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domenica 27 dicembre 2020
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Il BOMBUS TERRESTRIS, l'insetto che dà il titolo al film, è un APIDE, e non un AFIDE. Riporto qui la frase che contiene l'errore in oggetto. Manca anche un apostrofo, all'inizio. Grazie, auguri di buon anno a tutti. Franca - Torino
Paradosso del Calabrone: All inizio del. Secolo in Germania... Qualcuno pensò che per il bombus terrestris, grosso afide, erroneamente identificato come "Calabrone" fosse impossibile volare... Visto le dimensioni ridottissime e la forma delle sue ali rispetto la mole del corpo... E da li cominciò a serpeggiare il MITO, l'ENIGMA... Fino a quando, un giorno, qualcuno disse: "Il Calabrone VOLA:......... Perché NON sà di NON poter volare." Una risposta del tutto IRRAZIONALE, eppure è una risposta.
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Il BOMBUS TERRESTRIS, l'insetto che dà il titolo al film, è un APIDE, e non un AFIDE. Riporto qui la frase che contiene l'errore in oggetto. Manca anche un apostrofo, all'inizio. Grazie, auguri di buon anno a tutti. Franca - Torino
Paradosso del Calabrone: All inizio del. Secolo in Germania... Qualcuno pensò che per il bombus terrestris, grosso afide, erroneamente identificato come "Calabrone" fosse impossibile volare... Visto le dimensioni ridottissime e la forma delle sue ali rispetto la mole del corpo... E da li cominciò a serpeggiare il MITO, l'ENIGMA... Fino a quando, un giorno, qualcuno disse: "Il Calabrone VOLA:......... Perché NON sà di NON poter volare." Una risposta del tutto IRRAZIONALE, eppure è una risposta. È LA RISPOSTA! ðŸ¤ðŸ¼ Carlo (Sergio Castellitto) dal film Il talento del calabrone - a cura di Christian Compagnoni
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carloalberto
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lunedì 21 dicembre 2020
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un genere poco frequentato
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Castellitto nella parte del cattivo, il terrorista che minaccia di farsi esplodere nel centro di Milano con un’autobomba, è credibile fino ad un certo punto, e nonostante lo sforzo, notevole ed encomiabile, di impersonare un folle disperato capace di qualsiasi cosa, finanche di fare una strage di innocenti, il tentativo fallisce per la sua faccia di buono triste ed inconsolabile, più adatta ad interpretare un santo che un maniaco criminale, che lo tradisce quasi subito, per cui il capovolgimento di ruoli tra la personificazione del bene e quella del male, che dovrebbe rappresentare il clou della vicenda, alla fine non sorprende più di tanto.
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Castellitto nella parte del cattivo, il terrorista che minaccia di farsi esplodere nel centro di Milano con un’autobomba, è credibile fino ad un certo punto, e nonostante lo sforzo, notevole ed encomiabile, di impersonare un folle disperato capace di qualsiasi cosa, finanche di fare una strage di innocenti, il tentativo fallisce per la sua faccia di buono triste ed inconsolabile, più adatta ad interpretare un santo che un maniaco criminale, che lo tradisce quasi subito, per cui il capovolgimento di ruoli tra la personificazione del bene e quella del male, che dovrebbe rappresentare il clou della vicenda, alla fine non sorprende più di tanto.
L’arcano del paradosso del calabrone, la storiella per bambini ripetuta più volte fino alla nausea e che da cui prende spunto il titolo del film, è presto svelato dalla faccia del padre Pio nazionale. Non si tratta, invero, di un thriller che stenta a prendere il volo, bensì dell’ennesimo film melodrammatico all’italiana, strappalacrime, patetico, commovente e politicamente corretto, che, non sapendo di essere un thriller, si alza in volo egualmente, per ricadere poi rovinosamente, con un gran tonfo, nel ridicolo del colonnello in abito da sera rosso, con fondina ascellare e stivaletti da mimetica, che minaccia di spappolare la testa ad un disgraziato onesto cittadino, colto da una crisi di nervi, peraltro giustificata dalla situazione, puntandogli in faccia la pistola di ordinanza. Cose mai viste, come è inverosimile che a dirigere tutta l’operazione si lasci un tenente colonnello, coadiuvato da un ossequioso capitano, quando nella vita reale, come minimo, ci sarebbe stato un generale di corpo d’armata e per giunta a stretto contatto con la magistratura e con il ministro dell’interno.
