figliounico
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lunedì 26 giugno 2023
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ennesimo maldestro tentativo
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Uno dei tanti tentativi di rivitalizzare il western, genere definitivamente defunto negli anni ’80, attraverso l’innesto di elementi tipici di un altro genere. In Cowboys & Aliens di Favreau ed in John Carter di Stanton l’ibridazione con la fantascienza ha creato un nuovo sottogenere, il fantawestern, in Exit Humanity Geddes ha sperimentato con altrettanto scarso successo quella con gli zombies. In questo Bone Tomawak Zahler prova ad inserire una trama horror in un impianto classico riproponendo il tema del cannibalismo nel western del L’insaziabile di Antonia Bird. In tutti i casi il risultato è deludente, soprattutto per i nostalgici di Wayne e di Eastwood.
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ysf
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sabato 21 maggio 2022
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uno strano western gratuito nelle scene violente
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Il film si vede soprattutto perché si tenta di capire dove il regista e il copione vogliono andare a parare. Dialoghi surreali ed estemporanei in diversi momenti. Non si capisce bene quale sia il filo della storia. Per buona parte del film domina la scena il problema alla gamba di uno dei protagonisti. I "trogloditi" sono costruiti in modo assurdo. La scena orribile, più che horror, nella grotta dei cannibali è veramente gratuita ed inserita in un contesto di dialoghi che tengono costantemente a giustificarsi ma sempre nel segno del surreale. Gli unici aspetti che salverei sono la fotografia e i costumi. Io personalmente ho trovato la strada scelta per la conclusione e la risoluzione della situazione generale abbastanza grottesca e indice di poco impegno creativo.
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aghezz
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sabato 8 gennaio 2022
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puttanata indicibile
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Si salvano solo i primi 20 minuti poi tutto sprofonda nel ridicolo
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dandy
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domenica 31 ottobre 2021
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cannibal west...
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Come exploitation odierno senza pretese ci può stare,ma dal punto di vista serio il debutto di Zahler patisce vari difetti.La storia e i personaggi sono arcinoti,i dialoghi perlopiù scontati e le forzature legate al personaggio di Arthur riguardo tutto quello che riesce a fare a dispetto delle sue condizioni(oltre al fatto che gli altri se lo portino dietro senza battere ciglio)esagerate.Anche dal punto di vista del gore i momenti veramente trucidi arrivano solo negli ultimi 20'.Ve bene per una serata con gli amici.Ha partecipato a diversi festival internazionali e si è conquistato una certa fama presso gli amanti del genere,e un discreto successo.Forse troppo,ma c'è di peggio senz'altro.
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Come exploitation odierno senza pretese ci può stare,ma dal punto di vista serio il debutto di Zahler patisce vari difetti.La storia e i personaggi sono arcinoti,i dialoghi perlopiù scontati e le forzature legate al personaggio di Arthur riguardo tutto quello che riesce a fare a dispetto delle sue condizioni(oltre al fatto che gli altri se lo portino dietro senza battere ciglio)esagerate.Anche dal punto di vista del gore i momenti veramente trucidi arrivano solo negli ultimi 20'.Ve bene per una serata con gli amici.Ha partecipato a diversi festival internazionali e si è conquistato una certa fama presso gli amanti del genere,e un discreto successo.Forse troppo,ma c'è di peggio senz'altro.Il regista è anche sceneggiatore e autore delle musiche.
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marcloud
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domenica 22 agosto 2021
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cannibalismo western
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Western horror con una banda di indiani "trogloditi" cannibali che rapiscono alcuni abitanti di una cittadina degli Stati Uniti. Lento all'inizio e abbastanza prevedibile nel suo svolgimento. Tuttavia ha i suoi momenti sanguinei che restituiscono qualcosa. In qualsiasi caso non lo rivedrei.
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wolvie
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domenica 9 agosto 2020
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horror western
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Nella cittadina di frontiera di "Viva Speranza", arriva nottetempo un forestiero alquanto sospetto, che attira la curiosità dello sceriffo Hunt (un iconico Kurt Russell) e del suo vice Cicoria.
