luigi chierico
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giovedì 23 giugno 2016
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per chi l’ama : sublime
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prima parte
on ci si innamora soltanto di una donna o di un uomo,ci si innamora anche dell’arte,e fare del Cinema come Jereny Irons è Arte, ci si innamora del bel canto e della pittura, ci si innamora delle scienze, dei numeri, ci si innamora della Matematica,sì proprio della Matematica da tanti così tanto odiata. La matematica è Arte nelle menti di pochi che conoscono il linguaggio dell’universo,che possono vedere l’infinito come il giovane indiano Ramanujan, qui ottimamente interpretato da Dev Patel. Attraverso questo molto interessante film che racconta la storia di Ramanujan e dell’illustre professore inglese G.H.Hardy,insegnante e studioso nel famoso Trinity College di Cambridge, ci si può comprendere come la matematica costituisca il legame profondo tra due menti vissute in una angosciosa follia data dalla ricerca di altre scoperte.
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prima parte
on ci si innamora soltanto di una donna o di un uomo,ci si innamora anche dell’arte,e fare del Cinema come Jereny Irons è Arte, ci si innamora del bel canto e della pittura, ci si innamora delle scienze, dei numeri, ci si innamora della Matematica,sì proprio della Matematica da tanti così tanto odiata. La matematica è Arte nelle menti di pochi che conoscono il linguaggio dell’universo,che possono vedere l’infinito come il giovane indiano Ramanujan, qui ottimamente interpretato da Dev Patel. Attraverso questo molto interessante film che racconta la storia di Ramanujan e dell’illustre professore inglese G.H.Hardy,insegnante e studioso nel famoso Trinity College di Cambridge, ci si può comprendere come la matematica costituisca il legame profondo tra due menti vissute in una angosciosa follia data dalla ricerca di altre scoperte. La storica figura è ottimamente interpretata da un grandissimo Jeremy Irons che mi sento di candidare per l’Oscar nel 2017,egli ricorda la bravura di altri miei idoli della cinematografia inglese: Charles Laughton, Laurence Olivier e Peter O’Toole,di cui è l’erede artistico.I numeri,per i due sfidanti,come per chi li ama,sono la magia del mondo,essi regolano il tempo,le stagioni,lo spazio. Non vi è nulla che non sia numero,dal monosillabo alla nota musicale,essa è armonia,certo può portare alla follia che però rimane lucida follia ma non pazzia. E’la strada che ha portato l’uomo sulla luna e su Marte che ha fatto studiare i buchi neri a Stephen Hawking (leggi “Dal bing bang ai buchi neri” vedi il film “La teoria del tutto”).Se osserviamo l’universo dai semi all’uomo e alle stelle ci accorgiamo che l’intero universo è stato concepito secondo leggi matematiche, Albert Einstein dirà:“ Dio non gioca a dadi”,e direi che è il linguaggio di Dio perché i principi matematici sono universali, la matematica è il linguaggio universale d’ogni tempo ed in ogni spazio. Come si fa a non apprezzare questo poderoso film in cui il giovane indiano Ramanujan contraddicendo il pensiero del suo più autorevole interlocutore, il prof G.H.Hardy,afferma:"Un'equazione per me non ha senso, se non rappresenta un pensiero di Dio." Le sue leggi esistono da sempre, come dice il prof.G.H.Hardy e solo all’uomo è dato andarle a cercare per scoprile.“La forma vive in se stessa e come ogni arte riflette la verità”. Potrei dire che il Mosè di Michelangelo si celava nell’enorme masso di marmo prima che la famosa statua fosse scolpita tanto bene dal genio da fargli dire:”Perché non parli?”, come direbbe una madre al figlio uscito dal suo grembo dopo 280 giorni, ecco un numero magico destinato alla perpetuazione della specie umana! Due mondi opposti si scontrano o si incontrano come due stelle per dare origine ad un fenomeno astrale,così l’India coloniale del 1912 ed il Regno d’Inghilterra, un autodidatta ed un notissimo professore, un credente ed un ateo, un giovane innamorato, sposato ad una dolcissima fanciulla,ed un uomo che non crede nell’amore se non in quello della Matematica. Ramanujan parte per l'Inghilterra lasciando sola nella sua India la sua donna, il suo grande amore dopo la matematica, l’affascinante moglie Janaki, un bellissimo volto di Devika Bhise, che incarna l’incantevole e misteriosa India, un’ attrice dai grandi occhi neri, profondi,dal sorriso e tristezza che si alternano con l’alternarsi delle vicende del lontano marito alle prese con carte e numeri per dimostrare l’assunto delle sue sconcertanti scoperte. segue
