|
|
tomdoniphon
|
sabato 13 giugno 2015
|
un cinema toccante, lontano dalle mode cinefile
|
|
|
|
Giappone. Una famiglia benestante scopre che il loro unico figlio di sei anni è stato scambiato nella culla con il figlio di un’altra famiglia (che di figli ne ha tre), più povera (ma molto più espansiva) della prima. Le due famiglie si trovano così ad una decisione drammatica: scegliere la legge del sangue o quella degli affetti?
Caso raro di un film in concorso ad un festival di cinema (qui addirittura Cannes) che non rinuncia all’impatto emotivo e al calore umano: con uno stile semplice e controllato, il regista Kore-eda rivendica con vigore la centralità dei sentimenti, senza mai tuttavia cadere nel melodramma.
Una situazione - paradossale e sconvolgente allo stesso tempo - viene raccontata a poco a poco, sequenza dopo sequenza, soffermandosi in particolare sulla famiglia benestante (e ancor di più nel personaggio del padre architetto), che soltanto dopo molte sofferenze saprà comprendere che un rapporto con un figlio si instaura con i sentimenti e non con un certificato di nascita.
[+]
Giappone. Una famiglia benestante scopre che il loro unico figlio di sei anni è stato scambiato nella culla con il figlio di un’altra famiglia (che di figli ne ha tre), più povera (ma molto più espansiva) della prima. Le due famiglie si trovano così ad una decisione drammatica: scegliere la legge del sangue o quella degli affetti?
Caso raro di un film in concorso ad un festival di cinema (qui addirittura Cannes) che non rinuncia all’impatto emotivo e al calore umano: con uno stile semplice e controllato, il regista Kore-eda rivendica con vigore la centralità dei sentimenti, senza mai tuttavia cadere nel melodramma.
Una situazione - paradossale e sconvolgente allo stesso tempo - viene raccontata a poco a poco, sequenza dopo sequenza, soffermandosi in particolare sulla famiglia benestante (e ancor di più nel personaggio del padre architetto), che soltanto dopo molte sofferenze saprà comprendere che un rapporto con un figlio si instaura con i sentimenti e non con un certificato di nascita.
Indimenticabile il rapporto profondo che si instaura tra le due madri, più mature dei mariti nell’elaborazione degli affetti e del dolore.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a tomdoniphon »
[ - ] lascia un commento a tomdoniphon »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
mydearasia
|
sabato 13 giugno 2015
|
delicato e poetico
|
|
|
|
non c'è molto da aggiungere a ciò che è stato già scritto e che mi vede assolutamente d'accordo a premiare questo bellissimo film.
Svolgere un tema così delicato, con tale leggerezza senza mai cadere nel banale o nell'enfatizzazione dei sentimenti, è assolutamente da grande regista,
ma d'altronde Hirokazu Koreeda ci ha abituati a questi capolavori a tema la famiglia, visti quasi sempre con gli occhi e, sopratutto, ad altezza dei bambini (anche a livello di camera da ripresa)
Ma è il padre architetto quasi al centro del film, quasi a rubare la scena alla storia principale incentrata su uno uno scambio di bambini (non avvenuto per errore), fino ad essere costretto, mentre la vicenda scorre, a riguardare la sua vita e le sue scelte di lavoro.
[+]
non c'è molto da aggiungere a ciò che è stato già scritto e che mi vede assolutamente d'accordo a premiare questo bellissimo film.
Svolgere un tema così delicato, con tale leggerezza senza mai cadere nel banale o nell'enfatizzazione dei sentimenti, è assolutamente da grande regista,
ma d'altronde Hirokazu Koreeda ci ha abituati a questi capolavori a tema la famiglia, visti quasi sempre con gli occhi e, sopratutto, ad altezza dei bambini (anche a livello di camera da ripresa)
Ma è il padre architetto quasi al centro del film, quasi a rubare la scena alla storia principale incentrata su uno uno scambio di bambini (non avvenuto per errore), fino ad essere costretto, mentre la vicenda scorre, a riguardare la sua vita e le sue scelte di lavoro. Una storia dentro la storia che lo porta a confrontarsi con una realtà diversa da quella sua, che è senza dubbio amorevole, ma carente di attenzioni, giochi e soprattutto tempo da dedicare al figlio. Queste vicende lo costringono a tirar fuori gli scheletri di un'educazione rigida e con minime attenzioni subita dal proprio padre e che adesso finalmente si accorge di riversare ugualmente sul figlio. Su tutte la scena in cui per cercare di emulare l'altro padre, prova, ma con scarsissimi risultati, a riparare un giocattolo al figlio (lui che è abituato a farne comprare subito uno nuovo in caso di rottura), imparando che riparare un giocattolo, significa per un figlio tempo e attenzioni che il padre gli dedica, diventando quindi un super eroe.