Durante l' interrogatorio, lo sceriffo per evitare la fuga del sospettato gli spara ad una gamba, rinchiuso in cella, il prigioniero viene affidato alle mani della Dott.ssa Samantha, moglie del capomandria Arthur O' Dwyer, costretto all' immobilità da una brutta frattura alla tibia destra. La notte la dottoressa, il prigioniero e un aiutante dello sceriffo vengono sequestrati da "strani" nativi, che trucidano uno stalliere e rubano diversi cavalli per tornare nella mesa da cui provengono e che il prigioniero aveva profanata con un suo compare.
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Nella cittadina di frontiera di "Viva Speranza", arriva nottetempo un forestiero alquanto sospetto, che attira la curiosità dello sceriffo Hunt (un iconico Kurt Russell) e del suo vice Cicoria.
Durante l' interrogatorio, lo sceriffo per evitare la fuga del sospettato gli spara ad una gamba, rinchiuso in cella, il prigioniero viene affidato alle mani della Dott.ssa Samantha, moglie del capomandria Arthur O' Dwyer, costretto all' immobilità da una brutta frattura alla tibia destra. La notte la dottoressa, il prigioniero e un aiutante dello sceriffo vengono sequestrati da "strani" nativi, che trucidano uno stalliere e rubano diversi cavalli per tornare nella mesa da cui provengono e che il prigioniero aveva profanata con un suo compare.
All' inseguimento ci sono Hunt, Cicoria e il malandato Arthur, accompagnato dallo sterminatore di indiani e oggi raffinato dandy di bianco vestito John Brooder, il personaggio più carismatico del film, che però viene risolto troppo in fretta secondo il mio parere.
Arthur costretto ad una sosta forzata a causa della gamba, rimane molto arretrato rispetto agli altri, tutti appiedati a causa di un furto da parte di una banda di predoni messicani.
La brigata riesce a raggiungere la tribù dei trogloditi, razza arcaica selvaggia e cannibalica, e si ritroveranno prigionieri, i superstiti, in attesa di essere macellati. Fortunatamente Arthur è sulle loro tracce.
Western atipico, tra il filone " cannibal" e i " Mangiatori di Morte" di Michael Crichton (filmicamente "Il 13* Guerriero").
Una scena gore troppo esplicita per i miei gusti (la macellazione di Nick) , ma le premesse sono più che interessanti, con un cast da leccarsi i baffi, addirittura fanno capolino: Sean Young, James Tolkan, Michael Pare' e Sid Haig. Però la quasi totale unità di azione del finale lascia "perplessi", così come l epilogo con il bacio (si salvano i più deboli, ma più intelligenti, cioè chi possiede un arte: medicina, mandriano? Moderne rispetto alla violenza e la caccia?)
Buon film che tenta di rivilitalizzare il genere western per l ennesima volta.
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felicity
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mercoledì 6 novembre 2019
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prima parte western, seconda horror
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Bone Tomahawk è un documentario d’America. La speranza è radiosa nella cittadina di Bright Hope, e a parte preparare zuppe di mais lo sceriffo (straordinario Kurt Russell) non ha molto da fare; ma il buio della notte e la paura rovesciano tutto.
Ad accompagnarlo nella difficilissima impresa saranno il suo anziano "vice di riserva" (un gigantesco Richard Jenkins), un marito disperato e con una gamba conciata molto male (Patrick Wilson) e un uomo vanesio e con un odio pronunciato per gli indiani (Matthew Fox).
Personaggi che sanno, almeno fino a un certo punto, a cosa vanno incontro.
Eppure è un film smarrente, Bone Tomahawk, che li colloca dove dovrebbero essere e dove non dovrebbero essere, in un tempo tra il giorno e la notte che è sempre una minaccia.
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Bone Tomahawk è un documentario d’America. La speranza è radiosa nella cittadina di Bright Hope, e a parte preparare zuppe di mais lo sceriffo (straordinario Kurt Russell) non ha molto da fare; ma il buio della notte e la paura rovesciano tutto.
