eugenio
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sabato 22 aprile 2017
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tom hanks in arabia saudita
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Tom Hanks si toglie i panni del pilota che fu in Sully, per indossare quelli di un impiegato, Alan Clay, di una nota società informatica, disilluso negli affetti e sull’orlo della bancarotta.
Mandato dalla società in cui lavora in Arabia Saudita per ottenere l'appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto, Clay scoprirà ben presto che la sua missione è più difficile del previsto. Accampato in una tenda insieme ai suoi colleghi sistemisti, attenderà invano l’arrivo di un Godot, il re della città, che sembra ritardare giorno dopo giorno la sua visita, rendendo l’attesa una sorta di continuo rimando alla presentazione dei prodotti di cui la ditta si fa vanto, ovvero, sistemi per videoconferenze basati su ologrammi.
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Tom Hanks si toglie i panni del pilota che fu in Sully, per indossare quelli di un impiegato, Alan Clay, di una nota società informatica, disilluso negli affetti e sull’orlo della bancarotta.
Mandato dalla società in cui lavora in Arabia Saudita per ottenere l'appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto, Clay scoprirà ben presto che la sua missione è più difficile del previsto. Accampato in una tenda insieme ai suoi colleghi sistemisti, attenderà invano l’arrivo di un Godot, il re della città, che sembra ritardare giorno dopo giorno la sua visita, rendendo l’attesa una sorta di continuo rimando alla presentazione dei prodotti di cui la ditta si fa vanto, ovvero, sistemi per videoconferenze basati su ologrammi.
Clay non si gode l’attesa come una vacanza, tutt’altro. Le sue giornate si svolgono in un continuo bascular tra il cantiere, la tenda e l’hotel a Gedda, ovvero tra l’isolamento e la relazione sociale con quella che dovrebbe essere la sua famiglia, la figlia lontana all’università e purtroppo anche con la convivenza con un’escrescenza alla spalla che cresce dentro di lui, come un alien che lo corrode dentro. Per fortuna supportato dall’amicizia con lo stralunato e simpatico Youssef, l’autista che ogni giorno lo accompagna all’hotel, Alan conoscerà l’amore con una mite dottoressa, ricostruendo la sua esistenza in quel bruciato Medio-Oriente che assurgerà a rediviva fenice.
L’occasione di A Hologram for the king tradotto abbastanza infelicemente in italiano come Aspettando il re è la riflessione su un bilancio della vita di un quarantacinquenne, Alan Clay appunto, sfruttando il pretesto abbastanza metaforico di un deserto dei tartari ove l’attesa è evidente propedeutica catarsi necessaria alla personale riabilitazione di sé.
Tra la sabbia che pervade tutto, isolando il protagonista dietro le mura fragili di un presente cui cerca di fuggire e una vita notturna mondana che vuol possedere in quel di Gedda tra discoteche e una donna che gli ronza attorno, affogando nell’alcool la sua frustrazione, Alan cercherà di trovare un senso alla sua vita, alla sua time line irrimediabilmente compromessa.
Ogni giorno la giovane segretaria irrimediabilmente gli riferirà che “il re arriverà domani”, ogni giorno i suoi colleghi lavoreranno, ogni giorno si proverà un discorso muto, ogni giorno si reciterà una parte in una tenda avvolti tra la calura incessante di una città in costruzione, in cui sorgeranno centri commerciali, ristoranti, quartieri residenziali, centri affaristici e che appare, al contrario, agli occhi dello stranito Alan, come cattedrale del deserto in cui operai lottano tra loro o vengono sfruttati per un benessere illusorio e ignoto.
Strana commedia, quella diretta, da Tom Tykwer, basata sul romanzo di Dave Eggers Aspettando il re. Si potrebbe definire drammatica, simbolica: si pensi all’inizio ex abrupto in cui moglie, casa, famiglia svaniscono in esplosioni fumose e rossastre come sogni di vino, in cui Alan si trova in cima a una montagna russa scivolando pericolosamente giù e crollare, tutti segni di una minaccia, di un abisso dal quale il protagonista, dovrà cercare di risalire.