Via, via fino ad arrivare, verso la fine del film, alla scena clou in cui Ryota scopre sulla sua macchina fotografica, decine di foto scattate dal figlioletto di nascosto mentre lui dormiva, un chiaro messaggio d'amore al quale non si può rimanere passivi.
bellissimo!!!
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a mydearasia »
[ - ] lascia un commento a mydearasia »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
rampante
|
domenica 2 novembre 2014
|
un figlio
|
|
|
|
Il regista giapponese Hirokazu Kore-Eda affronta una toccante riflessione sulla paternità, che interroga il sangue, il tempo ed il sentimento
L'antica tematica del dubbio su cosa conta di più per un figlio tra i legami di sangue e quelli instaurati da coloro che ti hanno allevato, su ciò
che il tempo crea, che può e non può mutare.
Ryota ha una famiglia come tante, colta, agiata, felice , fino a quando una telefonata, giunta dall'ospedale dove Midori aveva partorito sconvolge la loro vita, Keito, 6 anni, il loro unico bambino non è loro figlio, a causa di uno scambio in culla , il loro figlio naturale è finito in un'altra famiglia devono quindi mettersi in contatto con la famiglia dove il loro vero figlio è cresciuto e scambiare i bambini.
[+]
Il regista giapponese Hirokazu Kore-Eda affronta una toccante riflessione sulla paternità, che interroga il sangue, il tempo ed il sentimento
L'antica tematica del dubbio su cosa conta di più per un figlio tra i legami di sangue e quelli instaurati da coloro che ti hanno allevato, su ciò
che il tempo crea, che può e non può mutare.
Ryota ha una famiglia come tante, colta, agiata, felice , fino a quando una telefonata, giunta dall'ospedale dove Midori aveva partorito sconvolge la loro vita, Keito, 6 anni, il loro unico bambino non è loro figlio, a causa di uno scambio in culla , il loro figlio naturale è finito in un'altra famiglia devono quindi mettersi in contatto con la famiglia dove il loro vero figlio è cresciuto e scambiare i bambini.
Ryota è un uomo in carriera e da uomo d'affari decide inutili le occasioni di incontro con la famiglia del negoziante Yukari , di modeste condizioni, e matura la scelta drastica che ognuno si riprenda il proprio figlio evitando ulteriori contatti, senza tener conto della reazione
dei due bambini bloccati tra il disagio dell'incomprensione e la fiducia che ripongono nei genitori.
Solo dopo una visita con il fratello a suo padre ed aver visto le fotografie che suo figlio ha scattato in casa impara che è suo figlio, il suo sguardo, il suo amore che fanno di lui un padre, non un esercizio di volontà né il gruppo sanguigno.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a rampante »
[ - ] lascia un commento a rampante »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
adelio
|
domenica 2 novembre 2014
|
9 mesi per cambiare la vita di un uomo
|
|
|
|
Inaspettato spaccato di un Giappone “normale” che magari noi Europei, occidentali e materialisti, neanche immaginiamo sia così simile a noi (Città, Periferie, Abitudini, Classi sociali e quant’altro..). Conferma dell’esistenza di una cultura maschile incentrata, forse perché tramandata da secoli, sulla figura paterna (a scapito di quella femminile e materna). La storia di uno scambio di neonati scoperto a distanza di 6 anni finisce per raccontare in realtà un confronto tra classi sociali e fra modelli educativi (che caratterizzano le 2 famiglie coinvolte).
