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martedì 27 luglio 2021
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qualcosa di sbagliato
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I newsboys non sono cattolici ma evangelici battisti come anche il protagonista. I film è ispirato ad una storia veramente accaduta.
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celso
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sabato 4 luglio 2020
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sottotitoli
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Mi piace molto questo film. Dov'e posso trovare il sottotitoli. ho già cercato in google e non ho trovato. Puoi aiutarmi?
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woland
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sabato 21 marzo 2020
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propaganda cristiana dozzinale
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Compendio di propaganda cristiana made in USA, infarcito di banalità e mostruosamente di parte. Disdicevole la superficialità con la quale si liquidano grandi pensatori atei (quindi irrevocabilmente dannati) dei secoli scorsi e di questo. Infantile e tragicamente comica la netta distinzione tra il bene (leggi: cristiani conclamati o sospetti) e il male (tutto il resto dell'universo, pardon della Creazione). Uno di quei film che richiederebbero divieti di visione, in quanto spiritualmente e socialmente pericoloso. Volendolo vedere da un altro punto di vista, questo capolavoro alla rovescia è un degnissimo concorrente per il titolo del peggior film mai visto, assieme al mitico "The Room"; attendiamo dunque il corrispondente de "The Disaster Artist" per delle sane e meritatissime (per chi riesce ad arrivare alla fine di questo pastone) risate.
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sergio
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mercoledì 1 maggio 2019
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film veramente ben realizzato
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Un film bello ed emozionante. Ha saputo parlare in modo sereno di un argomento spesso controverso ed ha saputo inviare un messaggio di speranza per tutti. Inoltre, ha saputo inserire tale dibattito all'interno del racconto di alcune vite, giovani e non, rendendo la storia molto gradevole e non scontata
Infine, un film tecnicamente ben realizzato. Segnalo in particolare l'ottima scelta di luce per le riprese e la bella colonna sonora. Fatto veramente bene
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lorenzoferraro
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martedì 7 febbraio 2017
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2 ore propaganda cattolica e niente più
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La trama ci poteva anche stare. Fine dei meriti. Mi è sembrato uno di quei film parrocchiali, dove il fine ultimo non è il piacere nel vedere il film, quanto l'indottrinamento. Due ore di propaganda e niente altro, dove gli autori prendono le parti dei cattolici "buoni", contro i "cattivi" atei (rappresentati dall'oltremodo arrogante professore universitario). Citazioni filosofiche tirate a casaccio in un'aula universitaria di filosofia, recitazione mediocre degli attori, sceneggature oltremodo parziale. Ma l'apice dell'orrido, secondo il mio punto di vista, è stato raggiunto nel messaggio finale, che esorta gli spettatori a mandare ai propri contatti della rubrica del telefono, un messaggio con scritto "God's not dead".
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La trama ci poteva anche stare. Fine dei meriti. Mi è sembrato uno di quei film parrocchiali, dove il fine ultimo non è il piacere nel vedere il film, quanto l'indottrinamento. Due ore di propaganda e niente altro, dove gli autori prendono le parti dei cattolici "buoni", contro i "cattivi" atei (rappresentati dall'oltremodo arrogante professore universitario). Citazioni filosofiche tirate a casaccio in un'aula universitaria di filosofia, recitazione mediocre degli attori, sceneggature oltremodo parziale. Ma l'apice dell'orrido, secondo il mio punto di vista, è stato raggiunto nel messaggio finale, che esorta gli spettatori a mandare ai propri contatti della rubrica del telefono, un messaggio con scritto "God's not dead". Mi pare ci sia poco altro da aggiungere
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g.regonelli
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giovedì 30 giugno 2016
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imbarazzante
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Il complesso tema della fede viene banalizzato in una finzione che sembra la parodia di sè stessa. I personaggi non hanno spessore psicologico e vengono trattati come macchiette da cabaret. Da una parte ci sono gli atei o appartenenti ad altre religioni tratteggiati como autoritari, cinici, egoisti, violenti, dall'altra troviamo invece i cristiani che portano entusismo, giustizia, speranza e fermezza morale.
