tiziana
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lunedì 27 giugno 2022
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Ottimo film, non è facile trattare un tema così complesso senza cadere nel retorico e nel dramma strappalacrime. Vero, asciutto, realistico, fa riflettere sulla difficoltà abnorme del problema droga vissuto dalla famiglia.. Senza un sostegno strutturato di un centro non si può combattere il mostro...Interpretazione magistrale della Roberts . Da vedere
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francesco2
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domenica 7 febbraio 2021
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poco convincente
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E’ un film che, purtroppo, nella sua inconsistenza riflette l’incertezza dei propri protagonisti. Nemmeno l’intensità della Roberts secondo me lo salva, e parla uno che ha visto il film in lingua originale.
Non si capisce cosa voglia essere, o forse si, un’opera sulla “ricostituzione” di un nucleo familiare, nel senso letterale – il figlio condivide coi genitori il Natale-, e metaforica- potrebb essere un ‘occasione affinché ritrovino l’intesa perduta. Ma sono intenzioni, vorrei condividere quello che ha scritto la Cappi sul pretesto che, per quanto artificioso, illumina almeno la notte dei protagonisti, facendone uno spunto affinché si ricongiungano .
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E’ un film che, purtroppo, nella sua inconsistenza riflette l’incertezza dei propri protagonisti. Nemmeno l’intensità della Roberts secondo me lo salva, e parla uno che ha visto il film in lingua originale.
Non si capisce cosa voglia essere, o forse si, un’opera sulla “ricostituzione” di un nucleo familiare, nel senso letterale – il figlio condivide coi genitori il Natale-, e metaforica- potrebb essere un ‘occasione affinché ritrovino l’intesa perduta. Ma sono intenzioni, vorrei condividere quello che ha scritto la Cappi sul pretesto che, per quanto artificioso, illumina almeno la notte dei protagonisti, facendone uno spunto affinché si ricongiungano .Ma proprio no.
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max
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giovedì 14 gennaio 2021
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dopo la casa dalle finestre che ridono......
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Quella delle porte che parlano.
La Roberts come madre fa venire voglia di farsi.
La sceneggiatura di questo film mi fa venire in mente un discorso, di quelli senza nulla dentro, scatole senza contenuto, frasi buone per tutte le stagioni.
Prevedibile e vuoto.
Bastava farlo vedere in anteprima ad un vero tossico per avere un riscontro utile.
Viva le americanate.
Non so se mi sono spiegato ma non è necessario. Non voglio fare cambiare idea o far riflettere nessuno, solo esprimere con chiarezza la mia delusione di fronte a tanta consueta banalita' quando mi aspettavo un film coinvolgente.
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giovanni
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martedì 15 dicembre 2020
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peccato il finale
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Buon film valido come spettacolo, ma anche come mezzo informativo ed educativo.
Peccato il finale troppo americaneggiante: in extremis, all'ultimo secondo, arrivano i nostri (in questo caso, "la nostra").
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felicity
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sabato 5 ottobre 2019
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un film sostanzialmente convenzionale
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Gli occhi della Roberts, strepitosa nel ruolo di questa madre che combatte con tutta se stessa per salvare il proprio figlio, parlano da soli. Il suo sguardo ci tiene sempre sul filo del rasoio.
Ma anche Lucas Hedges, figlio del regista Peter, non è da meno nell’interpretare questo giovane combattuto, in perenne lotta con se stesso e che vive una continua battaglia tra passato e futuro.
Diretto con correttezza tutta televisiva da Peter Hedges, il film ha la confezione del dignitoso, stilisticamente anonimo film-dossier, contraddetta, però, dall’inconsueta cronologia, visto che tutta la vicenda si dipana in un solo giorno. Un’unità di tempo concentrata che diventa esemplare di una situazione, di un rapporto, di un tentativo e di diverse disperazioni.
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Gli occhi della Roberts, strepitosa nel ruolo di questa madre che combatte con tutta se stessa per salvare il proprio figlio, parlano da soli. Il suo sguardo ci tiene sempre sul filo del rasoio.
Ma anche Lucas Hedges, figlio del regista Peter, non è da meno nell’interpretare questo giovane combattuto, in perenne lotta con se stesso e che vive una continua battaglia tra passato e futuro.
Diretto con correttezza tutta televisiva da Peter Hedges, il film ha la confezione del dignitoso, stilisticamente anonimo film-dossier, contraddetta, però, dall’inconsueta cronologia, visto che tutta la vicenda si dipana in un solo giorno. Un’unità di tempo concentrata che diventa esemplare di una situazione, di un rapporto, di un tentativo e di diverse disperazioni.
Sono particolarità e sfumature che si apprezzano di un film che, per il resto, non va oltre il suo assecondare le implicazioni tematiche e sollecitare a dovere i due attori protagonisti.