[+]
Inaspettato spaccato di un Giappone “normale” che magari noi Europei, occidentali e materialisti, neanche immaginiamo sia così simile a noi (Città, Periferie, Abitudini, Classi sociali e quant’altro..). Conferma dell’esistenza di una cultura maschile incentrata, forse perché tramandata da secoli, sulla figura paterna (a scapito di quella femminile e materna). La storia di uno scambio di neonati scoperto a distanza di 6 anni finisce per raccontare in realtà un confronto tra classi sociali e fra modelli educativi (che caratterizzano le 2 famiglie coinvolte). Percepita sin dall’inizio del film la decisa posizione del regista che propende, senza tentennamenti, sull’assunto che i figli sono di chi li “cresce” si passa immediatamente ad osservare come le incomprensioni tra classe “Alta” del padre Architetto confligga con quella “Bassa” del padre Commerciante, cosìccome i 2 modelli educativi familiari mostrino stridenti differenze che sembra rendano impossibile lo scambio riparatore per riportare, in base al DNA, i figli nelle proprie “case”. Un bellissimo linguaggio cinematografico proposto alla giapponese, i simbolismi usati, magari un poco didascalici, sono molto efficaci nella comunicazione: •la High class vive in città, per “aria” nei grattacieli, dove vigono linee geometriche pulite, rettilinee, dove regna l’ordine, la misura ma anche una vita in “bianco e nero”; •la Low class vive in periferia, per “terra”, sulla strada, dove regna il clamore dei centri commerciali, la confusione, il disordine ma dove la vita ha il sapore del “colore”. La comunicazione non si ferma qui: appresa la notizia dell’errore che ha prodotto lo scambio di figli, le strade curvano decisamente, tutto curva dal rettilineo su cui si muoveva da tempo il tran tran quotidiano, quando la coppia affronta le proprie crisi ha sempre la notte buia come “fondale” dietro i vetri di casa, ma quando si ritrova a scambiare affetti ed emozioni lo sfondo è la luce...sono i ciliegi in fiore all’aperto…quando il padre resta con il figlio a far discorsi su come affrontare il futuro che lo aspetta, il regista ci mostra un torrente dall’acqua cristallina fluente (la vita) che lambisce una roccia monolitica inamovibile in mezzo all’alveo (i valori). Cosa dire poi delle aspirazioni delle 2 “classi” a confronto: quella “bassa” gioca con i figli facendo volare aquiloni, guardando in alto...sognando (l’aspirazione), quella “alta” fa giocare i figli con le canne da pesca, guardando in basso...raccogliendo i frutti (la conservazione). Pregevole risulta il percorso di crescita dell’Architetto che ha più strumenti culturali per farlo rispetto al Commerciante,...Lui ama ed educa il figlio come sa fare, come ha appreso, forse sbaglia ma… ad un certo punto si ravvede … scende a terra e riparte dai fondamentali per ricostruire..teme solo ci voglia troppo tempo (vedi scena del botanico nel bosco) ma ci prova …. e alla fine il padre ritrova suo figlio (non quello biologico …bensì quello cresciuto) entrambi alla fine di 2 percorsi…2 sentieri rispettivamente in salita ed in discesa che idealmente si ricongiungono riunendo la famiglia. L’Architetto è il vero eroe di questa storia raccontata tanto delicatamente (come solo i giapponesi sanno fare)…è il vincitore..si libera anche del complesso vissuto con suo padre…ritrova una vera identità…grazie ai propri strumenti culturali raggiunge la felicità. Questo cammino di cambiamento dura da Novembre ad Agosto…9 mesi…come la gestazione dell’uomo. Bel film.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a adelio »
[ - ] lascia un commento a adelio »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
adelio
|
domenica 2 novembre 2014
|
nove mesi per cambiare la vita di un uomo
|
|
|
|
Inaspettato spaccato di un Giappone “normale” che magari noi Europei, occidentali e materialisti, neanche immaginiamo sia così simile a noi (Città, Periferie, Abitudini, Classi sociali e quant’altro..). Conferma dell’esistenza di una cultura maschile incentrata, forse perché tramandata da secoli, sulla figura paterna (a scapito di quella femminile e materna).
