thomas
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martedì 5 dicembre 2023
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cinquanta, e purtroppo li dimostra …
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"Coup de chance" è il cinquantesimo lungometraggio cinematografico sceneggiato e diretto da Woody Allen. Forse iniziano ad essere troppi. Non ve ne è uno, tra i grandi registi, che ha una tale prolificità e persino il suo amato Ingmar Bergman, pur essendo tra i più produttivi, si fermò a 39 lungometraggi scritti e diretti per il grande schermo. In ogni grande artista c’è infatti una dose di ispirazione e creatività che non è infinita, ma che va esaurendosi con lo sfruttamento della stessa, a maggior ragione se ciò avviene in maniera intensiva. È ciò che Woody Allen va facendo da quasi sessanta anni, con un ritmo che ad un certo punto, a partire “Io e Annie” (del 1977), è divenuto serrato, alla media di un film all’anno, se si escludono gli anni della pandemia.
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"Coup de chance" è il cinquantesimo lungometraggio cinematografico sceneggiato e diretto da Woody Allen. Forse iniziano ad essere troppi. Non ve ne è uno, tra i grandi registi, che ha una tale prolificità e persino il suo amato Ingmar Bergman, pur essendo tra i più produttivi, si fermò a 39 lungometraggi scritti e diretti per il grande schermo. In ogni grande artista c’è infatti una dose di ispirazione e creatività che non è infinita, ma che va esaurendosi con lo sfruttamento della stessa, a maggior ragione se ciò avviene in maniera intensiva. È ciò che Woody Allen va facendo da quasi sessanta anni, con un ritmo che ad un certo punto, a partire “Io e Annie” (del 1977), è divenuto serrato, alla media di un film all’anno, se si escludono gli anni della pandemia. Il rischio di questa sovrabbondanza di produzione è il progressivo svuotarsi della freschezza di idee e pensieri, la ripetitività delle riflessioni e, in definitiva, la scontatezza delle opere dell’ingegno intellettuale. “Coup de chance” reitera, questa volta purtroppo stancamente, uno dei grandi temi ricorrenti nella sua filmografia: la convinzione, cioè, che tutto, nel mondo, sia retto dall’ineffabile forza del Caso; questa volta però manca la qualità della forza espressiva di “Match Point”, di cui “Coup de chance” è un esangue doppione. Lì il Caso agiva da protagonista giacché determinato da una circostanza verosimile, qui è un elemento ingombrante in quanto l’evento risolutivo è del tutto inverosimile per tipologia e (soprattutto) tempistica. Il “colpo di fortuna”, quindi, qui è una trovata artificiosa. Lì i personaggi del delitto erano credibili nel loro senso di opportunismo e cinismo, qui si configurano più che altro come “figure meramente cinematografiche”: insomma in “Match Point” c’erano persone in carne e ossa dalla cui interazione si sviluppava una storia, in “Coup de chance” vi sono invece personaggi adattati ad una storia che si è deciso di sviluppare. E la differenza è decisiva. La mancanza di profondità del suo ultimo lavoro avrebbe almeno potuto essere compensata dall’utilizzo di uno dei suoi più grandi talenti, il senso dell’umorismo; questo però è del tutto assente e persino l’indagine autonoma della madre della protagonista (una signora di mezza età del tutto a digiuno di tecniche investigative) è priva degli inevitabili risvolti umoristici che, se sfruttati, avrebbero regalato piacevoli “pennellate” di contrasto cromatico come invece, ad esempio, era avvenuto in precedenza nel suo “Misterioso omicidio a Manhattan”, in cui pure vi è un’investigazione da parte di dilettanti che offre momenti godibili. L’artificiosa seriosità, unita alla superficialità dei personaggi, toglie dunque al film quella freschezza espressiva capace di esaltare le fulminanti battute che costituiscono il suo marchio di fabbrica (e che comunque sono presenti) e contribuisce così a relegare l’opera in una “zona d’ombra” della sua filmografia, in cui purtroppo iniziano ad