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emanuele 1968
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mercoledì 13 febbraio 2019
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bello
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Penso che in cineforum, se ben gestito possa creare un bel dibattito
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enricodanelli
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lunedì 14 gennaio 2019
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denuncia sociale
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Film molto ben riuscito per come delinea i diversi personaggi legati fra di loro da rapporti di diversa natura: su tutti chiaramente emerge quello fra mamma e figlio con due splendidi attori a giocare un ottimo duetto sullo schermo per quasi tutta la durata del film. Non di minor spessore sono i rapporti fra il figlio e la sorella & patrigno. Il maggior pregio del film non è tuttavia limitato alla descrizione della relazionalità fra individui in una situazione decisamente critica, ma riguarda la denuncia sociale degli united states del dopo Obama : l'individuo è abbandonato a se stesso. La madre-coraggio ha dovuto cercarsi un altro uomo (facoltoso e paziente) per far fronte alle spese per le cure del figlio.
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Film molto ben riuscito per come delinea i diversi personaggi legati fra di loro da rapporti di diversa natura: su tutti chiaramente emerge quello fra mamma e figlio con due splendidi attori a giocare un ottimo duetto sullo schermo per quasi tutta la durata del film. Non di minor spessore sono i rapporti fra il figlio e la sorella & patrigno. Il maggior pregio del film non è tuttavia limitato alla descrizione della relazionalità fra individui in una situazione decisamente critica, ma riguarda la denuncia sociale degli united states del dopo Obama : l'individuo è abbandonato a se stesso. La madre-coraggio ha dovuto cercarsi un altro uomo (facoltoso e paziente) per far fronte alle spese per le cure del figlio. Il figlio sarebbe già stato in galera se fosse stato nero e non bianco. il sistema sanitario senz difficoltà vende siringhe ai tossicodipendenti, ma si rifiuta di offrire medicine alla madre per rianimare il figlio. La polizia si dimostra indifferente alle urgenti richieste della madre. Le case a Natale espongono vistosi e colorati presepi nel giardino, ma al loro interno abitano insegnanti pedofili (i famosi sepolcri imbiancati ?). Un film nei modi elegantemente, ma nella sostanza fortemente critico sulla ipocrisia della America di oggi. Di film del genere ce ne è sempre bisogno.
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pintaz
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venerdì 4 gennaio 2019
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sarò' la tua ombra
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Il sorprendente e inatteso ritorno a casa durante le feste natalizie di un figlio tossicodipendente che sta cercando, ci riuscirà?, di smetterla con le droghe mette a soqquadro una famiglia bene dell’America ante Trump.
La madre Holly spaventata dalle possibili conseguenze nella piccola comunità, dove il figlio, senza scrupoli, donava morte. Il regista si affida alla ricostruzione con importanti flashback creando una suspense sempre maggiore fra il sollievo nel vedere il figlio finalmente guarito e la paura delle infinite tentazioni a cui può incorrere. Una Julia Roberts semplicemente straordinaria interpreta questa madre credibile alle prese con la responsabilità di altri figli piccoli e di un nuovo compagno.
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Il sorprendente e inatteso ritorno a casa durante le feste natalizie di un figlio tossicodipendente che sta cercando, ci riuscirà?, di smetterla con le droghe mette a soqquadro una famiglia bene dell’America ante Trump.
La madre Holly spaventata dalle possibili conseguenze nella piccola comunità, dove il figlio, senza scrupoli, donava morte. Il regista si affida alla ricostruzione con importanti flashback creando una suspense sempre maggiore fra il sollievo nel vedere il figlio finalmente guarito e la paura delle infinite tentazioni a cui può incorrere. Una Julia Roberts semplicemente straordinaria interpreta questa madre credibile alle prese con la responsabilità di altri figli piccoli e di un nuovo compagno.
Il film si concentra sul figliol prodigo che, fastidioso come un bruscolo nell’occhio, crea disagio perché mette a repentaglio la serenità e diventa a tutti gli effetti un invasore che minaccia il benessere familiare. Holly è l’unica che crede alla “guarigione” prima ancora che alla disintossicazione, cercando di convincere la piccola popolazione, oltre al proprio nucleo, della bontà del ritorno di Ben, un bravissimo Lucas Hedges, figlio del regista, e nuovo simbolo di Hollywood.
Una sceneggiatura ridotta e stringata solo ed esclusivamente per la ricostruzione delle 24 ore in cui può cambiare tutto o niente e santificare o danneggiare creando, inesorabilmente, ansia e sollievo agli spettatori.
Mi ha ricordato molto il cinema di Joel ed Ethan Coen scavando nel torbido umano come in “Fargo” piuttosto che nella contrapposizione nonché fusione bene-male nel “Non è un paese per vecchi”.