La storia di uno scambio di neonati scoperto a distanza di 6 anni finisce per raccontare in realtà un confronto tra classi sociali e fra modelli educativi (che caratterizzano le 2 famiglie coinvolte).
Percepita sin dall’inizio del film la decisa posizione del regista che propende, senza tentennamenti, sull’assunto che i figli sono di chi li “cresce” si passa immediatamente ad osservare come le incomprensioni tra classe “Alta” del padre Architetto confligga con quella “Bassa” del padre Commerciante, cosìccome i 2 modelli educativi familiari mostrino stridenti differenze che sembra rendano impossibile lo scambio riparatore per riportare, in base al DNA, i figli nelle proprie “case”.
[+]
Inaspettato spaccato di un Giappone “normale” che magari noi Europei, occidentali e materialisti, neanche immaginiamo sia così simile a noi (Città, Periferie, Abitudini, Classi sociali e quant’altro..). Conferma dell’esistenza di una cultura maschile incentrata, forse perché tramandata da secoli, sulla figura paterna (a scapito di quella femminile e materna).
La storia di uno scambio di neonati scoperto a distanza di 6 anni finisce per raccontare in realtà un confronto tra classi sociali e fra modelli educativi (che caratterizzano le 2 famiglie coinvolte).
Percepita sin dall’inizio del film la decisa posizione del regista che propende, senza tentennamenti, sull’assunto che i figli sono di chi li “cresce” si passa immediatamente ad osservare come le incomprensioni tra classe “Alta” del padre Architetto confligga con quella “Bassa” del padre Commerciante, cosìccome i 2 modelli educativi familiari mostrino stridenti differenze che sembra rendano impossibile lo scambio riparatore per riportare, in base al DNA, i figli nelle proprie “case”.
Un bellissimo linguaggio cinematografico proposto alla giapponese, i simbolismi usati, magari un poco didascalici, sono molto efficaci nella comunicazione:
•la High class vive in città, per “aria” nei grattacieli, dove vigono linee geometriche pulite, rettilinee, dove regna l’ordine, la misura ma anche una vita in “bianco e nero”;
•la Low class vive in periferia, per “terra”, sulla strada, dove regna il clamore dei centri commerciali, la confusione, il disordine ma dove la vita ha il sapore del “colore”.
La comunicazione non si ferma qui: appresa la notizia dell’errore che ha prodotto lo scambio di figli, le strade curvano decisamente, tutto curva dal rettilineo su cui si muoveva da tempo il tran tran quotidiano, quando la coppia affronta le proprie crisi ha sempre la notte buia come “fondale” dietro i vetri di casa, ma quando si ritrova a scambiare affetti ed emozioni lo sfondo è la luce...sono i ciliegi in fiore all’aperto…quando il padre resta con il figlio a far discorsi su come affrontare il futuro che lo aspetta, il regista ci mostra un torrente dall’acqua cristallina fluente (la vita) che lambisce una roccia monolitica inamovibile in mezzo all’alveo (i valori).
Cosa dire poi delle aspirazioni delle 2 “classi” a confronto: quella “bassa” gioca con i figli facendo volare aquiloni, guardando in alto...sognando (l’aspirazione), quella “alta” fa giocare i figli con le canne da pesca, guardando in basso...raccogliendo i frutti (la conservazione).
Pregevole risulta il percorso di crescita dell’Architetto che ha più strumenti culturali per farlo rispetto al Commerciante,...Lui ama ed educa il figlio come sa fare, come ha appreso, forse sbaglia ma… ad un certo punto si ravvede … scende a terra e riparte dai fondamentali per ricostruire..teme solo ci voglia troppo tempo (vedi scena del botanico nel bosco) ma ci prova …. e alla fine il padre ritrova suo figlio (non quello biologico …bensì quello cresciuto) entrambi alla fine di 2 percorsi…2 sentieri rispettivamente in salita ed in discesa che idealmente si ricongiungono riunendo la famiglia.
L’Architetto è il vero eroe di questa storia raccontata tanto delicatamente (come solo i giapponesi sanno fare)…è il vincitore..si libera anche del complesso vissuto con suo padre…ritrova una vera identità…grazie ai propri strumenti culturali raggiunge la felicità.