Ad accompagnarlo nella difficilissima impresa saranno il suo anziano "vice di riserva" (un gigantesco Richard Jenkins), un marito disperato e con una gamba conciata molto male (Patrick Wilson) e un uomo vanesio e con un odio pronunciato per gli indiani (Matthew Fox).
Personaggi che sanno, almeno fino a un certo punto, a cosa vanno incontro.
Eppure è un film smarrente, Bone Tomahawk, che li colloca dove dovrebbero essere e dove non dovrebbero essere, in un tempo tra il giorno e la notte che è sempre una minaccia.
Un film lento, e lungo, e statico e teso, denso e sospeso insieme.
Zahler guarda al modello del film "cannibalistico" nei suoi elementi di base: rapimento, prigionia, pasto, infine la violenza sul genere femminile. Non altera, piuttosto assimila il genere e lo osserva replicarsi felicemente.
La violenza diviene sintomo di un mondo alla deriva e di un genere irrinunciabile quanto mutante (il western).
La capacità del regista sta nella ferma volontà di non mentire allo spettatore, di non mascherare l'immagine con una critica politica o sociale.
Un'opera di messa in scena precisissima e al contempo asciutta, un horror sporco di polvere e sangue; dilatato, crepuscolare, antieroico.
Un bellissimo film d'attori e di personaggi, di atmosfere e di senso perduto, un racconto lontano - da una terra che non esiste più - ma che guarda al presente.
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des esseintes
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venerdì 23 settembre 2016
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regressive western
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Non è male ma non si capisce bene dove vuole andare a parare.
Alla fine (temo) si tratta di un "regressive western" ossia il contrario del "progressive" in cui gli indiani avevano le loro ragioni e non erano più i cattivi tout court (in altre parole non servivano più da "capri espiatori" della trama).
Qui in realtà ci sarebbe anche un indiano buono (n.1 indiano buono) ma è - manco a dirlo - quello "a servizio" come guida; quando uno dei rudi uomini veri della storia si vanta di avere ammazzato moltissimi indiani la guida protesta debolmente "Non è una bella vanteria" al che il "rude" gli risponde: "Ma non è una vanteria", per dire che li aveva ammazzati sul serio e ne era fiero.
Quindi abbiamo gli "indiani cattivi" delle caverne (palese metafora degli integralisti islamici) che ammazzano ma non si sa perché, si dice che sono dei "trogloditi" (troglodytes) cannibali e questo deve bastare come spiegazione.
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Non è male ma non si capisce bene dove vuole andare a parare.
Alla fine (temo) si tratta di un "regressive western" ossia il contrario del "progressive" in cui gli indiani avevano le loro ragioni e non erano più i cattivi tout court (in altre parole non servivano più da "capri espiatori" della trama).
Qui in realtà ci sarebbe anche un indiano buono (n.1 indiano buono) ma è - manco a dirlo - quello "a servizio" come guida; quando uno dei rudi uomini veri della storia si vanta di avere ammazzato moltissimi indiani la guida protesta debolmente "Non è una bella vanteria" al che il "rude" gli risponde: "Ma non è una vanteria", per dire che li aveva ammazzati sul serio e ne era fiero.
Quindi abbiamo gli "indiani cattivi" delle caverne (palese metafora degli integralisti islamici) che ammazzano ma non si sa perché, si dice che sono dei "trogloditi" (troglodytes) cannibali e questo deve bastare come spiegazione. Invece i bianchi ammazzano indiani a tutto spiano ma "hanno la giustificazione": "A dieci anni hanno fatto cose terribili a mia madre e mia sorella". Ecco...bravo...magari si poteva chiedere agli indiani trogloditi...E no...non si può perché "Sono uomini senza linguaggio". Ma va' a quel paese, che spiegazione del cavolo...
