muttley72
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mercoledì 18 ottobre 2017
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musical divertente e ben fatto
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Film del gnere "musical", cioè spesso "interrotto" da brani cantati (e ballati), che racconta la storia di un boss camorrista che vuole sparire e ritirarsi definitivamente (fingendosi morto, come ideato dalla sua furba moglie) e di un suo "bodyguard" che gli si mette contro ...per amore di una infermiera (sua ex da bambino), testimone scomoda che lui dovrebbe elininare.
Film discreto e vedibile, dove divertenti "parentesi" ballate e cantate (bella quella sulla musica di "Flashdance" e quella ironica sulla "vista turistica" alle vele di Scampia).
All'altezza del ruolo affidatogli sono praticamente tutti gli attori, tra i quali la Gerini, il cantante Raiz e altri notissimi.
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Film del gnere "musical", cioè spesso "interrotto" da brani cantati (e ballati), che racconta la storia di un boss camorrista che vuole sparire e ritirarsi definitivamente (fingendosi morto, come ideato dalla sua furba moglie) e di un suo "bodyguard" che gli si mette contro ...per amore di una infermiera (sua ex da bambino), testimone scomoda che lui dovrebbe elininare.
Film discreto e vedibile, dove divertenti "parentesi" ballate e cantate (bella quella sulla musica di "Flashdance" e quella ironica sulla "vista turistica" alle vele di Scampia).
All'altezza del ruolo affidatogli sono praticamente tutti gli attori, tra i quali la Gerini, il cantante Raiz e altri notissimi.... Si può vedere persino se non si amano i musical.
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lunedì 23 aprile 2018
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un diamante frutto della reciproca attrazione tra napoli e i manetti
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Ciro è il fidato scagnozzo di Don Vincenzo, boss e re del mercato ittico. La sua ascesa criminale avvenne per caso -anni prima- allorquando, ancora giovanissimo, gli morì il padre tra le braccia: di buon cuore, Ciro non punta ai soldi, piuttosto ama ricordare i momenti spensierati passati sugli scogli a Mergellina insieme all'amico di sempre Rosario, con gli occhi chiusi e una birra in mano. La svolta della storia avviene a causa di donna Maria, moglie di Vincenzo, la quale (sfruttando un'agguato) decide di inscenare la morte del marito per scappare all'estero e godersi i guadagni illeciti. Grazie a questa mossa scellerata entra in gioco la tranquilla Fatima, infermiera "a chiamata" nello stesso ospedale presso cui Vincenzo simulerà il decesso, nonché vecchio amore adolescenziale proprio di Ciro.
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Ciro è il fidato scagnozzo di Don Vincenzo, boss e re del mercato ittico. La sua ascesa criminale avvenne per caso -anni prima- allorquando, ancora giovanissimo, gli morì il padre tra le braccia: di buon cuore, Ciro non punta ai soldi, piuttosto ama ricordare i momenti spensierati passati sugli scogli a Mergellina insieme all'amico di sempre Rosario, con gli occhi chiusi e una birra in mano. La svolta della storia avviene a causa di donna Maria, moglie di Vincenzo, la quale (sfruttando un'agguato) decide di inscenare la morte del marito per scappare all'estero e godersi i guadagni illeciti. Grazie a questa mossa scellerata entra in gioco la tranquilla Fatima, infermiera "a chiamata" nello stesso ospedale presso cui Vincenzo simulerà il decesso, nonché vecchio amore adolescenziale proprio di Ciro...
I Manetti Bros hanno avuto un'idea controcorrente: fare un musical in Italia. E quale città è più musicale di Napoli? Nessuna, ovviamente, ed ecco confezionato questo Ammore e malavita (Ita, 2017), opera a metà tra il serio e il faceto, mix di azione hollywoodiana e poliziesco anni '70; commedia in musica, certo, ma anche dramma e sceneggiata che si fondono in un meltin pot delizioso, nel quale lo sfondo è una Partenope pronta a snocciolare sia cartoline famose (e incantevoli) che la nuova frontiera del turismo criminale, compreso scippo in diretta che suscita eccitazione tra i vacanzieri d'oltre oceano che si recano tra le "vele". Canzoni orecchiabili, testi accattivanti, alcune rivisitazioni di pezzi storici, un cast ben assortito nel quale Buccirosso e Gerini, forti di una grande esperienza, giganteggiano su tutti, senza dimenticare il pupillo dei Manetti che è quel Morelli già diretto dai fratelli in Coliandro per la tv e Song 'e Napule per il Cinema. E come in passato non mancano le citazioni di Tarantino, riferimento preferito dei registi, del quale viene riproposta nientemeno che la scena cult ripresa dal cofano posteriore di un'auto. I Manetti Bros amano Napoli, ne sentono un forte richiamo che in verità pare essere ricambiato: due entità che si completano e che tirano fuori il meglio nei rispettivi ruoli. Ammore e malavita è Musica, è Napoli, è Cinema.
