Il 15 giugno 2023 esce nelle sale il nuovo film del regista romano Pierfrancesco Campanella, Brividi d’Autore, interpretato da Maria Grazia Cucinotta e da tutta una serie di volti noti del cinema e della televisione. La pellicola è un grande omaggio che Campanella fa al mondo del cinema italiano che fu, soprattutto a due grandi personalità quali il produttore toscano Alfredo Bini ed il regista e sceneggiatore milanese Marco Ferreri, quello de La Grande Abbuffata (1973) per intendersi, al quale Campanella aveva già dedicato nel 2017 il documentario I Love…Marco Ferreri. Su un bello score musicale iniziale, che ricorda molto quelli del cinema di genere italiano Anni Settanta, scorrono immagini patinate in bianco e nero di grandi film e divi e dive della nostra scena cinematografica italiana dei bei tempi andati.
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Il 15 giugno 2023 esce nelle sale il nuovo film del regista romano Pierfrancesco Campanella, Brividi d’Autore, interpretato da Maria Grazia Cucinotta e da tutta una serie di volti noti del cinema e della televisione. La pellicola è un grande omaggio che Campanella fa al mondo del cinema italiano che fu, soprattutto a due grandi personalità quali il produttore toscano Alfredo Bini ed il regista e sceneggiatore milanese Marco Ferreri, quello de La Grande Abbuffata (1973) per intendersi, al quale Campanella aveva già dedicato nel 2017 il documentario I Love…Marco Ferreri. Su un bello score musicale iniziale, che ricorda molto quelli del cinema di genere italiano Anni Settanta, scorrono immagini patinate in bianco e nero di grandi film e divi e dive della nostra scena cinematografica italiana dei bei tempi andati. Un trafiletto in sovraimpressione ci introduce il primo dei due nomi a cui il regista rende omaggio: “La location dove è ambientato questo film custodisce il patrimonio artistico, i cimeli e le testimonianze visive della corposa e prestigiosa opera dello storico produttore cinematografico Alfredo Bini, artefice delle più importanti pellicole d’autore negli anni d’oro del cinema italiano”. A lui, quindi, che ha prodotto opere d’arte quali Il Bell’’Antonio di Mauro Bolognini (1960), Mamma Roma (1962), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e Uccellini (1966) ed Edipo Re (1967) di Pier Paolo Pasolini, e Reazione a Catena di Mario Bava (1971), ed a Marco Ferreri, regista di pellicole quali appunto La Grande Abbuffata, ma anche Ciao Maschio (1978) e Storie di Ordinaria Follia (1981), è dedicato questo Brividi d’Autore che racchiude in un unico corpus ben cinque mini storie legate tra loro dalla figura della protagonista, la splendida Maria Grazia Cucinotta, strizzando l’occhio a classici quali Le Cinque Chiavi del Terrore di Freddie Francis (1965) ma anche a titoli più recenti quali I Tre Volti del Terrore di Sergio Stivaletti (2004).
Dopo la bella carrellata di immagini iniziali ci si ritrova catapultati in una stanza buia ed inospitale dove una donna legata ed imbavagliata sta subendo le torture di un losco figuro dal volto coperto da una grottesca maschera di Frankenstein. Scopriamo che la sfortunata vittima dell’uomo mascherato si chiama Louiselle ed è una regista che sta tentando di riscattarsi dal flop del suo ultimo film, cercando in giro chi possa aiutarla a realizzare la sua nuova opera che ella vede quasi come una sorta di redenzione. Ma né il suo psicanalista, né l’ex compagno o le sue amiche sembrano volerla aiutare più di tanto. La donna si rivolgerà quindi di nuovo al produttore del suo ultimo film, Espostini, al quale aveva fatto causa incolpandolo dell’insuccesso al botteghino, che la mette sotto torchio spingendola a scrivere sceneggiature sempre più accattivanti nella speranza di riuscire a tirar fuori dal suo estro creativo il film perfetto che risollevi le sorti sia di lei che di lui. Louiselle darà vita così a ben cinque storie diverse, a cinque sceneggiature che partono dall’ironia fino ad arrivare al noir passando per i drammi più cupi e toccando persino i classici non morti della tradizione horror più pura. Fino al finale, che svelerà la verità scioccante dietro l’uomo con la maschera da Frankenstein, andando a toccare i controversi territori dello snuff-movie.
La cornice che racchiude all’interno le cinque microstorie in cui è suddiviso il film è rappresentata dalla spirale di follia e delirio in cui cade pian piano la protagonista, rifiutata da tutti e convinta di vedere intorno a sé indizi che riportano ciascuna persona a lei vicina ad essere il potenziale killer. Ognuno è sospettato, ognuno ha elementi e possibili moventi per essere stato il torturatore mascherato della donna. Ed ecco che qui si introduce il secondo dei grandi nomi a cui è dedicato il film, quello del regista Marco Ferreri: lo psicanalista domanda infatti alla sua assistita se non possa essere a causa della sua tesi di laurea sulle pellicole di Ferreri che lei abbia una visione così ostile dell’uomo. Spinta dal medico, e decisa a convincere così il suo vecchio produttore, la donna inizierà a scrivere, realizzando in poco tempo ben cinque sceneggiature totalmente diverse l’una dall’altra.
