filippo catani
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sabato 23 maggio 2015
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il trionfo del buonismo
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Un giovane ragazzo appena uscito dal riformatorio viene affidato a un assistente sociale e va a lavorare in un'azienda agricola. L'assistente sociale è anche ex giocatore e ora allenatore di rugby e attraverso lo sport cercherà di recuperare il ragazzo.
Certamente lodevole l'intento del film che peraltro è anche tutto sommato ben interpretato. Il problema è che il tutto si risolve più o meno all'interno di una trama da favoletta dove tutti gli intrecci sono prevedibilissimi e dove tutto è bene ciò che finisce bene. Alla pellicola va anche riconosciuto il merito di aver utilizzato il rugby come sport rigeneratore anche se la bellezza e intensità di questo sport risultano difficili da rendere su pellicola ma viene ben reso quello che è l'autentico spirito del gioco.
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Un giovane ragazzo appena uscito dal riformatorio viene affidato a un assistente sociale e va a lavorare in un'azienda agricola. L'assistente sociale è anche ex giocatore e ora allenatore di rugby e attraverso lo sport cercherà di recuperare il ragazzo.
Certamente lodevole l'intento del film che peraltro è anche tutto sommato ben interpretato. Il problema è che il tutto si risolve più o meno all'interno di una trama da favoletta dove tutti gli intrecci sono prevedibilissimi e dove tutto è bene ciò che finisce bene. Alla pellicola va anche riconosciuto il merito di aver utilizzato il rugby come sport rigeneratore anche se la bellezza e intensità di questo sport risultano difficili da rendere su pellicola ma viene ben reso quello che è l'autentico spirito del gioco. Peccato perchè con un pelo di coraggio in più e una sceneggiatura meno banale ne sarebbe sicuramente uscito un buon prodotto.
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luigi vinciguerra
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mercoledì 25 marzo 2015
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un film che coglie lo spirito del ruby
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Sul rugby XV ci soo pochissimi film: Asini metteva lo sport in sottofondo; Io sono un campione parlava del rugby XIII (professionistico e giocato dalla working class a differenza dell'allora dilettantistico rugby XV, prevalentemente giocato dalla upper class); il rugby XIII era al centro anche dell'australiano The final winter (2007); le due commedie Footy legends (Australia, 2006) e Up'n'under (Inghilterra, 1998) riguardavano il rugby a sette; a parte il maestoso Invictus, quindi, rimane ben poco. C'è un film statunitense Forever strong (2008) ed uno italiano I Cinghiali di Portici (2003), di difficile reperibilità.
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Sul rugby XV ci soo pochissimi film: Asini metteva lo sport in sottofondo; Io sono un campione parlava del rugby XIII (professionistico e giocato dalla working class a differenza dell'allora dilettantistico rugby XV, prevalentemente giocato dalla upper class); il rugby XIII era al centro anche dell'australiano The final winter (2007); le due commedie Footy legends (Australia, 2006) e Up'n'under (Inghilterra, 1998) riguardavano il rugby a sette; a parte il maestoso Invictus, quindi, rimane ben poco. C'è un film statunitense Forever strong (2008) ed uno italiano I Cinghiali di Portici (2003), di difficile reperibilità.
Il terzo tempo è lontano, sia geograficamente che culturalmente, dal film di Clint Eastwood: non si parla del campionato del mondo, ma di una serie secondaria italiana; non si gioca sull'impeccabile erba dell'Ellis Park di Johannesburg, ma sullo sterrato dei campi di periferia; non si seguono le vicende dei futuri campioni del mondo e di una intera nazione in cerca di un futuro, ma di una squadra che tenta di salvarsi dalla retrocessione e di un ragazzo che cerca di dare un senso alla propria esistenza. Da questo punto di vista può essere considerato la risposta italiana - mutatis mutandis - a Forever strong: il rugby come mezzo di riscatto. Qui di un ragazzo "di vita", nello Utah di uno studente di buona famiglia e viziato finito quasi per caso in riformatorio; lì recuperato da un integerrimo allenatore dai solidi principi cristiani (Larry Gelwix, esiste davvero), nel Lazio affidato ad un assistente sociale che non si è ancora ripreso dalla morte della moglie.
