dandy
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mercoledì 13 ottobre 2021
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libertè,egualitè,perversitè.
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Ispirandosi alla sua rappresentazione teatrale dell'anno precedente(con Helmut Berger e Ingrid Craven)il regista guarda alle 120 giornate di Sodoma di DeSade,44 anni dopo il Salò di Pasolini.Ma a differenza di quest'ultimo,il regista mette da parte il discorso della corruzione del Potere e si concentra sulla monotonia e l'assenza di piacere nella reiterazione delle perversioni da parte dei protagonisti.All'inizio a prevalere sono le parole(il racconto dello squartamento pubblico)e l'uso del fuoricampo,poi mentre la storia procede la sgradevolezza diviene esplicita,tra copule miste,pissing simulati e non,moncherini insanguinati e penetrazioni con rami.C'è anche il classico discorso sul voyerismo dello spettatore "complice"(a un certo punto uno dei libertini punta il cannocchiale verso l'obbiettivo)ma tutto è sempre all'insegna dell'impassibilità più fredda,accentuata dall'ambientazione straniante(quasi tutta la vicenda avviene in un bosco nell'arco di una notte)e dalla rigidità della messa in scena(fotografia freddamente nitida,montaggio disarmonico,inquadrature fisse,tempi dilatati,assenza di colonna sonora tranne che nel finale).
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Ispirandosi alla sua rappresentazione teatrale dell'anno precedente(con Helmut Berger e Ingrid Craven)il regista guarda alle 120 giornate di Sodoma di DeSade,44 anni dopo il Salò di Pasolini.Ma a differenza di quest'ultimo,il regista mette da parte il discorso della corruzione del Potere e si concentra sulla monotonia e l'assenza di piacere nella reiterazione delle perversioni da parte dei protagonisti.All'inizio a prevalere sono le parole(il racconto dello squartamento pubblico)e l'uso del fuoricampo,poi mentre la storia procede la sgradevolezza diviene esplicita,tra copule miste,pissing simulati e non,moncherini insanguinati e penetrazioni con rami.C'è anche il classico discorso sul voyerismo dello spettatore "complice"(a un certo punto uno dei libertini punta il cannocchiale verso l'obbiettivo)ma tutto è sempre all'insegna dell'impassibilità più fredda,accentuata dall'ambientazione straniante(quasi tutta la vicenda avviene in un bosco nell'arco di una notte)e dalla rigidità della messa in scena(fotografia freddamente nitida,montaggio disarmonico,inquadrature fisse,tempi dilatati,assenza di colonna sonora tranne che nel finale).E così lo spettatore,nel bene e nel male,finisce per restare intrappolato nella stessa apatia dei protagonisti,girando a vuoto in un limbo privo di appagamento per le sensazioni,siano esse piacere o repulsione.Notevole,ma certamente non per tutti(spettatori avvezzi all'estremo compresi).Acclamato dalla critica premiato con Un certain regarde per la regia a Cannes.Inedito da noi.
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