fabrizio friuli
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martedì 29 agosto 2023
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un ragazzo da non sfruttare
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La vicenda si svolge nel Nord Italia, in una zona poco distante dalla Slovenia ed ha come soggetto dominante un uomo di nome Paolo, egli è una persona volgare , maleducata ed ha problemi di alcolismo, come se non bastasse, quando non è in servizio, egli si comporta come un vandalo di quartiere periferico, perché danneggia l' abitazione del nuovo compagno della sua ex moglie. Un giorno, Paolo scopre di avere un nipote di nome Zoran , rimasto senza nessuno ( eccetto Paolo stesso ) dopo il decesso di sua zia, ed egli, al principio, non è entusiasta di avere una " zavorra " nella sua vita ( per niente rosea ) ma quando scopre che il giovane ha un talento clamoroso per il gioco delle freccette, a Paolo viene l' idea di sfruttare il ragazzo per arricchirsi , grazie alle competizioni locali.
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La vicenda si svolge nel Nord Italia, in una zona poco distante dalla Slovenia ed ha come soggetto dominante un uomo di nome Paolo, egli è una persona volgare , maleducata ed ha problemi di alcolismo, come se non bastasse, quando non è in servizio, egli si comporta come un vandalo di quartiere periferico, perché danneggia l' abitazione del nuovo compagno della sua ex moglie. Un giorno, Paolo scopre di avere un nipote di nome Zoran , rimasto senza nessuno ( eccetto Paolo stesso ) dopo il decesso di sua zia, ed egli, al principio, non è entusiasta di avere una " zavorra " nella sua vita ( per niente rosea ) ma quando scopre che il giovane ha un talento clamoroso per il gioco delle freccette, a Paolo viene l' idea di sfruttare il ragazzo per arricchirsi , grazie alle competizioni locali. Col tempo, Paolo inizia ad affezionarsi seriamente al nipote e si imbatte in un cambiamento che potrebbe essere positivo.
Il film di Matteo Oleotto ha qualcosa in più che riesce a renderlo leggermente diverso da molte commedie italiane, per esempio, il personaggio impersonato da Giuseppe Battiston è un uomo reale, pur apparendo come la rappresentazione di un " bifolco di paese " ma non è uno stereotipo vivente, a differenza del nipote Zoran , il coprotagonista del lungometraggio : egli è un ragazzo molto introverso ma anche incredibilmente colto ,,che però, ha le caratteristiche di un " secchione " stereotipato delle commedie americane : grandi occhiali da vista, i capelli portati tutti da una parte , completamente schiacciati e indossa gli abiti di un pensionato : la maglia che copre la camicia, pantaloni e scarpe classiche, e tale caratterizzazione purtroppo, nono consente alla commedia ( drammatica ) di essere considerato un prodotto di alta qualità, nonostante sia un film realistico. Il film è ( quasi ) realistico perché Paolo, capendo il potenziale del giovane ragazzo straniero, vuole sfruttarlo per guadagnare più denaro ( e non tanto per il vino e il salame di qualità ) ma anche perché spera di arricchirsi, e purtroppo, esistono persone dinoneste come lui in questo mondo ( in Italia, in particolare ), tuttavia, verso la parte finale del film, lo stesso Paolo si affeziona al nipote e in lui sboccia un germoglio di umanità, ma non deve essere associato al personaggio " burbero dal cuore d'oro " perché quel tipo di personaggio, nasconde dentro di sé un animo puro sotto una spessa corazza, Paolo invece diventa un uomo per bene, ma prima di conoscere Zoran, era una persona volgare e maleducata. Gli attori selezionati, sono stati tutti soddisfacenti, naturalmente, Giuseppe Battiston, avendo interpretato il ruolo del protagonista, è quindi, ha avuto una maggiore presenza scenica ha avuto modo di dimostrare la sua bravura. La sceneggiatura del film è anch' essa soddisfacente, quindi, questo lungometraggio italiano è sì, un buon lungometraggio, tuttavia, è stato commesso l' errore di inserire il personaggio stereotipato ( Zoran, il " nipote scemo " ) in un film realistico, ed una figura del genere è come una macchia sul muro.
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leonka
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lunedì 31 dicembre 2018
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originale
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È un film carino, molto realistico e senza" effetti spettacolari" ma un buon film, con prrsonaggi ben definiti e credibili. Forse delle volte è un pò lento ma fa parte del genere. Io consiglio di vederlo anche perché la trama è molto originale.
