felicity
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lunedì 13 luglio 2020
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banderas si reinventa eroe action
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Ti rendi veramente conto dell’inesorabilità del tempo che passa quando anche per uno come Antonio Banderas arriva il momento di reinventarsi eroe action.
È la “svolta Liam Neeson” che ha rivitalizzato la carriera di tanti attori dati per spacciati, regalandoci molte perle del genere grazie a una formula semplicissima e replicabile all’infinito: prendi un uomo di quasi 60 anni e inquadralo così da vicino da farlo sembrare un duro, poi giragli attorno con la telecamera talmente in fretta da far sembrare che si muova anche quando è fermo e per l’amor di dio non azzardarti a scrivere una sola riga di sceneggiatura che sia originale.
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Ti rendi veramente conto dell’inesorabilità del tempo che passa quando anche per uno come Antonio Banderas arriva il momento di reinventarsi eroe action.
È la “svolta Liam Neeson” che ha rivitalizzato la carriera di tanti attori dati per spacciati, regalandoci molte perle del genere grazie a una formula semplicissima e replicabile all’infinito: prendi un uomo di quasi 60 anni e inquadralo così da vicino da farlo sembrare un duro, poi giragli attorno con la telecamera talmente in fretta da far sembrare che si muova anche quando è fermo e per l’amor di dio non azzardarti a scrivere una sola riga di sceneggiatura che sia originale.
La trama ci trasportando in quell’America in cui la polizia non fa niente, gli avvocati servono solo per tenere fuori di galera pedofili e psicopatici e al comune cittadino che ha subito un torto non resta altra scelta che prendere la giustizia nelle proprie mani e fare una carneficina.
Ispirato da una citazione di Marco Aurelio, oltre che dalle parole del suocero che lo accusa di essere tutte chiacchiere e niente sostanza, Banderas fa voto di silenzio per lasciare che a parlare siano i fatti: studia, si allena, impara a menare e si improvvisa detective, in 12 mesi diventa Batman col savoir-faire del Punitore e grazie al suo intero anno di addestramento alle spalle sbaraglia la mafia russa e vari altri boss intermedi fino ad arrivare, attraverso una serie grottesca di episodi, alla catartica resa dei conti finale.
Il regista imprime alla storia il giusto ritmo, senza lungaggini e senza pretese da autore, e con l’aiuto degli stuntman infila un paio di scazzottate veramente ben riuscite in cui persino uno come Banderas risulta, se non credibile, accettabile nel ruolo di giustiziere.
Nonostante le numerose imperfezioni disseminate in corso d’opera, Acts of Vengeance riesce sicuramente a salvarsi dal baratro della mediocrità e a mantenersi al livello di un discreto prodotto d’intrattenimento senza pretese, un (ennesimo) racconto di giustizia privata.
Per assurdo che sia Acts of Vengeance, ed è davvero assurdo, Banderas fa il suo dovere, consapevole forse che se questo progetto non va a buon fine si torna a girare spot per il Mulino Bianco, è in formissima, motivato e volenteroso. Peccato per tutto il resto, ma consideriamolo un buon provino in attesa di produzioni meno sfortunate.
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elgatoloco
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mercoledì 24 febbraio 2021
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banderas sulle orme di charles bronson
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"Acts of Vengenace"(Isaac Florentine, scritto da Matt Venne, 2017racconta di un avvocato, verboso e legulieio che, dopo l'uccisione della moglie e della figlia ad opere di uno sconosciuto(si rivelerà essere un poliziotto in crisi, per non dire, secondo la vulgata definitoria, "sociopatico"), dapprima si lascia andare a una serie di processi autodistruttivi(alcol, violenza etc.)poi, scperti casualmente i"Ricordi"di Marco Aurelio, dove si dice chiaramente che è da punire solo il responsabile di un crimine e che gli atti contano molto di più delle parole(che invecee prima coltivava per difendere criminali anche rei confessi o quasi), con l'aiuto di alcune perosne, farà in vedicatore.
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"Acts of Vengenace"(Isaac Florentine, scritto da Matt Venne, 2017racconta di un avvocato, verboso e legulieio che, dopo l'uccisione della moglie e della figlia ad opere di uno sconosciuto(si rivelerà essere un poliziotto in crisi, per non dire, secondo la vulgata definitoria, "sociopatico"), dapprima si lascia andare a una serie di processi autodistruttivi(alcol, violenza etc.)poi, scperti casualmente i"Ricordi"di Marco Aurelio, dove si dice chiaramente che è da punire solo il responsabile di un crimine e che gli atti contano molto di più delle parole(che invecee prima coltivava per difendere criminali anche rei confessi o quasi), con l'aiuto di alcune perosne, farà in vedicatore...Dal punto di vista della sceneggiatura e della regia, è la riscoperta(con alcune varianti, prima di tutte, la"scoperta"-negli States credo sia un hàapax, un unicum, la lettura di Marco Aurelio...., ossia di una fonte"colta"cui approvigionarsi)dell'effetto"Detah Wish"di Michael Winner(in italiano"Il giustiziere della notte"), "mitico "film con Charles Bronson. Solo che là(con minoti pretese culturali, certo)era l'originale, qui invece è decisamente la copia e non si vergogna di essere tale, bisogna ammetterlo. In complesso, al di là del fatto che sia psicologicamente credibile(può esserlo in parte, certamente di per sé è in gran parte almeno"poco credibile", visto che manca una fase depressiva che in un'esperienza di shock post.traumatico dovrebbe comunque esserci, essere presente)o meno o comunque sia da relativizzare(la verosimglianza non conta o conta poco), il film, certo, sa"di già visto)e re.introduce un interrprete come Antonio Banderas come protagonista di un action movie che, per età e attuale aspetto fisico non gli si confà proprio "a pennello", ma anche qui, viene da dire, il cinema non devee riprodurre la"realtà verosimile"o andare dietro a una reduplicazione di quanto in genere osserviamo. Certo, rimane il fatto che il Bronson di oltre quarantacinque anni fa era una coisa, allora quasi un"novum", ora è decisamente e consaplevolmente una ri-produzione..... Cristina Serafini e Karl Urban sono comprimari funzionali, ma decisamente è Banderas il personaggio.chaive, intorno al quale ruota peraltro tutto il film. El Gato
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