Stupisce che in modo così pacchiano e superficiale si sia voluto esaltare il ruolo delle donne che svolgono funzioni, fino a ieri esclusivo appannaggio degli uomini, con la stessa serietà ed abnegazione, pur non rinunciando alla propria femminilità.
Per arricchire i dialoghi, e forse compiacere la vanità intellettualistica del pubblico pseudo colto che i produttori si aspettano per questo genere di pellicole, gli autori hanno pensato bene di inserire qualche frase ad effetto che inopinatamente fanno parlare il personaggio della Foglietta come un libro stampato e qualche dotta citazione, sebbene palesemente a sproposito, chiamando in causa addirittura Russell, per una frase banale, un’ovvietà pronunciata dal professore impazzito, che non ha nulla a che vedere con i paradossi logici del filosofo inglese.
Ciò che colpisce di questo film, tuttavia, non sono tanto le carenze della sceneggiatura o la scelta poco felice del cast in relazione ai caratteri dei personaggi, ma il fatto che esso renda evidente, in modo esemplare, l’impossibilità per il cinema italiano, non è dato sapere se dovuta all’incapacità degli addetti ai lavori o alle scelte di marketing dei produttori, di cimentarsi in generi poco frequentati, come il thriller drammatico, in modo coerente e professionale, senza sbracare necessariamente nel piagnucoloso buonismo del moraleggiante perbenismo benpensante italiota.
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toscano72
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lunedì 7 dicembre 2020
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buono ma a tratti assurdo e davvero inverosimile
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Io credo che ogni tentativo di migliorare la vetusta idea di un film all'italiana con le solite trame e, soprattutto, la solita fotografia sia sempre da apprezzare.
Così come la raccolta di un cast di ottimo livello nei personaggi principali (i secondari nemmeno a "Boris") sia sempre un motivo d'interesse per ogni film che esce.
In questo caso una trama che va sempre in crescendo, con ottima fotografia, musica e ricerca della modernità nella parte "social" del film è davvero una cosa che non ti lascia facilmente dallo schermo, tenendoti sempre incollato e cercando di capire la storia dove possa ruotare e in che modo. Un film girato molto bene e che avrei voluto vedere con un pò più di VOCE dai protagonisti (il minimo rumore in casa ti fa perdere qualche battuta) essendo per gran parte più che recitato "sussurrato".
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Io credo che ogni tentativo di migliorare la vetusta idea di un film all'italiana con le solite trame e, soprattutto, la solita fotografia sia sempre da apprezzare.
Così come la raccolta di un cast di ottimo livello nei personaggi principali (i secondari nemmeno a "Boris") sia sempre un motivo d'interesse per ogni film che esce.
In questo caso una trama che va sempre in crescendo, con ottima fotografia, musica e ricerca della modernità nella parte "social" del film è davvero una cosa che non ti lascia facilmente dallo schermo, tenendoti sempre incollato e cercando di capire la storia dove possa ruotare e in che modo. Un film girato molto bene e che avrei voluto vedere con un pò più di VOCE dai protagonisti (il minimo rumore in casa ti fa perdere qualche battuta) essendo per gran parte più che recitato "sussurrato".
