggiatura complessa, articolata, piena di senso di significato, magistrale. . Una lettura sulla complessità della vita sostenuta da una leggerezza invidiabile che induce a riflessioni quanto mai pertinenti e condivisibili,.Insomma una gioia per cuore e mente
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francesca meneghetti
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mercoledì 11 settembre 2024
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la follia dei sentimenti
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Esci dalla sala e pensi che vorresti tornare subito indietro per rivedere il film, per cogliere le sfumature e ciò che non hai capito subito, per risentire la colonna sonora, per comprendere meglio le parole che ti sono sfuggite delle canzoni in francese, per focalizzare le citazioni (due tra tutte: I ponti di Madison County e Lino Ventura) e gli ammiccamenti, perché ti pare che quel film sia un’opera aperta, da ripensare, interpretare, reinterpretare, discutere. Ecco, allora vuol dire, io credo, che quel film funziona, “spacca”, è diverso e originale. Il protagonista è un uomo borghese di successo, un avvocato affermato. Ma qui è soprattutto un uomo che, forse a causa di una misteriosa demenza fronto-temporale che sembra poter regredire, sente stretta la propria vita, vorrebbe liberarsene come se fosse una scarpa troppo poccola.
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Esci dalla sala e pensi che vorresti tornare subito indietro per rivedere il film, per cogliere le sfumature e ciò che non hai capito subito, per risentire la colonna sonora, per comprendere meglio le parole che ti sono sfuggite delle canzoni in francese, per focalizzare le citazioni (due tra tutte: I ponti di Madison County e Lino Ventura) e gli ammiccamenti, perché ti pare che quel film sia un’opera aperta, da ripensare, interpretare, reinterpretare, discutere. Ecco, allora vuol dire, io credo, che quel film funziona, “spacca”, è diverso e originale. Il protagonista è un uomo borghese di successo, un avvocato affermato. Ma qui è soprattutto un uomo che, forse a causa di una misteriosa demenza fronto-temporale che sembra poter regredire, sente stretta la propria vita, vorrebbe liberarsene come se fosse una scarpa troppo poccola. Senza dire niente ai familiari, sparisce (come Mattia Pascal). Si mette sulla strada e incontra tante persone, cui racconta tante versioni fasulle della sua vita, ispirate anche dalle storie degli individui che ha conosciuto e brillantemente difeso (grazie alla sua naturale empatia) nella sua carriera professionale. Da pellegrino laico, il protagonista incontra dei veri pellegrini con una precisa meta religiosa: Santiago. Ma il viaggio è tra spazio (Saint Michel, Annecy, Avignone, Le Mann) e tempo, tra realtà e dimensione simbolica, tra razionalità e inconscio o follia. Ricorda il lungo peregrinare (in realtà della durata di 24 ore, ma le pagine e le digressioni comportano una grande dilatazione) di Leopold Bloom a Dublino, raccontato da Joyce. Ricorda certe narrazioni cinematografiche surreali di Louis Bunuel. I tempi cinematografici perciò si dilatano. Per un regista che si è fatto conoscere ovunque per il film Un uomo e una donna, soprattutto per il fortunatissimo tema, non poteva mancare la musica, capace di perforare la zona razionale e di toccare corde profonde. Forse troppo romantica, dirà qualcuno. Ma è un linguaggio che unisce le anime, prima ancora dei corpi: lo suggerisce il sottotitolo (storia di una tromba che di innamora di un pianoforte). Lelouch ricorre spesso ai flashback, come strumento sintetico per ricomporre storie di vita (una fra tutte: quella della portinaia che denuncia alla Gestapo degli ebrei per “salvare” la loro bambina, che voleva per sé non potendo avere figli). Valorizza la fotografia e i primi piani, ma senza giochi vistosi con la camera. Straordinariamente umano, con tutte le sue ambiguità, il protagonista, interpretato dall’attore di origine algerina Kad Merad. Direi che siamo di fronte a un capolavoro.
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(di ce1973)
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