Semplice nella costruzione della trama, ma credibile nel suo sviluppo, Il terzo tempo ha forse la sua scena più bella ed emblematica nella prima partita del protagonista, con la mdp che lo segue alle spalle nei suoi spostamenti e rende perfettamente lo spaesamento di chi non ha mai giocato e si trova in quello che sembra il caos elevato a sport, il disordine totale, mentre invece è un gioco ordinato e, soprattutto, di squadra. Altri elementi tipici del mondo del rugby (il rispetto degli avversari e delle decisioni dell'arbitro, la forza dello spogliatoio, la riiunione finale del terzo tempo, la distanza culturale dal calcio) sono presenti senza essere retoricamente sottolineati.
Alla fine, nonostante il finale sia scontato/sperato, si tratta di una buona opera prima.
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antga
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mercoledì 18 marzo 2015
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un dramma duro, inatteso per l'italia.
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Un dramma duro, credibile, dove i buoni sentimenti non scadono nella retorica. Personaggi non a senso unico. Grande il toro parabola della forza del protagonista che non sa, all'inizio, cosa farsene.
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antga
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mercoledì 18 marzo 2015
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un film drammatico e convincente
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Prende ed è credibile. Anche gli attori sono ok. Bella la figura del toro...non sa cosa fare della sua forza, come il protagonista all'inizio. I buoni sentimenti a volte sono senza retorica e riescono a dare i loro frutti.
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opidum
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martedì 10 febbraio 2015
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non lo vedrò mai
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Premessa doverosa : io di lavoro faccio l'Assistente Sociale e mi occupo di minori che hanno commesso reati.
Quello dell'Assistente Sociale è un lavoro come può essere il cantoniere o l'infermiere e sono stufo marcio di questo voler appicicare a tutti i costi un aurea di volontariato alla professione.
L'assistente sociale è un lavoro: quando sbollo smetto di pensare all lavoro e non faccio volontariato.
Di assistenti sociali uomini siamo in pochissimi e nessuno di noi è un ex rugbista di professione e non conosco nessuno che faccia volontariato .
Perchè scrivo oggi??
oggi 10/2/2015 alle ore 7 su radiodue hanno intervistato Enrico Maria Martale che non conoscevo e hanno parlato di sto film che non conoscevo.
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Premessa doverosa : io di lavoro faccio l'Assistente Sociale e mi occupo di minori che hanno commesso reati.
Quello dell'Assistente Sociale è un lavoro come può essere il cantoniere o l'infermiere e sono stufo marcio di questo voler appicicare a tutti i costi un aurea di volontariato alla professione.
L'assistente sociale è un lavoro: quando sbollo smetto di pensare all lavoro e non faccio volontariato.
Di assistenti sociali uomini siamo in pochissimi e nessuno di noi è un ex rugbista di professione e non conosco nessuno che faccia volontariato .
Perchè scrivo oggi??
oggi 10/2/2015 alle ore 7 su radiodue hanno intervistato Enrico Maria Martale che non conoscevo e hanno parlato di sto film che non conoscevo.
mi ha subito irritato il racconto fatto da sto Martale e mi sono informato.
ho letto la storia che appunto mi sembra una storia di fantascienza.
ma sto Martale con un assistente sociale ci ha mai parlato??
lo escludo .
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pressa catozzo
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giovedì 28 novembre 2013
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Le prime inquadrature sembrano presagire a un buon contenuto. Ma aimè non tutte le ciambelle vengono con il buco. Peccato si è perso nel pantano dei campi da rugbi.
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spumale
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martedì 26 novembre 2013
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una commedia italianissma, ben fatta.
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Il film è una bella commedia, semplice, arrabbiata al punto giusto, romantica al punto giusto.
Ben costruito. Belle immagini e bei colori.
Attori belli e bellissimi, protagonista acerbo, arrabbiato e molto passionale.
Pezzo forte: il toro!
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viaggiatore77
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mercoledì 4 settembre 2013
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favola di un riscatto
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Filmettino.Scorrevole,leggero,per mettere di buon umore.Scontato,buonista,un'altra fiction.Storia di riscatto già vista in altre salse,con i soliti luoghi comuni.Unica scena veramente riuscita quell'ultima partita,accompagnata dalla musica classica ... e anche le ultime immagini hanno un loro perchè.Va comunque riconosciuta l'espressività dei protagonisti.Come detto prima,lascia di buon umore.
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