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luigi chierico
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giovedì 23 giugno 2016
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per chi l’ama : sublime
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seconda parte:
Sebbene in questo film non abbia molto rilievo e spazio l’amore tra un uomo ed una donna, tuttavia i fatti inducono lo spettatore alla tristezza e commozione. Un film a mio avviso impeccabile. Un’ottima sceneggiatura accompagnata da una bella melodiosa colonna musicale quale si vorrebbe ascoltare in ogni film in cui il dialogo è essenziale come ad esempio nel momento in cui il prof. G.H.Harty afferma:”Ci servono le dimostrazioni, noi siamo semplici esploratori dell’infinito alla ricerca della perfezione assoluta” o :”La scienza più elevata scaturisce dalle più umili origini.” E quante volte le leggi naturali vengono scoperte quasi casualmente come per la gravitazione universale dimostrata da Isaac Newton.
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seconda parte:
Sebbene in questo film non abbia molto rilievo e spazio l’amore tra un uomo ed una donna, tuttavia i fatti inducono lo spettatore alla tristezza e commozione. Un film a mio avviso impeccabile. Un’ottima sceneggiatura accompagnata da una bella melodiosa colonna musicale quale si vorrebbe ascoltare in ogni film in cui il dialogo è essenziale come ad esempio nel momento in cui il prof. G.H.Harty afferma:”Ci servono le dimostrazioni, noi siamo semplici esploratori dell’infinito alla ricerca della perfezione assoluta” o :”La scienza più elevata scaturisce dalle più umili origini.” E quante volte le leggi naturali vengono scoperte quasi casualmente come per la gravitazione universale dimostrata da Isaac Newton. Si apre così tra i due studiosi una disputa che diventa una sfida per la ricerca di una legge che spieghi tanti misteri come quello dei numeri primi che sono solitari ma possono essere gemelli,cioè non ce ne possono essere due consecutivi ma due immediatamente prossimi come 17 e 19. Il film si chiude proprio con questo numero 1719 che fa affermare a Ramanujan non essere un numero qualsiasi, ma forse nessuno lo è se lo andiamo ad analizzare con il contributo de “Il mago dei numeri” di Hans M. Enzensberger. Ad esempio questo numero altro non è che 3 al quadrato per 191, e la magia dei numeri ha pur essa un suo fascino, basti pensare che il numero 12345679 per 10 dà subito 123456790 , mentre se moltiplicato per 9 dà 111111111. La sezione aurea è magia dei numeri o fascino dei numeri.?
Il film non è solo tutto qui perché Matt Brown ha dato prova di essere un eccellente regista, attento,scrupoloso in ogni momento, facendo un uso ammirevole di luci in ogni occasione, muovendosi con discrezione nel Trinity College di Cambridge. Ai due principali protagonisti si aggiungono altri validi attori quali Toby Jones, Stephen Fry. Ottima la fotografia di Larry Smith, perfetto il montaggio e la scenografia. Per gli appassionati di matematica val la pena ricordare che già nel 2001 Ron Howard aveva portato sullo schermo la vita di John Forbes Nash jr. , premio nobel, nel film “A Beatiful mind” con Russell Crowe e che nel 2006 Jhon Madden aveva diretto “Proof-La prova” con Gwyneth Paltrow ed Anthony Hopkins, ma nessuno dei due personaggi aveva visto l’infinito come Ramanujan. Premesso che al cinema non di si va solo per divertirsi, il film soddisfa ogni esigenza del pubblico non manca la storia romantica e drammatica, la guerra e la malattia e scene molto belle sulla spiaggia o sotto una magnifica nevicata che fa pensare ancora una volta alla composizione geometrica dei suoi cristalli in simmetria esagonale o frattale (“Una rappresentazione dall’apparente andamento irregolare che in sostanza è una struttura matematica”.Mandelbrot) In conclusione un film a cui non manca proprio nulla per non essere considerato un capolavoro di recitazione e di storia universale.chibar22@libero.it
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andreaguadagni
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domenica 19 giugno 2016
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quanto può essere impegnativo un dono
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Il dono di intuire la matematica, nuove regole, proprietà, teoremi. Un dono immenso, ma che letteralmente costa la vita. E il film rende benissimo, lungo tutto il suo percorso, questa tensione.
