eleonora panzeri
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domenica 20 novembre 2016
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dalla parte del killer
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Sviluppato al limite tra l’incubo e la realtà, il film scorre tra momenti apparentemente ordinari e fotogrammi distorti. Un thriller che gioca con il paranormale ed ha il merito di riportare sul grande schermo un ormai attempato Anthony Hopkins. I protagonisti, i detective Joe Merriwether e Katherine Cowless, durante le indagini su una serie di omicidi molto insoliti, decidono di chiedere l’aiuto di John Clancy, un medico/veggente amico ed ex collega di Joe, ritiratosi a vita privata dopo la prematura perdita della figlia.
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Sviluppato al limite tra l’incubo e la realtà, il film scorre tra momenti apparentemente ordinari e fotogrammi distorti. Un thriller che gioca con il paranormale ed ha il merito di riportare sul grande schermo un ormai attempato Anthony Hopkins. I protagonisti, i detective Joe Merriwether e Katherine Cowless, durante le indagini su una serie di omicidi molto insoliti, decidono di chiedere l’aiuto di John Clancy, un medico/veggente amico ed ex collega di Joe, ritiratosi a vita privata dopo la prematura perdita della figlia. L’uomo, in principio reticente, decide tuttavia di accettare la collaborazione. Inizia così la ricerca del killer, tra indizi e rivelazioni al di là della normale percezione. Dove la scienza e la psicologia falliscono, il dono di Clancy darà risposte che tuttavia non saranno facili da accettare. Nel complesso un bel film anche se a tratti straziante.
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ten. aldo raine
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lunedì 14 novembre 2016
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cast ottimo, ma...
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Facciamo una premessa, il film non mi è dispiaciuto, l'ho trovato bellino, però con un cast del genere mi aspettavo certamente di più.
La regia non è il punto forte anzi, e anche gli attori nonostante la loro caratura non sembrano essere in gran forma. Lo stesso Hopkins mi è sembrato un pò rallentato, ma a 78 anni gli è permesso. Le interpretazioni di Jeffrey Dean Morgan nei panni dell'investigatore e della poliziotta sono un po' troppo impostate e ordinate, Colin Farrell invece mi ha fatto una bella impressione, peccato che compaia solo nella parte finale del film.
Il film racconta di un agente dell'FBI, che perplesso di fronte ad una serie di omicidi, decide di chiedere aiuto ad un suo ex collega in pensione, medico psicanalista e sensitivo, il dottor John Clancy.
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Facciamo una premessa, il film non mi è dispiaciuto, l'ho trovato bellino, però con un cast del genere mi aspettavo certamente di più.
La regia non è il punto forte anzi, e anche gli attori nonostante la loro caratura non sembrano essere in gran forma. Lo stesso Hopkins mi è sembrato un pò rallentato, ma a 78 anni gli è permesso. Le interpretazioni di Jeffrey Dean Morgan nei panni dell'investigatore e della poliziotta sono un po' troppo impostate e ordinate, Colin Farrell invece mi ha fatto una bella impressione, peccato che compaia solo nella parte finale del film.
Il film racconta di un agente dell'FBI, che perplesso di fronte ad una serie di omicidi, decide di chiedere aiuto ad un suo ex collega in pensione, medico psicanalista e sensitivo, il dottor John Clancy. Il solitario Clancy, in lutto per la morte della figlia e separato dalla moglie, accetta l'aiuto dell'amico. Il medico è in possesso di enormi poteri sensitivi che lo condurranno sulle tracce di un sospettato, Charles Ambrose, e ben presto, il sensitivo si renderà conto che il suo “dono” è nulla rispetto agli straordinari poteri di questo assassino in "missione".
Un buon thriller/drammatico comunque, che lascia interrogativi allo spettatore.
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elgatoloco
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lunedì 14 novembre 2016
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non suspense, ma altro...
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Mi sento un po'imbarazzato, o quasi, a intitolare "non suspense, ma altro"queste brevi note sul film: in complesso credo vada bene così, ma, certo, a livello di"intercettazione del pubblico"si voleva fare altro, intercettare, cioè, chi"vuole la suspense", ma la migliore definizione penso dovrebbe essere quella di"film drammatico", per l'intreccio, quasi il"potlach"("scambio", volendo, anche se traduce solo in parte l'espressione originaria, molto usata in ambienti di quello che un tempo era il"terzo teatro", ossia Grotowsky-Barba etc.)tematico, dove omicidio, eutanasia, HIV, persino bullismo convergono in un intrico di "false"piste, di segnali non ben(pour cause, però, ossia volontariamente) amalgamati per confondere-indirizzare-spiazzare, in un film che in realtà ha una fortissima e forse non subito"coglibile"dimensione etica, che si rivela(o"svela", se si vuole)quasi solo nel finale e nel sottofinale, dove però lo spazio per concentrarsi sul personaggio-chiave, quello interpretato da Anthony Hopkins, che non definirei tout court"grande attore sul viale del tramonto", ma certo notevolissimo interprete in una fase di"Stand-by"propulsivo a nuove interpretazioni, quasi nel senso di un"riposizionamento", di nuove sfide da affrontare(quali non sappiamo e forse lo stesso grande attore tuttora non sa quali siano), di interessanti novità(Hopkins, notevolissimo regista teatrale, non mi risulta aver finora diretto un film o se l'ha fatto ha fatto nascostamente, quasi"in sordina"; ma forse non è questa la volontà del"Tony"made in Wales, orogogliosamente.