accumularsi con sempre maggiore frequenza i lavori degli ultimi anni, come “Magic in Moonlight”, “Cafè Society” e “Un giorno di pioggia a New York”. A poco giovano la magnifica fotografia di Vittorio Storaro, le stupende vedute di una Parigi intima e il fascino della bella ed elegantissima protagonista: sono tutti elementi esteriori che non cambiano la sostanza. È impossibile non amare il cinema dell’immenso Woody, dai suoi film in bianco e nero (“Manhattan” e “Ombre e nebbia” su tutti), a quelli più creativi (“La rosa purpurea del Cairo” e “Midnight in Paris”), dalle sue opere più complesse (“Un’altra donna” e “Match Point”) a quelle più divertenti (“Prendi i soldi e scappa” e “Zelig”). È impossibile non fermarsi a riflettere dopo aver visto “Crimini e misfatti” e “Hannah e le sue sorelle”, o non commuoversi dinanzi alla poetica nostalgia di “Radio Days”. Ha saputo affrontare con successo una delle dinamiche umane più intriganti, come il rapporto affettivo tra uomo e donna (“Io e Annie”, “Mariti e mogli”, “La ruota delle meraviglie”), nonché delineare intensi e indimenticabili ritratti di donna (“Vicky Cristina Barcelona” e “Blue Jasmine”). E siccome non ha mai fatto mistero di essersi ispirato per tutta la vita a Ingmar Bergman, auspichiamo che, così come il grande maestro svedese concluse la sua vita artistica con un capolavoro eccelso come “Fanny e Alexaner”, anch’egli sappia prendersi il tempo residuo per suggellare con un grandissimo capolavoro il suo lungo percorso e, cioè, i suoi sessanta anni di Arte, oggi indelebile testimonianza della ricchezza creativa di uno dei più grandi cineasti di sempre.
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montefalcone antonio
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venerdì 8 dicembre 2023
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l''ultimo colpo da maestro di woody allen
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“Coup de chance”, il 50° lungometraggio diretto da Woody Allen, è una piacevole, riuscita variazione riflessiva dei suoi temi più cari (l’amore, il tradimento, l’inganno, il senso di colpa, il peso del destino o del caso); una sorta di controcanto in versione commedia romantica (abbinata alle dinamiche del genere giallo), del più cupo e amaro “Match Point”.
Woody Allen torna di nuovo a Parigi e, per la prima volta in una sua pellicola, si parla anche in francese. Ma soprattutto torna ancora a ribadirci che non abbiamo (quasi) nessun controllo sulle nostre vite, essendo queste dominate più dal caos che dal libero arbitrio.
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“Coup de chance”, il 50° lungometraggio diretto da Woody Allen, è una piacevole, riuscita variazione riflessiva dei suoi temi più cari (l’amore, il tradimento, l’inganno, il senso di colpa, il peso del destino o del caso); una sorta di controcanto in versione commedia romantica (abbinata alle dinamiche del genere giallo), del più cupo e amaro “Match Point”.
Woody Allen torna di nuovo a Parigi e, per la prima volta in una sua pellicola, si parla anche in francese. Ma soprattutto torna ancora a ribadirci che non abbiamo (quasi) nessun controllo sulle nostre vite, essendo queste dominate più dal caos che dal libero arbitrio.
E lo fa con la consueta lucidità e sincerità, nonché con equilibrata dose di causticità e di trascinante cura estetica (notevole anche in questo film la raffinata fotografia del grande Vittorio Storaro che nei contrasti e nelle varie tonalità ben dipinge ambienti, personaggi, significati ed emozioni), che sanno coinvolgere lo spettatore nel giusto sentimento di tensione, ambiguità o di apparente armonia, che risaltano dalle vicende e dall’animo dei personaggi: dietro la maschera delle buone maniere e dei sorrisi forzati, si nascondono ipocrisie e cinismo, inganni, tradimenti e crimini. Anche se ad essere irresistibile in questa girandola di vizi umani è soprattutto il contrasto dicotomico tra la crudeltà delle azioni, e la sarcastica leggerezza con cui vengono messe in scena.