Sono anche ben rappresentati gli ambienti indiani e inglesi. Ma la cosa che più colpisce e che più si ricorda è il dramma interiore di Ramanujan che desidera pubblicare le sue scoperte. Far sì che non siano dimenticate, ma rese note a tutti i matematici.
Drammatica la "lotta" fra lui e Hardy che impone a Ramanujan di passare da intuizioni a dimostrazioni. Con estrema fatica e per R. perdita di tempo. Il film rapprenta benissimo questo cozzo fra due mentalità e due culture. Stupendo!
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flyanto
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martedì 14 giugno 2016
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due individui con la passione per la matematica
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"L'Uomo che Vide l'Infinito" è la storia del matematico indiano Ramanujan che fu scoperto dal matematico inglese Hardy il quale riconobbe in lui una mente prodigiosa e fuori dal comune per le intuizioni matematiche che il primo ebbe, nonostante la sua mancanza di istruzione. La vicenda è ambientata poco prima della Prima Guerra Mondiale, e precisamente nel 1912 quando l'India era ancora un possedimento inglese, e nel suo corso si assiste al riconoscimento da parte, appunto, del matematico Hardy, delle doti di questo genio proveniente dalla città indiana di Madras a tal punto da volerlo trasferito dall'India in Inghilterra, presso l'Università di Cambridge, sfidando ed opponendosi all'opinione contraria ed un poco classista (nonchè razzista) degli altri eminenti studiosi.
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"L'Uomo che Vide l'Infinito" è la storia del matematico indiano Ramanujan che fu scoperto dal matematico inglese Hardy il quale riconobbe in lui una mente prodigiosa e fuori dal comune per le intuizioni matematiche che il primo ebbe, nonostante la sua mancanza di istruzione. La vicenda è ambientata poco prima della Prima Guerra Mondiale, e precisamente nel 1912 quando l'India era ancora un possedimento inglese, e nel suo corso si assiste al riconoscimento da parte, appunto, del matematico Hardy, delle doti di questo genio proveniente dalla città indiana di Madras a tal punto da volerlo trasferito dall'India in Inghilterra, presso l'Università di Cambridge, sfidando ed opponendosi all'opinione contraria ed un poco classista (nonchè razzista) degli altri eminenti studiosi. Nel corso delle giornate i due matematici si riuniscono e studiano svariati calcoli e teorie giungendo a dei risultati talmente avanzati da costituire oggi la base, per esempio, degli studi contemporanei di astronomia più avanzati. Nel contempo la stima tra i due si consolida sino a quando Ramanujan, molto malato di tubercolosi, decide di ritornare in India dalla sua famiglia e dove , purtroppo morirà l'anno dopo in un'età ancora giovane.
Film biografico, ben diretto e soprattutto molto ben interpretato da Jeremy Irons nella parte del matematico Hardy come pure dall'indiano Dev Patel in quella di Ramanujan, risulta nel suo complesso molto commovente e singolare in particolar modo per ciò che concerne la descrizione dell'amicizia e del rispetto profondo che nacque e si accrebbe tra i due studiosi nel corso degli anni e a dispetto dei pareri e dei pregiudizi altrui. Probabilmente la storia in sè è rappresentata in una forma un poco romanzata ma, ripeto, quello che costituisce il pregio di questa pellicola è, appunto, il rapporto rappresentato dal regista Matt Brown di due figure che erano nettamente all'opposto per cultura, istruzione e personalità (Hardy, per esempio, era un ateo, Ramanujan, al contrario, un fervente ed osservante religioso) e che nonostante tutto riuscì a superare ogni barriera e pregiudizio, basandosi sul comune e profondo interesse per lo studio della matematica ma anche e soprattutto sulla stima reciproca.