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Mi sento un po'imbarazzato, o quasi, a intitolare "non suspense, ma altro"queste brevi note sul film: in complesso credo vada bene così, ma, certo, a livello di"intercettazione del pubblico"si voleva fare altro, intercettare, cioè, chi"vuole la suspense", ma la migliore definizione penso dovrebbe essere quella di"film drammatico", per l'intreccio, quasi il"potlach"("scambio", volendo, anche se traduce solo in parte l'espressione originaria, molto usata in ambienti di quello che un tempo era il"terzo teatro", ossia Grotowsky-Barba etc.)tematico, dove omicidio, eutanasia, HIV, persino bullismo convergono in un intrico di "false"piste, di segnali non ben(pour cause, però, ossia volontariamente) amalgamati per confondere-indirizzare-spiazzare, in un film che in realtà ha una fortissima e forse non subito"coglibile"dimensione etica, che si rivela(o"svela", se si vuole)quasi solo nel finale e nel sottofinale, dove però lo spazio per concentrarsi sul personaggio-chiave, quello interpretato da Anthony Hopkins, che non definirei tout court"grande attore sul viale del tramonto", ma certo notevolissimo interprete in una fase di"Stand-by"propulsivo a nuove interpretazioni, quasi nel senso di un"riposizionamento", di nuove sfide da affrontare(quali non sappiamo e forse lo stesso grande attore tuttora non sa quali siano), di interessanti novità(Hopkins, notevolissimo regista teatrale, non mi risulta aver finora diretto un film o se l'ha fatto ha fatto nascostamente, quasi"in sordina"; ma forse non è questa la volontà del"Tony"made in Wales, orogogliosamente...)che comunque lo riproporranno in modo molto diverso da ora; certo qui il suo"magnetismo"è ben diverso dalla serie su"Hannibal the Cannibal"..., ma non sappiamo ancora verso dove si muova...Certo questo"essay"in direzione buon "pregnosta"o"paragnosta", ossia anticipatore del futuro non dovrà avere un seguito, un"Number Two", in quanto questo sarebbe o ripetitivo-continuativo o comunque aria fritta, rifrittura...Vedremo, ma intanto conviene comunque avvinciarsi a questo curioso quanto interessante film, in fase di trasformazione o meglio segnalatore di trasfomazione, per il regista come per Hopkins e Farrell. El Gato.
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ggbike
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lunedì 14 marzo 2016
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film squallido
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decisamente mediocre, come la stella che gli ho assegnato.
Se usavo quel tempo per vedermi "uomini e donne" con Tina Cipollari, era decisamente meglio
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mauro
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martedì 8 marzo 2016
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decisamente da evitare
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Non so da dove partire,
ho un elenco talmente ampio di pareri negativi per convincervi assolutamente ad evitare di vedere questo film, che non saprei da dove partire.
La Regia.. un vero schifo;
Il cast.. sprecato;
Il soggetto... banale e' un complimento;
Dialoghi.. ridicoli.
Il problema piu' grande del cinema e' che quando entri in sala, e hai pagato profumatamente quel posto in platea per un paio d'ore,
nessuno poi ti viene a rimborsare al termine della proiezione se il film e' oggettivamente una bidonata... soprattutto nessuno t verra' mai a rimborsare quel paio d'ore
di vita che gli hai dedicato!!
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liuk!
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martedì 26 gennaio 2016
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strana regia
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Il film in sè non è male, trama interessante, due attori di primo piano, ritmo intenso; purtroppo la regia è scadente e lo fa sembrare un b-movie. In molte scene, soprattutto nella prima metà, si vedono inquadrature traballanti quasi da handcam, le angolazioni sono discutibili e non sembra esserci coesione nella recitazione, ogni attore fa da solo quasi non ci fosse la controparte. Film promosso senza troppo entusiasmo ma Poyart bocciato senza appello.
[+] perche' allora 3 stelle?