In questo senso, prettamente di sapore cinematografico ma anche utile a far risaltare la complessità tematica affrontata, risulta molto efficace e d’impatto sia l'essenzialità narrativa, sia tutto il comparto visivo/sonoro: il primo crudele e grottesco nella sua asciuttezza, la seconda elegante e ammaliante (si veda la sapiente scelta delle location e della fotografia, il ritmo incalzante, ma anche la musica jazz che accompagna e commenta ogni pensiero e passaggio).
Un contrasto che richiama e sottolinea inoltre tutte le azioni e le vite dei protagonisti. Vite e dinamiche psicologiche che cambiano continuamente di passo e di colore fino all’inatteso, spiazzante epilogo del film, e a un colpo di scena finale atto a dimostrare che per quanto la fortuna possa essere da noi creata o ricercata, a vincere è sempre o comunque l'imprevedibilità del caos, la casualità (soprattutto quella più ironica e beffarda).
Insomma, l’ultima interessante opera filmica di Woody Allen è una notevole indagine psicologica, sociale ed esistenziale; ma anche puro piacere cinematografico, tutto da godere e da non perdere. Voto: 7.50
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corebo
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domenica 31 dicembre 2023
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senza lode e senza infamia
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Seguo Woody Allen da quando era giovane come me, ed ho sempre apprezzato la sua intelligenza espressiva in qualsiasi forma lui l’avesse espressa e non ho mai avuto un ripensamento, Un colpo di Fortuna non sarà uno dei suoi migliori, ma certamente non da due stelle e mezzo come lo ha valutato il pubblico. Ottima l’interpretazione della giovane Lou de Laage, bravo anche l’assassino per procura Melvil Poupaud e l’’ormai affermata attrice nel ruolo della madre Valèrie Lemercier, infine anche se non è l’attore protagonista Niels Schneider a caratterizzato bene il suo personaggio. Quindi senza lode e senza infamia ma con il suo finale a sorpresa, è da vedere.
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Seguo Woody Allen da quando era giovane come me, ed ho sempre apprezzato la sua intelligenza espressiva in qualsiasi forma lui l’avesse espressa e non ho mai avuto un ripensamento, Un colpo di Fortuna non sarà uno dei suoi migliori, ma certamente non da due stelle e mezzo come lo ha valutato il pubblico. Ottima l’interpretazione della giovane Lou de Laage, bravo anche l’assassino per procura Melvil Poupaud e l’’ormai affermata attrice nel ruolo della madre Valèrie Lemercier, infine anche se non è l’attore protagonista Niels Schneider a caratterizzato bene il suo personaggio. Quindi senza lode e senza infamia ma con il suo finale a sorpresa, è da vedere.
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nino pellino
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venerdì 5 gennaio 2024
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le solite tematiche di allen, ma film piacevole
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Nulla di nuovo all'orizzonte per quest'ultima pellicola del regista Woody Allen dove convivono tematiche che il regista ha già sviluppato in precedenti film e che risultano essere ormai già ben note a noi spettatori. In questo film pertanto si affronta ancora una volta il tema della morte che viene nuovamente vista come soluzione congeniale da parte di chi la pratica per eliminare ciò che rappresenta un ostacolo e poi naturalmente l'influenza che ha il caso, ossia la coincidenza fortuita di avvenimenti che si traduce in fortuna per alcune persone, ma sfortuna per altre, addirittura a volte si dimostra letale, come nell'esempio del colpo di scena finale.
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Nulla di nuovo all'orizzonte per quest'ultima pellicola del regista Woody Allen dove convivono tematiche che il regista ha già sviluppato in precedenti film e che risultano essere ormai già ben note a noi spettatori. In questo film pertanto si affronta ancora una volta il tema della morte che viene nuovamente vista come soluzione congeniale da parte di chi la pratica per eliminare ciò che rappresenta un ostacolo e poi naturalmente l'influenza che ha il caso, ossia la coincidenza fortuita di avvenimenti che si traduce in fortuna per alcune persone, ma sfortuna per altre, addirittura a volte si dimostra letale, come nell'esempio del colpo di scena finale. Ed ancora il personaggio paranoico e possessivo del marito della protagonista non può non farmi venire in mente il curioso protagonista di "Irrational man", o meglio ancora l'ipocrita ed egoistico personaggio di "Match point". Queste mie considerazioni però contrariamente a ciò che potrebbero sembrare, non sono da parte mia una critica negativa nei riguardi di quest'ultimo lavoro di Woody Allen. Per chi ama sconsideratamente il suo stile è come se leggesse un nuovo libro trovandovi comunque delle interessanti varianti e indubbiamente un certo tocco di imprevedibilità. La mia impressione difatti è che "Un colpo di fortuna" sia tutto sommato un film gradevole e sicuramente ricco di situazioni particolari che incuriosiscono lo spettatore fino alla fine e che saranno apprezzate soprattutto da parte di coloro che non conoscono bene la filmografia del regista.Devo confessare che sono invece diversi i film del regista che addirittura ho detestato o che non mi hanno preso veramente. "Un colpo di fortuna" rientra tra quelli che in un certo senso ho apprezzato, anche se per il rotto della cuffia in quanto non facente parte dei suoi film più belli. e soprattutto più originali.