Gli attori:
- Sergio Castellitto: buona interpretazione "da seduto" (poi capirete il perchè guardandolo) nella parte di un uomo che non ha più nulla da perdere e cui la vita ha tolto tutto, trovando una motivazione ultima nella voglia di vendetta;
- Anna Foglietta: commissario dei Carabinieri sottratto a teatro dall'emergenza, non si dimostra in grado di prendere in mano la storia e giunge a conclusioni improbabili, conosce teorie matematiche e minaccia il DJ come nessuno potrebbe fare (credo) nel suo ruolo;
- Lorenzo Richelmy: interpretazione niente male da "la radio è mia e la gestisco io" con qualche passaggio a vuoto e un volto che comunque sa fare sia il despota che l'inerme, un attore da riconsiderare molto in futuro;
La Radio è raffigurata come un gruppo che dipende tutto dal DJ e dal suo programmone serale: tranne Steph, però, nessuno ha un'interpretazione degna nemmeno della minima sufficienza. Le Forze dell'Ordine sono quasi inutili se non come comparse (i CC) ma è il clichè di ogni thriller/polizesco con protagonisti diversi.
Finale da vedere ma non mi convincono assolutamente la Foglietta (che dopo anni a fare la prezzemolina in ogni commedia ora poteva reinventarsi come poliziotta...non mi ha convinta) e il cast della Radio. Castellitto convincente ma nel finale mi cade come interpretazione.
Qualche passaggio a vuoto nella storia davvero assurdo ma in compenso un film che non ti lascia dallo schermo e che va visto: poi ognuno si faccia la sua idea...
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jonnylogan
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venerdì 27 novembre 2020
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la milano (notturna) da bere
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Steph è un famoso dj Milanese che conduce una trasmissione radiofonica nel corso della quale è possibile vincere alcuni biglietti per dei concerti. Durante una diretta viene raggiunto dalla telefonata di un ascoltatore che non vuole vincere alcun premio ma annunciare il suo suicidio per mezzo di una bomba situata nella sua auto.
Lungo il suo percorso notturno in un centro di Milano completamente deserto Sergio Castellitto, capace d’impreziore la propria carriera con un ruolo nuovo e per lui differente, ovvero quello di un ex docente capace di richiamare nemmeno troppo velatamente il Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia e quindi non certo figlio della commedia o del dramma, ma del thriller psicologico, è raggiunto dalla voce calda di Lorenzo Richelmy, capace di aggiungere alla sua filmografia un ruolo in grado di calzargli a pennello.
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Steph è un famoso dj Milanese che conduce una trasmissione radiofonica nel corso della quale è possibile vincere alcuni biglietti per dei concerti. Durante una diretta viene raggiunto dalla telefonata di un ascoltatore che non vuole vincere alcun premio ma annunciare il suo suicidio per mezzo di una bomba situata nella sua auto.
Lungo il suo percorso notturno in un centro di Milano completamente deserto Sergio Castellitto, capace d’impreziore la propria carriera con un ruolo nuovo e per lui differente, ovvero quello di un ex docente capace di richiamare nemmeno troppo velatamente il Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia e quindi non certo figlio della commedia o del dramma, ma del thriller psicologico, è raggiunto dalla voce calda di Lorenzo Richelmy, capace di aggiungere alla sua filmografia un ruolo in grado di calzargli a pennello. I due divengono, assieme a Anna Foglietta, nella parte di un ufficiale dei carabinieri, i perfetti antagonisti di una pellicola girata nella capitale meneghina ma che è al tempo stesso profondamente debitrice nei confronti dei thriller d’oltreoceano.
Il poco più che quarantenne Giacomo Cimini Laureato alla London School e alla sua seconda prova per il grande schermo, confeziona un film immediatamente dirottato on line causa pandemia, con un respiro e velleità da opera internazionale pur non riuscendo purtroppo a discostarsi da una trama direzionata sin dalla prima apparizione del medio borghese Castellitto. Pellicola in bilico fra Milano e gli States che saprà catturare l’attenzione degli amanti dei thriller e dei continui rimandi cinematografici.
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lizzy
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giovedì 26 novembre 2020
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sottotitolo: come rovinare una discreta idea
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(Occhio: rischio spoiler)
Insomma...
All'apertura stavo quasi gridando al miracolo....(Miracolo a Milano???).