Con belle riprese delle moschee e della cultura araba, Aspettando il re è un film sfuggente, velatamente metaforico che non nasconde l’ironia grazie ai due protagonisti principali, Tom Hanks e Alexander Black in primis e al tempo stesso palesando un approccio drammatico alla “malattia”. Malattia che si fa occasione di rinascita per coltivare un amore con una dottoressa locale, la responsabile dell’operazione cui si sottoporrà il nostro protagonista.
In un ambiente dal duplice volto, ricco e opulento quanto umile e poetico, Alan ritroverà una compagna proprio nell’acqua, ossimoro in quel mondo, unico mezzo in grado di spazzare definitivamente via la polvere accumulatasi a strati sul suo cuore ridandogli forza, coraggio e soprattutto, restituendogli la sua dignità perduta di uomo.
Dal 15 giugno al cinema.
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flyanto
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martedì 20 giugno 2017
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un cambio di vita redicale
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"Aspettando il Re" è il titolo dell'ultimo film in cui compare l'attore Tom Hanks che, inviato per lavoro nella città di Kmet, inm Arabia Saudita, cerca in ogni modo di incontrare, appunto il re, al fine di proporgli la propria offerta lavorativa. In un complesso di uffici dove pare sia tutto fermo o in una fase di un' iniziale installazione, il protagonista trascorre le proprie giornate in lunghe ed interminabili poco proficue attese per incontrarsi con la suddetta personalità e ripensando, nel frattempo, alla propria vita fallimentare dopo la fine del matrimonio e svariate trattative lavorative andate male che gli hanno creato seri problemi economici che non gli permettono nemmeno di pagare gli studi universitari della figlia.
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"Aspettando il Re" è il titolo dell'ultimo film in cui compare l'attore Tom Hanks che, inviato per lavoro nella città di Kmet, inm Arabia Saudita, cerca in ogni modo di incontrare, appunto il re, al fine di proporgli la propria offerta lavorativa. In un complesso di uffici dove pare sia tutto fermo o in una fase di un' iniziale installazione, il protagonista trascorre le proprie giornate in lunghe ed interminabili poco proficue attese per incontrarsi con la suddetta personalità e ripensando, nel frattempo, alla propria vita fallimentare dopo la fine del matrimonio e svariate trattative lavorative andate male che gli hanno creato seri problemi economici che non gli permettono nemmeno di pagare gli studi universitari della figlia. A tutto ciò, inoltre, gli si aggiunge la preoccupazione per una strana escrescenza sulla schiena che si sospetta essere un tumore. Grazie all'incontro con un' affascinante dottoressa locale consultata appositamente per la suddetta escrescenza ed un singolare autista del luogo che lo accompagna tutti i giorni in macchina per i suoi giri lavorativi, l'uomo riuscirà a superare la propria crisi esistenziale, a stabilirsi in questi luoghi ed a cambiare addirittura attività lavorativa.
Una commedia un poco stralunata ma piacevole a guardarsi dove vi è rappresentato il lento "acclimatarsi" da parte del protagonista in un ambiente molto distante come strutturazione e soprattutto mentalità e modus vivendi dal suo negli Stati Uniti. Ciò che a lui sembrerà incomprensibile ed anche un poco ostico inizialmente diverrà poi la sua "fonte" di salvezza esistenziale e sicuramente più a sua misura.
E il pregio di questa pellicola sta proprio in questa atmosfera calma ed un poco sospesa nel tempo e nello spazio che essa riesce a trasmettere allo spettatore, immergendolo pienamente e lentamente nella vicenda ma, ovviamente, tutto ciò non è da prendere come esempio di realismo e sarebbe stato meglio approfondire l'intero plot.
Comunque, sebbene non un capolavoro cinematograficamente parlando, il film risulta abbastanza gradevole nel suo insieme.
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maumauroma
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giovedì 29 giugno 2017
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aspettando il re
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Alan Clay, venditore di sistemi informatici, da Boston giunge in Arabia per convincere i sauditi, e magari uno sfuggente re in persona, ad acquistare un nuovo rivoluzionario sistema di comunicazione a distanza mediante ologrammi. Clay si porta pero' dietro un pesante bagaglio di esperienze esistenziali negative e tutti i prodotti di scarto di un decadente e stanco Occidente: crisi della famiglia e del matrimonio, il mito frantumato del benessere sociale e fisico da ottenere a tutti i costi, le problematiche della delocalizzazione del lavoro nei paesi emergenti per i minori costi della mano d'opera, nonche' quel senso di angoscia che il ritmico pendolo della vita impone e determina.