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francesco izzo
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sabato 20 gennaio 2024
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solito gioiellino irrealistico del grande regista
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Woodie- tutta-testa anche in questa sua ultima opera ci presenta personaggi -macchietta che, con buona pace di una qualsiasi verosimiglianza, seguono pedissequamente i suoi ordini dalla cabina di regìa mutando, come al solito, repentinamente caratteri e caratteristiche personali a seconda degli eventi. Interessante lo spazio che, in questo come in altri suoi film, Allen dà al fato e alla sua ingovernabilità da parte degli uomini. Ma per me troppo marcate (come spesso nei suoi film accade) le virate: di lei che da donna romantica ed ingenua si trasforma prima in nevrastenica e poi in donna di nuovo compiacente col marito, anche se evidentemente per convenienza. Lui che versa lacrime autentiche solo davanti al detective e si trasforma però subito dopo in un perfetto attore-iceberg costantemente di fronte alla moglie, senza lasciar mai trapelare nemmeno un'emozione.
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Woodie- tutta-testa anche in questa sua ultima opera ci presenta personaggi -macchietta che, con buona pace di una qualsiasi verosimiglianza, seguono pedissequamente i suoi ordini dalla cabina di regìa mutando, come al solito, repentinamente caratteri e caratteristiche personali a seconda degli eventi. Interessante lo spazio che, in questo come in altri suoi film, Allen dà al fato e alla sua ingovernabilità da parte degli uomini. Ma per me troppo marcate (come spesso nei suoi film accade) le virate: di lei che da donna romantica ed ingenua si trasforma prima in nevrastenica e poi in donna di nuovo compiacente col marito, anche se evidentemente per convenienza. Lui che versa lacrime autentiche solo davanti al detective e si trasforma però subito dopo in un perfetto attore-iceberg costantemente di fronte alla moglie, senza lasciar mai trapelare nemmeno un'emozione. Unica figura realistica a mio avviso la madre di lei, anche se con la nota finale incredibilmente stonata di accettare la proposta di una battuta di caccia.Il regista è sempre abile nella scelta della bellissima fotografia, degli attori, della colonna sonora immancabilmente jazz e, qui in particolare, dei tempi (soprattutto del colpo di scena finale).Si esce però dalla sala con la solita impressione di aver assistito ad una finzione totale, che sta in piedi solo grazie all'abilità di questo bravo regista; anche se ben resa da attori capaci, rivela i suoi limiti nel lanciarci il solito messaggio cinico della convenienza, che nella vita di tutti la fa da padrona.
Con il destino a tutto e tutti sovraordinato, che sfugge a qualsiasi controllo e determina le sorti del mondo.
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wallace90
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sabato 9 dicembre 2023
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allen invecchiato
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Se amate Allen vi farà un po' male la visione di Coupe de chance. Dopo l'apice di March point, e i buoni prodotti di Scoop e Irrarional man, purtroppo non c'era bisogno anche di questa pellicola. Come al solito, colonna sonora meritevole e buona fotografia, immersa in una Parigi autunnale e incantevole nei suoi colori. I temi, però, sono ormai sempre gli stessi, non attraggono e spesso annoiano. Anche la recitazione, spesso da lui affidata a un grande cast, purtroppo non lascia traccia. Insomma, nel complesso un lungometraggio mediocre.