Una città puro stile "Blade Runner", un pazzoide semicredibile, un inizio scoppiettante...
E poi ti arriva quella sfigata della Foglietta (Non lei come attrice: lei è bravissima. Ma sfigata perchè sempre mal sfruttata, proprio come in questo malaugurato caso) e butta tutto in vacca.
Non solo per il "semi cambio d'abito" (Ma se metti gli stivalacci perchè non levi anche l'inutile vestito rosso per una più comoda mimetica o divisa, a seconda del caso? Per fare scenetta napoletana? Ma dai!!!) e per quell'atteggiamento inutilmente "macho" col DJ, con la prosopopea melensa da "so tutto io, risolvo tutto io" che manco Sheridan.
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(Occhio: rischio spoiler)
Insomma...
All'apertura stavo quasi gridando al miracolo....(Miracolo a Milano???).
Una città puro stile "Blade Runner", un pazzoide semicredibile, un inizio scoppiettante...
E poi ti arriva quella sfigata della Foglietta (Non lei come attrice: lei è bravissima. Ma sfigata perchè sempre mal sfruttata, proprio come in questo malaugurato caso) e butta tutto in vacca.
Non solo per il "semi cambio d'abito" (Ma se metti gli stivalacci perchè non levi anche l'inutile vestito rosso per una più comoda mimetica o divisa, a seconda del caso? Per fare scenetta napoletana? Ma dai!!!) e per quell'atteggiamento inutilmente "macho" col DJ, con la prosopopea melensa da "so tutto io, risolvo tutto io" che manco Sheridan...
Ma anche per il povero Castellitto, subito scoperto (e sputtanato) come un bambino preso a rubar la marmellata...
E non parliamo del crollo nel patetico con la storia familiare: ma dai...anche qua... un po' più di originalità no?
Possibile che tutti questi futuri tentati martiri debbano avere moglie e figlio per forza di cose finiti male anzitempo?
Possibile si debba attentare alla vita del prossimo (magari incolpevole) per "vendicare" qualcosa che di vendetta non ha bisogno?
E che burletta, alla fine, con la morte senza "il botto".
Perchè l'unica cosa che avrebbe potuto dare una "mezza salvata" al film sarebbe stata, appunto, l'ecatombe finale.
In effetti per essere valida la trama avrebbe dovuto puntare alle due seguenti situazioni:
1 ) Il Castellitto poteva essere un furbo di tre cotte e imbastire il tutto, stile Travolta in "Codice Swordfish", usando la messinscena per fregarsi un bel po' di quattrini (vedi il discorso dei Bitcoin appena appena accennato).
2 ) Il Castellitto poteva avere un qualche buon motivo per le sue esternazioni e alla fine "schiacciare il bottone" stile "Muoia Sansone con tutti i FIlistei" (ci hai presente "L'Ultimo Capodanno"???).
Un film del genere, con certi presupposti di partenza, e poi buttato alle ortiche in questo modo (recitazioni pessime, a parte il Castellitto, specie quella del DJ, anche lui assolutamente inverosimile come la "colonnello Foglietta", situazioni improbabili, come i due "esperti in scatola" e la "scena muta" del DJ alla scoperta della vera identità del Castellitto, cosa strana visto lo svolgimento della trama e la teorizzata responsabilità del DJ nelle sventure familiari del protagonista)...veramente un peccato.
Insomma...nessun "Big Time" per Milano (ma manco per l'Italia intera!).
Milano (e la Foglietta) si merita molto di meglio che non un pastrocchio da cinemino parrocchiale come questo.
Lasciate perdere questo film se volete un consiglio spassionato...
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laura cavalcanti
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giovedì 26 novembre 2020
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un film con pecche ma anche con pregi
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Ho letto recensioni che hanno glorificato questo prodotto italiano,(forse proprio perché italiano) e recensioni che lo hanno stroncato.
Innanzitutto vorrei dire che se qualcuno pensa di essere di fronte ad un thriller americano sbaglia... questo non lo è, più che altro è un film drammatico, perché attimi di suspense ce ne sono,ma non così tanti da giustificarne la posizione tra i thriller.