Il plot narrativo è estremamente prevedibile e si basa su ingredienti particolarmente forti per tenere vivo l'interesse del pubblico come le conversioni in punto di morte, la fine di relazioni sentimentali o le diagnosi di tumore che cambiano la visione del mondo per chi ne è afflitto.
Il tema più interessante che dovrebbe essere da traino al film, ovvero il rapporto tra il docente di filosofia ateo e lo studente credente, fa emergere unicamente la piccolezza dell'insegnante che si dimostra unicamente autoritario, vendicativo, tronfio di sè e non adatto all'insegnamento.
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Il complesso tema della fede viene banalizzato in una finzione che sembra la parodia di sè stessa. I personaggi non hanno spessore psicologico e vengono trattati come macchiette da cabaret. Da una parte ci sono gli atei o appartenenti ad altre religioni tratteggiati como autoritari, cinici, egoisti, violenti, dall'altra troviamo invece i cristiani che portano entusismo, giustizia, speranza e fermezza morale.
Il plot narrativo è estremamente prevedibile e si basa su ingredienti particolarmente forti per tenere vivo l'interesse del pubblico come le conversioni in punto di morte, la fine di relazioni sentimentali o le diagnosi di tumore che cambiano la visione del mondo per chi ne è afflitto.
Il tema più interessante che dovrebbe essere da traino al film, ovvero il rapporto tra il docente di filosofia ateo e lo studente credente, fa emergere unicamente la piccolezza dell'insegnante che si dimostra unicamente autoritario, vendicativo, tronfio di sè e non adatto all'insegnamento.
Sconsigliato.
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beezart555
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giovedì 2 giugno 2016
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tema importante ricoperto di banalità
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L'intero arco narrativo si basa sulla dissertazione che uno studente, Josh Wheaton, interpretato da Shane Harper, declama per confutare la tesi del professor Radisson, interpretato da Kevin Sorbo: Dio è morto. Il professore, dall'alto della sua autorità ha obbligato tutti i suoi studenti a scrivere su un foglio di carta questa frase, l'unico a ribellarsi è stato appunto Josh. Ha avuto dunque il compito di parlare alla classe e dimostrare con tesi dimostrative l'esistenza di Dio. Ora, il problema del film non è il principio della libertà di pensiero, insidacabile, non è il principio che l'università deve essere un luogo libero da ogni tipo di dogma, altrettanto insindacabile.
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L'intero arco narrativo si basa sulla dissertazione che uno studente, Josh Wheaton, interpretato da Shane Harper, declama per confutare la tesi del professor Radisson, interpretato da Kevin Sorbo: Dio è morto. Il professore, dall'alto della sua autorità ha obbligato tutti i suoi studenti a scrivere su un foglio di carta questa frase, l'unico a ribellarsi è stato appunto Josh. Ha avuto dunque il compito di parlare alla classe e dimostrare con tesi dimostrative l'esistenza di Dio. Ora, il problema del film non è il principio della libertà di pensiero, insidacabile, non è il principio che l'università deve essere un luogo libero da ogni tipo di dogma, altrettanto insindacabile. Il problema è che questo film mette in mostra due estremi: da una parte un professore oltre modo inadeguato a svolgere il suo ruolo, dall'atra uno studente che si addentra in discorso che no sono e non saranno mai alla sua portata. E cosa ancor più irrealistica e, permettetemi, ridicola, è che al termine di un discorso profondamente banale, l'intero uditorio si alza in piedi come fosse convertito. Uno dei punti del suo ragionamento dimostrativo è il perché esiste il male se Dio è buono e onnipotente. Bhe, ci sono state tantissime tesi filosofiche in merito, dal manicheismo a sant'Agostino, da san Tommaso fino a Leibniz. E il giovane ha parlato dell'ormai abusato "libero arbitrio". E come se non bastasse, è riuscito a mettere a tacere il professore con un'altra tesi profondamente discutibile e facilmente confutabile: "il distinguere il giusto dallo sbagliato altro non è che una linea retta che discende direttamente da Dio" e "senza Dio non