Dopodiché come è ovvio i neri devono fare la parte degli imbecilli per cui esistono solo come stallieri tontoloni che vengono sbudellati ma non mangiati perché pare, a detta di un vicesceriffo, siano considerati "velenosi" dai trogloditi. I messicani sono tutti subdoli delinquenti per cui vanno prima ammazzati e poi si verifica...naturalmente la verifica sarà infallibilmente a favore di quelli che li avevano ammazzati preventivamente... Vabbe', ma non è fatto male e avrebbe avuto delle possibilità di sviluppo eccellenti. Teniamo presente che nel 2017 la situazione internazionale economica e politica si evolverà in una direzione drammaticamente conflittuale quindi questo film anticipa sooto forma di rappresentazione teatrale l'inevitabile ritorno alle contrapposizioni "noi-loro" tagliate con l'accetta.
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[+] visione troppo razziale e di parte.
(di bob70)
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themaster
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mercoledì 17 agosto 2016
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un capolavoro
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Vi sono due tipi di storia del cinema: quella che tutti si ricordano e quella che nessuno conosce e devo dire che la seconda è la più ricca e interessante,questo Bone Tomahawk si ficca a fondo in questa storia,incarnando qualcosa di mai visto prima,che esula dai canoni classici e riporta lo spettatore ad uno stato anarchico e fuori dagli schemi.
Se Craig Zahler gira tutta la prima ora con la maestria e la perizia di un John Ford qualsiasi,trasforma la seconda ora in un horror vero e proprio che va a citare da Cannibal Holocaust a Saw L'Enigmista fino ad arrivare agli slasher come Wolf Creek e altri,la particolarità però risiede nel fatto che pur giocando con gli stilemi dell'orrore,il film non si dimentica mai di essere un western e rimane ancorato a questo genere anche nella rottura dello schema dello stesso: lo splatter c'è ma è realistico e mai sopra le righe,l'azione è presente ma mantiene sempre un tono realistico,l'horror è presente ma rimane sempre soggiogato dalla bellezza e dalle atmosfere tipiche del genere western.
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Vi sono due tipi di storia del cinema: quella che tutti si ricordano e quella che nessuno conosce e devo dire che la seconda è la più ricca e interessante,questo Bone Tomahawk si ficca a fondo in questa storia,incarnando qualcosa di mai visto prima,che esula dai canoni classici e riporta lo spettatore ad uno stato anarchico e fuori dagli schemi.
Se Craig Zahler gira tutta la prima ora con la maestria e la perizia di un John Ford qualsiasi,trasforma la seconda ora in un horror vero e proprio che va a citare da Cannibal Holocaust a Saw L'Enigmista fino ad arrivare agli slasher come Wolf Creek e altri,la particolarità però risiede nel fatto che pur giocando con gli stilemi dell'orrore,il film non si dimentica mai di essere un western e rimane ancorato a questo genere anche nella rottura dello schema dello stesso: lo splatter c'è ma è realistico e mai sopra le righe,l'azione è presente ma mantiene sempre un tono realistico,l'horror è presente ma rimane sempre soggiogato dalla bellezza e dalle atmosfere tipiche del genere western.
Zahler come già detto gira benissimo,con panoramiche,primi piani,inquadrature ricche di pathos e un montaggio che rasenta la perfezione,inoltre la fotografia cambia in base al contesto e alla situazione,gli effetti speciali del gore e degli squartamenti sono fantastici a dire poco e superano a tratti quelli di altri film geniali come Wolf Creek 2 e The Green Inferno.
Gli interpreti portano in scena gli archetipi del genere facendoli propri e sviluppandoli in maniera più che azzeccata: Patrick Wilson è il cowboy,motivato a salvare sua moglie e il vero eroe della situazione,colui che risolve la situazione e a cui lo spettatore non avrebbe dato due lire,Kurt Russel sulla falsa riga di The Hateful Eight è una vera e propria "faccia da western" un attore che si presta benissimo a questo tipo di genere,sceriffo,uomo d'azione ma che risente del peso dell'età,Richard Jenkins porta uno dei miei personaggi preferiti in assoluto,ovvero Chicoria,un vecchietto risoluto e dotato di un fascino e di un carisma singolari che entra quasi subito nelle grazie dello spettatore,infine David Arquette in grande spolvero e un Matthew Fox apparentemente spietato e arrogante che prende una piega eroica nel suo epilogo.