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Alan Clay, venditore di sistemi informatici, da Boston giunge in Arabia per convincere i sauditi, e magari uno sfuggente re in persona, ad acquistare un nuovo rivoluzionario sistema di comunicazione a distanza mediante ologrammi. Clay si porta pero' dietro un pesante bagaglio di esperienze esistenziali negative e tutti i prodotti di scarto di un decadente e stanco Occidente: crisi della famiglia e del matrimonio, il mito frantumato del benessere sociale e fisico da ottenere a tutti i costi, le problematiche della delocalizzazione del lavoro nei paesi emergenti per i minori costi della mano d'opera, nonche' quel senso di angoscia che il ritmico pendolo della vita impone e determina. Eppure, anche se dapprima disorientato e confuso, sara proprio in quell' Oriente cosi' geograficamente e metaforicamente lontano, tra gli abbaglianti paesaggi desertici, tra le ventose solitudini e le splendide architetture post moderne, in quell'Oriente cosi' straniante e stordente, distante anni luce dal suo modo di vivere e di pensare, che Clay ritrovera' un nuovo equilibrio interiore, un nuovo stimolo per le sue attivita' e addirittura un nuovo amore. Tratto da un romanzo di Dave Eggers, Aspettando il re si caratterizza per un buon ritmo, per una scrittura originale e una regia vivace. Le tragicomiche e surreali avventure di Alan Clay si seguono volentieri e sono piuttosto coinvolgenti. Pero' l'opera di Tom Tykwer appare troppo discontinua e frammentata,e imperdonabilmente superficiale nell' affrontare le complesse tematiche di confronto religioso e politico tra due civilta' cosi' profondamente diverse. E la storia d' amore tra Alan e la bella dottoressa araba, un po' "alla tutti vissero felici e contenti" con tanto di suggello alla loro passione mediante immersione della coppia ( con lei addirittura a seno nudo ! ) nelle cristalline acque del Mar Rosso appare alquanto improbabile se non improponibile
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samanta
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mercoledì 29 maggio 2019
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aspettando lo spettacolo ...
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Quando è uscito il film nel 2017 tratto da un romanzo ho cercato di andarlo a vedere, ma nei cinema l'hanno proiettato per pochi giorni, in questi giorni ho potuto vederlo in TV. In effetti nella realtà è stato un grosso flop commerciale a fronte di un budget di 30 milioni di $ ne ha incassati solo circa 12.
Prima di dare il giudizio la trama: inizia come un spot pubblicitario in cui il protagonista Alan (Tom Hanks) descrive la sua vita: la casa è andata persa per i debiti, la moglie lo ha lasciato, non ha i soldi per mandare al college la figlia Kit, il padre lo considera un perdente. La ditta per cui lavora e che è in crisi anche per colpa sua che ha chiuso uno stabilmento per delocalizzarlo in Cina iniziativa che è stato un fallimento, gli dà ancora una chance lo manda in Arabia Saudita per cercare di vendere al Re (Alan per caso aveva conosciuto un nipote) un sistema informatico per videoconferenze mediante ologrammi.
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Quando è uscito il film nel 2017 tratto da un romanzo ho cercato di andarlo a vedere, ma nei cinema l'hanno proiettato per pochi giorni, in questi giorni ho potuto vederlo in TV. In effetti nella realtà è stato un grosso flop commerciale a fronte di un budget di 30 milioni di $ ne ha incassati solo circa 12.
