dakrua
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domenica 13 gennaio 2013
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un giovedì sera di pioggia, ho visto un bel film
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Non scrivo recensioni di mestiere e non so bene come si fa. Non ho ambizioni. Vado al cinema perché mi piace; ed è questa la prima volta che mi cimento. Se lo faccio è perché penso che il film di Susanna Nicchiarelli lo meriti. Tratto da un libro che, confesso, non avrei letto e non leggerò, la trama scorre leggera e veloce; senza drammi, eppure densa di conflitti, attese, irrisolti. Un padre scompare, la causa si imputa alle BR - sembra scontato -, e il passato viene a salvare le protagoniste svelando la verità. O meglio, una verità. Perché è questo che de 'La scoperta dell'alba' resta maggiormente impresso: l'accoglimento non problematico della pluralità dell'esperienza. Che sia un corto circuito emotivo di Caterina (Buy), che pure mai potrebbe lasciare il fidanzato Lorenzo (il bravissimo Rubini); che sia il rifiuto di Barbara (Nicchiarelli) per il passato e la sofferenza che comporta affrontarlo, lei così timida e chiusa, donna manager di una band, che per paura di amarlo lascia a casa il chitarrista.
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Non scrivo recensioni di mestiere e non so bene come si fa. Non ho ambizioni. Vado al cinema perché mi piace; ed è questa la prima volta che mi cimento. Se lo faccio è perché penso che il film di Susanna Nicchiarelli lo meriti. Tratto da un libro che, confesso, non avrei letto e non leggerò, la trama scorre leggera e veloce; senza drammi, eppure densa di conflitti, attese, irrisolti. Un padre scompare, la causa si imputa alle BR - sembra scontato -, e il passato viene a salvare le protagoniste svelando la verità. O meglio, una verità. Perché è questo che de 'La scoperta dell'alba' resta maggiormente impresso: l'accoglimento non problematico della pluralità dell'esperienza. Che sia un corto circuito emotivo di Caterina (Buy), che pure mai potrebbe lasciare il fidanzato Lorenzo (il bravissimo Rubini); che sia il rifiuto di Barbara (Nicchiarelli) per il passato e la sofferenza che comporta affrontarlo, lei così timida e chiusa, donna manager di una band, che per paura di amarlo lascia a casa il chitarrista. La capacità rara di lasciare aperti gli spazi della trama - coscientemente, sia chiaro - restituisce un coinvolgimento che, a film concluso, regala una sensazione di serenità, e un sorriso. Gli attori bravi tutti, con plauso particolare alle donne: Margherita Buy, di solito troppo agitata (ma non qui) e Susanna Nicchiarelli, la 'dura' e scapestrata rispetto alla sorella secchiona (zittita, e giustamente, con un 'Tu di musica non hai mai capito un cazzo'). Piacevole la fotografia, incentrata per ovvie ragioni simboliche sul leitmotiv della ruota del luna park. Diverso da 'Cosmonauta', non più bello, il film conferma che Nicchiarelli merita di essere seguita, proiettata, goduta, in quanto capace di rendere più ampia la nostra vita. Quel che solo un artista può fare.
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(di eles )
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adrisan
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sabato 12 gennaio 2013
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la scoperta dell'alba che non riscalda
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Visto in una sala semivuota il film, nei primi minuti, sembra promettere una storia avvolgente e affascinante, nuova nel suo taglio fantastico e azzardata nel mescolare un doloroso pezzo di storia del nostro paese con le suggestioni del tema della seconda possibilità nella vita. Peccato, davvero peccato, che le promesse sono disilluse man mano che il film noiosamente scorre: sembra che il dolore di una parte importante di Storia del nostro Paese, i sentimenti, ma perfino l’ironia non siano mai sentiti; non si riesce a credere a niente e soprattutto una cascata di superficialità inonda anche le situazioni potenzialmente più toccanti del film. Diventa tutto faticoso, anche seguire i personaggi secondari, su tutti la storia con il chitarrista del gruppo che non regala né senso né originalità.
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Visto in una sala semivuota il film, nei primi minuti, sembra promettere una storia avvolgente e affascinante, nuova nel suo taglio fantastico e azzardata nel mescolare un doloroso pezzo di storia del nostro paese con le suggestioni del tema della seconda possibilità nella vita. Peccato, davvero peccato, che le promesse sono disilluse man mano che il film noiosamente scorre: sembra che il dolore di una parte importante di Storia del nostro Paese, i sentimenti, ma perfino l’ironia non siano mai sentiti; non si riesce a credere a niente e soprattutto una cascata di superficialità inonda anche le situazioni potenzialmente più toccanti del film. Diventa tutto faticoso, anche seguire i personaggi secondari, su tutti la storia con il chitarrista del gruppo che non regala né senso né originalità. Un film irrisolto ma con cosette da scoprire come l’abilità d’attrice della regista, o la buona colonna sonora. I momenti più riusciti riguardano senza dubbio la Buy, gli anni arricchiscono la sua recitazione di sfumature e passione. Sono invece irritanti alcuni dialoghi che sembrano non solo non dir nulla ma nemmeno provare a strapparti un pensiero o una risata. Rimane la domanda di fondo di molti film italiani dell’ultimo anno: dei bravi sceneggiatori o un po’ più di lavoro di scrittura potevano salvare questa buona idea e una regista talentuosa?
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