Voto: 8
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giorpost
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lunedì 23 aprile 2018
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un musical che strizza l'occhio a shankman, frutto della reciproca attrazione tra napoli e i manetti
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Ciro è il fidato scagnozzo di Don Vincenzo, boss e re del mercato ittico. La sua ascesa criminale avvenne per caso -anni prima- allorquando, ancora giovanissimo, gli morì il padre tra le braccia: di buon cuore, Ciro non punta ai soldi, piuttosto ama ricordare i momenti spensierati passati sugli scogli a Mergellina insieme all'amico di sempre Rosario, con gli occhi chiusi e una birra in mano. La svolta della storia avviene a causa di donna Maria, moglie di Vincenzo, la quale (sfruttando un'agguato) decide di inscenare la morte del marito per scappare all'estero e godersi i guadagni illeciti. Grazie a questa mossa scellerata entra in gioco la tranquilla Fatima, infermiera "a chiamata" nello stesso ospedale presso cui Vincenzo simulerà il decesso, nonché vecchio amore adolescenziale proprio di Ciro.
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Ciro è il fidato scagnozzo di Don Vincenzo, boss e re del mercato ittico. La sua ascesa criminale avvenne per caso -anni prima- allorquando, ancora giovanissimo, gli morì il padre tra le braccia: di buon cuore, Ciro non punta ai soldi, piuttosto ama ricordare i momenti spensierati passati sugli scogli a Mergellina insieme all'amico di sempre Rosario, con gli occhi chiusi e una birra in mano. La svolta della storia avviene a causa di donna Maria, moglie di Vincenzo, la quale (sfruttando un'agguato) decide di inscenare la morte del marito per scappare all'estero e godersi i guadagni illeciti. Grazie a questa mossa scellerata entra in gioco la tranquilla Fatima, infermiera "a chiamata" nello stesso ospedale presso cui Vincenzo simulerà il decesso, nonché vecchio amore adolescenziale proprio di Ciro...
I Manetti Bros hanno avuto un'idea controcorrente: fare un musical in Italia. E quale città è più musicale di Napoli? Nessuna, ovviamente, ed ecco confezionato questo Ammore e malavita (Ita, 2017), opera a metà tra il serio e il faceto, mix di azione hollywoodiana e poliziesco anni '70; commedia in musica, certo, ma anche dramma e sceneggiata che si fondono in un meltin pot delizioso, nel quale lo sfondo è una Partenope pronta a snocciolare sia cartoline famose (e incantevoli) che la nuova frontiera del turismo criminale, compreso scippo in diretta che suscita eccitazione tra i vacanzieri d'oltre oceano che si recano tra le "vele". Canzoni orecchiabili, testi accattivanti, alcune rivisitazioni di pezzi storici, un cast ben assortito nel quale Buccirosso e Gerini, forti di una grande esperienza, giganteggiano su tutti, senza dimenticare il pupillo dei Manetti che è quel Morelli già diretto dai fratelli in Coliandro per la tv e Song 'e Napule per il Cinema. E come in passato non mancano le citazioni di Tarantino, riferimento preferito dei registi, del quale viene riproposta nientemeno che la scena cult ripresa dal cofano posteriore di un'auto. I Manetti Bros amano Napoli, ne sentono un forte richiamo che in verità pare essere ricambiato: due entità che si completano e che tirano fuori il meglio. Ammore e malavita riporta il musical in auge, non ha nulla nulla da invidiare ai lavori di genere americani e, anzi, strizza l'occhio a Rock of Ages, con un pizzico di Carosello Napoletano. Musica, Napoli, Cinema.
Voto: 8
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flyanto
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lunedì 9 ottobre 2017
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una storia d'amore tra cadaveri e sparatorie
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"Ammore e Malavita" , come si evince dal titolo, è un film in cui si parla di sentimenti ed azioni malavitose in ambiente napoletano.