Prima di dare il giudizio la trama: inizia come un spot pubblicitario in cui il protagonista Alan (Tom Hanks) descrive la sua vita: la casa è andata persa per i debiti, la moglie lo ha lasciato, non ha i soldi per mandare al college la figlia Kit, il padre lo considera un perdente. La ditta per cui lavora e che è in crisi anche per colpa sua che ha chiuso uno stabilmento per delocalizzarlo in Cina iniziativa che è stato un fallimento, gli dà ancora una chance lo manda in Arabia Saudita per cercare di vendere al Re (Alan per caso aveva conosciuto un nipote) un sistema informatico per videoconferenze mediante ologrammi. L'impatto sarà duro con l'ambiente arabo e anche con gli altri europei che vivono lì per affari, però alla fine tramite l'amicizia con l'autista Yousef (Alexander Black attore statunitense) e specialmente con un medico chirurgo donna Zahra (Sarita Choudhury, attrice inglese di origine indiana) che lo opera per una ciste e con la quale dall'amicizia passa all'amore. Alan incontrerà il Re e rimarrà in Arabia anche se il programma è stato acquistato dai concorrenti cinesi che hanno offerto metà prezzo, perché ha trovato un lavoro (vende case) che gli permetterà di pagare il college alla figlia e l'amore di Zahra che ha divorziato.
Dispiace dare un giudizio non molto favorevole al film anche se la trama è originale, ci sono spunti di interesse: la crisi della globalizzazione, la concorrrenza spregiudicata dei cinesi che copiano i brevetti e poi fabbricano i prodotti con costi ridicioli, il fallimento familiare sentimentale di un uomo di mezza età, l'incontro con una cultura che è all'opposto del nostro modo di vivere. Ma tutto questo è accennato e non sviluppato, il film è lento sfilacciato, non ha il coraggio, se non di striscio, di accennare cosa vuol dire vivere in una società araba chiusa: ad esempio quando rifiuta di vedere l'esecuzioni pubbliche dei condannati (pochi giorni fa ne hanno ammazzati 37 in vari modi, di cui uno crocifisso), anche il rapporto con la donna appare un pò fuori dagli schemi, dubito che una donna possa ricevere liberamente un uomo occidentale in casa come fa Zhara, in ogni caso il rapporto sentimentale non è descritto in modo completo e appare superficiale. Anche il rapporto con Yousef l'unico vero amico non è ben delineato ad esempio quando va con lui in montagna a caccia di lupi, la scena appare incompleta,. D'altra parte il film pur essendo stato girato in Marocco, non poteva permettersi di criticare un paese che ormai possiede quasi mezza America. Desta perplessità l'interpretazione di Tom Hanks, che è uno dei migliori attori di Hollywood (senza dubbio tra i primi 5), Hanks aveva appena finito di girare Sully facendo una interpretazione da manuale, invece qui appare molto sottotono quasi non fosse convinto della parte e della regia. Il regista è un tedesco Tom Tykwer che ha un modesto curriculum come direttore (con precedenti di grossi flop come The International), certamente non ha saputo dare al film ritmo e specialmente non ha saputo approfondire la psicologia dei vari personaggi che appare appena abbozzata. Sufficiente l'interpretazione degli altri due coprotagonisti.
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daniela macherelli
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sabato 22 dicembre 2018
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aspettando il re : l'arabia tra vecchio e nuovo
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Aspettando il re racconta il superamento di una crisi personale del protagonista cinquantenne Alan (Tom Hanks), attraverso una storia già raccontata molte volte nel suo schema di fondo (l’uomo maturo in crisi che si rigenera a contatto con nuove realtà), con una sceneggiatura che, tutto sommato, fila liscia e coinvolge, almeno in certa misura, lo spettatore. L’approfondimento psicologico dei personaggi non è particolarmente marcato e la storia a tratti un po’ improbabile, ma questi limiti sono in qualche modo compensati dalla descrizione, lungo tutto il film, di un mondo arabo caratterizzato da mille contraddizioni tra il vecchio e il nuovo, tradizionalismi e accelerazioni verso una modernità globalizzata, che può intrigare noi occidentali.