Questo cammino di cambiamento dura da Novembre ad Agosto…9 mesi…come la gestazione dell’uomo. Bel film.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a adelio »
[ - ] lascia un commento a adelio »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
antonietta dambrosio
|
sabato 1 novembre 2014
|
essere padre
|
|
|
|
Siamo negli occhi di un bambino di sei anni sin dalla prima scena, occhi che non chiedono, sanno aspettare, che ci conducono negli abissi di un cuore assetato. Keyta aspetta suo padre, una sua carezza, una parola, un sorriso che somigli ad un riconoscimento, un segno che lo faccia sentire bravo.
Ryota (Masaharu Fukuyama) è un architetto di successo che ha lavorato sodo per raggiungere un'alta posizione sociale, ed impone a Keyta un freddo rigore educativo privo di affetto nell'attesa dei successi che possano renderlo orgoglioso, gode delle sue certezze, della "casa che sembra un albergo", di un lavoro che lo gratifica, dell'amore servile di sua moglie Midori (Machiko Ono) che si incrina solo a seguito di una telefonata che cambia la loro vita.
[+]
Siamo negli occhi di un bambino di sei anni sin dalla prima scena, occhi che non chiedono, sanno aspettare, che ci conducono negli abissi di un cuore assetato. Keyta aspetta suo padre, una sua carezza, una parola, un sorriso che somigli ad un riconoscimento, un segno che lo faccia sentire bravo.
Ryota (Masaharu Fukuyama) è un architetto di successo che ha lavorato sodo per raggiungere un'alta posizione sociale, ed impone a Keyta un freddo rigore educativo privo di affetto nell'attesa dei successi che possano renderlo orgoglioso, gode delle sue certezze, della "casa che sembra un albergo", di un lavoro che lo gratifica, dell'amore servile di sua moglie Midori (Machiko Ono) che si incrina solo a seguito di una telefonata che cambia la loro vita.
E' la telefonata dall'ospedale dove sei anni prima è nato Keyta che colloca Ryota su un terreno scomodo nel quale per la prima volta si pone ad osservare da una prospettiva nuova il suo modo di essere padre, e gli impone una scelta terribile. Quell'ospedale di provincia, scelto da Midori, comunica che sono stati vittime di uno scambio di neonati e Keyta è il figlio biologico dell'umile elettricista Yudai e di Yukari, cameriera in un modesto ristorante, la coppia che sta crescendo il loro vero figlio Ryusei con altri due bambini in una condizione sociale meno agiata. Le due famiglie si incontrano ed emergono contrasti culturali e sociali, ma soprattutto emergono i contrasti umani.
Keyta aspetta, ingoia il disprezzo di suo padre, cattura la sua presenza rubando degli scatti che lo ritraggono lontano, distratto ed assente, finchè non incontra mani che lo accarezzano, braccia che lo stringono mentre le sue rimango inerti. Incontra Yudai, l'uomo che ha il suo stesso sangue, che si confonde con lui nei giochi, non perché gli riconosce lo stesso sangue, ma solo perché quello è il suo modo di amare.
La mano lieve di Kore-eda Hirokazu lascia che Ryota si muova lentamente nella sua pellicola a ritmo di una splendida colonna sonora che seguirà ogni mutazione dell'animo, concedendogli la possibilità di misurarsi con il tempo vissuto, ripercorrendo anche la sua esperienza di figlio, e di spostarsi fino ad osservare la sua vita con gli occhi di Keyta. Scrive e ci racconta del cammino parallelo di un padre ed un figlio, distanti, che si chiude ad imbuto fino a farli incontrare. L'emozione segue il passo della crescita umana di Ryota, e i nostri occhi si spostano nei suoi. (Antonietta D'Ambrosio)
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a antonietta dambrosio »
[ - ] lascia un commento a antonietta dambrosio »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
maxreda
|
venerdì 5 settembre 2014
|
film di sentimenti
|
|
|
|
La storia di un padre che scopre che suo figlio non è geneticamente suo figlio.
Una trama forte, che porta alla fine alla maturazione di tutti e due.
In fondo chi ha detto che tuo padre è quello che ti ha messo al mondo, ma non è invece chi ti ha educato,cresciuto, aiutato, insegnato a vivere per tutta la vita.