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stefano capasso
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mercoledì 7 settembre 2016
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essere scelti ed accettati cambia la vita
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In un paese friulano ai confini con la Slovenia vive una comunità che ha nel consumo di vino il maggior punto di aggregazione. Molti ne abusano e tra questi c’è Paolo Bressan, uomo solo e cinico, che tira avanti tra bugie ed espedienti. La sua vita cambia quando in occasione della morte di una zia alla lontana slovena riceve in “eredità” l’affido di suo nipote Zoran, un ragazzo adolescente timido e apparentemente ritardato. La scocciatura di questo impegno si trasforma in un’opportunità quando Paolo scopre l’incredibile talento di Zoran per il lancio delle freccette: comincia a pensare di sfruttarlo per ricavarne del denaro. Le cose prenderanno una piega inaspettata.
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In un paese friulano ai confini con la Slovenia vive una comunità che ha nel consumo di vino il maggior punto di aggregazione. Molti ne abusano e tra questi c’è Paolo Bressan, uomo solo e cinico, che tira avanti tra bugie ed espedienti. La sua vita cambia quando in occasione della morte di una zia alla lontana slovena riceve in “eredità” l’affido di suo nipote Zoran, un ragazzo adolescente timido e apparentemente ritardato. La scocciatura di questo impegno si trasforma in un’opportunità quando Paolo scopre l’incredibile talento di Zoran per il lancio delle freccette: comincia a pensare di sfruttarlo per ricavarne del denaro. Le cose prenderanno una piega inaspettata.
Un film gradevole e di buoni sentimenti questo di Matteo Oleotto che racconta di persone sole, senza amore e che trovano rifugio a questa sofferenza nell’alcool o in altre attività. Ed è proprio quando arriva l’amore, la possibilità di essere scelti ed accettati per ciò che si è che diviene possibile cambiare il corso degli eventi
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sergio dal maso
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giovedì 18 giugno 2015
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zoran, un piccolo grande film
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“El vin xè la salute, l'acqua xè el funeral.
Chi lassa chi lassa il vin furlan xè proprio un fiol de un can” (Vin e acqua)
Perbacco, chi l’avrebbe mai detto !
Si può far ridere in maniera spassosa e intelligente anche senza scomodare Checco Zalone e i comici televisivi affini. Senza investire budget milionari o utilizzando costose location poco verosimili. Senza attingere per la sceneggiatura dai vetusti e abusati cliché della commedia italiana.
Zoran, il mio nipote scemo, strepitoso esordio del goriziano Matteo Oleotto, riesce in questo autentico miracolo. Racconta con una grazia e una leggerezza poetica che non si vedevano da tempo una storia di provincia, quasi di confine.
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“El vin xè la salute, l'acqua xè el funeral.
Chi lassa chi lassa il vin furlan xè proprio un fiol de un can” (Vin e acqua)
Perbacco, chi l’avrebbe mai detto !
Si può far ridere in maniera spassosa e intelligente anche senza scomodare Checco Zalone e i comici televisivi affini. Senza investire budget milionari o utilizzando costose location poco verosimili. Senza attingere per la sceneggiatura dai vetusti e abusati cliché della commedia italiana.
Zoran, il mio nipote scemo, strepitoso esordio del goriziano Matteo Oleotto, riesce in questo autentico miracolo. Racconta con una grazia e una leggerezza poetica che non si vedevano da tempo una storia di provincia, quasi di confine. E’ ambientato infatti nella campagna goriziana tra le antiche “osmize” (osterie friulane) dove la cultura popolare resiste ancora, forte delle sue tradizioni e del “culto del vino”.
Il film ruota attorno all’imprevisto incontro tra il gigantesco Paolo Bressan, un quarantenne ubriacone e cialtrone, e l’esile nipote Zoran, timido e impacciato adolescente sloveno rimasto orfano, che il maldestro zio dovrà ospitare in attesa dell’affidamento a una casa-famiglia. Due personaggi tanto bizzarri quanto schietti e genuini. Le battute fulminanti e le situazioni tragicomiche, con le risate scoppiettanti che ne scaturiscono, non tolgono credibilità ai due protagonisti, l’ironia non scade mai nel macchiettismo. L’impressione caricaturale delle prime scene lascia spazio pian piano a due personalità più complesse e articolate. L’alcolismo e l’arroganza di zio Paolo nascono dall’amarezza e dalla frustrazione per l’abbandono dell’ancora amata moglie e dal disagio di non riuscire a dare un senso alla propria vita. Lo stravagante italiano aulico imparato da vecchi romanzi e la timidezza silenziosa di Zoran nascondono invece un carattere fermo e deciso, che riuscirà ad affermarsi grazie all’incredibile abilità nel gioco delle freccette e all’innamoramento per una ragazzina del coro.