La vicenda, infatti, ruota tutta intorno ad uno scambio di cadavere voluto apposta dalla moglie di un potente boss della Camorra al fine di salvare la vita al marito e la susseguente scoperta di questo imbroglio da cui si sviluppano svariati avvenimenti, tra cui quello principale della storia sentimentale tra uno scagnozzo del suddetto boss ed una giovane infermiera.
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"Ammore e Malavita" , come si evince dal titolo, è un film in cui si parla di sentimenti ed azioni malavitose in ambiente napoletano.
La vicenda, infatti, ruota tutta intorno ad uno scambio di cadavere voluto apposta dalla moglie di un potente boss della Camorra al fine di salvare la vita al marito e la susseguente scoperta di questo imbroglio da cui si sviluppano svariati avvenimenti, tra cui quello principale della storia sentimentale tra uno scagnozzo del suddetto boss ed una giovane infermiera....
I fratelli Antonio e Marco Manetti (conosciuti, appunto, più come Manetti Bros) hanno ideato una pellicola che fa da parodia ai films melodici napoletani ed ovviamente vi hanno introdotto tutti gli ingredienti necessari propri di questo genere cinematografico e cioè, ripeto, le vicende amorose molto travagliate (però concludentesi sempre con un lieto fine) che controbilanciano in egual misura quelle criminali tra bande rivali, e tanta musica con numerose canzoni in dialetto. Il film complessivamente è molto kitsch e pertanto alquanto esagerato sia nelle scene in generale, che nei dialoghi e nella rappresentazione stessa dei vari personaggi altamente accorati e allo stesso tempo pieni di gioia di vivere, ma proprio questi voluti eccessi rendono quest'opera canora molto piacevole e divertente. La regia, infatti, risulta ben condotta e chiaramente dimostra la padronanza professionale dei suoi autori nonchè la loro profonda conoscenza (e passione) del genere melodico e melodrammatico. Insomma, pur essendo un'opera di contenuto leggero, è consigliabile in quanto, grazie anche alla presenza di attori che hanno interpretato i propri ruoli in maniera del tutto convincente (con una menzione particolare a Claudia Gerini e Serena Rossi), risulta del tutto apprezzabile.
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raganella
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giovedì 5 ottobre 2017
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finalmente un calcio ironico e ritmato al gomorrismo
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Bello bellissimo, ci voleva finalmente una sana e geniale presa in giro della malavita gomorresca. per chi ha voglia di ridere con gli strepitosi Buccirosso e Gerini. Ma anche per chi ha voglia di scoprire una musica che piano piano ti entra dentro. E ovviamente per chi crede ancora alla forza dell'amore. Fotografia strepitosa di una Napoli inedita senza rinunciare a qualche cartolina. Largo alle nuove idee finalmente. Musica, musica e ancora musica.
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carloalberto
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martedì 10 ottobre 2017
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sprazzi di genialità in un mare di noia.
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La parte musicale è innovativa e piacevolmente sorprendente, come la riscrittura con testo napoletano della colonna sonora di Flashdance e relativo balletto dei degenti in ospedale, il tour degli americani nella zona di Scampia e la scena iniziale, geniale, del morto che canta dalla bara, interpretato da un fantastico Buccirosso, che avrebbe, a dire il vero, meritato qualche battuta in più. Purtroppo la genialità termina dove iniziano le banalità dei dialoghi costruiti con un linguaggio televisivo e le noiose sequenze da soap opera.
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La parte musicale è innovativa e piacevolmente sorprendente, come la riscrittura con testo napoletano della colonna sonora di Flashdance e relativo balletto dei degenti in ospedale, il tour degli americani nella zona di Scampia e la scena iniziale, geniale, del morto che canta dalla bara, interpretato da un fantastico Buccirosso, che avrebbe, a dire il vero, meritato qualche battuta in più. Purtroppo la genialità termina dove iniziano le banalità dei dialoghi costruiti con un linguaggio televisivo e le noiose sequenze da soap opera. Rimane la sensazione che è stata sprecata un’occasione unica nel suo genere per fare un film, non soltanto insolito e a tratti provocatorio, ma che riscattasse la Napoli di serie B, quella della musica popolare neo melodica e della cartolina con il golfo azzurro e i contrabbandieri “buoni”.