Interessante notare come il film tratti la storia in maniera melodrammatica,il pathos è sempre alle stelle e i villain di turno sono veramente inquietanti.
In sintesi Bone Tomahawk è una pellicola snobbata e quasi neanche notata dalla critica ma che entrerà a forza nella storia del cinema di nicchia gettando nuovi standard per chiunque voglia girare un western o un film horror. Voto 9/10
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noia1
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giovedì 23 giugno 2016
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imperfetto ma unico
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Quattro uomini in viaggio per salvare una donna dal manipolo di indiani che l’ha catturata.
Un western crepuscolare come ai tempi lo erano quegli ultimi film che testimoniavano l’incapacità del genere nel dare altro al cinema, film lento che fa dei silenzi e dei giochi di luci tutto quanto, mentre i dialoghi scorrono quasi solenni e con un tocco d’autore.
Potrebbe definirsi un’epopea esistenziale, non tanto per i concetti messi a nudo durante il lungo viaggio dei protagonisti quanto più per come questi affrontano il determinato viaggio, quasi come un caput finale, come arrivare alla meta fosse la fine di tutto.
Il regista è bravissimo, forse però aveva in mente altro dal risultato finale, resta il fatto che non si resta indifferenti davanti ai claustrofobici interni notturni, tantomeno lo si resta davanti alle sterminate valli americane che fanno sembrare i protagonisti così piccoli.
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Quattro uomini in viaggio per salvare una donna dal manipolo di indiani che l’ha catturata.
Un western crepuscolare come ai tempi lo erano quegli ultimi film che testimoniavano l’incapacità del genere nel dare altro al cinema, film lento che fa dei silenzi e dei giochi di luci tutto quanto, mentre i dialoghi scorrono quasi solenni e con un tocco d’autore.
Potrebbe definirsi un’epopea esistenziale, non tanto per i concetti messi a nudo durante il lungo viaggio dei protagonisti quanto più per come questi affrontano il determinato viaggio, quasi come un caput finale, come arrivare alla meta fosse la fine di tutto.
Il regista è bravissimo, forse però aveva in mente altro dal risultato finale, resta il fatto che non si resta indifferenti davanti ai claustrofobici interni notturni, tantomeno lo si resta davanti alle sterminate valli americane che fanno sembrare i protagonisti così piccoli.
In ogni caso la morale che traspare nell’ultima mezzora è quanto di più atroce ci possa essere, non importa chi vince o chi perde perché sta proprio nell’amarezza del tutto l’essenza del film. Un film che non dà giudizi o spunti, due ore completamente anticommerciali persino quando il ritmo cresce e quando ciò mostrato diventa più serio e ruvido.
La deflagrazione del protagonista come non avevo mai visto, il concetto dell’eroe avventuriero americano al suo ultimo stato, la cosa peggiore è forse l’essersi fatti fregare da tutto quanto poteva far sembrare eroi i quattro sprovveduti e che invece si rivela semplice stupidità.
Un tocco documentaristico che non si percepisce se non solo alla fine nella sua maniera più nitida e cinica. Non ci sono giudizi reali o morali che si possano afferrare, non penso nemmeno fosse nell’interesse del regista, penso l’unico scopo fosse quello di scioccare senza troppi ragionamenti morali o visivi. Sangue e corpi aperti nella stupidità di una società che ha perso sé stessa nella propria vanità destinata al ridicolo.
Bello sì ma forse non completamente riuscito per quello che penso fosse l’intento originale, sicuramente qualcosa a cui non si resta indifferenti. Un messaggio spiazzante; due ore d’immagini che fanno male (per un motivo o per un altro); e infine una regia che fa dell’essenziale il suo barocco e della luce la sua ispirazione.
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