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vanessa zarastro
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domenica 12 giugno 2016
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il genio e la spiritulaità
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L’uomo che vide l’infinito”, tratto da una storia vera, è un filmetto convenzionale che però si vede volentieri se non altro per il fascino di Jeremy Irons con l’eleganza dei suoi vestiti e la bella fotografia di un’attenta ambientazione. La solita comunità di Cambridge conservatrice e anche piuttosto razzista, viene messa in discussione dal Prof. Godfrey Harold Hardy (l’impeccabile Jeremy Irons) del Trinity College di Cambridge che, nonostante la sua ritrosia umana si infervora per le scoperte matematiche di un giovano indiano. La storia si svolge all’inizio del secolo Srinivasa Ramanujan (Dev Patel), un indiano povero di Madras, ha un dono naturale: riesce a intuire formule matematiche molto complesse come, ad esempio, quelle dei numeri primi).
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L’uomo che vide l’infinito”, tratto da una storia vera, è un filmetto convenzionale che però si vede volentieri se non altro per il fascino di Jeremy Irons con l’eleganza dei suoi vestiti e la bella fotografia di un’attenta ambientazione. La solita comunità di Cambridge conservatrice e anche piuttosto razzista, viene messa in discussione dal Prof. Godfrey Harold Hardy (l’impeccabile Jeremy Irons) del Trinity College di Cambridge che, nonostante la sua ritrosia umana si infervora per le scoperte matematiche di un giovano indiano. La storia si svolge all’inizio del secolo Srinivasa Ramanujan (Dev Patel), un indiano povero di Madras, ha un dono naturale: riesce a intuire formule matematiche molto complesse come, ad esempio, quelle dei numeri primi). Sembrerebbe che tali formule gli vengano suggerite dalle divinità. Lavorando in un ufficio aiutando il contabile di una ditta di spedizioni, il giovane fa tutte le operazioni aritmetiche a mente senza bisogno del pallottoliere e man mano la sua abilità fa sì che lo stesso contabile gli suggerisce varie persone cui scrivere, in particolare a un professore di matematica in Inghilterra che resterà favorevolmente stupìto da tutte le sue scoperte di teoria analitica dei numeri. Hardy lo inviterà a Cambridge e lo spingerà a ripercorrere i vari passaggi logico-matematici per spiegare e dimostrare ciò che continua a chiamare “intuizioni”, brillanti intuizioni, ma che hanno bisogno di scientificità. La frase di Ramanujan “Un’equazione non ha senso se non esprime un pensiero divino” spiega in parte la differenza dell’approccio alla vita tra mondo occidentale e orientale. Il giovane Srinivasa lascerà quindi la giovane moglie e la madre per seguire questa passione per la matematica con la speranza di vedere pubblicati i suoi risultati. Arriverà nella comunità di Cambrige nel 1913, dove troverà molta ostilità nell’ambiente accademico, sia tra i docenti sia tra gli studenti. Scoppiata la Prima Guerra Mondiale finirà deriso e perfino picchiato da alcuni giovani soldati inglesi. Dopo un lungo lavoro in tandem, Hardy e Ramanujan, aiutati dal simpatico e umano John Littlewood (Toby Jones) e dal pacifista filosofo e matematico Bertrand Russell (Jeremy Notham), riusciranno, non senza ostacoli, a superare la rigidità accademica. A Ramanujan sarà riconosciuto il merito e diventerà, incredibilmente, membro della Royal Accademy. Sarà perfino accostato a Eulero e a Gauss e ad altre personalità geniali della storia della matematica. Purtroppo Ramanujan si era trascurato molto e aveva contratto la tisi, a quei tempi malattia inguaribile, tornato a casa per rivedere la sua splendida moglie Janaki, morirà dopo solo un anno all’età di 33 anni. Il quarantaquattrenne regista Matt Brown è di origine sudafricana ed è probabile che senta particolarmente il discorso tra colonizzatori e colonizzati che è in filigrana nel film. Dal libro di Robert Kanigel L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica, trae la sceneggiatura del film omonimo.