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filmilia
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lunedì 9 ottobre 2017
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non mi convince
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La mia sara una voce fuori dal coro, il film è un’insalata di generi che non mi convince. Interessante la trama, ma solo per il colpo di scena finale. La regia ruota intorno alla convinzione dei fratelli Manetti che loro siano in grado di far diventare ‘cool’ il ‘trash’, tra parentesi è opinabile che la sceneggiata napoletana sia trash. Non c’è bisogno di scomodare Tarantino per sapere che il cosiddetto b-movie puo essere fonte di ispirazione, in questo caso una orrenda parrucca riccia resta orrenda anche se usata proprio in quanto orrenda, tanto per parlare della bravissima Serena Rossi. Forse un regista deve avere un percorso evolutivo che non lo faccia essere sempre uguale a se stesso.
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La mia sara una voce fuori dal coro, il film è un’insalata di generi che non mi convince. Interessante la trama, ma solo per il colpo di scena finale. La regia ruota intorno alla convinzione dei fratelli Manetti che loro siano in grado di far diventare ‘cool’ il ‘trash’, tra parentesi è opinabile che la sceneggiata napoletana sia trash. Non c’è bisogno di scomodare Tarantino per sapere che il cosiddetto b-movie puo essere fonte di ispirazione, in questo caso una orrenda parrucca riccia resta orrenda anche se usata proprio in quanto orrenda, tanto per parlare della bravissima Serena Rossi. Forse un regista deve avere un percorso evolutivo che non lo faccia essere sempre uguale a se stesso.
Tacendo sul resto che, nella mia opinione, non è degno di nota, salvano il film l’interpretazione di Carlo Bucirosso, la voce di Rais, che mi ha fatto tornare ai bei tempi degli Almamegretta, ma sopra tutto le bellissime immagini di Napoli, sontuosa e splendida in tutte le sue meravigliose contraddizioni.
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johnny1988
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giovedì 12 ottobre 2017
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cult
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Capita di rado per me di recensire con entusiasmo una pellicola made in Italy, ma con Ammore e Malavita vale più che la pena eccedere alla regola. Le parole e gli encomi si sprecano di fronte a questa idea che, per quanto risaputa e vista sia, esplode in comicità brillante e originalità formale. Un musical cinefilo che strizza l'occhio ai maestri "padri" fuggiti in Am(m)erica più fortunati degli autori "figli" rimasti qui, che paiono arrabattarsi e piegarsi a obsolete leggi di mercato, il cui risultato è la penalizzazione sia dei vecchi che dei nuovi autori.
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Capita di rado per me di recensire con entusiasmo una pellicola made in Italy, ma con Ammore e Malavita vale più che la pena eccedere alla regola. Le parole e gli encomi si sprecano di fronte a questa idea che, per quanto risaputa e vista sia, esplode in comicità brillante e originalità formale. Un musical cinefilo che strizza l'occhio ai maestri "padri" fuggiti in Am(m)erica più fortunati degli autori "figli" rimasti qui, che paiono arrabattarsi e piegarsi a obsolete leggi di mercato, il cui risultato è la penalizzazione sia dei vecchi che dei nuovi autori. Anche se con un basso budget e il rischio di accostare il film a un taglio più televisivo che cinematografico, insieme a Jeeg Robot, Boris, Smetto Quando Voglio, Noi e la Giulia, I Manetti Bros si aggiungono con una sceneggiata musicale a quella che si può chiamare a voce alta una ribalta del cinema italiano, mixando chimicamente vari generi, ora Flashdance ora Gomorra, ora Romance and Cigarettes ora Romeo e Giulietta. E Coliandro (altro orgoglio italiano - e bolognese - dei Manetti)! Se uno sospetta di andare a vedere una farsetta sulla falsa pista di Nino D'Angelo, si dovrà ricredere di fronte alla quantità di autoironia - mai scontata - della sceneggiatura e del cast, a partire dalla Gerini, che gigiona nelle vesti di una femme fatale, serva riscattata e orgogliosa dentro le pantacalze in tema floreale tipico moldavo, fino alla rilettura tragicomica di Napoli, per una volta vista da un occhio più indulgente, seppur drammatico e consapevole, e della sua stessa società livida e corrotta, dove lo scippo in moto per le strade di Scampia rappresenta un evento straordinario agli occhi dei turisti americani. In una parola: CULT!
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