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enzo70
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martedì 12 dicembre 2023
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un esercizio di stile non all''altezza di allen
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Parigi val bene una messa, ma questa volta non va bene per un film in cui a Woody Allen manca la vera ispirazione. La storia è sin da subito semplice, un uomo ricchissimo ed una donna bellissima vivono una splendida storia di amore in cui tutto sembra girare sempre al meglio. Denaro e bellezza, potere e fascino, aggettivi che non lasciano spazio ad intermezzi, a dubbi, a deviazioni. Eppure quando la donna Fanny incontra un vecchio amico, Alain, e se ne innamora le biforcazioni della vita assumono ritmi forsennati. Jean perde quel carattere di incredibile dolcezza e si dimostra per quel che è, un uomo modesto che ha raggiunto il successo attraverso il crimine. Ma la storia regge poco, o forse non regge proprio, le iperboli narrative rendono il film poco credibile, tutto troppo semplice all’inizio, tutto troppo complicato alla fine.
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Parigi val bene una messa, ma questa volta non va bene per un film in cui a Woody Allen manca la vera ispirazione. La storia è sin da subito semplice, un uomo ricchissimo ed una donna bellissima vivono una splendida storia di amore in cui tutto sembra girare sempre al meglio. Denaro e bellezza, potere e fascino, aggettivi che non lasciano spazio ad intermezzi, a dubbi, a deviazioni. Eppure quando la donna Fanny incontra un vecchio amico, Alain, e se ne innamora le biforcazioni della vita assumono ritmi forsennati. Jean perde quel carattere di incredibile dolcezza e si dimostra per quel che è, un uomo modesto che ha raggiunto il successo attraverso il crimine. Ma la storia regge poco, o forse non regge proprio, le iperboli narrative rendono il film poco credibile, tutto troppo semplice all’inizio, tutto troppo complicato alla fine. Nonostante l’autunno parigino abbia consentito a Woody di dimostrare le innegabili capacità di descrivere al meglio con la macchina da presa la bellezza, alla fine questo film mi è sembrato un esercizio di stile. E non è sufficiente per un regista come Woody Allen.
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jonnylogan
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sabato 23 marzo 2024
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fatto 50 perchè non 51?
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Cinquantesima pellicola per il più europeo dei registi d'oltreoceano, che mai ha nascosto la propria passione per il cinema del vecchio continente. Seppur travolto dallo scandalo sessuale che ne ha minato le fondamenta personali ed economiche, Allen non ha minimamente perso lo smalto dei giorni migliori e anzi riuscendo a rilanciare girando per la prima volta in lingua francese. Calcando la mano su una serie di temi a lui da sempre molto cari, in particolar modo da quando ha deciso di abbandonare la recitazione per auto relegarsi dietro la macchina da presa: ovvero il fato e la casualità unite ai sentimenti delle persone.
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Cinquantesima pellicola per il più europeo dei registi d'oltreoceano, che mai ha nascosto la propria passione per il cinema del vecchio continente. Seppur travolto dallo scandalo sessuale che ne ha minato le fondamenta personali ed economiche, Allen non ha minimamente perso lo smalto dei giorni migliori e anzi riuscendo a rilanciare girando per la prima volta in lingua francese. Calcando la mano su una serie di temi a lui da sempre molto cari, in particolar modo da quando ha deciso di abbandonare la recitazione per auto relegarsi dietro la macchina da presa: ovvero il fato e la casualità unite ai sentimenti delle persone. Tutto questo per esplorare il senso delle Sliding Doors nel quale può rimanere coinvolto chiunque.
La Parigi autunnale nelle mani del regista e attraverso la fotografia firmata dall'italianissimo premio Oscar Vittorio Storaro, assume le sembianze della Londra nella quale si muovevano Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson in Match Point (id.; 2005). Ovvero una metropoli che faceva da contorno a un thriller dalle sfumature personali, esplorate attraverso legami affettivi di ogni genere. Ma se in Match Point Chris Wilton (Rhys Meyers) era un approfittatore che scientemente cercava fortuna, dopo aver abbandonato la carriera di tennista professionista. In questa nuova opera di Allen, che potrebbe non essere l'ultima, è proprio il caso che la fa da padrone: Prima con un incontro fortuito, e poi con Alain (Niels Schneider) e Fanny (Lou de Laâge), lui divorziato e lei felicemente sposata, che meditano di cambiare le loro esistenze, non prima di aver fatto lunghe riflessioni che li porteranno a paragonare la vita attuale con quella che potrebbe diventare, grazie a una nuova unione.