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Aspettando il re racconta il superamento di una crisi personale del protagonista cinquantenne Alan (Tom Hanks), attraverso una storia già raccontata molte volte nel suo schema di fondo (l’uomo maturo in crisi che si rigenera a contatto con nuove realtà), con una sceneggiatura che, tutto sommato, fila liscia e coinvolge, almeno in certa misura, lo spettatore. L’approfondimento psicologico dei personaggi non è particolarmente marcato e la storia a tratti un po’ improbabile, ma questi limiti sono in qualche modo compensati dalla descrizione, lungo tutto il film, di un mondo arabo caratterizzato da mille contraddizioni tra il vecchio e il nuovo, tradizionalismi e accelerazioni verso una modernità globalizzata, che può intrigare noi occidentali. Alan arriva nella penisola Araba, inviato dalla compagnia per cui lavora, con lo scopo di proporre al re un appalto di fornitura di servizi informatici per una città avveniristica nel mezzo del deserto, in gran parte ancora da costruire, ed è psicologicamente provato dopo aver vissuto vicissitudini familiari e lavorative che hanno scombussolato la sua vita, fino a quel momento imperniata sul binomio buona posizione sociale/solida famiglia, nel solco tradizionale del sogno americano. Il protagonista deve attendere alcuni giorni che il re lo riceva e così si ritrova a contatto con una società fino a quel momento per lui sconosciuta, totalmente altra da lui, dove inizialmente si trova spaesato, ma con la quale successivamente troverà una sintonia che lo porterà a procrastinare sine die il suo ritorno in patria. Il mondo arabo qui delineato è una variegata carrellata di uomini e donne in bilico tra chiusure e aperture, tra diffidenza e fiducia verso il nuovo: donne col chador e vestite all’occidentale, senza istruzione e laureate, rispetto delle tradizioni religiose e desiderio di eluderle (Alan si trova a entrare con la macchina guidata da un suo amico arabo nel centro della Mecca, dove possono entrare solo i musulmani, nascosto da questo nel sedile posteriore, all’insegna del principio che l’amicizia è più importante delle regole). Anche l’ambiente naturale e quello costruito dall’uomo ci restituiscono un contrasto stridente tra il deserto, che ci trasporta in una dimensione atemporale carica delle rievocazioni e dei racconti veicolati dal nostro immaginario collettivo su questo ambiente affascinante e misterioso, le citta storiche (La Mecca con le sue antiche moschee, le sue case basse e i suoi anziani che rappresentano, con i loro sguardi e il loro aspetto, tutta una civiltà ricca di passato), e la città in costruzione, così somigliante alle metropoli occidentali, in una sorta di globalizzazione che tende ad annullare le differenze in nome di un mondo che diventa sempre più unificato, nel bene e nel male. Alan si vede rifiutati i servizi informatici che aveva proposto al re, che è il solo che può decidere in merito, ma le persone e gli ambienti conosciuti e vissuti in questa esperienza gli hanno fatto capire che un’altra vita è possibile al di fuori del sogno americano: una scoperta che cambia radicalmente la sua vita.
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mauro2067
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giovedì 29 giugno 2017
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una mano offerta al mondo arabo....
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Dopo aver smesso i panni dell'eroe nei vari Sally, Il ponte delle spie, e Inferno, in questo film Tom Hanks veste quelli di un americano sconfitto proprio nei principi di vita americana. La famiglia è sfasciata, la moglie arrabbiata è diventata una nemica che gli fa vendere la casa e lo giudica un fallito perché non riesce a pagare il college alla figlia.Il lavoro poi è un disastro, una sua decisione ha fatto chiudere la ditta di famiglia ed ora lavora come rappresentante e deve vendere un sistema di videoconferenza agli arabi altrimenti chiude anche qui. E per farlo va in Arabia Saudita per convincere il re ad acquistare.
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Dopo aver smesso i panni dell'eroe nei vari Sally, Il ponte delle spie, e Inferno, in questo film Tom Hanks veste quelli di un americano sconfitto proprio nei principi di vita americana. La famiglia è sfasciata, la moglie arrabbiata è diventata una nemica che gli fa vendere la casa e lo giudica un fallito perché non riesce a pagare il college alla figlia.Il lavoro poi è un disastro, una sua decisione ha fatto chiudere la ditta di famiglia ed ora lavora come rappresentante e deve vendere un sistema di videoconferenza agli arabi altrimenti chiude anche qui. E per farlo va in Arabia Saudita per convincere il re ad acquistare. Il film, per me, si svela qui. Tra derserti sterminati e stupendi, si aprono due mondi diversi e opposti, segretarie ostili e inefficienti, segnali wifi scadenti, tende asfissianti, palazzi in eterna costruzione si oppongono a ospedali puliti ed efficienti dove operano dottoresse capacissime. E tanto occidente in un autista che ascolta musica country, pop e rock, e che ha per amante una donna sposata. Sembra ci sia un tentativo di avvicinare il mondo arabo e di spostare l'attenzione su un'altro "nemico", il rivale cinese nel commercio.