c'è ragione reale per essere reale, non c'è neppure uno standard per essere morali". Insomma, ha appena descritto l'essere umano come un automa capace di comportarsi in modo morale solo in virtù di un obbligo imposto dall'alto, per una ricompensa, e ha completamente trascurato le leggi, il cui obiettivo è proprio quello di distinguere il bene dal male dal momento che uno Stato è stato creato. "Per i cristiani dire il falso, imbrogliare, rubare sono cose proibite". e poi la classica citazione decontestualizzata dello scrittore russo Dostoevskij "se Dio non esiste tutto è permesso". Presa da sola questa frase è comunque completamente errata proprio perché esistono delle leggi: è permesso tutto ciò che il legislatore non legifera. L'ateo non segue dottrine, non segue dogmi, non necessità di ricompense, non discrimina, segue la legge. Ribadisco, il tema della libertà religiosa è importante, ma sono stati completamente sbagliati gli interpreti e la dialettica. Non puoi difendere la causa religiosa con una dimostrazione razionale di ciò che è per definizione "fede" e "rivelazione", tanto è vero che alla fine non ha dimostrato nulla, ha fatto forze su principi morali che, come ho già detto, sono quantomeno discutibili Nel complesso un film superficiale, frammentario che trasforma uno dei più grandi problemi della filosofia in una battaglia unilaterale senza possibilità di trovare un accordo.
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quipo
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martedì 24 maggio 2016
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irritante e banale
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Un catechismo da quattro soldi, superficiale oltre il limite della sopportazione, con personaggi ridotti a didascalie bidimensionali. Imbarazzante e "americano" nel senso peggiore del termine.
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mauro.m
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martedì 29 marzo 2016
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politicamente scorretto (consigliato!)
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Premessa: per vedere questo film ho dovuto cercarlo con attenzione e spostarmi di molti chilometri (non è un film che molti gestori di sale vogliono proiettare).
I titoli di coda del film dettagliano decine di cause legali basate su fatti analoghi. È evidente quindi come esista un movimento forte anticristiano, che spesso sfrutta anche situazioni di potere per esercitare la propria pressione.
Il merito principale di questo film è proprio quello di mettere in luce queste pressioni. Inevitabile quindi che i seguaci del pensiero unico, “politicamente corretto” e anticristiano, abbiano reagito con rabbia, cercando di screditare il film e imponendone il boicottaggio nelle sale.
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Premessa: per vedere questo film ho dovuto cercarlo con attenzione e spostarmi di molti chilometri (non è un film che molti gestori di sale vogliono proiettare).
I titoli di coda del film dettagliano decine di cause legali basate su fatti analoghi. È evidente quindi come esista un movimento forte anticristiano, che spesso sfrutta anche situazioni di potere per esercitare la propria pressione.
Il merito principale di questo film è proprio quello di mettere in luce queste pressioni. Inevitabile quindi che i seguaci del pensiero unico, “politicamente corretto” e anticristiano, abbiano reagito con rabbia, cercando di screditare il film e imponendone il boicottaggio nelle sale. Film molto meno validi hanno avuto un trattamento di gran lunga superiore a quello che in America è stato comunque un blockbuster.
Anche solo come risposta al boicottaggio varrebbe la pena di vedere questo film (sfidando la censura del pensiero unico) e il suo sequel, che sta per uscire in America.
Il film, oltre alla denuncia delle pressioni anticristiane, ha il pregio di fornire diversi spunti di riflessione (fastidiose per il pensiero unico); il fatto di mettere tanta carne al fuoco impedisce al regista di svilupparli tutti adeguatamente, in alcun casi a favore di soluzioni abbastanza semplicistiche che offrono comodi agganci ai detrattori della pellicola, senza per questo perdere il loro valore di “spunti di riflessione”.