Il film è impreziosito sia dalla prova dei due protagonisti, ma in particolar modo da quella di Melvil Poupaud nel ruolo di Jean, il pragmatico marito di Fanny, ovvero il solo che desidera mantenere la propria esistenza su binari da lui predeterminati e quindi non accettando la causalità e la (s)fortuna come delle possibilità. Pellicola che risulta alla fine molto godibile perché in perenne bilico fra il thriller e la commedia in stile anni '60 e che per questo si discosta da Match Point perché con un'ambientazione molto meno lugubre rispetto al film del 2005.
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felicity
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sabato 22 giugno 2024
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tensione ipnotica con una riflessione sul potere
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In Un colpo di fortuna - Coup de Chance, vengono esplorati il caso e le coincidenze, cercando di dar prova di come questi esistano non solo quando si crede in esse, e che spesso la chance, la fortuna, non possa esser costruita.
Il film ha due facce: la prima è quella di una commedia romantica, in cui Parigi si mostra come la città dell’amore che tutti conoscono, l’altra è più cupa, fatta d’indagine e mistero, in cui la capitale francese è il teatro perfetto per una storia arricchita di improbabili delitti.
Woody Allen è qui in una veste meno comica, pur se la commedia è pienamente riuscita, piacevole e romantica senza mai essere sdolcinata, regala sorrisi senza mai esser esilarante, lasciando che l’ilarità nasca da un velo di satira presente in tutto il film.
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In Un colpo di fortuna - Coup de Chance, vengono esplorati il caso e le coincidenze, cercando di dar prova di come questi esistano non solo quando si crede in esse, e che spesso la chance, la fortuna, non possa esser costruita.
Il film ha due facce: la prima è quella di una commedia romantica, in cui Parigi si mostra come la città dell’amore che tutti conoscono, l’altra è più cupa, fatta d’indagine e mistero, in cui la capitale francese è il teatro perfetto per una storia arricchita di improbabili delitti.
Woody Allen è qui in una veste meno comica, pur se la commedia è pienamente riuscita, piacevole e romantica senza mai essere sdolcinata, regala sorrisi senza mai esser esilarante, lasciando che l’ilarità nasca da un velo di satira presente in tutto il film. Allen riesce a far funzionare tutto ponendosi nel ruolo di puro osservatore, limitandosi a una sottile presa in giro dei suoi personaggi, vittime degli scherzi che il destino fa avvenire nei loro rapporti di coppia.
Un colpo di fortuna segna probabilmente un nuovo apice di pessimismo per la sua poetica caustica.
Si tratta di una commedia a tesi in cui certe semplificazioni dello script sembrano pensate apposta per esasperare la critica di una borghesia frivola e decadente: si ride poco, la parabola tragica resta sempre schematica e prevedibile, i personaggi risultano eccessivamente tipizzati, alcune situazioni appaiono riciclate senza troppo pudore da altre opere del regista. Eppure, il film ha una tensione ipnotica che veicola una riflessione molto centrata sul potere, dove chi comanda sta lì semplicemente perché non accetta di perdere. E non lascia nulla al caso.
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limonov
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venerdì 8 dicembre 2023
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deludente
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tema della casualità ,o destino, sempre affascinante, ma non si può certo dire altrettanto riguardo al film in questione. Dal principio alla fine, si tratta di un'opera tremendamente banale, sia per quanto riguarda la trama, i personaggi che la animano, che i dialoghi tra di essi. Storia, priva di originalità e incapace di suscitare un interesse duraturo. Personalmente, lo ritengo un film che non solo ho già visto innumerevoli volte, ma che non ha nulla di nuovo o stimolante da offrire. Sconsiglio a chiunque cerchi un'esperienza cinematografica più appagante e innovativa.
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