Quello di Zoran e del burbero zio Paolo è innanzitutto l’incontro tra due solitudini, due vite tristi e malinconiche capaci di riscattarsi e di rimettersi in gioco, inizialmente aiutandosi l’un l’altro solo per necessità, per scoprire pian piano una amicizia franca e leale. Molto importante è anche la genuinità della socialità paesana in cui rapporti umani sono ancora sinceri e autentici. L’orgogliosa esibizione del bere, tutta friulana, deve essere contestualizzata all’interno della vita dell’osteria, spazio sociale vitale nella cultura contadina e in quel sistema ancestrale di valori tramandato da secoli. Il difficile equilibrio agrodolce tra risate e drammaticità, ebrezza e solitudine, è reso possibile dalla straordinaria interpretazione dei due attori protagonisti. Giuseppe Battiston giganteggia, in tutti i sensi, dando a tratti l’impressione di poter reggere da solo tutto il film. Il personaggio di Paolo è perfetto per esaltarne la versatilità comica e malinconica, a mio avviso si tratta della sua migliore interpretazione. Una piacevole sorpresa, invece, è la scoperta del giovane sloveno Rok Prasnikar, ovvero Zoran, che al suo primo film ha convinto tutti rivelando doti recitative notevoli, tra l’altro senza conoscere la lingua italiana.
La prova superlativa dei due personaggi principali, però, non deve mettere in secondo piano una sceneggiatura solida e brillante e una regia ben diretta ed equilibrata, senza sbavature né eccessi. Presentato alla 70 Mostra del Cinema di Venezia, Zoran, il mio nipote scemo, ha vinto inaspettatamente il premio del pubblico della Settimana Internazionale della Critica e ha ricevuto una ovazione con dieci interminabili minuti di applausi. L’esordio del regista friulano, pur con una distribuzione nelle sale ai limiti del ridicolo (dieci copie la prima settimana), ha sorpreso tutti anche al botteghino ottenendo una media spettatori per sala davvero altissima.
Un brindisi per Matteo Oleotto, dunque, per una volta però senza Tocai friulano ma con un ottimo Vespaiolo frizzante breganzese. Non ce ne voglia il regista goriziano, come dicono in Friuli, l’importante è bere, ma mi raccomando, in compagnia e con più moderazione di Paolo Bressan!
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no_data
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venerdì 13 marzo 2015
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c'è speranza per tutti.
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Mi aspettavo di più. Il personaggio negativo di Battiston alla fine scopre di avere dei sentimenti (forse).
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resca26
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mercoledì 26 novembre 2014
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la bellezza della semplicità
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E' un gran Battiston, non c'è nient'altro da aggiungere. Ricordo di averlo visto più volte recitare al di fuori dello schermo, genio di simpatia e comicità che a parer mio si colloca indubbiamente ai primi posti nella lista dei nostri illustri attori italiani. Nel film è Paolo Bressan, uomo ancorato al paese dove vive in cui alterna l'attività di cuoco nella mensa degli anziani ad un'assidua frequentazione del solito bar. La vita monotona nonchè l'espressione rassegnata che Paolo ci mostra al termine di ogni giornata è tuttavia destinata a cambiare: l'arrivo dalla Slovenia del nipote Zoran a seguito della perdita della zia stravolge completamente la vita di Paolo.
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E' un gran Battiston, non c'è nient'altro da aggiungere. Ricordo di averlo visto più volte recitare al di fuori dello schermo, genio di simpatia e comicità che a parer mio si colloca indubbiamente ai primi posti nella lista dei nostri illustri attori italiani. Nel film è Paolo Bressan, uomo ancorato al paese dove vive in cui alterna l'attività di cuoco nella mensa degli anziani ad un'assidua frequentazione del solito bar. La vita monotona nonchè l'espressione rassegnata che Paolo ci mostra al termine di ogni giornata è tuttavia destinata a cambiare: l'arrivo dalla Slovenia del nipote Zoran a seguito della perdita della zia stravolge completamente la vita di Paolo. Al Bressan furbone, testardo, accontentato e approfittatore della prima parte del film si contrappone un uomo intraprendente, forte, che riscopre il senso di tante cose mano a mano che il film si snoda verso il finale, e questo grazie alla conoscenza del nipote che lo risveglia da un lungo letargo. Ecco allora che una circostanza nella nostra vita, anche la più piccola e irrilevante, è a volte davvero sufficiente per spingerci a fare un passo in più, a rischiare, a metterci in gioco.