La sfida accademica tra lo studente e il professore è la vicenda portante del film; i seguaci del pensiero unico saranno naturalmente irritati dall’esito di questo dibattito, che non dimostra ovviamente l’esistenza di Dio, ma che suggerisce quanto sia pretenzioso il tentativo di provare il contrario, ridicolizzando l’atteggiamento di chi si sente intellettualmente superiore. Quanto alle vicende minori, il fatto che siano solo tratteggiate e quindi un po’ deludenti dal punto di vista della trama, non ne pregiudica l’efficacia come “esempi realistici” in grado di stimolare delle riflessioni, magari (orrore!) non politicamente corrette.
Che un film o uno sceneggiato televisivo tratteggi in modo grossolano e sbrigativo un genitore alle prese con l’omosessualità del figlio è cosa buona e giusta (e frequente) per il pensiero omologato, mentre accennare alle possibili difficoltà sul cammino di un giovane che oggi voglia coraggiosamente testimoniare la propria fede è una cosa da esaltati o “da crociati”.
Il fatto che anche un arrogante possa ritrovarsi a fronteggiare la morte o la malattia e a veder vacillare le proprie certezze è molto fastidioso. Come pure è inopportuno e politicamente scorretto accennare al coraggio di chi voglia professare la fede cristiana in un contesto islamico (come per un’altra figura minore del film): semplicistiche esagerazioni, come sanno bene le vittime della strage di Pasqua in Pakistan. Sempre in tema di spunti fastidiosi, che un ragazzo perda la fede è cosa che va benissimo (una scelta di maturità) ma che la trovi, come avviene nel film, è chiaramente una banalità da evitare.
Tra le varie vicende minori, non si può negare che quella dei due preti sia tratteggiata in modo abbastanza ingenuo, forse troppo fatalistico, ma il senso della vicenda è che Dio può intervenire nella nostra vita anche in modi e in tempi inaspettati. Molti di noi l’hanno sperimentato, ma guai a rifletterci sopra: si potrebbe pensare che Dio non è morto!
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gne92
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domenica 13 marzo 2016
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personaggi "cattivi" poco credibili
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Un film che vuole promulgare il pensiero critico e la libertà di pensiero non può contrapporre, come due categorie assolute, i "buoni" che, osservando eventi della vita quotidiana e pensando alle loro esperienze di vita, si mettono in continuazione in discussione, a volte con dei dubbi, ma convinti della loro buon fede, ai "cattivi" che sostengono pregiudizialmente delle "idee" senza mai mettersi in discussione nè avere dubbi.
E che poi un professore di filosofia cada in un tranello del genere, e soprattutto basi la sua convinzione su un evento emotivo...
I personaggi che credono nel cristianesimo in questo film ci sono, sono interessanti, ma a loro si contrappongono degli individui senza alcuno spessore, non interessanti: ci sono atei (e credenti di altre religioni) che potrebbero argomentare le loro idee molto meglio di quanto fanno coloro da cui vengono rappresentati in questo film.
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Un film che vuole promulgare il pensiero critico e la libertà di pensiero non può contrapporre, come due categorie assolute, i "buoni" che, osservando eventi della vita quotidiana e pensando alle loro esperienze di vita, si mettono in continuazione in discussione, a volte con dei dubbi, ma convinti della loro buon fede, ai "cattivi" che sostengono pregiudizialmente delle "idee" senza mai mettersi in discussione nè avere dubbi.
E che poi un professore di filosofia cada in un tranello del genere, e soprattutto basi la sua convinzione su un evento emotivo...
I personaggi che credono nel cristianesimo in questo film ci sono, sono interessanti, ma a loro si contrappongono degli individui senza alcuno spessore, non interessanti: ci sono atei (e credenti di altre religioni) che potrebbero argomentare le loro idee molto meglio di quanto fanno coloro da cui vengono rappresentati in questo film.
O lo sceneggiatore non conosce le motivazioni per cui certi atei si ritengono atei e certi musulmani si ritengono musulmani, oppure ha voluto banalizzare le loro posizioni. Sia chiaro: esistono persone che la pensano come i "cattivi" del film, ma non tutti sono così superficiali.
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