(di mauro)
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astromelia
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sabato 16 gennaio 2016
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seven 2
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questo film mi ha dato la stessa sensazione di seven,e cioè che fosse unicamente l'immaginario mondo dei due protagonisti,che tutto avvenisse nelle loro teste,combattuti dai disagi e dalle domande intrinseche su vita morte malattie,non ultimo il tema dell'eutanasia sul quale il film verte e che pone sempre aldilà del credo religioso,un'enigma infinito,il film sembra un normale thriller,in realtà non lo è e se si vuole andare a fondo ,i dubbi e le domande non mancano....
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pier delmonte
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mercoledì 13 gennaio 2016
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insomma
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La tensione c’e’… ma solo quella, non regge ‘sta storia della veggenza, utile solo agli effetti registici, Hopkins come al solito bravo nella mimica facciale, Farrel in una parte non sua, la Cornish troppo patinata, comunque non ci si annoia.
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no_data
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martedì 12 gennaio 2016
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scopiazzatura ... marcata
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Ciao a everyone .
Qualche anno fa ... ho scritto un libro, un ... THRILLER VERO ! ... che ... in questo, comunque ... godibile ... SEMI thriller ... vedo una ... SCOPIAZZATURA !!! ... semi vergognosa, con sostanziali differenze ... ma ... con ... ANALOGIE SIMILI ! ... il FAVOLOSO THRILLER in questione si intitola : IL PASOLISTA - Puzzle Mortale - il quale THRILLER ... se fosse stato scritto da ... STIEG LARSSON ! ... comunque ... Scrittore di Regime ... POMPATO&AIUTATO ! ... come d'altronde ... JK Rowling ... NON solo ! ... sarebbe stato un suo ... BESTSELLER ! ... ma ... sono assolutamente sicuro che ... SAREBBE ! ... anche ... UN GRAN FILM . ( amen )
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dhany coraucci
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lunedì 23 novembre 2015
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splendido mix ai confini della realtà
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“Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” dice il proverbio e mai come in questo caso l'ho trovato azzeccato: le recensioni sono quasi tutte negative, per me invece questo è uno SPLENDIDO thriller. Non capisco da cosa sorge tutta l'antipatia che ha ispirato, io mi sono divertita moltissimo e adesso vi spiego il perché. Innanzitutto è un film di genere, un noir, di quelli che andavano tanto negli anni 80 ma che adesso è molto raro vedere, la caccia a un serial-killer. Non è sbagliato pensare a Seven, ma nemmeno giusto, perché se c'è un predecessore, questo è The Gift (stupendo thriller “fantastico” del 2000 diretto da Sam Raimi) e forse, ancora prima La Zona Morta (David Cronenberg, 1983), siamo infatti in un territorio di confine, dove a brutali fatti di sangue, a indagini scrupolosamente scientifiche e a personaggi molto ben descritti nella loro quotidianità si affiancano degli elementi visionari e illogici, inquietanti e insondabili, sommariamente fatti rientrare nella categoria del “paranormale”.
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“Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” dice il proverbio e mai come in questo caso l'ho trovato azzeccato: le recensioni sono quasi tutte negative, per me invece questo è uno SPLENDIDO thriller. Non capisco da cosa sorge tutta l'antipatia che ha ispirato, io mi sono divertita moltissimo e adesso vi spiego il perché. Innanzitutto è un film di genere, un noir, di quelli che andavano tanto negli anni 80 ma che adesso è molto raro vedere, la caccia a un serial-killer. Non è sbagliato pensare a Seven, ma nemmeno giusto, perché se c'è un predecessore, questo è The Gift (stupendo thriller “fantastico” del 2000 diretto da Sam Raimi) e forse, ancora prima La Zona Morta (David Cronenberg, 1983), siamo infatti in un territorio di confine, dove a brutali fatti di sangue, a indagini scrupolosamente scientifiche e a personaggi molto ben descritti nella loro quotidianità si affiancano degli elementi visionari e illogici, inquietanti e insondabili, sommariamente fatti rientrare nella categoria del “paranormale”. Mantenere un equilibrio tra i due mondi non è semplice, anzi, direi che è difficilissimo, soprattutto in un noir che per essere efficace deve garantire ritmo e credibilità. Qui, poi, la scommessa è ancora più alta perché sono introdotte delle tematiche complesse e profonde legate al dolore e alla malattia e alla perdita. Naturalmente per la sottoscritta il risultato di questo mix è ben riuscito, il film è molto originale nonostante le mille citazioni (non manca anche quella al Silenzio degli Innocenti) e il pericolo derivante da uno sconfinamento dei generi; le “visioni” sono affascinanti e inquietanti, gli attori uno più bravo dell'altro e se Anthony Hopkins assomiglia un po' ad Hannibal Lecter (ma solo un po') è un tale piacere vederlo recitare che glielo si concede. Ho trovato eccellente anche il livello delle riprese, le scene d'azione sono strane, contaminate con movimenti di macchina allucinati pur nel rispetto di tutti i canoni. C'è perfino un colpo di scena finale: che si vuole di più?
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