mauro.t
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mercoledì 20 aprile 2022
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il bhutan sospeso tra due mondi.
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Ugyen è un giovane maestro bhutanese poco motivato, ormai deciso a smettere con l’insegnamento e a cercare fortuna con la musica in Australia. In attesa del visto, accetta l’ultimo incarico di tirocinio e va a insegnare a Lunana, un paesino di 56 anime a 4800 m di quota, raggiungibile solo dopo 8 giorni di cammino dalla stazione più vicina, un villaggio che più lontano dalla civiltà non si può immaginare.
A Lunana si conduce una vita che è la stessa da millenni. Lo yak è la sola risorsa del villaggio: fornisce lavoro, carne, latte, combustibile (lo sterco), e viene rispettato e quasi venerato. Come è venerato l’attesissimo maestro mandato dal governo.
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Ugyen è un giovane maestro bhutanese poco motivato, ormai deciso a smettere con l’insegnamento e a cercare fortuna con la musica in Australia. In attesa del visto, accetta l’ultimo incarico di tirocinio e va a insegnare a Lunana, un paesino di 56 anime a 4800 m di quota, raggiungibile solo dopo 8 giorni di cammino dalla stazione più vicina, un villaggio che più lontano dalla civiltà non si può immaginare.
A Lunana si conduce una vita che è la stessa da millenni. Lo yak è la sola risorsa del villaggio: fornisce lavoro, carne, latte, combustibile (lo sterco), e viene rispettato e quasi venerato. Come è venerato l’attesissimo maestro mandato dal governo. A Lunana la corrente elettrica arriva ma non sempre, quindi niente TV, niente computer, niente cellulari. La scuola non ha neppure la lavagna. La casa del maestro non ha vetri alle finestre ma fogli di carta, niente acqua corrente, niente servizi igienici.
Ugyen pensa quasi subito di gettare la spugna, ma poi cambia idea e decide di rimanere fino all’inverno e si dà da fare con i nove alunni che ha in classe. Ha modo così di conoscere le radici della cultura bhutanese.
Difficile fare un film del genere senza cadere nel bozzettismo e nella retorica della perduta civiltà contadina. Ma il regista scarta i rischi scegliendo di girare nella vera Lunana, coinvolgendo gli abitanti come attori, e mostrandoci un mondo che non è precisamente il paradiso. Anche lì ci sono genitori separati e padri alcolizzati, tuttavia in questo mondo di pastori c’è un’idea del rispetto e dell’accoglienza che nella cultura occidentale si è smarrita; c’è un senso di appartenenza alla comunità che spinge a dare anziché pretendere. La bella Seldon canta tutti i giorni sull’altura perché così “dona” il suo canto all’universo e Ugyen in seguito non potrà fare a meno di valorizzare il canto popolare appreso a Lunana, contrapponendolo alla musica pop commerciale suonata in tanti locali dell’occidente.
Impossibile non provare un’immensa tenerezza per quei bambini del villaggio assetati di sapere. E qualche spettatore avrà provato il desiderio di adottare la piccola Pem Zam.
Il film è insieme un documento etnografico, un omaggio ai pastori del Bhutan, una storia di formazione, il tutto raccontato attraverso immagini che diventano poesia.
“Cosa vuoi fare da grande?” Chiede il maestro ad uno dei suoi alunni. “Il maestro come lei” risponde il bambino. “Perché?” incalza Ugyen. “Perché i maestri toccano il futuro” è la risposta.
Quando il cinema minimalista sa essere ad alta densità.
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stefano capasso
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domenica 27 marzo 2022
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mantenere il contatto con le proprie radici
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Ugyen sta terminando la scuola per diventare maestro, quando capisce di non essere portato per quel lavoro. Sogno un visto per l’Australia dove poter mettere a frutto la sua vocazione di cantante, visto che nel Bhutan, dove vive nella capitale, non ci sono tante possibilità. Viene comunque mandato dal governo a Lunana, a fare il maestro, per una stagione, nella “scuola più remota del mondo”: il villaggio di circa 60 persone a 5000 metri di altezza è raggiungibile solo dopo un trekking di una settimana. Mal volentieri accetta la proposta, ma al suo arrivo, dopo un primo momento di rifiuto, qualcosa comincia a cambiare.
Semplicità è il miglior modo per definire il lavoro Pawo Choyning Dorji: è semplice, diretto, lo stile narrativo, sono semplici e grandiosi nella loro naturalezza gli scenari e i protagonisti.
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Ugyen sta terminando la scuola per diventare maestro, quando capisce di non essere portato per quel lavoro. Sogno un visto per l’Australia dove poter mettere a frutto la sua vocazione di cantante, visto che nel Bhutan, dove vive nella capitale, non ci sono tante possibilità. Viene comunque mandato dal governo a Lunana, a fare il maestro, per una stagione, nella “scuola più remota del mondo”: il villaggio di circa 60 persone a 5000 metri di altezza è raggiungibile solo dopo un trekking di una settimana. Mal volentieri accetta la proposta, ma al suo arrivo, dopo un primo momento di rifiuto, qualcosa comincia a cambiare.
Semplicità è il miglior modo per definire il lavoro Pawo Choyning Dorji: è semplice, diretto, lo stile narrativo, sono semplici e grandiosi nella loro naturalezza gli scenari e i protagonisti. Il tema è il classico conflitto tra modernità e tradizioni, che a volte sembrano troppo vincolanti e limitanti. Il contatto profondo con la natura e con una comunità che vive in perfetta armonia con l’ambiente, modificano, almeno in parte, le priorità del giovane, che dopo aver deciso di buttarsi nell’avventura può raccogliere i frutti dell’esperienza rigenerante. Così, una volta in Australia, capisce che la sua strada non può prescindere dalle sue radici. Non canterà più brani pop della musica occidentale che poco interessano agli annoiati frequentatori del pub di Sidney, ma riceverà maggiori attenzioni con i brani tradizionali appresi a Lunana.
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