Si comincia con L’Amante Perfetta , in cui una giovane uccide per sbaglio il ragno domestico del fidanzato, il quale, non sapendolo, scivolerà pian piano in una spirale di follia. Si passa poi a L’Idea Malvagia, in cui un’ex attrice viene curata dai suoi familiari dopo un incidente in maniera decisamente poco ortodossa. In Sacrificio Disumano si tratta il delicato argomento del rapimento di bambini da parte di sette sataniche e di commercianti di organi. In Solitudini Pericolose si racconta la voglia d’amore e stabilità di una creatura solo all’apparenza umana. Si approda quindi a Pensiero Giallo, un divertente noir in cui una scrittrice in crisi creativa vivrà la sua notte da leone che risveglierà abbondantemente il suo estro. Tutti i soggetti sono firmati da Campanella insieme allo sceneggiatore romano Lorenzo De Luca, che ha lavorato con grandi del nostro cinema quali Enzo G. Castellari, Alessandro Capone, Bruno Mattei, Ruggero Deodato, Nino D’Angelo, Neri Parenti e Franco Nero. Nel cast, oltre alla già più volte citata Cucinotta, si segnalano volti noti del cinema e della televisione quali Franco Oppini, Gioia Scola, Nadia Bengala, Elisabetta Rocchetti e Sebastiano Somma. Molto belle e pertinenti le musiche originali di Fabio Massimo Colasanti, ma anche quelle della one man band italiana experimental metal dei Demoghilas creata da Alfred Zilla, che danno quel tocco in più all’insieme.
A dire il vero grossi brividi non ne mette, questo film, se non nella totale mancanza dell’uso del congiuntivo, ma non si può certo negare che questo modo originale di riproporre l’ormai datato genere della pellicola ed episodi renda la visione di Brividi d’Autore senz’altro piacevole, accattivante, ed a tratti squisitamente spassosa. Il tutto si apre, infatti, con L’Amante Perfetta, decisamente ironico e divertente nelle soggettive del ragno “parlante”, e si chiude con Pensiero Giallo, anche quello davvero simpatico grazie alla buffa scrittrice priva di vena creativa col gatto di peluche che si chiama Michcock, mix tra micio ed Hitchcock, mentre invece i tre episodi centrali vanno dal morboso (la circonvenzione di incapace de L’Idea Malvagia), allo spietato (il rapimento di minori di Sacrificio Disumano) fino al torbido (il sesso violento ed il femminicidio di Solitudini Pericolose, il frammento più squisitamente horror dei cinque). Il segmento pilota poi ci presenta una regista pronta veramente a qualsiasi cosa pur di realizzare il film della sua vita, che si barcamena in un gioco di specchi tra realtà e fantasia col quale lei stessa si interfaccia molto più comodamente di quanto voglia far trapelare.
La location principale, attorno alla quale ruotano, in un modo o nell’altro, quasi tutte le storie, è l’hotel Ospite Inatteso di Montalto di Castro (Viterbo), dove ha soggiornato stabilmente, negli ultimi anni della sua vita, Alfredo Bini, che vi ha infatti lasciato molti cimeli e ricordi della sua prestigiosa attività di produttore, quelli, appunto, che si vedono all’inizio del film, tra cui spicca il famoso pianoforte di Totò. L’Hotel è divenuto oggi un vero e proprio museo della Settima Arte, che ospita numerosi premi, cimeli, manifesti e locandine accumulati da Bini nel corso della sua brillante carriera, ed è stato gentilmente messo a disposizione della produzione dal titolare Giuseppe Simonelli.
Dopo essere stato proiettato per la prima volta in pubblico nel corso della nota manifestazione Ischia Global Film Festival 2022, organizzata da Pascal Vicedomini, ha vinto due importanti riconoscimenti (“miglior thriller “ e “miglior regia”) all’Hollywood Blood Horror Festival 2022, oltre ad essere stato premiato nello stesso anno come “miglior giallo” al Bloody Festival di Roma. Ed in effetti Brividi d’Autore, pur coi suoi limiti, sa regalarci atmosfere torbide ed inquietanti, nelle quali si dipana un cocktail a base di sangue, perversione, mistero, violenza, sensualità ed omicidi. Le varie storie, sebbene all’apparenza molto diverse tra loro, hanno però tutte tra sè il filo conduttore dell’alienazione e dell’incomunicabilità che sfociano spesso nella violenza sulle donne: sarà per il fatto che la protagonista ha subito essa stessa violenza o semplicemente perché è un’appassionata dei film di Marco Ferreri? Se lo chiede lo psicanalista della donna, e ce lo chiediamo anche noi, mentre sullo schermo scorrono immagini molto forti di alcune pellicole di Ferreri quali Storie di Ordinaria Follia, Ciao Maschio e I Love You. Non si omette di tralasciare il danno psicologico che nel genere umano ha causato la pandemia di Coronavirus, che ha indubbiamente compromesso ancora di più i già delicati rapporti interpersonali.
Insomma, se avete voglia di un film un po’ diverso dal solito, che tende a spiazzare lo spettatore storia dopo storia, come una sorta di matrioska piena di colpi di scena, che fa ridere ma subito dopo mette raccapriccio, che stupisce e fa divertire con la ricerca delle citazioni cinefile più sottili, allora Brividi d’Autore fa al caso vostro, anche senza grossi sobbalzi di terrore. Maria Grazia Cucinotta ci dimostra di essere credibile ed affascinante anche nei panni di una regista di genere, ed ogni altro interprete appare scelto con cura ai fini di rendere, appunto, autoriale, un genere spesso, soprattutto ultimamente, bistrattato, come l’horror.
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