Ha saputo,in ogni caso, tenermi attenzionata,e incuriosita, anche se il tanto cercato movente è diventato chiaro, almeno per me, molto prima della fine della pellicola.
Bisogna ammettere che la fotografia della Milano notturna è interessante,ed è proprio Milano ad essere la vittima di questo pseudo terrorista suicida, che tiene in scacco non solo il DJ che chiama con le sue richieste,ma anche la quasi totalmente inutile polizia,o carabinieri.
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Ho letto recensioni che hanno glorificato questo prodotto italiano,(forse proprio perché italiano) e recensioni che lo hanno stroncato.
Innanzitutto vorrei dire che se qualcuno pensa di essere di fronte ad un thriller americano sbaglia... questo non lo è, più che altro è un film drammatico, perché attimi di suspense ce ne sono,ma non così tanti da giustificarne la posizione tra i thriller.
Ha saputo,in ogni caso, tenermi attenzionata,e incuriosita, anche se il tanto cercato movente è diventato chiaro, almeno per me, molto prima della fine della pellicola.
Bisogna ammettere che la fotografia della Milano notturna è interessante,ed è proprio Milano ad essere la vittima di questo pseudo terrorista suicida, che tiene in scacco non solo il DJ che chiama con le sue richieste,ma anche la quasi totalmente inutile polizia,o carabinieri...ora non ricordo.
Quindi abbiamo un Castellitto intenso e sofferente,ma comunque implacabile... è lui che tiene in piedi il film, perché diciamocelo il giovane DJ Stepf è quasi ridicolo,o comunque lo è il copione che hanno dato a Lorenzo Richelmy, perché è poco credibile in quel ruolo e ahimè lo è anche la poliziotta elegante e sexy con la pistola, che non lesina ad afferrare inutilmente...
La bella attrice non rende il personaggio della poliziotta dura e cazzuta,ma piuttosto nevrotica e a volte ridicola...ma temo che anche qui la colpa sia della sceneggiatura: come si fa' a fare profiling spicciolo e dire battute scontate?
Ad ogni modo Carlo,il professore che inizialmente ci fa'credere di essere il genio del male, è l'unico personaggio che regge, che ti invoglia a finire il film...e devo dire che anche se un po' scontata,la fine vale la pena di essere vista.
Ho dato la sufficienza a questa pellicola e avrebbe potuto avere molto di più se certi personaggi fossero stati sviluppati in modo diverso.
Dobbiamo essere fieri di avere un attore come Castellitto in Italia,in fondo è lui la storia e ce la presenta bene, facendoci sentire sulla pelle e nel cuore delle tematiche importanti... che non posso dire senza entrare in allerta spoiler.
Buona visione.
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eugenio
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martedì 24 novembre 2020
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radiokiller
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Big night Milano, big night Italia!
Altro che Good morning Vietnam! E magari Giacomo Cimini, regista dell’ultima fatica italiana, uno psico-thriller alla radio, ci avesse pensato! No, il suo film è quanto di più lontano possa apparire, per quanto, scenograficamente perfetto.
Milano, città di luci e ombre. Milano con le sue strade pulsanti di vita, quasi riflesso sfocato di New York, dall’alto del drone. Milano con le sue case, boschi verticali, grattacieli. Ed in uno di essi, sede di una famosa radio è ambientato Il talento del calabrone, un film ambiziosamente americano dalla produzione italiana. Steph- Stefano (Lorenzo Richelmy) è un dj che conduce ogni sera una trasmissione molto nota, capace di attirare grazie alla sua parlantina, al savoir faire (per non parlar di malcelato disprezzo) e alla non meglio precisata tendenza a essere “cool” un gran numero di ascoltatori.
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Big night Milano, big night Italia!
Altro che Good morning Vietnam! E magari Giacomo Cimini, regista dell’ultima fatica italiana, uno psico-thriller alla radio, ci avesse pensato! No, il suo film è quanto di più lontano possa apparire, per quanto, scenograficamente perfetto.