Nel 1965 Gian Maria Volonté recita per Sergio Leone "Per qualche dollaro in più" nel quale esprime il sadico criminale tossicodipendente El Indio rendendolo, di fatto, il perfetto cattivo del genere con la frase “Quando finisce la musica, spara! Se ti riesce...” Ecco, il finale mi ha subito ricordato questa scena; l’aprire e chiudere gli occhi di Ben mi ha riportato a quel pendolo: solo una interpretazione personale può rendere giustizia alla propria sensibilità creando il proprio significato.
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flaw54
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martedì 1 gennaio 2019
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belle interpretazioni
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Trama scontata, ma grandi attori in questo film. Roberts e Hedges danno un'impronta precisa ai loro personaggi e il riesce a creare il giusto stato di tensione. Niente di particolare, ma un buon prodotto che fa anche riflettere.
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loland10
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lunedì 31 dicembre 2018
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ben...augurante
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Ben is Back (id., 2018) è il quarto lungometraggio del regista, scrittore e sceneggiatore Peter Hedges.
Nel clima natalizio di film familiari[+]
Ben is Back (id., 2018) è il quarto lungometraggio del regista, scrittore e sceneggiatore Peter Hedges.
Nel clima natalizio di film familiari e acchiappa pa pubblico per consentire incassi e tirar somme dell’anno e della stagione cinematografica con un inizio difficile e non certo di grande stacco dei biglietti (nel nostro paese...il grande schermo trova alti e bassi alquanto strani tra pochi picchi di grande affluenza e deserti schermi per questioni climatiche e puzza sotto al naso) arriva un lungometraggio alquanto difficile da digerire in un contesto di allegria e di rilassamento generale. Questo film sembra fuori contesto e quasi fuori...tempo massimo.
Si parla di Natale ma in un ambiente familiare alquanto difficile e in rapporto genitoriale e figlio complicato con tutta una storia dentro che viene mostrata in superficie o meglio viene manifestata per cercare di capire la vita di un ragazzo pieno di problemi, colpe e di messaggi drogati per sua madre. La droga, il contorno, il denaro, la vita difficile e la disidratazione del corpo come del pensare corretto o forse normale si accavallano con distacco, ora, e con foga intensa, in altro campo: un film di impasse emotiva variamente altalenante e visibilmente propenso al coinvolgimento verso un’adulta in crisi e verso un figlio in ondulazione tra il passato e un futuro tutto da decifrare.
Un padre con tre figli, una madre con un figlio, una famiglia e due adolescenti con due bambini piccoli. Una situazione diversificata in un gruppo che aspetta il giorno del sorriso all’interno per doni, abbracci e regali.
Holly e Neal sono pronti alla festa ma nel tornare a casa vedono un ombra reale quella del figlio Ben che è tornato dal proprio centro dove recuperano alcolisti e drogati. Ben, diciannovenne, è tutto questo e vuole rivedere la sua famiglia, e soprattutto sua madre Holly, per passare il giorno di Natale con loro.
La notizia e il fatto sconvolgono i piani dei Burns.
Un approccio bifronte tra festa in arrivo e una sorpresa inaspettata, tra il vivere ordinario e un abbraccio che arriva.
Holly e Bean trovano ostacoli sempre e continuamente, dentro e fuori, tra amici e nemici, spacciatori vecchi e rancori acidi mai domi. Un ultimo passaggio di droga e un cane da salvare, un assalto in casa e dei luoghi già tristemente conosciuti e visitati. Tra canne, siringhe, fuochi e denaro sporco.
Film non compatto con fraseggi e indicazioni emotive forti, dialoghi azzeccati, ambienti corretti ma anche situazione pilotate e scontate, stereotipi e sguardi consueti. Il tragitto del ritrovamento del proprio figlio e le telefonate paiono non accordate, la visuale diretta tra madre e Ben tende ad andare oltre, a non focalizzare il rapporto e a perdersi in vicoli di altri generi.
Holly Burns (Julia Roberts) madre: regge il personaggio con bravura e impeto con l’esperienza tutto sembra più facile per un’attrice navigata.
Ben Burns (Lucas Hedges) figlio: bravo e convincente, continua una carriera fatta di prove importanti (con una candidatura all’Oscar in ‘Manchester by the Sea ‘, 2016, per attore non protagonista, -tra l’altro un film da consigliare vivamente-) e di immedesimazioni forti (si ricorda che è figlio del regista e ha già recitato in altro film di suo padre).
Ivy Burnus (Kathryn Newton) figlia: dispettosa e irata all’inizio poi positiva verso un fratello ancora da conoscere.
Neal Burns (Courtney B. Vance) padre: contro il ‘drogato’, attento alla moglie e con piccole dosi accogliente.
Fotografia di impatto e ben contrapposta tra interni ed esterni, situazioni e volti.
Regia aggrovigliata e rissosa, fidata e filiale, collegata e nottambula.
Voto: 7/10 (***).
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