Film tipicamente giapponese (nel rispecchiare i valori di quel popolo).
Da vedere.
Nessuno tranne te sa fare il padre di tuo figlio
|
|
|
[+] lascia un commento a maxreda »
[ - ] lascia un commento a maxreda »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
paride86
|
domenica 8 giugno 2014
|
molto bello
|
|
|
|
Ottimo film sul valore del sangue e dell'educazione.
C'è anche un interessante approfondimento sulle differenze sociali e una bella introspezione per quanto riguarda il personaggio di Ryota.
Consigliato.
|
|
|
[+] lascia un commento a paride86 »
[ - ] lascia un commento a paride86 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
veritasxxx
|
venerdì 16 maggio 2014
|
intelligenza e grazia degna dei grandi classici
|
|
|
|
Ecco a voi quello che probabilmente sarà il miglior film dell'anno...e come volevasi dimostrare è uscito poco più di una settimana fa e già lo stanno togliendo dai cinema. La storia presenta il già precedentemente trattato dilemma tra legame di sangue e legame affettivo...quale è il più forte tra i due? E i soldi danno veramente la serenità familiare e la certezza di crescere i figli in maniera equilibrata? Per chi è vagamente interessato a questi temi, il film li presenta con intelligenza e grazia degna dei grandi classici. Imperdibile.
|
|
|
[+] lascia un commento a veritasxxx »
[ - ] lascia un commento a veritasxxx »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
stefanocapasso
|
domenica 11 maggio 2014
|
sulla costruzione dell'identità
|
|
|
|
Father and Son film giapponese di Hirokazu Koreeda attraverso l’analisi del rapporto tra genitori e figli sviluppa un percorso di piu ampio respiro verso il significato dell’identità.
Due coppie vengono informate dopo 6 anni che alla nascita i loro rispettivi figli sono stati scambiati per un errore del personale dell’ospedale. Comincia un grosso conflitto con la struttura dell’ospedale, tra le coppie sull’ opportunità di riscambiarsi i figli e individuale, soprattutto per Nonomiya che è certamente il personaggio più complesso tra i 4 delle due coppie. E’ lui il padre inquieto non contento del figlio, Keita, professionista che ha costruito una brillante carriera ma dalla vita affettiva difficile.
[+]
Father and Son film giapponese di Hirokazu Koreeda attraverso l’analisi del rapporto tra genitori e figli sviluppa un percorso di piu ampio respiro verso il significato dell’identità.
Due coppie vengono informate dopo 6 anni che alla nascita i loro rispettivi figli sono stati scambiati per un errore del personale dell’ospedale. Comincia un grosso conflitto con la struttura dell’ospedale, tra le coppie sull’ opportunità di riscambiarsi i figli e individuale, soprattutto per Nonomiya che è certamente il personaggio più complesso tra i 4 delle due coppie. E’ lui il padre inquieto non contento del figlio, Keita, professionista che ha costruito una brillante carriera ma dalla vita affettiva difficile.
Dopo un periodo di prova arrivano al momento dello scambio. E’ ancora Nonomiya che attraverso un percorso di rielaborazione della propria storia personale metterà in moto il cambiamento che porterà ad una nuova risistemazione delle due famiglie
Partendo dalla indagine che Nonomiya compie sull’importanza del legame “di sangue”, e in sostanza sul chi possa essere definito il padre vero, quello biologico o quello che fa crescere un bambino, il film sviluppa e allarga il discorso al significato dell’identità dell’individuo. Cosa incide nella formazione di una persona, il lascito ereditario, la cultura di provenienza, quella acquisita, il senso di appartenenza. Tutti tasselli che partono dal riconoscimento. Riconoscere le proprie radici e accettarle, in alternativa allo scegliere i modelli identitari precostituiti che non rispondono alle reali necessità personali.
E’ un film dalle atmosfere sottili, che racconta in modo delicato emozioni che colpiscono e lasciano il segno, affrontando temi di importanza primaria.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a stefanocapasso »
[ - ] lascia un commento a stefanocapasso »
|
|
d'accordo? |
|
|
|