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| Marco Romagna
                Quinlan
                 
                
                È paradossale come sia in qualche modo da rintracciare proprio all'interno del suo principale pregio, il maggiore difetto del vulcanico ma un po' troppo confuso The Wild. Un gangster movie tutto votato all'azione e intriso di sfumature poliziesche e mélo, nel quale il coreano Kim Bong-han, con un ritmo forsennato e un minutaggio decisamente più contenuto rispetto alle ipertrofiche e spesso ingiustificate medie del genere, ne frulla insieme tutti gli elementi più tipici in un film che fra ex-pugili in crisi di coscienza, narcotrafficanti, puttane, ambigui disertori nordcoreani e sbirri fra i più tossici e corrotti di un Paese lurido e desolante nel suo trasudare atavica criminalità, continui tradimenti e repentine deflagrazioni muscolari non vuole lasciare lo spazio nemmeno per un attimo di tregua, instancabilmente teso fino all'ultimo respiro. [...] 
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