Milano, città di luci e ombre. Milano con le sue strade pulsanti di vita, quasi riflesso sfocato di New York, dall’alto del drone. Milano con le sue case, boschi verticali, grattacieli. Ed in uno di essi, sede di una famosa radio è ambientato Il talento del calabrone, un film ambiziosamente americano dalla produzione italiana. Steph- Stefano (Lorenzo Richelmy) è un dj che conduce ogni sera una trasmissione molto nota, capace di attirare grazie alla sua parlantina, al savoir faire (per non parlar di malcelato disprezzo) e alla non meglio precisata tendenza a essere “cool” un gran numero di ascoltatori. Accade che una sera, uno di questi, Carlo (Sergio Castellitto), minacci di far saltare in aria uno dei grattacieli di Milano.
Cosa vuole realmente questo misterioso attentatore che, vestito di tutto punto, con smoking e papillon, viene ripreso all’interno di un’utilitaria tra le vie di Milano? Cosa si nasconde dietro quell’apparente voce garbata, dalla solida cultura che traspare nelle affermazioni di Bertrand Russell, nella sua passione per la musica classica, Bach, le sue esecuzioni e disquisizioni sui principi della fisica?
Lo scoprirà a sue spese Steph e il tenente colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta) che, su binari, differenti cercheranno di comprendere le motivazioni dietro al gesto di Carlo, non proprio il prototipo del folle dinamitardo, lasciando trasparire un’amara verità, fatta di dolore, bullismo e indifferenza.
Il talento del calabrone(dal paradosso del calabrone che vola perché non sa di non poterlo fare), è un film garbatamente modesto, assai lineare, benchè privo di quell’empatia capace di coinvolgere il pubblico. Castellitto, in mezzo a Richelmy e alla Foglietta, è il motore trainante della pellicola, dagli evidenti richiami alla celebre filmografia americana (Talk Radio, Speed, Phone booth) ma privo di quei gigioneggi da retoriche plateau. Concentrato sulla sua guida, Carlo-Castellitto rompe quei patemi e quella recitazione forzata della Foglietta, costretta, buffamente a rimaner basita senza saper che fare per tre quarti del film e di Lorenzo Richelmy, il dj tatuato senza spessore o caratura morale, per quanto si scoprirà nel proseguo. Insomma, Castellitto, con le motivazioni del suo personaggio ed intense sfumature caratteriali, ruolo non facile considerando che per tutta l’ora e mezza recita dinanzi a un volante, è capace di rendere viva l’attenzione del pubblico altrimenti troppo annoiato da una storia superficiale, vista già in decine di pellicole americane. Ma, ahimè è troppo poco, malgrado il “colpo di scena” degli ultimi minuti.
Plauso alla fotografia e alla pulizia dell’immagine. Scalda gli occhi, sì, ma non il cuore.
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carmelo guglielmino
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lunedì 23 novembre 2020
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fatto male
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Film che dal treiner sembra un capolavoro, ma guardandolo è veramente fatto male. L'unico che si salva è Sergio Castellitto, gli altri sono persi totali. Voto 1,5
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joecondor
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domenica 22 novembre 2020
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buon film eccezionale castellitto foglietta delude
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Un buon thriller con una sceneggatura altalenante ma la tensione c'è sorretto da un eccezionale Castellitto e da un bravo Lorenzo Richelmy....il film come già una critica afferma funzionerebbe bene con i 2 personaggi....il personaggio che guasta il film è quello di Anna Foglietta un poliziotto che ha uno sguardo fuori della recitazione e troppo sopra le righe...peccato perchè Anna Foglietta è un'ottima attrice ma qui non funziona nevrotica con uno sguardo sempre allucinato che rende poco credibile il film.
Però il resto funziona grazie ad una buona trama , la tensione e la prova di Castellitto ,bravissimo e del bravo Richelmy.Si può vedere.
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