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gianleo67
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lunedì 3 luglio 2017
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waiting for the...film
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Dalle parti del cittadino apolide in crisi di mezz'età già portato sul grande schermo nello spielberghiano 'The Terminal', il viaggio della speranza dell'ultimo commesso viaggiatore in balia del caso del divo Tom (Castaway) è un dramma grottesco che il teutonico Tykwer (Lola corre ; Profumo - Storia di un assassino) utilizza come usuale metafora per descrivere l'ineffabile alterità di un potere globalizzato in grado di annichilire volontà e identità dei suoi volenterosi cavalier serventi. Un po' fiacca sul piano della critica sociale, decisamente sgrammaticata nella costruzione della storia e pure pacchiana nell'esposizione occulta di un suo importante sponsor 'a cinque cerchi', questa dramedy dello spaesamento anagrafico e geografico cerca appigli nella capacità del suo mattatore di calarsi in un personaggio stralunato di cui rappresenta un modello facilmente riconoscibile (pensiamo al Sordi di Finchè c'è guerra c'è speranza) e nello stesso tempo ne indirizzi le riflessioni sul versante di una mobilità umana e professionale che gli consenta di superare il difficile guado di una crisi personale che diventa specchio di una più generale crisi di sistema.
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Dalle parti del cittadino apolide in crisi di mezz'età già portato sul grande schermo nello spielberghiano 'The Terminal', il viaggio della speranza dell'ultimo commesso viaggiatore in balia del caso del divo Tom (Castaway) è un dramma grottesco che il teutonico Tykwer (Lola corre ; Profumo - Storia di un assassino) utilizza come usuale metafora per descrivere l'ineffabile alterità di un potere globalizzato in grado di annichilire volontà e identità dei suoi volenterosi cavalier serventi. Un po' fiacca sul piano della critica sociale, decisamente sgrammaticata nella costruzione della storia e pure pacchiana nell'esposizione occulta di un suo importante sponsor 'a cinque cerchi', questa dramedy dello spaesamento anagrafico e geografico cerca appigli nella capacità del suo mattatore di calarsi in un personaggio stralunato di cui rappresenta un modello facilmente riconoscibile (pensiamo al Sordi di Finchè c'è guerra c'è speranza) e nello stesso tempo ne indirizzi le riflessioni sul versante di una mobilità umana e professionale che gli consenta di superare il difficile guado di una crisi personale che diventa specchio di una più generale crisi di sistema. Aspettando che arrivi il monarca saudita o che il film decolli però si rischia di annoiarsi più del dovuto, e benchè gli scenari desertici (ricavati tra locations marocchine ed egiziane) contribuiscano a riprodurre le contraddizioni di un'ambientazione sospesa tra modernità tecnologica ed arretratezza culturale, il tutto si riduce ad una stanca sequenza di disavventure tragicomiche divise tra l'amicizia per un istrionico autoctono intriso di cultura yankee, una mediatrice danese dal carattere gaudente ed una fascinosa dottoressa saudida in hijab con cui condividere l'inizio di una nuova vita lontano da casa. Se i nuovi modelli della globalizzazione guardano esclusivamente al primato dell'efficienza e della drastica riduzione dei costi, i vecchi modelli della felicità umana sono il miracolo di una capacità di adattamento che fa di ogni necessità che ostacoli il cammino una virtù da cogliere al volo. Simpatica la colonna sonora che spazia tra Chicago e Talking Heads, tra Vivaldi e...Rashed Al Majed! Costato 30 milioni di dollari, se gli va bene si rifà delle spese. Per chi vuole contribuire è uscito da noi il 15 Giugno distribuito dalla Lucky Red.
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