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maurizio meres
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venerdì 10 giugno 2016
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discreto film,poteva rendere di più
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Film che si divide in due parti,la prima l'approccio con il mondo occidentale,siamo in India sottomessa da un colonialismo inglese,autoritario,arrogante come solito nelle sue usanze e soprattutto nella sua mentalità,come se tutto il mondo girasse intorno a loro,qui un giovane povero si riscopre in un genio matematico,senza metodo senza una istruzione adeguata,trova in un professore accademico un alleato,va in Inghilterra e trova un ostilità perversa,rifiutato da tutti,umiliato,solo con se stesso.
Il regista per circa tre quarti della durata del film si atrofizza sui modi di integrazione che in quel periodo erano un tabù ,non riesce secondo il mio punto di vista nel dare al film e allo spettatore la concentrazione giusta,si perde nei meandri matematici incomprensibili,e inspiegabili sulla natura del giovane indiano senza soffermarsi sul come sia stato possibile.
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Film che si divide in due parti,la prima l'approccio con il mondo occidentale,siamo in India sottomessa da un colonialismo inglese,autoritario,arrogante come solito nelle sue usanze e soprattutto nella sua mentalità,come se tutto il mondo girasse intorno a loro,qui un giovane povero si riscopre in un genio matematico,senza metodo senza una istruzione adeguata,trova in un professore accademico un alleato,va in Inghilterra e trova un ostilità perversa,rifiutato da tutti,umiliato,solo con se stesso.
Il regista per circa tre quarti della durata del film si atrofizza sui modi di integrazione che in quel periodo erano un tabù ,non riesce secondo il mio punto di vista nel dare al film e allo spettatore la concentrazione giusta,si perde nei meandri matematici incomprensibili,e inspiegabili sulla natura del giovane indiano senza soffermarsi sul come sia stato possibile.
Nell'ultima parte il film riprende il suo giusto percorso di umanità,di soddisfazione e soprattutto entra nel vero spirito dei personaggi,dando la giusta collocazione logica di un qualcosa d'inspiegabile dove un genio matematico sfido con la sua umiltà l'arroganza occidentale,leggere i titoli di coda diventa importantissimo se si vuole conoscere un po' di storia del personaggio.
Ottima interpretazione di Jeremy Irons in perfetto stile Inglese,discreta ma non poteva dare di più ,De Patel sempre con due occhi stralunati .
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lunetta
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giovedì 7 aprile 2016
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splendido
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difficile trovare un aggettivo per definire questo film capolavoro, a mio parere, di matt brown.
La storia nota di un ragazzo indiano agli inizi del secolo, poverissimo ma dotato di un talento matematico enorme, pur non avendo conseguito un diploma, e di un ego smisurato.
Accolto a Cambridge da un professore (un magnifico Jeremy Irons) scorbutico, ateo, che crede fermamente solo nella scienza, con poca dimestichezza dei rapporti umani, ma con integrità morale assoluta che gli permette di difendere il giovane indiano dai pregiudizi di uomini convinti della superiorità della razza e della educazione.
Il film non è da raccontare, ma da gustare, in ogni attimo, in ogni parola dei dialoghi incalzanti e dell'atmosfera perfettamente resa.
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difficile trovare un aggettivo per definire questo film capolavoro, a mio parere, di matt brown.
La storia nota di un ragazzo indiano agli inizi del secolo, poverissimo ma dotato di un talento matematico enorme, pur non avendo conseguito un diploma, e di un ego smisurato.
Accolto a Cambridge da un professore (un magnifico Jeremy Irons) scorbutico, ateo, che crede fermamente solo nella scienza, con poca dimestichezza dei rapporti umani, ma con integrità morale assoluta che gli permette di difendere il giovane indiano dai pregiudizi di uomini convinti della superiorità della razza e della educazione.
Il film non è da raccontare, ma da gustare, in ogni attimo, in ogni parola dei dialoghi incalzanti e dell'atmosfera perfettamente resa.
Una Hollywood che sembrava persa negli innumerevoli films d'azione, ritrova la capacità di stupire e appassionare con la forza delle parole e dei sentimenti
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