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filippo catani
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mercoledì 29 ottobre 2014
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freccette e vino
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Friuli. Paolo Bressan è un disastrato uomo di mezza età bugiardo e senza scrupoli che però non ha rinunciato alla speranza di riconquistare l'ex moglie. Un giorno però riceve una comunicazione dalla Slovenia che gli reca la notizia della morte della zia. La donna accudiva da tempo il giovane nipote rimasto orfano che per alcuni giorni dovrà trasferirsi da Bressan in attesa di essere affidato a una casa protetta.
Il film potremmo definirlo come un ritratto dolce e amaro di un personaggio letteralmente alla deriva che decide però di sfruttare le doti del giovane ragazzo nel giocare a freccette per cercare di vincere il Jackpot messo a disposizione ai mondiali di Glasgow.
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Friuli. Paolo Bressan è un disastrato uomo di mezza età bugiardo e senza scrupoli che però non ha rinunciato alla speranza di riconquistare l'ex moglie. Un giorno però riceve una comunicazione dalla Slovenia che gli reca la notizia della morte della zia. La donna accudiva da tempo il giovane nipote rimasto orfano che per alcuni giorni dovrà trasferirsi da Bressan in attesa di essere affidato a una casa protetta.
Il film potremmo definirlo come un ritratto dolce e amaro di un personaggio letteralmente alla deriva che decide però di sfruttare le doti del giovane ragazzo nel giocare a freccette per cercare di vincere il Jackpot messo a disposizione ai mondiali di Glasgow. Bressan è un uomo trasandato che beve e non si è fatto mancare le donne. Fa un lavoro che disprezza e non esita a mettere alla berlina il collega balbuziente. In fondo in fondo però ci potrebbe essere una piccola speranza di "redenzione" rappresentata dalla ex moglie. Davvero carino anche il personaggio del ragazzino che parla un italiano da Ottocento e fatica ad andare d'accordo con lo zio a cui dà sempre del lei. Davvero spassose però sono le sequenze in cui lo zio cerca di spiegare al nipote il funzionamento dei punteggi delle freccette e quando lo chiama ostinatamente Zagor. Complimenti quindi al giovane Prasnikar e tanti complimenti vanno al sempre ottimo Battiston che si dimostra attore versatile ma che viene ricordato e premiato troppo poco rispetto alla sua bravura. Bene anche il regista esordiente Oleotto soprattutto per l'atmosfera tipicamente friulana perfettamente ricreata specialmente per quanto concerne l'osteria.
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tudor
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martedì 17 giugno 2014
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sopravvalutato
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Un film di cui si è parlato fin troppo bene. Modesto.
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nicoletta70
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giovedì 15 maggio 2014
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orrendo
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un film banale,prevedibile e pieno di luoghi comuni,i pessimi attori,dalla ragazzina scialba e slavata al grasso ubriacone,rendono ancora peggiore un film terribilmente noioso
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albymarat
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lunedì 12 maggio 2014
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ritrovarsi
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"Zoran il mio nipote scemo" non è nè un documentario, nè una commedia, nè un film che fa riflettere. E' tutte e tre le cose. Vita friulana nel fondo dell'ennesimo bicchiere di vino,personaggi rustici ma veri "bloccati" in una realtà che la loro quotidianità non osa contraddire. Individui mossi, inconsciamente o meno, da turbamenti,storie non dimenticate. Il contorno delle vigne friulane racchiude e presenta l'insensibilità grottesca e riottosa di un ubriacone di paese,incosciamente esausto della direzione intrapresa dal suo egoismo. Un nipote inaspettato rappresenta l'occasione per comprendere gli errori della sua vita e,perchè no, imparare a crescere. L'ironia rimane malinconica, come è giusto che sia, indirizzandoci più verso la riflessione che la risata fine a sè stessa.
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"Zoran il mio nipote scemo" non è nè un documentario, nè una commedia, nè un film che fa riflettere. E' tutte e tre le cose. Vita friulana nel fondo dell'ennesimo bicchiere di vino,personaggi rustici ma veri "bloccati" in una realtà che la loro quotidianità non osa contraddire. Individui mossi, inconsciamente o meno, da turbamenti,storie non dimenticate. Il contorno delle vigne friulane racchiude e presenta l'insensibilità grottesca e riottosa di un ubriacone di paese,incosciamente esausto della direzione intrapresa dal suo egoismo. Un nipote inaspettato rappresenta l'occasione per comprendere gli errori della sua vita e,perchè no, imparare a crescere. L'ironia rimane malinconica, come è giusto che sia, indirizzandoci più verso la riflessione che la risata fine a sè stessa. Oleotto promosso a pieni voti.
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