no_data
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giovedì 20 luglio 2023
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nostalgia e poesia
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Ero molto curiosa di vedere questo film perché girato nel capoluogo della mia provincia e devo dire che in generale mi è piacuto, anche se non c'è l'effetto wow che lo rende indimenticabile. La visione scivola via veloce, la storia ti prende e gli attori sono molto ben calati nella parte. Andrea Pennacchi è immenso. Tra nostalgia di un passato che non ritorna e l'occhio ironico e scontato sulla provincia pettegola e malevola, emerge la poesia di incontri, abbracci e sguardi che lasciano in bocca un sapore agrodolce, ma piacevole.
Bella la fotografia, mentre da bocciare a mio parere il commento sonoro, a volte non proprio calzante.
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francesca meneghetti
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domenica 16 luglio 2023
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il cambimento
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Ho avuto l’occasione di assistere a una prima nella città in cui è ambientato il film, Treviso. Presente il regista. L’attesa era frizzante, date le anticipazioni che giravano sui media. Le prime scene iniziavano con un non so che di comico-caricaturale, e strappavano facilmente risate autoreferenziali, mentre ci si compiaceva nel vedersi rappresentati in cartoline suggestive del centro storico di Treviso, o evocative di un quartiere di periferia che ingloba anche il liceo scientifico (nel film istituto tecnico commerciale). Le battute sembravano scontate (come quelle delle donne in macelleria), ma forse questa è la reazione di un’autoctona infastidita dagli stereotipi.
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Ho avuto l’occasione di assistere a una prima nella città in cui è ambientato il film, Treviso. Presente il regista. L’attesa era frizzante, date le anticipazioni che giravano sui media. Le prime scene iniziavano con un non so che di comico-caricaturale, e strappavano facilmente risate autoreferenziali, mentre ci si compiaceva nel vedersi rappresentati in cartoline suggestive del centro storico di Treviso, o evocative di un quartiere di periferia che ingloba anche il liceo scientifico (nel film istituto tecnico commerciale). Le battute sembravano scontate (come quelle delle donne in macelleria), ma forse questa è la reazione di un’autoctona infastidita dagli stereotipi.
Poi però la narrazione decolla, si libera delle sgargianti piume istrioniche e affronta diversi temi, tutti caratterizzati dl senso del cambiamento che secondo il regista, il quale interviene alla fine della proiezione, trova nel 1978, anno in cui è ambientato il romanzo, e di cui ricordiamo l’assassinio di Moro, l’elezione di Pertini, la legge 194, un momento chiave: uno spartiacque tra gli anni di piombo e gli allegri (o stupidi) anni ’80. La storia lievita con una grazia inaspettata, per cui il rude contadino di Orsago, interpretato da Andrea Pennacchi, diventato postino in seguito a concorso solo in virtù della tessera DC (le sue prove scritte e orali sono disastrose), va incontro a una delicata storia di amicizia che mai si sarebbe sognato. Sua moglie (Maya Sansa), che sembrava sottomessa, rivela risorse inattese. E suo figlio Tiberio (Alvise Marascalchi) compie il suo iter di formazione, che passa attraverso il rugby (imprescindibile a Treviso), abbandonando prima l’infanzia, e poi le ragazze di carta tanto vagheggiate quanto inarrivabili. Gli attori sono bravi, Neri Marcorè incluso, nei panni di prete quasi spretato, allenatore di rugby. Qui il confine tra l’omaggio e l’imitazione del personaggio di don Tarcisio, meraviglioso coach in “Album d’aprile” di Marco Paolini, è molto sottile. Non va dimenticato l’importanza del cinema come luogo fisico e spirituale, come spazio che consente il formarsi di una comunità di spettatori, ma deve anche fare i conti con le congiunture economiche e socio-culturali.
Aiuta a limare le iniziali perplessità apprendere che il regista, milanese, guarda il Veneto dal di fuori, colpito da quel misto di cinismo, bonarietà e poesia che lo caratterizza. E poi ammira il contributo dato dai trevigiani al cinema come il documentarista Giuseppe Taffarel, sceneggiatori come Giuseppe Berto, Parise, Vicenzoni, attori come Laura Ephirikian, Michela Cescon, Marco Paolini, cartellonisti come Renato Casaro.
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walter58ve
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giovedì 13 luglio 2023
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molto deludente
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Trovo davvero poco da salvare, a parte ovviamente l'interpretazione di alcuni personaggi eccezionali come Pennacchi e Sansa. L'accostamento a "Signori e signore", richiamato anche da molta critica, a parte le analogie dei riferimenti epocali e geografici, mi risulta davvero forzato e per certi versi blasfemo. Un insieme di situazioni, a volte esasperate, forse volutamente, che risultano però anche poco "credibili" e sostenibili, nel contesto generale. Dialoghi frammentati e molto spesso "costruiti" e poco spontanei, soprattutto quelli dei ragazzi. Alcune interpretazioni piuttosto naif, magari anche quelle volute. Non mi ha assolutramente emozionato, neppure in nome di un epoca e di una generazione che fanno parte della mia vita.
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Trovo davvero poco da salvare, a parte ovviamente l'interpretazione di alcuni personaggi eccezionali come Pennacchi e Sansa. L'accostamento a "Signori e signore", richiamato anche da molta critica, a parte le analogie dei riferimenti epocali e geografici, mi risulta davvero forzato e per certi versi blasfemo. Un insieme di situazioni, a volte esasperate, forse volutamente, che risultano però anche poco "credibili" e sostenibili, nel contesto generale. Dialoghi frammentati e molto spesso "costruiti" e poco spontanei, soprattutto quelli dei ragazzi. Alcune interpretazioni piuttosto naif, magari anche quelle volute. Non mi ha assolutramente emozionato, neppure in nome di un epoca e di una generazione che fanno parte della mia vita. Mi sono annoiato e un pò infastidito. Peccato, perchè avevo molte aspettative da questo film.
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